In evidenza sui principali quotidiani:
– Bonafede: non passa la mozione di sfiducia al Ministro della Giustizia;
– Movida: Governo preoccupato, mobilitate le questure;
– Nuovo Codice Appalti: confronto nella maggioranza, spaccatura nel M5S;
– Raccomandazioni della Commissione Ue all’Italia: sostenere la liquidità;
– Usa: Trump vuole tenere G7 a Camp David il 10-12 giugno;
– Cina: da oggi le “due sessioni” degli organi legislativi del regime comunista.
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Palmerini Lina
Titolo: Politica 2.0 – Sulla sfiducia l’aiuto dell’opposizione al negoziato di Renzi con Conte
Tema: Respinta la mozione di sfiducia al Ministro Bonafede
Non c’era pathos sul voto di ieri, si sapeva come sarebbe andata già dalla vigilia, da quell’appuntamento di Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi, chiaro segno di un negoziato in corso. E così, evidentemente i renziani hanno spuntato qualcosa di quello che avevano messo sul tavolo visto che la mina delle due mozioni di sfiducia su Bonafede è saltata ma non sulla maggioranza bensì su Salvini che finisce per aiutare la trattativa di Renzi con Conte. L’ex premier continua a seguire la convenienza del suo partito ben consapevole di non avere margini per creare maggioranze alternative. Come fa a immaginare l’unità nazionale con una Lega che gioca ancora la carta del sovranismo? Fino a quando il leader leghista terrà congelate le sue posizioni sull’Europa, difficile che si possa creare lo spazio per quel governo di tregua nazionale a guida Draghi che tanto auspica Giorgetti. E certamente pure Renzi. Ma Salvini non si smuove, teme la concorrenza della Meloni e così tiene in freezer quel 25-27% di consensi che sono tanti ma alla fine inutili. Come dicono in molti nella Lega, era meglio Bossi che con molto meno del 10% di voti era riuscito a portare il Carroccio al governo di Roma e sui territori creando quella classe dirigente che oggi sembra più a fuoco di Salvini nella gestione dell’emergenza Covid. Dunque anche se il centro-destra dà un segno di unità con la manifestazione del 2 giugno, non gli resta che la prospettiva di un’esplosione della crisi economica e sociale per dare una spallata ma, a quel punto, sarà complicato da gestire anche per loro.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Trocino Alessandro
Titolo: Renzi non vota contro Bonafede Il governo disinnesca la sfiducia – Non passa la sfiducia a Bonafede Il premier: riforme con l’opposizione
Tema: Respinta la mozione di sfiducia al Ministro Bonafede
La prima cosa che fanno notare i renziani sono i numeri: «Abbiamo tenuto in piedi il governo». E in effetti, la prova di forza che ha lanciato Matteo Renzi sulle due mozioni di sfiducia contro il ministro Alfonso Bonafede (una del centrodestra e l’altra di Emma Bonino) è finita come previsto. Con un nulla di fatto, ma anche con la dimostrazione di Italia viva di essere determinante per le sorti dell’esecutivo. Se infatti i renziani avessero votato a favore della mozione presentata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, governo e maggioranza sarebbero stati sconfitti per 5 voti. La mozione è stata respinta con 160 voti contrari, mentre sono stati 158 i no a quella presentata da +Europa. L’esito si era già capito da qualche ora e probabilmente ha contribuito il colloquio di martedì tra la capogruppo di Italia viva alla Camera Maria Elena Boschi e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Renzi, nel suo intervento, mantiene un atteggiamento di critica nei confronti dell’esecutivo, anche se mitigata da qualche elemento positivo. Spiega: «Riconosco che ci sono stati segnali importanti dal governo. Apprezzo la posizione sull’Irap, la battaglia di legalità al fianco del ministro Bellanova, l’accelerazione sulle riaperture». Ma poi aggiunge: «C’è ancora molto da fare». Smentisce la voglia di poltrone — «non ci interessa un sottosegretario» — e ribadisce le sue proposte: «Noi portiamo idee, non vogliamo visibilità. Vogliamo lo sblocco dei cantieri. E ribadiamo che è diseducativo riaprire prima i pub delle scuole». Il leader di Iv attacca comunque il Movimento Cinque Stelle e Bonafede: «Se votassimo oggi secondo il metodo che voi avete usato, oggi lei dovrebbe andare a casa». Spiega che c’è stata «superficialità nella gestione dei detenuti». Conferma che le mozioni, entrambe, «non erano strumentali».
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Testata: Repubblica
Autore: Cuzzocrea Annalisa
Titolo: Intervista a Matteo Renzi – Renzi “Non voglio poltrone ma cantieri. Un altro governo si trova in un quarto d’ora”
Tema: Intervista a Matteo Renzi
«L’ho chiamata vendetta, dovevo dire giustizia. È in nome della giustizia che, se avessi seguito solo il merito della questione, Alfonso Bonafede non sarebbe più Guardasigilli». Matteo Renzi si è fermato, ancora una volta, sul ciglio del burrone. Italia Viva non ha votato le mozioni di sfiducia che avrebbero fatto cadere il governo Conte. «Le poltrone possono tenersele, a me interessa la politica – giura l’ex premier io voglio sbloccare i cantieri, una politica industriale, un’iniezione di fiducia che consenta al Paese di ripartire. Qui sta arrivando una crisi occupazionale senza precedenti, bisogna reagire». Non ha molto senso dire a un ministro del ha sbagliato tutto e dovrebbe essere rimosso, ma voto contro la sfiducia, lo sa? «Se sto sul merito, ha ragione lei: non ha senso. Noi condividevamo non solo la mozione di sfiducia di Emma Bonino, ma anche larga parte di quella del centrodestra. In più Bonafede è diventato ministro in nome del giustizialismo. Quattro anni fa diceva che un politico si deve dimettere anche solo se c’è un sospetto. Folle. Oggi il garantismo ha dato una lezione di stile ai giustizialisti. E poi c’è la politica. Una crisi oggi farebbe male al Paese». Ha rinfacciato al 5 stelle gli attacchi ricevuti In passato da ministri come Angelino Mano e Federica Guidi. Ma non fu lei a chiedere all’allora ministra dello Sviluppo dl dimettersi? «E’ esattamente l’opposto. Ricordo che ero negli Stati Uniti in missione e le dissi “Fede, se vuoi andare avanti io ti sostengo totalmente”. Sapevo che l’indagine su Tempa Rossa non stava in piedi. Lei mi disse: “Andrei avanti, ma devo tutelare le persone cui voglio bene” Una delle mie soddisfazioni di questo periodo è stato chiedere a Federica di tomare in pista, dentro il cda di Leonardo».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Cremonesi Marco
Titolo: Intervista a Matteo Salvini – «Le 30 idee per ripartire» – «Ecco le proposte a Conte A luglio il centrodestra porterà la gente in piazza»
Tema: Intervista a Matteo Salvini
«Conte chiede il contributo dell’opposizione? Il nostro c’è, abbiamo 30 proposte già impacchettate. Il problema è se lui si permetterà di disobbedire a chi comanda in questo governo e in questo Paese, la Cgll». Matteo Salvini non sembra dare grande peso all’appello del premier contenuto in un’intervista al Foglio. Perché la Cgil? «I sindacati delle costruzioni hanno appena fatto sapere che se si tocca il codice degli appalti, loro lotteranno con ogni mezzo. E allora, altro che ammodernamento e semplificazione: questa è una scelta di campo. Da una parte burocrazia, centralismo e Cgil. Dall’altra, la libertà d’impresa. Anzi, colgo l’occasione per fare i miei migliori auguri al neo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il Paese per ora è ostaggio dei privilegi di qualcuno, vedremo se Conte lo consentirà ancora. Vedremo, comunque: io porterò al premier la flat tax che costa solo 13 miliardi, la pace fiscale ed edilizia, lo stop ad Equitalia…». Il Senato ieri ha respinto le mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede. Se lo aspettava? «Mi aspettavo esattamente quello che è accaduto. Esattamente. Ora, vedremo anche il modo in cui hanno convinto Renzi a salvare il governo: ci sono nomine da fare, cda da rinnovare, servizi, presidenze di commissione da sostituire… Hai voglia. Del resto, non sono io ad essere un veggente: che la parola di Renzi valga meno che zero, ormai lo sanno tutti». Ma lei un po’ ci contava? «Macché… Era per il Paese. Guardi, voglio dirlo chiaramente: io sono certo che Bonafede non è né mafioso né sotto ricatto e non è in malafede, non è al soldo di chissà chi… Bonafede è simpatico e affabile, semplicemente il ministero della Giustizia non è il suo. Sta facendo male il suo lavoro. Di rivolte nelle carceri non si parlava da secoli. E lui come tutta risposta che fa? Permette ai detenuti di usare i telefonini e ne fa uscire 500? Suvvia…».
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Testata: Foglio
Autore: Cerasa Claudio
Titolo: Intervista a Giuseppe Conte – Conte: “È l’ora della svolta. Ora un patto con le opposizioni” – Giustizia e burocrazia: Conte offre un patto alle opposizioni
Tema: Intervista al Premier Conte
Chiediamo a Conte: quali sono i capisaldi della strategia del governo per provare a rendere più attraente il nostro paese anche per le imprese straniere? E la strada di introdurre incentivi che supportino le imprese che decidano di trasferire in Italia attività produttive svolte in stati extra Ue, come suggerito dal Foglio negli ultimi giorni, può essere o no un’idea da seguire? “Le ragioni per cui il nostro sistema paese rischia di essere poco attraente per le società sono molteplici. Un primo obiettivo è introdurre alcune modifiche al diritto societario per favorire la capitalizzazione delle imprese e introdurre modelli di governance più snelli ed efficaci, senza comprimere i diritti delle minoranze. Queste modifiche contiamo di introdurle nel prossimo decreto legge sulle semplificazioni. Un secondo obiettivo è rendere più efficiente il ‘sistema giustizia’, accelerando i tempi della giustizia civile, penale e tributaria. In Parlamento abbiamo inviato disegni di riforma delle prime due, dobbiamo ora lavorare alla riforma della giustizia tributaria. Un terzo obiettivo è creare a livello europeo un quadro regolatorio, sul piano fiscale, sufficientemente omogeneo, in modo da bandire le pratiche di dumping fiscale all’interno dell’Unione; da quest’ultimo punto di vista le proposte che hanno annunciato Macron e Merkel vanno nella direzione che l’Italia ha più volte tracciato in sede europea. L’effetto di questi interventi renderanno il nostro paese più attraente, più competitivo, e indirizzeranno molte aziende verso un ‘reshoring’ delle loro attività. Completate queste riforme, la qualità e i controlli sui nostri prodotti e servizi costituirà elemento di attrazione”.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Buzzi Emanuele
Titolo: Niente capo, task force per guidare il M5S
Tema: M5S
Il Movimento è pronto a iniziare una nuova fase. L’epoca del capo politico — messa in discussione dalle dimissioni di Luigi Di Maio e congelata dall’emergenza sanitaria — potrebbe subire una battuta d’arresto. Il patto stretto qualche settimana fa dai big Cinque Stelle, infatti, potrebbe avere ripercussioni anche nella struttura pentastellata. L’equilibrio trovato in seno ai vertici sta funzionando e cresce l’idea di un organo collegiale che tenga le redini del M5S. Il «comitato 4.0», o la «task force» come l’hanno ribattezzata i Cinque Stelle, che spiegano: «Non ha niente a che fare con il vecchio direttorio». Una struttura destinata a tirare le fila almeno fino a quando il Movimento sarà alla guida del Paese. L’ipotesi non dispiace alle varie anime pentastellate. E potrebbe essere messa in discussione a breve. Non a caso il reggente M55 Vito Crimi ha preannunciato — della deroga ai due mandati (in special modo per Virginia Raggi e Chiara Appendino) — un voto imminente. «In ogni caso, come in tutte le cose che riguardano il M5S, c’è una riflessione in atto e alla fine lasceremo la parola ai nostri iscritti», afferma Crimi. Certo, il tema della struttura e dei due mandati — in questa fase di ripartenza — torna ad essere elemento centrale del dibattito interno. La corsa (sempre in pectore, non annunciata) di Alessandro Di Battista per la leadership rimane un elemento carsico, che nel Movimento qualcuno prova a deviare. «Non so quale sarà la scelta di Virginia Raggi, ma Alessandro potrebbe magari pensare alla sua città e proporsi a sindaco di Roma, io ce lo vedrei benissimo, per amore della sua città potrebbe fare bene», dichiara a Un Giorno da Pecora, su Rai Radioi, Carlo Sibilla.
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Testata: Giornale
Autore: Borgia Pier_Francesco
Titolo: Il centrodestra non ci sta: vince il mercato delle poltrone
Tema: Centrodestra
Fallisce il doppio attacco alla poltrona del Guardasigilli. Le due mozioni di sfiducia (quella del centrodestra e quella presentata da +Europa) non sortiscono l’effetto sperato: ovvero cacciare il grillino Alfonso Bonafede dagli uffici di via Arenula. Alla fine, vista la scelta di campo annunciata soltanto in aula da Matteo Renzi, era difficile stabilire se le reazioni indignate dell’opposizione fossero causate dall’operato del ministro o dalla piroetta del leader di Italia viva. E da lì a urlare a viva voce il tanto vituperato mercato delle poltrone il passo è stato breve. «Dopo che i 5 Stelle hanno mollato anche sul no alla regolarizzazione degli immigrati – ha commentato la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni -, consentendo la sanatoria indiscriminata per i clandestini proposta dal partito di Renzi, e dopo il lungo colloquio di ieri tra Conte e la Boschi per trattare chissà quale altra poltrona, Renzi difende Bonafede» e a Renzi invia un post scriptum: «Tra un po’ avrai più poltrone che voti». L’Ita a ha bisogno di giustizia, non di premi al boss mafiosi Sullo stesso registro il commento della vicepresidente del gruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. «Renzi ha sprecato l’opportunità di distinguersi dalle politiche forcaiole del Movimento 5 Stelle, di prendere le distanze dai troppi sbagli di un ministro inadeguato e dalle gravi e oscure vicende che da giorni scuotono il ministero della Giustizia. Renzi continua a fare opposizione al governo solo a parole». Il suo collega di partito Enrico Aimi fa risuonare nell’Aula di Palazzo Madama addirittura le parole che Dante dedica al conte Ugolino («più che ‘I dolor pote’ il digiuno») alludendo alla fame di potere di Italia viva.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Battista Pierluigi
Titolo: Il commento – I diritti a 20 anni (senza eccessi) – Il pericolo delle piazze: le ragioni dei giovani (se non esagerano)
Tema: Movida: le preoccupazioni del Governo
E’ come una pentola a pressione, devi togliere il coperchio perché non scoppi tutto. Due mesi di detenzione casalinga, e non appena le manette si sono allentate la voglia compressa, inarginabile di movida è esplosa senza limiti, da Nord a Sud, in Europa e in America, dovunque. Come se il ritorno alla vita fosse il ritorno alla bottiglietta di birra, o allo spritz, da consumare attaccati, senza mascherina, assembrati, vocianti. Come se la costrizione al distanziamento potesse essere ricompensata, appena divelte le sbarre che ci hanno tenuti prigionieri, attraverso il rito liberatorio dell’avvicinamento, tutti insieme, i fiati che si mescolano, i corpi senza distanza, l’aiutino dell’alcol per avvicinarsi ancora di più. II ritorno in piazza è avvenuto spontaneamente, come se un tam tam poco udibile da chi ha più di cinquant’anni avesse chiamato a raccolta i giovani di tutte le città. La movida come simbolo di liberazione. L’avvicinamento come cancellazione della paura. All’inizio qualche volante delle forze dell’ordine faceva ancora da deterrente, i nuovi liberati venivano costretti a sciogliere l’assembramento, la sindrome dell’autocertificazione metteva ancora un po’ di timore. Poi, il fiume si è ingrossato, piazze e navigli, dopo mesi di silenzio spettrale, sono di nuovo sommersi dal frastuono di migliaia di giovani guardati con terrore da chi, per mere questioni di anagrafe, vorrebbe dire loro, supplicandoli di tenere le distanze e di indossare le mascherine: guardate che non è ancora finita, staccatevi, non fate richiudere tutto, non dimenticate la grande paura.
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Testata: Repubblica
Autore: Bocci Michele – Ciriaco Tommaso
Titolo: Conte: stop alla movida o i contagi risaliranno Mobilitate le questure
Tema: Movida: le preoccupazioni del Governo
I dati vanno meglio ma bisogna fare attenzione. «Non è finita, chiariamolo, non è il tempo dei party e della movida, altrimenti la curva risale». Il premier Giuseppe Conte mette in guardia gli italiani, soprattutto chi in questi giorni si è buttato a fare l’aperitivo o comunque è rimasto fuori con gli amici a lungo a festeggiare quel po’ di libertà riacquistata. «Abbiamo tolto l’autocertificazione perché la curva era sotto controllo, ma nessuno pensi che sono saltate le regole di precauzione», ha detto il premier a una donna che lo ha avvicinato mentre usciva dal Senato. Del resto nel governo, anche se non si parla ancora di allarme, nelle ultime ore l’attenzione è salita parecchio. Le immagini della gente fuori casa, gomito a gomito nei bar e nei locali, hanno colpito. Palazzo Chigi e il ministero alla Salute sono preoccupati soprattutto per chi ha tra i 15 e 30 anni. Sono loro ad adottare i comportamenti meno rigorosi. Il ministro Roberto Speranza ragiona anche sulla possibilità di lanciare una campagna mirata per sensibilizzare i giovani, in vista dell’estate. Speranza dice di provare «una grandissima preoccupazione, perché basta poco per vanificare tutto il lavoro straordinario e i sacrifici fatti dagli italiani. Il virus non è sconfitto, ancora circola nel nostro Paese, ha numeri inferiori ma comportamenti sbagliati possono farci pagare un prezzo enorme». Premier e ministro faranno il punto con gli scienziati tra il 28 e il 29 maggio, a poco più di dieci giorni dall’ultimo dpcm, quando sarà possibile una valutazione dei dati più convincente. Se ci saranno anomalie in certi territori, le Regioni dovranno fare chiusure mirate. Altrimenti interverrà il governo.
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Testata: Giornale
Autore: Sallusti Alessandro
Titolo: Libertà vigilata no
Tema: Movida: le preoccupazioni del Governo
Il premier è furioso, i governatori anche e i sindaci pure: troppa gente in giro a zonzo, troppi assembramenti. Avanti così, dicono «e si torna alla chiusura» minacciando pure un inasprimento delle multe per chi viene colto in flagranza. Già, tutto giusto in linea teorica ma un conto sono gli assembramenti organizzati in spregio a norme e buon senso, altro è se una somma di comportamenti corretti porta a una situazione di possibile rischio e quindi perseguibile in punta di legge. Voglio dire: se io esco, da solo o in compagnia, equipaggiato e distanziato, e girando l’angolo mi ritrovo affiancato ad altre persone che facciamo? Tiriamo a sorte chi deve fare retromarcia, iniziamo a questionare su chi è uscito prima di casa? 0 si chiude o si apre, sapendo i rischi che si corrono. Pensare di trasformare l’utopia in norma applicabile è tempo perso, soprattutto se parliamo di grandi numeri e di spazi liberi. Volere legiferare sulla sana incoscienza dei bambini, sugli ormoni degli adolescenti, sulla necessità relazionale dei giovani o sulle libertà personali degli adulti è una battaglia illiberale, ma soprattutto contro i mulini a vento, simile al tentativo (ovviamente fallito) di voler riaprire il calcio con le regole degli scacchi. La questione non è se è giusto o sbagliato, è semplicemente impossibile, quindi tanto vale farsene una ragione e smetterla di minacciare ogni giorno tutto e tutti con toni che vanno dal paternalista al dittatoriale. A me il virus fa paura, non sono certo che «andrà tutto bene» e per questo sono convinto che ognuno debba continuare a fare la sua parte.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Panebianco Angelo
Titolo: L’inutile conflitto con la Ue – L’inutile conflitto con l’Europa
Tema: Governo, Partiti, Ue
Di sicuro ci sono ancora italiani i quali sperano che il loro Paese resti un’economia industriale di mercato nonché una democrazia rappresentativa ancorata al mondo occidentale. Tanti o pochi che siano, questi italiani non vorrebbero che in Italia si affermasse, in modo strisciante, una qualche forma di capitalismo di Stato né che crescesse ulteriormente il tasso di illiberalismo della nostra democrazia: un tasso di illiberalismo già oggi piuttosto alto (si pensi alle quotidiane vessazioni che cittadini e imprese subiscono dalla burocrazia). Né essi vorrebbero che l’Italia spezzasse i suoi storici legami con l’Europa e con gli Stati Uniti per scivolare nell’area di influenza di grandi potenze autoritarie. I suddetti italiani devono per forza chiedersi quali siano il governo e la maggioranza di governo più adatti, in questa fase storica, a garantire ciò che essi desiderano. Si può forse dire che, nelle condizioni attuali, non potrà mai esserci una coalizione parlamentare di tal fatta fino al momento in cui non si sarà verificato un radicale cambiamento di linea politica del principale partito di opposizione: la Lega. Bisogna considerare due aspetti. Il primo è che oggi servirebbe un’opposizione credibile. Al momento, Scelte sbagliate Conta molto anche l’antieuropeismo della principale forza di minoranza non c’è. L’irrilevanza dell’opposizione in questa fase è, prima di tutto, un effetto della popolarità acquisita dal primo ministro per via dell’emergenza. Ma è anche un effetto delle posizioni (soprattutto l’antieuropeismo) del maggior partito di opposizione, oggi assai meno remunerative per quel partito di quanto fossero in precedenza. Il secondo aspetto da considerare è che ormai viviamo in regime di proporzionale e che espressioni come «schieramento di sinistra» e «schieramento di destra» sono, ogni giorno che passa, sempre meno utilizzabili.
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Colombo Davide
Titolo: BTp Italia, chiude a 14 miliardi la domanda retail – Esteri in fuga dai BTp a marzo Italiani in fila per il BTp Italia
Tema: BTp Italia, richieste record
Il dato di marzo, diffuso ieri da Bankitalia con le statistiche sulla Bilancia dei pagamenti, va letto tenendo conto del fatto che nello stesso mese il Tesoro ha effettuato rimborsi netti per 22 miliardi, ritirando dal mercato un analogo volume dei nostri titoli di debito. Nel raffronto con due anni fa, le mega-vendite di titoli allora si verificò in coincidenza con emissione nette per 10 miliardi. Dai portafogli esteri, lo scorso marzo, sono usciti anche 9,6 miliardi di titoli privati italiani e 2,6 miliardi di obbligazioni bancarie nazionali, vendite che hanno inciso sul saldo debitorio Target2, che è arrivato a 106,9 miliardi. Solo con i dati di giugno si conoscerà l’impatto sui nostri saldi dei pagamenti sia del Pepp sia del Pspp, programma di acquisti sul mercato secondario dell’euroarea da 20 miliardi al mese rafforzato con altri 120 miliardi aggiuntivi fino a fine anno. Ieri le buone notizie sono arrivate dai risultati del 16esimo collocamento del BTp Italia, chiuso con un risultato oltre le attese. Nell’ultima giornata riservata al retail la domanda ha accelerato ulteriormente rispetto alle prime due sedute, attestandosi a 5,211 miliardi. Nei tre giorni riservati ai risparmiatori le richieste totali hanno sfiorato i 14 miliardi. L’emissione, destinata a finanziare i provvedimenti per fronteggiare l’emergenza Covid19, ha raccolto circa 383mila contratti (vimila solamente ieri): si tratta della più elevata partecipazione retail dal lancio del titolo, nel 2012. Oggi l’emissione si chiude con il collocamento riservato agli istituzionali.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Rogari Marco – Trovati Gianni
Titolo: Metà del deficit extra a lavoro e ammortizzatori
Tema: Decreto Rilancio
La radiografia del decretone contenuta nell’allegato tecnico che mette in fila le cifre collegate alle varie misure indica in modo chiaro la natura del provvedimento. Che è nato con l’ambizione di accompagnare il «rilancio» evocato fin dal titolo, ma è stato schiacciato dal peso di un emergenza sociale ed economica che ha finito per assorbirne tutti i margini. Almeno per quel che riguarda l’indebitamento netto, cioè il cuore della manovra che finanziale spese pubbliche immediate. Con una conseguenza: la maximanovra esaurisce tutti gli spazi di deficit aggiuntivo autorizzati il mese scorso dal Parlamento, cioè 55 miliardi per quest’anno, 24,9 per il prossimo e 32,8 per il 2022: ma non contiene il rifinanziamento da 6 miliardi all’anno per spingere gli investimenti pubblici che pure erano stati al centro delle promesse della vigilia. Anzi: dal testo finale è sparita in extremis anche il piccolo antipasto rappresentato dalla possibilità per gli enti locali di utilizzare in anticipo i 400 milioni annui dedicati dall’ultima legge di bilancio alle piccole opere. Al rilancio degli investimenti dovrà insomma pensare il prossimo decreto, che il premier Conte ha già voluto intitolare a un’ambiziosa «Rinascita»; ma che dovrà puntare soprattutto sulle semplificazioni procedurali nell’attesa di nuovi margini che probabilmente arriveranno più dagli interventi in cantiere a Bruxelles che dalla possibilità di aggiungere nuovi mattoni all’indebitamento made in Italy.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Romano Beda
Titolo: Intervista a Valdis Dombrovskis – «Recovery Fund, sostegno legato a riforme e investimenti»
Tema: Il Vice Presidente della Commissione Ue parla del nuovo strumento per la ripresa
La nascita del Fondo per la ripresa, nel quadro del prossimo bilancio comunitario, comporterà nei fatti un nuovo controllo europeo sull’utilizzo del denaro comune da parte dei Ventisette. «Il modello sarà quello del bilancio della zona euro», ha spiegato ieri il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che tra le altre cose ha rinviato ad ottobre prossime scelte relative alle finanze pubbliche nazionali, per via dello shock economico provocato dalla pandemia influenzale. «Proporremo la settimana prossima un nuovo strumento di ripresa e di riforma – ha detto. Finanzierà investimenti e riforme strutturali nei Paesi membri e sarà basato sui piani di ripresa e di riforma degli stessi Paesi. Questi dovranno tenere conto delle priorità europee e delle linee direttrici del Semestre Europeo e delle raccomandazioni-Paese». Controllo in cambio di aiuti. «Speriamo – ha aggiunto l’uomo politico – di migliorare così l’attuazione delle raccomandazioniPaese e di rafforzare il legame tra il Semestre Europeo e la spesa del bilancio europeo». I Ventisette si apprestano a dare mandato alla Commissione europea di prendere ingenti somme di denaro a prestito sui mercati, da distribuire poi ai Paesi. Comprensibile che vi sia il desiderio di controllarne la spesa a livello nazionale, tanto più se una parte del denaro sarà distribuito sotto forma di sovvenzioni. Come pensa Bruxelles di imporre l’attuazione delle raccomandazioni-Paese, attualmente spesso ignorate? «Prima di tutto voglio precisare un punto importante: le nostre sono raccomandazioni, non ordini – risponde l’ex premier lettone -. Non parlerei quindi di imporre nulla. Consideriamo che ci debba essere un dialogo con i Paesi membri. Detto ciò, come vogliamo migliorare l’attuazione delle raccomandazioni? Facendo un legame tra il finanziamento da parte del bilancio comunitario e le stesse raccomandazioni-Paese».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: B.R.
Titolo: La Ue all’Italia: sostenere la liquidità – Raccomandazioni Ue all’Italia: «Garantire redditi e liquidità»
Tema: Raccomandazioni della Commissione Ue all’Italia
La Commissione europea ha pubblicato ieri le sue annuali raccomandazioni-Paese, questa volta segnate dalla pandemia influenzale che ha colpito il continente negli ultimi tre mesi. Nei fatti,il desiderio dell’Esecutivo comunitario è che la grave recessione provocata dalla malattia diventi una occasione per accelerare una modernizzazione dell’economia europea, usando le raccomandazioni-Paese come nuove linee-direttrici. «Le priorità di oggi – ha riassunto il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni in una conferenza stampa – sono rafforzare la nostra assistenza sanitaria, sostenere i nostri lavoratori, salvare le nostre attività. Tuttavia, le sfide che avevamo dinanzi prima di questa crisi non sono scomparse(…). Pertanto, guardando al futuro, i nostri obiettivi di investimento e riforma devono rimanere concentrati sul successo delle transizioni verde e digitale e sulla garanzia dell’equità sociale». Le raccomandazioni riguardano settori quali gli investimenti nella sanità pubblica e la forza del settore sanitario, la conservazione dell’occupazione attraverso il sostegno al reddito, gli investimenti in persone e competenze, il sostegno al settore delle imprese, in particolare le piccole e medie aziende. «La ripresa e gli investimenti devono andare di pari passo, rimodellando l’economia dell’Unione sulla scia delle transizioni digitali e verdi», spiega Bruxelles, preoccupata anche da possibili crisi sociali. Quanto all’Italia, le raccomandazioni sono quattro. Due sono di ordine generale e riguardano la necessità di investire nei settori più colpiti, dando liquidità alle imprese, con uno sguardo al digitale e all’ambiente. Altre due sono più nazionali. oltre a promuovere l’efficienza amministrativa e giudiziaria, il Paese, secondo Bruxelles, dovrebbe anche «perseguire politiche di bilancio volte a raggiungere posizioni prudenti a medio termine e garantire la sostenibilità del debito, quando le condizioni lo consentono».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Basso Francesca
Titolo: Bruxelles all’Italia: occorre spendere L’altolà dell’Olanda: «Solo prestiti»
Tema: Raccomandazioni della Commissione Ue
L’impatto della pandemia si fa sentire anche sulle Raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea. «Il pacchetto del semestre europeo è stato ridisegnato per fornire linee guida agli Stati membri per navigare nella tempesta», ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis nel presentarle. «Riflettono una situazione senza precedenti», ha sottolineato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. E infatti tutti i Paesi Ue hanno superato il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil ma non sarà avviata alcuna procedura per deficit eccessivo. Il Semestre europeo e le raccomandazioni faranno da guida nel preparare i piani nazionali di ripresa, ha spiegato Dombrovskis, che verranno finanziati da uno dei pilastri su cui sarà costruito il Recovery Instrument agganciato al prossimo bilancio Ue, che la Commissione presenterà il 27 maggio. Si tratta della Recovery and Resilience facility, che finanzierà pacchetti di riforme e investimenti degli Stati membri. Una soluzione di sicuro gradita ai Paesi del Nord Europa che non vogliono aiutare i Paesi mediterranei con alto debito pubblico attraverso trasferimenti a fondo perduto legati a riforme, come formulato invece nel piano franco-tedesco per la ripresa presentato lunedì scorso, nel tentativo di mettere pressione sui negoziati e sulla proposta della Commissione, che dovrà tenere conto anche di quella alternativa che avanzeranno nei prossimi giorni Austria, Olanda, Svezia e Danimarca.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Bini Smaghi Lorenzo
Titolo: Il Mes, i mercati finanziari e la chiarezza che serve
Tema: Mes
Il negoziato europeo sulla creazione di un nuovo strumento finanziario del Meccanismo Europeo di Stabilità per interventi legati alla crisi sanitaria si è concluso come previsto. Le richieste del governo italiano sono state pienamente recepite. I dubbi, espressi da alcuni, che il ricorso a questi fondi possa successivamente determinare l’imposizione di condizioni macroeconomiche sono stati fugati. I documenti ufficiali sono chiari. Le condizioni sono uguali per tutti i Paesi e sono legate solo alla destinazione dei fondi. L’unica questione rimasta è quella di decidere se far ricorso o meno a questo strumento. La motivazione principale dovrebbe essere quella economica. Si dovrebbe basare sul confronto tra il costo di prendere a prestito dal MES e quello di emettere direttamente titoli sul mercato per reperire lo stesso ammontare di fondi, pari al 2% del prodotto lordo per ciascun Paese. Il costo del ricorso al MES, incluse le commissioni, dovrebbe essere intorno allo zero, poiché l’istituzione europea dispone del miglior rating possibile e riesce ad indebitarsi sul mercato a tassi negativi. Per una scadenza a io anni lo stato italiano paga attualmente circa l’1,8%. Ciò significa che il ricorso al MES per un ammontare di 37 miliardi consentirebbe di risparmiare circa 700 milioni all’anno, 7 miliardi in 10anni, circa il 20% dell’ammontare complessivo del prestito. Per altri Paesi il risparmio è più basso, perché la differenza tra il costo dell’indebitamento presso il MES e quello sui rispettivi titoli di stato è inferiore.
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Testata: Mattino
Autore: Di Fiore Gigi
Titolo: Intervista ad Enzo Amendola – Amendola: «Quei veti sul Recovery fund annichiliscono la Ue» – «I veti pericolosi per tutti annichiliscono l’Europa»
Tema: Intervista al Ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola
Il napoletano Vincenzo Amendola del Pd è ministro per gli Affari europei. Ministro, sta davvero nascendo una nuova Europa solidale sull’asse Germania-Francia? «Siamo sicuramente dinanzi a uno scenario diverso, in cui le proposte franco-tedesche sono un buon contributo. I risultati raggiunti finora sono il frutto di un lungo negoziato in cui l’Italia è stata protagonista con il governo Conte. Servono risposte all’altezza della crisi, come quelle già messe in campo da Commissione europea e Bce. L’asse tra Francia e Germania è sempre stato fondamentale nella storia dell’integrazione europea. Questo non ce lo nascondiamo e solo un provincialismo tutto nostrano ne è geloso». Quanto contano i quattro Paesi ostili (Austria, Olanda, Svezia, Danimarca) alla proposta Merkel-Macron? .Questa recessione colpisce la base industriale europea e il mercato comune. Non siamo dinanzi alla solita disputa tra Nord e Sud o tra Stati spendaccioni e frugali, che è materiale per la propaganda populista. In gioco c’è invece la forza dell’unione politica c la capacità del mercato comune di non uscire annichilito dalla recessione. È un problema anche peri quattro Paesi e sono controproducenti i loro veti sul negoziato». Che margini ci sono per inserire nel piano della Commissione Ue, che verrà formulato il 27 maggio, l’idea dei 500 miliardi, di cui 100 all’Italia, finanziabili attraverso il Recovery fund? «La Commissione avrà un ruolo centrale e la presenza di Gentiloni è una garanzia per tutti, perché bisogna definire altri strumenti di politica fiscale oltre quelli della proposta franco-tedesca. L’auspicio dell’Italia è che la proposta del Recovery fund non si areni per i timori di alcuni Paesi. Dati alla mano, si vedrà che le nostre posizioni non sono solo ambiziose, ma realistiche».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Santilli Giorgio
Titolo: Intervista a Paola De Micheli – «Grandi lavori, parte un piano da 20 miliardi» – «Codice appalti e commissari, piano da 20 miliardi in 12 mesi»
Tema: Intervista al Ministro dei Trasporti De Micheli
Vuole «mettere a terra fra 15 e 20 miliardi di opere nei prossimi dodici mesi, oltre agli 11 miliardi che abbiamo già avviato nei mesi passati». Eccolo l’obiettivo della ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, alle prese con le emergenze Covid, i piani straordinari per rilanciare gli investimenti pubblici, la partita dei supercommissari per le grandi opere, la riforma del codice degli appalti. In questa intervista scopre le carte ed espone i suoi piani, nel pieno del confronto dentro la maggioranza. D: Ministra De Micheli, come si rilanciano le opere pubbliche? Con i commissari, la sospensione del codice appalti, la riforma del codice stesso? R. “La sospensione del codice appalti non so cosa significhi. Dobbiamo migliorarlo prendendo le cose buone che ci sono e correggendo quelle che non hanno funzionato. Su alcuni punti c’è già una convergenza sia fra i partiti della maggioranza sia fra gli operatori del settore. Ho già inviato un documento alla Presidenza del Consiglio in questi giorni”. D: Cominciamo da lì. Quali sono queste convergenze? R: “Anzitutto la qualificazione delle stazioni appaltanti, su cui dobbiamo andare avanti superando il blocco che si è creato nei mesi scorsi. Poi, le procedure negoziate sotto la soglia Ue dei cinque milioni di euro. Terzo punto, la semplificazione delle procedure di finanziamento delle grandi opere, a partire dai contratti di programma di Anas e Rfi. Quarto, la semplificazione delle autorizzazioni e la riduzione dei livelli di progettazione”.
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Testata: Stampa
Autore: Capurso Federico – Lombardo Ilario
Titolo: Di Maio, sì al nuovo codice appalti – Di Maio promuove il piano sugli appalti E il M5S si spacca: “Passare dall’Aula”
Tema: Codice appalti: il M5S si spacca sulla proposta di Di Maio
Dopo le anticipazioni di ieri sul piano di di Giuseppe Conte di sburocratizzazione dei cantieri, riemergono tutte le spaccature del M5S. Fino a qualche mese fa sentirsi dire «adottiamo il modello Genova» era un pugno nello stomaco per molti grillini. E anche ora è difficile digerirlo, persino se sono il presidente del Consiglio e i principali ministri del M5S a sostenerlo. Un punto sul quale i 5 Stelle vogliono un chiarimento è come verrà discussa la modifica del Codice degli appalti: «Noi – spiega con pacatezza il capogruppo in commissione Industria alla Camera Emanuele Scagliusi – auspichiamo che non entri nel decreto Semplificazioni, ma che ci sia un percorso parlamentare. Anche per evitare che decida tutto il governo. Vista l’emergenza abbiamo acconsentito alla proposta del nostro viceministro Giancarlo Cancelleri di velocizzare i cantieri di Anas e Rfi (109 miliardi di euro, ndr), attraverso i commissari che opereranno con poteri speciali in deroga alle norme sugli appalti per tre anni. Ma ci auguriamo che per modificare il codice la discussione sia più lunga e avvenga alle Camere». Il problema resta sempre lo stesso per il M5S: fare i conti con la propria storia, contemperare l’esigenza di superare le lentezze burocratiche alla difesa di ambiente e giustizia. «Questo piano fa saltare troppi controlli, non ci convince», dice Giuseppe D’Ippolito, deputato in commissione Ambiente. «Con il modello Genova si saltavano le procedure della valutazione di impatto ambientale e della valutazione ambientale strategica. È un modello privo di garanzie di tutela ambientale».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Picchio Nicoletta
Titolo: «Discontinuità e riforme strutturali» – «Basta burocrazia, investire sulle aziende»
Tema: Confindustria
Un’elezione all’unanimità, con una percentuale record di consensi, il 99,9%, come non succedeva dai tempi di Luigi Abete. Carlo Bonomi è il nuovo presidente di Confindustria per il periodo 2020-2024, nominato ieri nell’assemblea privata, che si è tenuta a Roma. A porte chiuse e in via telematica, per l’emergenza del virus. Altissima anche la partecipazione, pari al 94,13 degli aventi diritto al voto (Bonomi ha avuto 818 sì e una scheda nulla). Si conclude così liter della successione a Vincenzo Boccia, cominciato a gennaio conianomina dei saggi. Bonomi prende il testimone in una fase difficilissima per il paese, con una previsione di calo del Pil per il 2020 attorno al 9,5 per cento. Lo ha messo in evidenza ieri, nel suo discorso, indicando le sfide chele imprese e l’Italia nel suo complesso devono affrontare. Serve una «profonda e positiva discontinuità», hadetto ilneo presidente. Sulla burocrazia, che con le procedure farraginose blocca il paese e le aziende; sul fisco,che deve sostenere la crescita e non penalizzarla. Con questi obiettivi il neo presidente lavorerà insieme ai suoi vice: «Sarà la squadra di tutta Confindustria». Con Bonomi presidente nazionale, il suo vicario, Alessandro Spada, prende la guida di Assolombarda fino al rinnovo della presidenza per il quadriennio 2021-2025, la prossima primavera.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Bonomi Carlo
Titolo: L’intervento – L’obiettivo è riconquistare in tre anni il pil perduto – In agenda innovazione, capitale umano e ambiente
Tema: Confindustria: le priorità del mandato di Bonomi
Gli anni di mandato che mi aspettano in Confindustria saranno quelli della sfida più impegnativa dal secondo dopoguerra. L’obiettivo è riconquistare in due o al massimo tre anni non solo i 9-10 o forse più punti di Pil, che si prevede l’Italia perda in questo 2020, ma anche i tre punti che a fine 2019 ancora ci separavano dal 2008. La lezione alle nostre spalle parla chiaro. Ogni tentativo di perseguire soluzioni attraverso bonus a tempo, interventi a margine nel sistema fiscale o nuova spesa sociale a pioggia, con improvvisati nuovi strumenti che si sommano confusamente a quelli già esistenti, si è rivelata un’illusione. Ed è un’illusione ancor più temibile oggi. Dobbiamo porre al centro dell’agenda nazionale una visione di profonda e positiva discontinuità. Mi limito ad alcune considerazioni sull’enorme sforzo che ci attende. La prima considerazione riguarda lo Stato e la Pubblica Amministrazione. È fin troppo facile criticarli. Ma a noi imprenditori non interessa criticarli, vogliamo contribuire a cambiarli a fondo, in maniera strutturale. Da quando il Governo si è dato un semestre di poteri d’emergenza, abbiamo dovuto confrontarci con un’infinità di fonti normative che hanno prodotto nuove regole in migliaia di pagine, tra decreti legge, Dpcm, linee guida, circolari applicative, interpretazioni prefettizie, ordinanze regionali e comunali. Tutto ciò, in materia di imprese e lavoro, ha prodotto: una moltiplicazione di nuovi istituti e procedure autorizzative; decine di fondi istituiti nel bilancio dello Stato; una diversa cassa integrazione – per altro appena già riformata – invece di riunire in una sola quelle già esistenti; una miriade di bonus ritagliati dall’alto, con maniacale intento di distinguerne i criteri di accesso ai benefici; una crescita esponenziale di nuove detrazioni e deduzioni tributarie, settore per settore, per soglie di reddito realizzato prima del virus e perso per il virus.
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Ri. Ba.
Titolo: Panorama – Trump: «Colpa della Cina la strage del Covid»
Tema: G7 a Camp David il 10-12 giugno
Donald Trump vuole tenere il vertice G7 a Camp David il 10-12 giugno nonostante la pandemia e continua ad attaccare la Cina. In un tweet al vetriolo il presidente americano scrive che «l’incompetenza della Cina e nient’altro, ha provocato questa strage mondiale». La tensione tra le due superpotenze nelle ultime ore è salita anche a causa di Taiwan, che Pechino considera una sua provincia. ll segretario di Stato Mike Pompeo ha inviato un messaggio di auguri alla presidente Tsai Ing-wen per l’inizio del secondo mandato. Nel discorso inaugurale la leader ha detto che Taiwan non può accettare di diventare parte della Cina sotto la formula “un Paese, due sistemi”, ma rivendica la sua autonomia. Pompeo scrive che «la vibrante democrazia di Taiwan è fonte di ispirazione perla regione eperilmondo. Con la presidente Tsai al timore, la nostra collaborazione con Taiwan continuerà a prosperare». Le parole del capo della diplomazia sono giudicate una pesante ingerenza negli affari interni cinesi. La risposta arriva dal ministero della Difesa: «Esiste un’unica Cina e Taiwan ne è parte inalienabile».
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Testata: Repubblica
Autore: …
Titolo: Trump: leader a Camp David il G7 del 10 giugno si farà
Tema: G7 a Camp David il 10-12 giugno
Donald Trump lancia la sfida ai leader del G7, invitati a venire comunque a Camp David dal 10 al 12 giugno: niente videoconferenza. Ma il presidente francese Macron e il premier italiano Conte frenano: “Disponibili, se ci saranno però le condizioni”. Trump è anche intervenuto su altro: negli Usa superato un milione e mezzo di contagi, primato assoluto al mondo? E’ una «medaglia al valore», vuol dire che i test funzionano. E poi la nuova accusa alla Cina di avere provocato una «strage mondiale».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Sarcina Giuseppe
Titolo: Trump orgoglioso dei contagi record «Siamo il Paese che fa più test»
Tema: Trump su Covid-19
Gli Stati Uniti hanno il record mondiale dei positivi? «Per me è una medaglia all’onore», dice Donald Trump. II presidente ha spiegato la sua teoria ai giornalisti in questi termini: «Siamo un Paese più grande di molti altri, quindi abbiamo molti casi di Covid-19. Ma io non la considero una cosa negativa, guardo a questi dati, in un certo senso, come a una cosa positiva, perché significa che il nostro sistema di test è migliore e che stiamo facendo più test di ogni altro Paese. Considero questi numeri come una medaglia d’onore. Dico davvero: è un grande tributo alla nostra capacità di testare le persone e al grande lavoro fatto dai nostri professionisti». Non si è ancora spenta la polemica sull’idrossiclorochina che Trump ne apre un’altra sui tamponi. Gli Stati Uniti sono partiti in ritardo, ma ora stanno recuperando. Anche se nella classifica mondiale nei test pro capite sono lontani dalla vetta. Ma il dato più importante è la soglia di test giornalieri necessaria per riaprire il Paese con accettabili margini di sicurezza. Secondo i ricercatori di Harvard e di altre Università, sarebbe di goo mila test al giorno, in modo da arrivare a controllare circa l’8% della popolazione. In questo momento gli Usa non sono neanche a metà strada.
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Testata: Repubblica
Autore: Rampini Federico
Titolo: Dalle fabbriche ai ristoranti il via libera nei 50 Stati
Tema: Le riaperture in Usa
L’America riapre. Disordinatamente, a macchie di leopardo. Tempi e modi di questo ritorno alla normalità – che coinvolge tutti i 50 Stati – variano per zone geografiche e partito al governo. Lontano dalle due coste e dove governano i repubblicani, si procede a gran velocità. New York City, Washington, pezzi di California, sono i più cauti. Donald Trump sottolinea tutto ciò che riprende a funzionare e gongola: “La gente esce di nuovo. Si apre. Hanno capito”. Dopo l’emergenza dei picchi di decessi, anche l’exit-strategy dalla pandemia si colora di politica. Bisogna vincere una gara mondiale, guardando alla Cina e alla Germania, perché chi riparte per primo ha una marcia in più. E c’è una competizione interna, fra due Americhe spaccate su tutto: anche sulla fiducia verso i medici, o la priorità al rilancio economico. Federalismo e ideologia contribuiscono a un senso di caos e improvvisazione: le direttive dall’alto possono variare da una contea (provincia) all’altra. Molto dipenderà dalle imprese private per ricostruire la sicurezza dei dipendenti e dei consumatori. La mappa delle riaperture, con calendari e misure, trasforma gli Stati Uniti in un mosaico coloratissimo.
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Testata: Repubblica
Autore: Santelli Filippo
Titolo: Xi scommette su Pil e risorse ma l’economia non guarisce
Tema: La Cina: le mosse economiche di Xi
Cinquemila persone sedute per ore nella Grande sala del popolo sono un assembramento rischioso. Specie perché lì dentro ci saranno tutti i massimi vertici del Partito comunista, dell’esercito e del governo. Ma ora la Cina si sente pronta a rischiare. Dopo averle rimandate per due mesi a causa del virus, è pronta a inaugurare le Due Sessioni, la riunione annuale del Parlamento nazionale. I delegati sono arrivati due settimane fa a Pechino dai quattro angoli del Paese, Wuhan compresa, sono stati testati e messi in quarantena negli hotel della capitale. Oggi in Piazza Tiananmen sfileranno i 2.158 membri della Conferenza consultiva, domani i 2.980 membri della ben più importante Assemblea nazionale del popolo. I lavori saranno ridotti a una settimana, rispetto alle canoniche due, l’accesso per giornalisti e diplomatici limitato, tra i leader in seduta comune verrà mantenuto il distanziamento. Meno coreografie e celebrazioni, ma comunque un messaggio potente, ai cittadini e al mondo. La Cina ha contenuto il virus, la Cina è ripartita. Fuori da Pechino, come sempre blindata per l’occasione, la vittoria resta precaria. Nei giorni scorsi vari focolai sono rispuntati a Nordest, al confine con la Russia, e anche a Wuhan, dove prosegue lo screening di massa di tutti gli abitanti.
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Testata: Repubblica
Autore: Garimberti Paolo
Titolo: Due giganti feriti – La corsa dei giganti feriti
Tema: Cina e Usa
Lo scontro di inusitata violenza diplomatica, che si è svolto all’assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità, è stato la plateale conferma che la nuova guerra fredda ha come attori protagonisti gli Stati Uniti e la Cina. La Russia, ormai, è un comprimario. Tanto è vero che in un opuscolo di 57 pagine, che indica agli attivisti del partito repubblicano le linee guida della campagna per le elezioni presidenziali di novembre, il focus internazionale è sulla Cina, il “Chinese virus” o il “Wuhan lab”. E l’accusa ai democratici è la debolezza verso la Cina. Trump ha già tacciato Joe Biden di essere soft, morbido, con la Cina. E Biden ha replicato che Trump, fino a poco tempo fa, “scodinzolava” per Xi Jinping. Biden non ha tutti i torti. Secondo un articolo di Susan Rice pubblicato dal New York Times, tra gennaio e febbraio il presidente Usa ha lodato per 15 volte la gestione del coronavirus da parte di Xi (per poi cambiare radicalmente tono) e prima aveva dichiarato che il suo «rispetto e amicizia» per il presidente cinese erano «illimitati». La pandemia sembra aver aperto gli occhi a Trump. La vera minaccia alla supremazia americana nel mondo viene dalla Cina. Un grande maestro della Realpolitik, Henry Kissinger, lo ha capito da tempo. Anche perché nel 1972 era stato lui a suggerire a Richard Nixon di usare la Cina come specchietto per le allodole per ammorbidire i sovietici. Nixon doveva andare a Mosca a maggio per la prima visita di un presidente americano in Urss. Ma Kissinger lo convinse ad andare prima a Pechino (aveva preparato la visita in gran segreto un anno prima con un capolavoro diplomatico).
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Testata: Foglio
Autore: Cau Eugenio
Titolo: La guerra tech tra Cina e America ha fatto un altro balzo: occhio ai microchip
Tema: Usa e Cina
Cominciano oggi in Cina le “due sessioni” dei pletorici organi legislativi del regime comunista, il più grande e coreografato evento politico dell’anno nel paese più popoloso del mondo, in cui le grandi decisioni sul futuro della Cina non vengono prese (quello si fa nel Politburo, più intimo) ma sono annunciate al mondo. Le due sessioni (la sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo cinese e la sessione annuale del Comitato nazionale della conferenza consultiva politica del popolo cinese) arrivano in un momento fondamentale: sono state rimandate di due mesi causa Covid-19, e si tengono nel bel mezzo della crisi, mentre l’economia è ferma e i rapporti con gli Stati Uniti sono ai minimi storici degli ultimi 40 anni. Si parlerà dunque di pandemia e di pil, ma uno dei punti focali riguarderà la tecnologia, e nei documenti preparatori delle sessioni si parla molto dell’obiettivo di rendere la Cina indipendente nelle tecnologie strategiche. Cina e Stati Uniti sono nel mezzo di una guerra tecnologica ormai da un paio d’anni, e alcune notizie di questi ultimi giorni lasciano intendere che le cose potrebbero peggiorare. Queste notizie riguardano un’azienda poco nota al grande pubblico: la taiwanese Tsmc, che è il miglior produttore al mondo di microchip avanzati. Ora, siamo abituati a pensare ai microchip come ai “cervelli” di computer e telefonini, ma in realtà i microchip sono strategici per infinite altre ragioni: si trovano nei missili balistici, nei jet da guerra, nei sottomarini.
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Testata: Avvenire
Autore: Nello Scavo
Titolo: Caso Malta, l’Italia pronta a muoversi – Profughi, nuove denunce contro Malta A Roma la politica chiede «chiarezza»
Tema: Malta
Il dirottamento del barcone con 101 migranti da Malta verso l’Italia finirà nell’inchiesta del tribunale de La Valletta sulla “Strage di Pasquetta”. L’operazione cominciata nelle acque territoriali dell’isola, rivelata ieri da Avvenire, sta provocando forti reazioni nella politica maltese come in quella italiana, che registra numerose interrogazioni parlamentari da maggioranza e opposizione. Ieri tre familiari dei 12 migranti lasciati morire in mare mentre 51 superstiti venivano segretamente rispediti in Libia, hanno depositato una “protesta giudiziaria” contro il premier laburista Robert Abele. Nel motivare il ricorso per il mancato soccorso – il capo del governo è indagato con il vertvivai delle Forze armate – i legali hanno spiegato al giudice Joe Mifsud che l’operato degli squadroni navali nei giorni in cui venivano segnalati quattro barconi in pericolo è stato «illegale e pericoloso», come dimostra la ricostruzione e le immagini pubblicate ieri. I giornali maltesi hanno commentato con toni amari il comportamento dei militari, da sempre considerati come un intoccabile simbolo nazionale. Il Tribunale potrebbe convocare già nelle prossime ore l’equipaggio del pattugliatore “P02” intervenuto l’11 aprile e che avrebbe condotto l’intera operazione, compresa la sostituzione del motore in avaria per consentire al barcone con 101 persone di raggiungere la Sicilia il giorno successivo.
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Testata: Avvenire
Autore: Picariello Angelo
Titolo: Intervista a Carlo Sibilia – «Possibile violazione delle intese»
Tema: Malta
Carlo Sibila, sottosegretario all’Interno, M5s, non esclude iniziative del Viminale e della Farnesina nei confronti di Malta. «Sono cose che rischiano di mettere in discussione lo spirito stesso di gestione solidale del fenomeno migratorio che è alla base degli accordi che abbiamo siglato insieme». Malta, però, ha un evidente problema di estensione dell’area di responsabilità Sar, del tutto sproporzionata rispetto al suo territorio e ai mezzi a disposizione. Chiaramente né Malta da sola, e nemmeno le altre aree più esposte dell’Italia (Lampedusa, la Sicilia) possono fare da sole, ma neanche l’Italia stessa può farcela, senza l’intervento dell’Europa. Non a caso il primo accordo siglato dal ministro Lamorgese, riguardante la redistribuzione dei migranti e che ha coinvolto anche Francia e Germania, è stato siglato proprio con Malta. Un accordo che punta a che ogni Stato si faccia carico del problema in base alle rispettive possibilità. E si può dire che in questi mesi il problema si è mantenuto dentro standard accettabili. La Lega dice cose diverse, in verità. Propaganda a parte, ci siamo mantenuti dentro livelli ampiamente affrontabili intorno ai 20mila sbarchi, poi siamo entrati in una fase in cui anche i nostri porti sono diventati non sicuri, per via dell’emergenza sanitaria da cui stiamo pian piano uscendo. Ma sarebbe sbagliato abbassare la guardia lanciando un messaggio che i trafficanti non faticherebbero a tradurre a loro vantaggio. Ora questa inchiesta, perla quale vi faccio i complimenti, richiede un approfondimento che va fatto a livello di ministeri dell’Interno e degli Esteri, per capire quali sono le questioni da registrare».
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Testata: Riformista
Autore: De Giovannangeli Umberto
Titolo: Intervista a Vincenzo Camporini – «L’Italia guarda ormai la partita di Tripoli dalla panchina: facciamo i bravi ma in realtà stiamo aiutando Haftar» – «In Libia l’Italia ormai conta zero Il flop del governo genera esperti»
Tema: Libia
«Per usare una metafora calcistica, nella partita che si sta giocando in Libia, l’Italia è a bordocampo, con tanto di cartellino giallo». Da cittadino italiano constata con amarezza, che «la politica ha abdicato alla sua funzione, cercando un disperato aiuto da parte degli esperti». Ad affermarlo, in questa intervista a II Riformista, è il generale Vincenzo Camporini, già Capo di stato maggiore della Difesa, e prim’ancora dell’Aeronautica, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali (IAI). Generale Camporini, che ruolo sta giocando l’Italia nella “partita libica”, una partita che investe in pieno i nostri interessi nazionali, dal petrolio alla sicurezza, ai flussi migratori? Per restare alla metafora calcistica, direi che l’Italia è a bordocampo, con cartellino giallo, perché stiamo attuando delle politiche formalmente ineccepibili di fronte al diritto internazionale, ma sostanzialmente più favorevoli a una delle parti in causa, e non è Sarraj… Andando per esclusione, è il generale Haftar… Lo favoriamo nei fatti. Perché siamo stati i promotori della nuova missione navale Trini, di cui abbiamo rivendicato con forza il comando. Una missione che ha lo scopo di far rispettare la risoluzione delle Nazioni Unite sull’embargo di armi nei confronti dei contendenti libici. Purtroppo, però, mentre Haftar può ricevere ampi rifornimenti via terra, Trini riesce a bloccare qualsiasi rifornimento verso il Gna (Governo di accordo nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj, ndr), di fatto indebolendo il Governo legittimo. Tripoli, come chiaramente dichiarato dai suoi leader non ce lo perdona.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: …
Titolo: La «vittoria» di Bolsonaro: sì alla clorochina
Tema: Brasile
Passa la linea imposta dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Il ministero della Salute brasiliano ha pubblicato ieri un nuovo protocollo che autorizza i medici brasiliani a prescrivere clorochina e idrossiclorochina anche in casi lievi e nelle fasi iniziali di Covid-19. Fino ad oggi, il protocollo prevedeva l’uso del farmaco utilizzato in passato nel trattamento della malaria e di alcune malattie reumatiche come l’artrite reumatoide e il lupus solo in casi gravi.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Ca.Mar.
Titolo: Parterre – Vaticano, la gestione dati passa al gesuita Guerrero
Tema: Vaticano
Ha ripreso a lavorare anche il cantiere delle finanze vaticane. II Papa ha deciso di trasferire in blocco mezzi e personale del Ced (Centro Elaborazione dati) dall’Apsa alla Segreteria per l’Economia (Spe). Un provvedimento che risponde ad una «più razionale organizzazione dell’informazione economica e finanziaria della Santa Sede e di informatizzare i modelli e le procedure sottostanti, così da garantire la semplificazione delle attività e l’efficacia dei controlli, in quanto fondamentali per il corretto funzionamento degli Organismi della Curia Romana». L’Apsa, dicastero che concentra il controllo e la gestione di gran parte del patrimonio immobiliare pontificio avrà in un prossimo futuro un peso determinante nella gestione della finanza della Curia (concentrerà dentro isuoi uffici la gestione dei tesoretti sparsi tra i vari dicasteri), è un ente vigilato dalla Spe, che ha compiti di vigilanza sui conti pubblici, che tra l’altro sono molto sofferenti dopo la crisi del Covid-19. Insomma, aumenterà il peso dell’Apsa guidata da Nunzio Galantino nellafinanza, edella Spe – da poco presieduta dal gesuita Juan Antonio GuerreroAlves – nei controlli.
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