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SINTESI IN PRIMO PIANO – 2 gennaio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Fisco: nel 2021 via la sospensione
– Mattarella: ora serve ricostruire; il Colle richiama i partiti
– Gualtieri: no a operazioni in deficit
– Piano Vaccini: Europa in difficoltà, Italia in ritardo, troppo ampio il gap contagi-vaccinazioni
– Brexit al via; inizio soft

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Mattarella: «Ora costruire» Debito, no di Gualtieri a Iv – Mattarella richiama la politica: ora è tempo di costruire
Tema: Mattarella: ora serve ricostruire

Lo ha detto alla fine del suo discorso che questo sarà il suo ultimo anno al Quirinale. In un messaggio che ha toccato il record di ascolti (oltre 15 milioni), Sergio Mattarella fa capire due cose, di non essere disponibile a un bis e che – nonostante il semestre bianco – la sua non sarà una presidenza dimezzata. «La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato. Sarà un anno di lavoro intenso». Questo vuol dire che è pronto ad assumere le decisioni più spinose al di là di chi pensa che le ultime fasi del settennato possano essere le più deboli. In questo senso manda un avviso al mondo politico che è a un passo da una crisi e a cui rivolge un estremo appello a non compromettere quello che per l’Italia deve essere un anno di «rinascita» con i vaccini e di rilancio economico con l’uso – e non gli sprechi – del Recovery Fund.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Nessuna crisi per vantaggi di parte Il richiamo di Mattarella ai partiti
Tema: Mattarella: ora serve ricostruire

Non fate crisi, non pensate «a illusori vantaggi di parte», «questo è tempo di costruttori», ci sono cose molto più importanti da realizzare, bisogna rifare l’Italia, vaccinarsi, spendere con intelligenza e «senza sprechi» i soldi europei del Recovery Fund. Eccolo qui il messaggio politico contenuto nel discorso di fine anno di Sergio Mattarella, visto da 15 milioni di telespettatori, un dato record, il più alto da quando c’è l’auditel nel 1986. Mattarella ha infranto il primato detenuto finora da Oscar Luigi Scalfaro, che resisteva dal 1993, in piena Tangentopoli. Difficile prevedere l’impatto che questa sferzata avrà sulla maggioranza, alle prese da settimane con il duello Conte-Renzi. Con quel riferimento al suo «ultimo anno da presidente della Repubblica», Mattarella ha voluto respingere pubblicamente le sirene di una ricandidatura, un no motivato da un convincimento costituzionale – sette anni son o sufficienti per la più alta carica dello Stato – e da ragioni personali, ma allo stesso tempo, ha aggiunto, che sarà per lui «un anno di intenso lavoro». Vigilerà insomma affinché il governo non batta la fiacca in una stagione cruciale, perché «i prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una nuova stagione». Per Mattarella il piano europeo anti pandemia va realizzato in maniera «concreta, efficace, rigorosa», senza disperdere i 200 miliardi dello stanziamento in mille rivoli.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gregolet Mara 
Titolo: Il piano europeo per l’immunità è l’unica strada – Addio piccole patrie, sui vaccini la strada è il piano Ue
Tema: Vaccini
Come tutte le storie che si rivelano a poco a poco, fino a diventare — di colpo — enormi, anche questa della pandemia e dei vaccini europei si capirà meglio alla fine. Ma nell’attesa, se per un momento abbandoniamo la (giustificata) ossessione per i ritardi quotidiani e alziamo lo sguardo, non è che il piano Ue si dimostrerà ragionevole, comunque l’unico possibile? E l’Europa, al pari dell’America — che nella seconda fase della crisi si sta confermando una superpotenza d’eccellenza qual è — uscirà rafforzata nel mondo post-Covid? Basta rileggere passi, misurare l’impresa non con il cronometro dei minuti, ma valutarla per quello che è: una gigantesca e pazientissima operazione per salvare insieme vite umane. E allora, rivediamola — la partita europea (non senza errori) — come un’opera in cinque atti. Anche per comprendere lo stato dell’Unione. E’ l’Ue che ha procurato i vaccini per tutti. L’ha fatto da super potenza, con una mega-commessa da 1,95 miliardi di dosi, quattro volte la sua popolazione. Chi avrebbe mai garantito questa precedenza, poniamo, alla neosovranista Slovenia? Non solo, ma al pari degli Usa — che hanno di fatto sovvenzionato Moderna, pagando le dosi in anticipo – ha finanziato dall’inizio la ricerca, destinando per esempio 200 milioni a BioNTech. II colpo di scena. Arriva in autunno, quando si capisce che i vaccini sperimentali con la tecnologia del Rna messaggero — mai usata prima — stanno funzionando, e anzi taglieranno per primi il traguardo. Stiamo assistendo, pressoché in diretta e senza in fondo comprenderla, a una rivoluzione scientifica che cambierà la biologia e la farmaceutica nei prossimi anni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: SetteGiorni – «Patto per un nuovo governo» – Renzi: al Quirinale va portata l’intesa per un nuovo esecutivo Il premier non ha i voti
Tema: Sfida Renzi-Conte

Nei colloqui avuti ieri con esponenti di partito, il leader di Italia viva ha utilizzato un gioco di parole per offrire la sua interpretazione del messaggio di fine anno di Mattarelia. Ha spiegato che il presidente della Repubblica «non ci ha fermati», non ha posto cioè veti e tantomeno si è schierato nel conflitto tra Iv e il premier. Ma ha anche aggiunto che c’è un solo modo perché la politica possa ricambiare il rispetto del Quirinale: «Al capo dello Stato va portata la soluzione». «La soluzione» sarebbe un accordo per un nuovo governo. Così dicendo, Renzi ha confermato di essere già proiettato oltre il Conte 2, dando per scontata la fine dell’attuale esecutivo. Fine che — a suo giudizio — il presidente del Consiglio ha accelerato «quando ha annunciato di voler andare in Parlamento»: «Si è trattato dl un passo falso. Lui pensava di fare con noi il gioco del cerino, pe r metterci paura e additarci come irresponsabili che non hanno a cuore il bene del Paese. In realtà è Palazzo Chigi che oggi appare immobile davanti all’emergenza. E in assenza di novità, che immagino non ci saranno, il sette gennaio noi ci assumeremo la responsabilità di ritirare la nostra delegazione di ministri». La crisi allora verrà formalizzata, e a quel punto Renzi vorrà vedere se Conte deciderà davvero di andare alla conta in Parlamento.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Conte pronto a sfidare Renzi cerca “responsabili” in aula
Tema: Sfida Renzi-Conte

Non è detto che Giuseppe Conte affidi il suo destino politico a una conta parlamentare. E però lo farà, se dovesse capire nelle prossime ore che con Matteo Renzi è inutile trattare. Che non è servito a nulla rimangiarsi la task force, né dirsi pronti ad accettare alcune delle proposte di Italia viva sul Recovery. Lo farà, insomma, se troverà conferma delle minacce che il leader di Italia Viva fa circolare, «meglio stare all’opposizione che accettare un Conte ter». In questo caso, sceglierà la resa dei conti. II piano è già pronto: presenterà il 7 gennaio in consiglio del ministri un progetto di Recovery e sfiderà le ministre renziane a votargli contro. Subito dopo, affronterà le Camere per spaccare Italia Viva e ottenere comunque una mag- gioranza. Lanciando, di fatto, l’operazione “responsabili”, a cui lavorano alcuni suoi emissari in queste ore. Premessa, fondamentale: il P artito democratico è assai scettico sull’opzione “quarta gamba”. Di più: Nicola Zingaretti giudica quello scenario dl scarsa praticabilità politica e zavorrato da numeri incerti, oltreché che da evidenti ragioni d’interesse: «Non mi faccio bombardare da Renzi che si mette all’opposizione». Eppure, c’è anche un pezzo di Partito democratico che crede nell’opzione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  c.l. 
Titolo: Sfiducia, centrodestra diviso. Fi: “Si perde tempo”
Tema: Divisioni nel centro destra

Quando in questi giorni di festa i forzisti hanno chiamato Silvio Berlusconi per gli auguri e per chiedere che fare della mozione di sfiducia al governo annunciata da Giorgia Meloni, il Cavaliere ha risposto al telefono da Arcore che sarà «una perdita di tempo» e che «rafforzerà Conte, come sempre in questi casi». Detto questo, «se Fratelli d’Italia la presenterà davvero, non resterò altro che votarla». La reazione di Matteo Salvini, all’annuncio dell’alleata del 30 dicembre, non è stata diversa. Anche perché, come non manca di sottolineare il segretario della Lega coi suoi, la notizia lui l’ha appresa dalle agenzie di stampa. Come dire, Melon’si è guardata bene dall’avvertire o dal coinvolgere il resto del centrodestra. Anche per Salvini si tratta di una mossa strategicamente sbagliata. Giorgia Meloni però insiste, chi vuole la segua, è un po’ il senso dell’operazione. Lo ribadisce nel suo messaggio Facebook di Capodanno. «II mio principale proposito per il 2021 è mandare a casa il governo Conte, che non è adeguato ad affrontare una fase così delicata, e andare a elezioni: faremo di tutto, perché ora serve un esecutivo con un mandato popolare che venga dagli italiani. Mentre ci sono tanti problemi, questi si occupano del rimpasto, della delega dei servizi, che fa Renzi, cosa gli danno, cosa non gli danno. Ora basta: ho fatto la proposta di presentare al centrodestra una mozione di sfiducia in Parlamento e chi ci sta, ci sta. Vediamo chi vuole mandare a rasa questo governo e chi no. L’unica finestra per poter votare è adesso, nei prossimi sei mesi. Poi c’è il semestre bianco».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Meno casi, ma sale il tasso di posilività: 14,1%
Tema: Contagi in aumento

È ormai stabile sopra quota 20 mila la curva dei nuovi casi di Covid. Sono stati 23.477 i nuovi casi giovedì, un’impennata inattesa se consideriamo che il bollettino del 30 riportava 16.202 positivi in 24 ore. Quanto a ieri, primo gennaio, i dati del ministero della Salute hanno confermato la ripresa della curva, anche se in leggero calo rispetto al giorno precedente: 22.211 i nuovi casi e altri 426 morti (il giorno prima erano stati 555), per un totale di 74.621 vittime in 10 mesi. S’impenna però il tasso di positività che già il 31 dicembre era in risalita. Questa la sequenza temporale: 30 dicembre 9,6%, 31 dicembre 12,6%, 1 gennaio 14,1%. Il virus sta dunque circolando senza che si manifesti una solida tendenza alla diminuzione della curva; piuttosto si osserva una oscillazione intorno ad un trend sostanzialmente stabile. Questo «non miglioramentor è certificato dal numero dei tamponi eseguiti in questi tre giorni: sono stati 169.045 il 30 dicembre, 186.004 il 31, 157.524 (28.480 in meno rispetto al giorno precedente) il primo gennalo. Le persone guarite o dimesse sono in tutto un milione 479.988 (16.877 è l’incremento giornaliero registrato nel bollettino di ieri). Ma ancora in crescita gli attualmente positivi: 574.767 in totale +4.871, il giorno prima +5.501.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: I divieti in arrivo dal 7 gennaio Timori per l’Rt in sei Regioni
Tema: Contagi in aumento, rischio stretta dopo il 6 gennaio

Ci sono due date per tracciare il percorso verso la ripartenza in questo 2021, ancora dolorosamente segnato dalla pandemia. Sono il 7 e il 15 gennaio, giorni chiave per comprendere quali regole e divieti il governo deciderà di inserire nei prossimi provvedimenti, nel tentativo di frenare la risalita della curva epidemiologica. Il 6 gennaio è l’ultimo giorno regolato dal Decreto Natale, con l’alternanza di giorni rossi e arancioni. Il 15 scade invece il Dpcm che imponeva numerose limitazioni, come la chiusura dopo le 18 di bar e ristoranti. I dati non sono confortanti, l’indice Rpt che calcola i nuovi contagiati rispetto al numero di tamponi effettuati, continua a essere sopra il 10%, ieri addirittura oltre il 14%. L’indice Rt Secondo l’ultimo monitoraggio ci sono sei regioni — Calabria, Liguria, Veneto, Basilicata, Lombardia e Puglia con l’indice di trasmissione Rt sopra o pari a 1. Dato preoccupante, per cui è probabile che prevalga la linea del rigore, co me anticipato al Corriere dal ministro della Salute Roberto Speranza e come conferma il titolare degli Affari Regionali, Francesco Boccia: «Dobbiamo evitare quanto sta accadendo in altri Paesi, penso al Regno Unito, dove è cominciata la campagna vaccinale ma gli ospedali sono in ginocchio. Da noi i divieti di questi giorni hanno consentito di contenere i numeri, ma la situazione è ancora molto complessa. Servono pazienza e rigore».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Parente Giovanni – Mobili Marco 
Titolo: Fisco, sospensione finita: l’anno nuovo porta 34 milioni di cartelle – Cartelle e avvisi, pronti a partire oltre 50 milioni di atti sospesi
Tema: Fisco: nel 2021 via la sospensione

La sospensione delle cartelle esattoriali non rientra tra le mille proroghe del decreto di fine anno. Il Governo e i comuni riaccenderanno dalle prossime ore i motori della riscossione coattiva e nono solo. Anche l’agenzia delle Entrate riavvierà la macchina per notificare atti di accertamento, pignorare stipendi e conti correnti e, per contribuenti con debiti superiori a mille euro, bloccare la possibilità di compensare eventuali crediti d’imposta. Tutto questo non accadrà nell’immediato anche perché la mole di atti da notificare non rappresenta soltanto un tema economico ma soprattutto di ordine pubblico. A conti fatti gli atti da inviare a cittadini e imprese a partire dai prossimi giorni sono circa 34 milioni targati Riscossione a cui se ne aggiungono altri 16 milioni delle Entrate per un totale dunque di almeno 50 milioni di atti. Che se notificati nei prossimi 12 mesi rappresenatno una pioggia di 4 milioni di documenti che andrebbero a intasare l’att ività ordinaria degli uffici postali e di quelli del Fisco. Il tutto sempre in piena crisi sanitaria da Coronavirus con le regole del distanziamento da rispettare. Sul versante finanziario è comunque indiscutibile che la notifica di 50 milioni tra avvisi e cartelle, come hanno fatto notare anche ieri le opposizioni, rappresenti un vero e proprio shock per il sistema produttivo e per i cittadini già provati dalla forte crisi economica legata alle misure anti Covid-19. La ripresa si presenta tutta un salita per tutti sia se la si guarda dal lato contribuenti sia se la si affronta guardando all’impatto sull’amministrazione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Un nuovo decreto salva-imprese da venti miliardi
Tema: Decreto salva imprese

Anno nuovo, scostamento nuovo. Il governo si prepara a chiedere l’autorizzazione parlamentare a fare altro deficit – almeno 20 miliardi, dopo i 132 miliardi del 2020 – per sostenere i settori in difficoltà. La crisi morde, la seconda ondata del virus avrà pesanti contraccolpi sull’ultimo trimestre 2020 e in scia sul primo del 2021. La situazione in alcuni comparti, come il turismo, è drammatica. La povertà dilaga e riempie le file per il pane. Le nuove risorse confluiranno in un decreto Ristori finale, dopo i quattro varati, che potrebbe chiamarsi Salva Imprese. Fin qui sono stati distribuiti dall’Agenzia delle entrate 9,3 miliardi di ristori sui 13,4 stanziati. Ma sono in molti a protestare, per l’esiguità degli indennizzi o per la loro insussistenza: dai professionisti ai distributori di carburante al turismo invernale. Ecco allora delinearsi i nuovi interventi. Cambia il criterio di riparto dei ristori: sarà perequativo, non più bas ato sui codici Ateco e il colore delle Regioni che impone chiusure più o meno stringenti. Si terrà conto del crollo di fatturato dell’intero 2020, non solo di uno o due mesi, sul 2019. Chi ha incassato poco andrà a conguaglio, gli altri avranno la quota intera. ll miliardo poi che la legge di Bilancio destina all'”anno bianco” degli autonomi – l’azzeramento dei contributi – sarà portato a 2,5 miliardi. Mentre è in arrivo un nuovo pacchetto di Cig Covid per le imprese con importanti cali di fatturato, sponsorizzato dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S). La Cassa integrazione è stata appena rinnovata dalla manovra per altre 12 settimane. Ma il governo già teme i contraccolpi post 31 marzo, quando finirà lo stop ai licenziamenti e si stima un milione di nuovi disoccupati.
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Testata:  Stampa 
Autore:  De Stefani Gabriele 
Titolo: Il Fisco riparte: in arrivo 35 milioni di cartelle
Tema: Fisco: nel 2021 via la sospensione

Trentacinque milioni di cartelle esattoriali ferme da mesi, più altri 15 milioni di accertamenti e avvisi: totale 50 milioni di atti del Fisco, in pratica uno per ogni italiano, in arrivo a partire dalle prossime settimane. Sono tutte scadenze precedenti la pandemia, che poi il governo nel corso del 2020 ha più volte rinviato per limitare i danni. E anche stavolta sul tavolo della maggioranza, sollecitata anche dalle opposizioni, c’è l’idea di andare incontro ai contribuenti in extremis. Un’intenzione che era già emersa prima del varo della manovra, a dire il vero, senza concretizzarsi: «Penso che serva una rottamazione quater per gli anni dal 2016 al 2019 per dare respiro nei casi di morosità incolpevoli – spiega la viceministra grillina dell’Economia Laura Castelli -. Un nuovo saldo e stralcio potrebbe evitare la notifica di milioni di cartelle». Per le casse pubbliche l’operazione non è indolore, anche a fronte del crollo delle entrate fiscali nel 2020 e, in particolare, della riduzione di un terzo del gettito delle entrate da accertamenti e controlli: nei primi dieci mesi dell’anno – spiega il ministero del Tesoro – in cassa sono arrivati 3 miliardi di euro in meno, -30,8%. In attesa di nuovi provvedimento del governo, per gli interessati restano le agevolazioni fissate per l’emergenza Covid, e valide per tutto il nuovo anno, che guardano soprattutto alla rateizzazione, concessa a chi non riesce a pagare in un’unica soluzione: su tutte, la tolleranza fino a dieci rate arretrate anziché cinque e la possibilità di aderire a una dilazione di sei anni con domanda semplice per debiti fino a 100 mila euro anziché 60 mila.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Patta Emilia – Trovati Gianni 
Titolo: Recovery e debito, Gualtieri dice no a Renzi sui prestiti
Tema: Gualtieri: no a operazioni in deficit
Mentre resta il fermo immagine di fine anno del braccio di ferro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi – con il premier pronto alla conta in Aula in caso di rottura e l’ex premier che tiene sul tavolo la pistola del ritiro della delegazione di Italia Viva dal governo qualora le sue richieste non fossero accolte (si veda l’intervista al Sole 24 Ore del 31 dicembre) – la battaglia vera, quella sul Recovery Plan, promette di riaccendersi già lunedì. Quando il ministero dell’Economia conta di mandare a Palazzo Chigi la nuova versione del Piano dopo l’ultimo giro di vertici fra i partiti. Versione che accoglierà spunti e proposte arrivate dai quattro partner ma che non farà spazio alla richiesta di Italia Viva di utilizzare tutta la quota di prestiti della Recovery and Resilience Facility per nuovi investimenti. La guerra che finora è stata di parole rischia insomma di incagliarsi su una cifra: quella del rapporto fra debito e Pil, sorvegliata speciale sui m ercati e a Bruxelles dopo i quasi 25 punti aggiuntivi prodotti dalla crisi del Covid. Per far andare d’accordo il sostegno alla ripresa e l’esigenza di ridurre da subito il peso del debito, a Via XX Settembre si è lavorato sul filo di un equilibrio che nell’ultima versione prevede di utilizzare quasi il 60% dei 127 miliardi di prestiti Ue per coprire il tendenziale, cioè per finanziare a tasso zero spese già previste nei saldi di finanza pubblica. Il ministro Roberto Gualtieri l’ha detto chiaro nelle riunioni di questi giorni, quando ha unito l’impegno a «recepire il più possibile le proposte» della maggioranza al chiarimento sul fatto che «l’unico punto non negoziabile» è rappresentato appunto dall’ipotesi di «stravolgere il profilo della finanza pubblica definito con la Nadef» spingendo decisamente l’acceleratore sulla quota di prestiti (e quindi di deficit) aggiuntivi
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Il retroscena – Recovery fund, altolà di Gualtieri sui conti pubblici – Recovery plan, l’argine di Gualtieri sul debito
Tema: Gualtieri: no a operazioni in deficit

Attorno alla quota di prestiti da utilizzare per progetti d’investimento nuovi — non per piani che l’Italia avrebbe sviluppato anche senza Next Generation Eu — si è aperta l’ultima linea di faglia fra Italia viva e il resto della maggioranza. Il punto del contendere è emerso per la prima volta in un articolo dei Corriere della Sera il 7 dicembre scorso: per limitare il deficit e il debito in più nei prossimi anni, la parte dei prestiti europei nella dotazione italiana del Recovery fund —127 miliardi su un totale di 208,6, con i restanti 82 miliardi sotto forma di trasferimenti di bilancio — non sarebbe stata spesa tutta in nuovi progetti supplementari. Questi ultimi, per l’esattezza, impegnano 40 miliardi, mentre il governo prevede di spendere gli altri 87 miliardi di prestiti europei da Next Generation Eu in progetti che pensava già di sviluppare comunque finanziandosi sui mercati internazionali.[…]Secondo il partito di Matteo Re nzi i progetti preesistenti vanno sostenuti con tasse o fondi raccolti a debito sul mercati, per riservare tutti i fondi di Bruxelles a investimenti supplementari. L’obiettivo dichiarato dall’ex premier è di aumentare al massimo la portata totale degli investimenti pubblici. Ma la bozza di Recovery plan in arrivo lunedì in questo non gli darà soddisfazione, anche perché quel testo è il punto di sbocco di un percorso a ostacoli già coperto in questi mesi da Roberto Gualtieri fra Roma e Bruxelles. Nei primi giorni di settembre, il ministro dell’Economia aveva posto riservatamente alla Commissione Ue una domanda: i 127 miliardi di prestiti di Next Generation Eu all’Italia entrano nei saldi di finanza pubblica? Non è un dettaglio da poco, perché spendere quel 127 miliardi significa aggiungere il 7,8% di debito dello Stato in proporzione al Prodotto lordo (PIl) di quest’anno. La risposta di Bruxelles si è fatta attendere per settimane, poi è arrivata: sì, quelle somme entrano nel deficit e nel debito perché — per la Commissione Ue — scomputarle non è lecito. Non si tratta di un dettaglio contabile, ma di una questione politica di prima grandezza.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: Il cashless anticipa il sorpasso sul contante – Effetto Covid sul cashless: sorpasso anticipato al 2021
Tema: Cashless
Una previsione di qualche tempo fa degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano indicava nel 2022 l’anno del probabile sorpasso dei pagamenti effettuati con carte di credito/debito rispetto a quelli con le banconote. Un sorpasso in valore, visto che nel 2019 il cash viene utilizzato per il 55% delle transazioni, piuttosto significativo per un Paese in cui l’uso delle card negli ultimi anni è cresciuto molto velocemente ma che resta pur sempre in coda alle classifiche europee, con operazioni di pagamento digitali con carta l’anno per abitante contro le 150 della media dell’Eurozona. Ebbene il passaggio della pandemia Covid-19, si apprende ora da nuove analisi, ha accelerato i tempi e potrebbe aver fatto scattare il sorpasso già alla fine del 2020 o al massimo nei primi mesi del 2021. Tra i tanti effetti permanenti di questa crisi potrebbero rientrare anche le nuove abitudini di pagamento sperimentate dagli italiani nei mesi di blocchi e delle chiusure a nticontagio. In quelle settimane drammatiche, per fare un esempio, i prelievi di banconote sono crollati, comportando una riduzione dei 20% nel primo semestre, mentre i pagamenti con le carte sono calati nello stesso periodo solo del 4%. E nei mesi successivi il trend dei pa gamenti online o nei punti vendita effettuati senza cartamoneta si sono mantenuti elevati in nome (anche) degli inviti a ridurre al massimo le occasioni di contatto.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Contratti pubblici, 26% di spesa in più – Per i contratti degli statali aumenti da 65-191 euro, 2,3 volte l’inflazione
Tema: Contratti pubblici

La legge di bilancio appena entrata in vigore ha completato la catena dei finanziamenti. E per i tre milioni di dipendenti pubblici italiani il 2021 dovrebbe essere l’anno del rinnovo contrattuale. Che con il ritardo ormai tradizionale arriva all’ultimo dei tre anni di riferimento (il contratto da scrivere riguarda il 2019/2021; i contratti 2016/2018 per il personale non dirigente furono firmati tra il febbraio e il maggio 2018); ma che quest’anno deve superare un ostacolo paradossale. II 9 dicembre Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero che non è stato un successo, raccogliendo l’adesione dell’1,98% dei dipendenti secondo i dati diffusi l’altroieri da Funzione pubblica, e che non ha ottenuto un aumento ulteriore dei fondi a disposizione. Ma ora bisognerà in ogni caso trovare il modo di far partire le trattative, per portare nelle buste paga uno stanziamento che appare pesante: e che potrebbe essere messo parzialmente a rischio da un aggravarsi della crisi con un r invio della ripresa a cui sono appese le prospettive di finanza pubblica. Con l’ultimo intervento della legge di bilancio, il fondo per i nuovi contratti degli statali vale 3,8 miliardi di euro. E il suo ribaltamento sui dipendenti di sanità, enti territoriali e università ne costa altri 2,9. 16,7 miliardi complessivi comportano secondo i conti della Ragioneria generale un aumento medio del 4,07%.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Paolucci Gianluca 
Titolo: Default, linea dura di Bankitalia ora le società di leasing tremano
Tema: Prestiti

Nel giugno del 2019 – dunque prima dell’emergenza Covid – Assilea, l’associazione di rappresentanza delle società di leasing, stimava in 43 miliardi di euro il controvalore dei contratti di leasing in default in caso di applicazione della soglia dell’1% sul totale delle esposizioni in ritardo di pagamento. Ovvero, ben più della metà del totale dei leasing in essere a quella data, 72,5 miliardi di euro. La stima è contenuta nel documento di Assilea per la proceduradi consultazione avviata da Bankitalia sulla normativa, che si è tenuta da marzo a giugno 2019. Con la pandemia, è altamente improbabile che la stima sia migliorata. II nodo della soglia Sulla base di questi numeri, Assilea chiedeva di alzare la soglia al 2,5% per le banche meno significative (ovvero quelle vigilate da Bankitalia) e per le società di leasing. Una facoltà prevista dal regolamento europeo, alla quale però via Nazionale non ha ritenuto di aderire, f issando nell’1% per tutti il limite massimo
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Meneghello Matteo 
Titolo: Le start up parano il colpo della crisi: il 15% è cresciuto nonostante il virus
Tema: Start up

Un ecosistema resiliente, capace di adattarsi e reagire alle avversità dell’anno pandemico sfruttando il vantaggio offerto da processi interni più semplici e facilmente riprogrammabili, oltre che da catene di controllo e supplychain più corte. Le start up parano il colpo della crisi proprio grazie alla giovane età, spingendosi in alcuni casi a cavalcare la stessa pandemia come fattore di sviluppo. Tutto questo in uno scenario che conferma, comunque, l’accesso ai capitali e al credito come tema sensibile, nonostante gli istituti finanziari siano stati percepiti un po’ più vicini dagli startupper nell’anno appena archiviato. Queste le condusionidi un’indagine condotta da Swg per conto di Officina Mps sui nuovi bisogni delle start up italiane (circa 500 le imprese di nuova generazione intervistate nel campione), alla luce del cambiamento di scenario provocato dalle mutazioni innescate dalla diffusione della pandemia a livello globale. Le start up, seco ndo l’indagine, dentro la disruption ci si sono buttate senza particolari freni. Circa la metà del campione (il 51%) dichiara di essere riuscito a reagire positivamente alla crisi, di fatto senza rimetterci; un dato che risulta superiore di 12 punti percentuali superiore rispetto alla media dichiarata dal benchmark delle imprese italiane (solo il 399% ritiene di avere traguardato l’anno senza conseguenze).
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sturgeon Nicola 
Titolo: L’intervento – «Noi scozzesi anti Brexit torneremo con l’Europa» – «I vostri valori sono i nostri Torneremo presto nella famiglia Ue»
Tema: Brexit

«I valori fondanti dell’Unione Europea, la dignità della persona umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, sono i valori della Scozia. Nel corso dei nostri quasi 50 anni di appartenenza all’Unione, abbiamo tratto enormi benefici dalle «quattro libertà» del Mercato Unico, quali la libera circolazione. Oltre 230.000 cittadini europei sono venuti in Scozia e ne hanno fatto la loro casa. Sono parte di ció che siamo e vogliamo con tutto il cuore che restino. Dal canto suo, credo che la Scozia abbia apportato un enorme contributo ai più ampi obiettivi europei. Guardando alle grandi sfide (Covid-19 a parte) che l’Unione europea si trova ad affrontare la Scozia ha molto da offrire. Sul fronte climatico, ad esempio, abbiamo circa un quarto dell’energia eolica offshore e del potenziale mareale europeo. Nel referendum per la Brexit nel 2016 il Regno Unito, nel suo insieme, ha votato a favore dell’uscita dalla Ue, nonostante il forte voto a sostegno della permanenza registrato in Scozia. Il governo scozzese ha proposto un compromesso. Tale eventualità avrebbe comportato l’uscita del Regno Unito dalla Ue, ma la sua permanenza nel Mercato Unico; il governo britannico ha però respinto tale compromesso senza pensarci, in quanto voleva, e tuttora vuole, una relazione più distante per ragioni che non è ancora stato in grado di spiegare. Adesso ci troviamo ad affrontare una Brexit «dura» contro la nostra volontà, nel peggior momento possibile e nel bel mezzo di una pandemia e di una recessione economica. Non c’è dunque da sorprendersi se adesso una ferma maggioranza di coloro che abitano in Scozia dicono di voler diventare una nazione indipendente.
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Testata:  Stampa
Autore:  Rizzo Alessandra
Titolo: Johnson brinda all’era Brexit La Scozia: torneremo nella Ue
Tema: Brexit
Il Regno Unito saluta il primo giorno post Brexit, e da Edimburgo la first minister scozzese, Nicola Sturgeon lancia subito la sfida a Londra: indipendenza scozzese e rientro nella Ue. «La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa», twitta la leader dell’Snp (indipendentisti scozzesi) Sturgeon. Sul tweet compare la fotografia della scritta «Europe-Scotland» proiettata giovedì sera su una facciata della sede della Commissione Ue a Bruxelles. Nella scritta, la parola «Europe» in verticale interseca la parola «Scotland» in orizzontale alla lettera o, che viene rappresentata con un cuore di colore rosso. Una sfida, quella fra Londra e la Scozia, destinata a consumarsi già alla tornata di elezioni amministrative britanniche di maggio, quando verrà rinnovato pure il Parlamento locale di Edimburgo; e in caso di vittoria netta dell’Snp saliranno di certo i toni della rivendicazione di un nuovo referendum p er la secessione da Londra della nazione del nord, molto più anti-brexiteer dell’Inghilterra, dopo quello perduto nel 2014. Se Sturgeon crea il primo grattacapo, dall’altra Johnson può invece archiviare il caso Gibilterra. Madrid e Londra hanno trovato l’accordo per il possedimento britannico con vista sul Mediterraneo che rischiava di diventare l’unica frontiera dura dopo il divorzio britannico dalla Ue. Niente frontiera terrestre e mobilità consentita a merci e persone Il confine fra Ue e Gran Bretagna sarà spostato all’interno del porto e dell’aeroporto
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Venturini Franco 
Titolo: Il corsivo del giorno – Biden e l’Europa, sbagliato farsi troppe illusioni
Tema: Biden e l’Europa

Europa conta i giorni che mancano al giuramento presidenziale di Joe Biden, e J il suo sollievo è più che giustificato. Basta con un presidente Usa che auspica la disgregazione della Ue, o che minaccia il dissolvimento della Nato, o che esce dai trattati che più coinvolgono gli europei e impone loro sanzioni tariffarie. Trump è andato, e sarà sempre troppo tardi. Ma dietro la lecita soddisfazione comincia a far capolino un pericolo: che l’Europa si faccia troppe illusioni sul ritorno alla solidarietà transatlantica di un tempo. L’esempio fondamentale, beninteso, è quello dei rapporti e degli accordi con la Cina, come quello recentissimo sull’agevolazione degli investimenti reciproci. L’intesa è ancora tutta da verificare, ma Joe Biden ha già fatto sapere attraverso autorevoli portavoce che gli Usa si aspettano di essere consultati e ascoltati sulla politica cinese della Ue e dei suoi governi. Come dire che l’America &egra ve; impegnata in un confronto con Pechino che ha valore globale, e gli alleati europei non devono contraddire il Manovratore. Uno schiaffo, amichevole s’intende, alle ambizioni europee di autonomia geopolitica. E non basta. Nessuno pensi che in sede di Alleanza Atlantica gli Usa rinuncino all’aumento delle spese militari degli europei fino al pattuito 2 per cento del Pil e forse anche oltre (l’Italia è in forte ritardo).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: I genitori di Regeni denunciano l’Italia «Armi vendute all’Egitto, ma è illegale»
Tema: Caso Regeni

«Bisogna reagire, sennò i nostri figli che vanno in giro per il mondo non saranno più sicuri». Denunceranno il governo italiano per violazione della legge che vieta la vendita di armi a Paesi «autori di gravi violazioni dei diritti umani», Paola e Claudio Regeni, i genitori del ricercatore torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Un esposto motivato dal fatto che il 23 dicembre scorso, a tredici giorni dal rinvio a giudizio dl quattro agenti della National security egiziana ritenuti colpevoli di quel brutale omicidio, è stata consegnata la prima delle due fregate Fremm, vendute da Fincantieri all’Egitto. Lo hanno annunciato a Propaganda Live (La7) i genitori del ricercatore dell’Università di Cambridge — rapito il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir e ritrovato senza vita il 3 febbraio, che neanche la pandemia ha fermato nella lotta per dare giustizia anche «ai tanti Giuli e Giul ie» ancora vittime di sparizioni e abusi. Nella denuncia, già predisposta, si richiameranno alla legge 185/90, giacché, hanno spiegato, «il governo egiziano rientra certamente tra quelli che si sono macchiati di gravi violazioni di diritti umani». Un’azione che fa clamore, vista la vicinanza da sempre dichiarata dal nostro governo alla famiglia del ventottenne seviziato e ucciso. Una solidarietà espressa più volte che però non basta più ai coniugi Regeni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: A Wuhan festa e ressa Ma il Covid è sparito? – La festa felice dei giovani a Wuhan Ma davvero la Cina ha vinto il virus?
Tema: Wuhan rinasce

Migliaia di ragazzi felici a mezzanotte sotto la Torre dell’Orologio, uno dei simboli di Wuhan. Mentre in quasi tutto il mondo il Capodanno è trascorso incerto e ansiogeno, nella città cinese dove esplose l’epidemia l’ultima notte del 2020 chi ha voluto è potuto scendere in strada a festeggiare. E i più giovani si sono aggregati, nonostante la polizia avesse piazzato delle barriere intorno alla torre, per ilmitare l’afflusso. Però, quando la polizia cinese vuole davvero far rispettare un ordine non esita a intervenire con durezza e se non lo ha fatto è perché questa volta le autorità hanno deciso di dimostrare al mondo che Wuhan è tornata alla normalità. All’ora di cena, il tg ha portato nelle case dei cinesi il volto rassicurante di Xi Jinping, che dalla sua scrivania di Pechino ha pensato di celebrare il 2020 che noi vorremmo dimenticare come «un anno straordinario». Straordinaria, ha detto il preside nte, è stata la nazione cinese che «con solidarietà e resistenza ha scritto un’epopea nella battaglia contro la pandemia». La TV di Stato ha montato sul discorso di Xi le immagini del 2020: gli ospedali per i malati di Covid-19 costruiti a tempo di record a Wuhan, i reparti medici dell’esercito che arrivavano in città con le bandiere di guerra per partecipare alla lotta contro l’epidemia, poi i pazienti che venivano dimessi e salutati con mazzi di fiori, infine i vertici politici tenuti in teleconferenza con il leader cinese al centro (ultimo quello per l’accordo commerciale con l’Unione europea). Quello di Xi, che ha esaltato «l’eroismo dei singoli cittadini» è stato un discorso dl vittoria sul coronavirus.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Nizza Sharon 
Titolo: Nessuno come Israele tour de force per i vaccini un milione in 13 giorni
Tema: Vaccini

Muhammad Jabarin di Umm al-Fahm è stato ieri il milionesimo israeliano a ricevere il vaccino Pfizer. Con l’11% della popolazione vaccinato in soli 13 giorni, l’obiettivo di festeggiare a fine marzo la Pasqua ebraica senza restrizioni si fa ogni giorno più reale. «Saremo il primo Paese a uscire dalla pandemia» ha annunciayo Netanyahu, che si gioca anche il suo futuro politico, con le quarte elezioni in meno di due anni fissate per il 23 marzo. E una campagna senza sosta, frenetica, quella che dal 20 dicembre ha portato il Paese in cima alle classifiche mondiali per numero di vaccinati. I centri di inoculazione, a oggi oltre 300, si moltiplicano ogni giorno sfruttando ogni angolo di suolo pubblico: ieri in piazza Rabin, nel cuore di Tel Aviv, c’era la coda all’enorme tendone allestito in pochi giorni. Logistica, previdenza e fiducia nella scienza sono alla base del modello israeliano. «Israele è un Paese abituato a pensare fuori dagli schemi&raquo ; ci dice il professor Nadav Davidovitch, direttore della scuola di sanità pubblica dell’università Ben Gurion e membro del team di esperti che assiste il governo nell’emergenza Covid. «Abbiamo seguito da subito gli sviluppi nella ricerca del vaccino con la nostra rete di contatti, che è molto ampia perché Israele da sempre investe nella ricerca vaccinale. Nel 1913, ben prima della fondazione dello Stato, è stato creato qui il primo istituto del genere».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ricci Sargentini Monica 
Titolo: L’ultimo affondo di Trump per negare il voto
Tema: Situazione post-elettorale in USA

Donald Trump si prepara all’ultima battaglia per rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali. Per questo è rientrato in anticipo a Washington disertando il party di Capodanno che organizza da vent’anni nella sua residenza di Mar-a-Lago. L’occasione, per ribadire «che il voto del 3 novembre è stato truccato», arriverà il 6 gennaio quando il Congresso dovrà ratificare i voti del Collegio Elettorale che il 14 dicembre scorso ha sancito la vittoria di Joe Biden. Una mera formalità procedurale, solitamente. Questa volta, però, secondo la Cnn, sono almeno 140 i parlamentari pronti a votare contro la ratificazione. Uno di questi è Burgess Owens, l’ex giocatore afroamericano di Nfl eletto nello Utah:«Non ho nessun dubbio sul fatto che il presidente Trump abbia vinto». Un altro è il senatore repubblicano del Missouri Josh Hawley,pubblicamente elogiato dal presidente uscente su Twitter. Numeri che, comunqu e, non consentiranno di ribaltare il risultato elettorale. Cosa succederà? Il vicepresidente uscente Mike Pence avrà il compito di presiedere la riunione, limitandosi a far leggere i voti elettorali Stato per Stato e chiedendo se vi siano obiezioni da parte dei senatori e deputati. In caso affermativo viene sospesa la seduta congiunta per permettere alla Camera ed al Senato di dibattere, per due ore, e poi votare.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Fronda nel partito contro Trump Il Senato boccia il veto sulla Difesa
Tema: Situazione post-elettorale in USA

La settimana prossima, in 48 ore, si deciderà il destino degli Usa. Il verdetto è stato emesso il 3 novembre, con la vittoria di Biden, però restano due dettagli cruciali per il futuro immediato del Paese. Primo, il controllo del Senato, che verrà deciso martedì nei due ballottaggi della Georgia, e determinerà quanto della sua agenda potrà realizzare il nuovo capo della Casa Bianca. Secondo, la sfida di mercoledì al Congresso sulla certificazione del voto del Collegio elettorale, che non potrà rovesciarne l’esito, ma avrà un peso fondamentale sulla guerra nel Gop tra i sostenitori ad oltranza di Trump e chi vuole voltare pagina, scoppiata ieri quando il Senato ha annullato per la prima volta un veto del presidente, messo sulla legge di finanziamento della Difesa. In Georgia i candidati democratici Jon Ossoff e Raphael Warnock sfidano i senatori repubblicani in carica David Perdue e Kelly Loeffler. Il Gop ha una mag gioranza di due voti alla Camera alta, e quindi se perdesse entrambe le corse i partiti si ritroverebbero con 50 seggi ciascuno. Così la vice Harris romperebbe la parità, garantendo l’approvazione di leggi e nomine volute da Biden. Qualcuno insinua che a Joe non dispiacerebbe la sconfitta, perché gli darebbe la scusa per respingere la sinistra e governare dal centro, ma controllando il Senato avrebbe molto più potere.
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