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SINTESI IN PRIMO PIANO – 22 gennaio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Di Maio verso il passo indietro. Ipotesi Crimi reggente.
– Trump contro Greta: la sfida sull’ambiente a Davos. Scontro con Ue sulla web tax.
– Il virus cinese arriva in Usa. Sale la tensione sui mercati.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: Di Maio verso il passo indietro – «Farò un annuncio importante» Di Maio pronto a lasciare la guida
Tema: Di Maio passo indietro?

Alle 10 di oggi il Movimento si prepara ad aprire una nuova pagina della sua storia. Luigi Di Maio ha convocato i ministri e i viceministri M5S a Palazzo Chigi, per una riunione che dovrebbe segnare una svolta. «Domani Di Maio farà un annuncio importante», confermavano ieri al Corriere fonti vicine al ministro. Si parla di dimissioni da capo politico, ma dall’inner circle filtrano anche ipotesi diverse. Il leader ha confidato — a chi ha avuto modo di parlare con lui — che quello che ha in mente riguarda il suo futuro, ma non solo. Un doppio filo con il Movimento. Quello che sembra certo è che Di Maio faccia un passo di lato, mettendo fine alla stagione del capo politico e aprendo la strada a due scenari diversi. II più accreditato nel Movimento vedrebbe il ministro dimissionario, con una reggenza affidata a Vito Crimi in quanto membro più anziano del Comitato di garanzia. Al congresso, poi, Di Maio sarebbe pronto ad appoggiare l’ala che si batte contro un’ingresso dei pentastellati nel fronte riformista.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sorgi Marcello 
Titolo: Taccuino – Il pericolo di un vuoto di potere nel Movimento
Tema: Di Maio passo indietro?

Se davvero lascia – se cioè non si rivelerà solo un espediente per parare la sconfitta annunciata in Emilia e le contorsioni ormai ingovernabili del Movimento – il passo indietro, o di lato, si vedrà, di Luigi Di Maio è destinato a segnare un passaggio assai rilevante della breve storia grillina. Dopo l’allontanamento di fatto del fondatore Beppe Grillo, che ormai compare solo per mettere pezze a una tela che mostra troppi strappi e per consigliare di restare aggrappati al governo con il Pd, e dopo le contestazioni sempre più frequenti a Davide Casaleggio e alla piattaforma Rousseau, ormai disertata nelle ultime votazioni dai militanti, la conclusione della parabola del capo politico rischia di aprire un vuoto che difficilmente sarà colmato di qui agli Stati generali di mazo. Perché Di Maio, con tutti i suoi limiti, ha incarnato l’anima moderata, governista del Movimento
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Fuga oppure passo indietro alla vigilia del test Emilia
Tema: Di Maio passo indietro?

Un passo indietro a un passo dal voto in Emilia-Romagna. La notizia delle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico ha dominato la serata di ieri con voci che si rincorrevano fuori e dentro i 5 Stelle. Vedremo se oggi verranno confermate e soprattutto in che cosa consistano effettivamente ma già il fatto che se ne parli a pochi giorni da quella che è un’elezione decisiva per la maggioranza è un dato rilevante. È infatti la scelta del momento a disorientare, non tanto la decisione in sé visto che è sul tavolo una riorganizzazione del Movimento a favore di una gestione collegiale tant’è che si parla di una sua «reggenza» fino agli stati generali di marzo. Il timing – però – appare talmente intempestivo da far immaginare che dietro ci sia dell’altro. O un totale stato confusionale, oppure un calcolo. Cioè la mossa del ministro degli Esteri anticiperebbe una probabile sconfitta in Emilia-Romagna lasciando che la resa dei conti si faccia senza che ci sia più lui alla guida
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: L’analisi – La stagione che finisce – L’asse tra Conte e il Pd e la spinta di Grillo Così finisce una stagione
Tema: Di Maio passo indietro?

Se ci sarà, si dimostrerà un lungo, tormentato passo indietro. Più che una svolta, la certificazione che una stagione del M5S è finita. Ma è finita da tempo. E il fatto che Luigi Di Maio, incarnazione del grillismo vincente e «governista», si prepari a lasciare non la Farnesina ma la leadership politica, sembra nascere dalla determinazione di Beppe Grillo a puntellare ancora di più l’esecutivo di Giuseppe Conte. La sua uscita di scena è figlia solo in parte delle sconfitte elettorali. Non basta a spiegare quanto accade nemmeno il rosario di insuccessi locali degli ultimi mesi: scenario che promette di essere confermato alle Regionali di domenica in Emilia-Romagna e Calabria. L’elemento decisivo appare più profondo. Il M5S guidato da lui ormai è in caduta libera a tutti i livelli. Il passaggio quotidiano di parlamentari pentastellati nel limbo del gruppo misto, unito alle accuse di «autoritarismo», sono diventati una miscela tossica
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Testata:  Giornale 
Autore:  Minzolini Augusto 
Titolo: L’analisi – Più i grillini perdono voti più la politica li imita
Tema: La Lega

Alla buvette di Montecitorio, nel primo giorno del digiuno collettivo dei parlamentari della Lega contro la decisione della Giunta per le autorizzazioni del Senato di proporre la messa in stato d’accusa di Matteo Salvini per sequestro di persona per la vicenda della nave Gregoretti, presa nella commedia dell’assurdo del nostro Parlamento con i soli voti della Lega, Cristian Invernizzi, deputato del Carroccio, si attarda davanti alle pizzette. Poi torna sui suoi passi, ligio alla dieta forzata indetta dal Capitano, ma dubbioso sull’efficacia della trovata. Poco più in là, in mezzo al Transatlantico, qualche dubbio lo nutre anche la testa d’uovo del Carroccio, Giancarlo Giorgetti: «Una mezza follia. Io ho consigliato Matteo di dire sì al processo, ma per far sfilare davanti ai giudici Conte, Di Maio… Certo, però, non bisognava porla così, ci avrei pensato un po’ su, prima di far votare da soli i nostri a favore del processo. Questa è l’Italia». Nello spettacolo andato in scena l’altro ieri in Senato, per la verità, ha suscitato perplessità non solo il comportamento leghista, visto che alla fine tutti i protagonisti, in ossequio al tatticismo, hanno fatto il contrario di ciò che hanno sempre teorizzato: certo il Carroccio ha acconsentito, in una logica strumentale, a dare il via libera al processo il suo leader, ma nel contempo tutti i partiti della maggioranza, dopo aver predicato per settimane la messa in stato d’accusa dell’ex ministro dell’Interno, alla fine, per non trasformarlo in un martire prima delle urne emiliane, hanno disertato il voto. Gli unici coerenti con le loro posizioni sono stati i forzisti e gli uomini della Meloni, che si sono schierati, come hanno sempre detto, per il «no» al processo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cazzullo Aldo 
Titolo: Salvini e Meloni: più una rivalità che un’alleanza – Tra Salvini e Meloni più rivalità che alleanza
Tema: La Lega

Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono rivali. Non lo ammetteranno mai. Ma il vento nazionalista — e la deriva proporzionalista — mettono la Meloni e Salvini una contro l’altro. 1 governo per il momento è ancora di centrosinistra; ma la partita del futuro è già iniziata, e si gioca tra i due quarantenni di destra. Salvini sognava di avere una vassalla; ha un competitor. Per di più donna. La generazione è la stessa. Lei ha appena compiuto 43 anni, lui ne fa 47 a marzo. Sono diversi per formazione: lei romana, lui milanese; lei cresciuta coerentemente tra Movimento Sociale e Alleanza Nazionale, lui con qualche sbandata giovanile per i centri sociali e i comunisti padani. Hanno gli stessi alleati: Marine Le Pen in Francia, Santiago Abascal in Spagna, Viktor Orbán in Ungheria, Jaroslaw Kaczynski in Polonia; e poi ovviamente i presidenti Trump e Putin, gli ideologi Bannon e Dugin, I satrapi Erdogan e Modi, insomma l’internazionale sovranista. Però Giorgia e Matteo si marcano stretto. Solidarizzano in pubblico, e si punzecchiano in privato.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Anna_Maria 
Titolo: Intervista ad Anna Maria Bernini – Bernini: «Così fermeremo la sinistra in Emilia»
Tema: Elezioni regionali in Emilia Romagna

Senatrice Anna Maria Bernini, lei sta girando l’Emilia Romagna da settimane per coordinare la campagna elettorale di Forza Italia per le regionali di domenica, che atmosfera si respira sul territorio? «Entusiasmo, partecipazione, senso di appartenenza. Gli emiliano-romagnoli sono un popolo operoso che conosce bene il senso del dovere, la solidarietà. Ma non si lascia imbonire facilmente. Generosamente dà, ma rapidamente toglie. Questa regione è stanca della solita litania della sinistra, per cui tutto è perfetto e nulla va cambiato. Non è così. Fi ha intercettato un disagio e lo ha interpretato, portando avanti proposte e soluzioni. E questo la gente lo ha capito». Una storica vittoria del centrodestra nella regione rossa per eccellenza, insieme a quella in Calabria, che contraccolpi potrebbe avere sul governo? «II governo delle 4 sinistre è il peggiore della storia repubblicana. Se il 26 gennaio il centrodestra si affermasse nuovamente, dopo aver vinto in un’altra regione rossa come l’Umbria, si porrebbe un tema di legittimazione politica per il governo. Rispettiamo le prerogative del presidente della Repubblica, ma se il voto popolare, perla terza volta in pochi mesi, si dimostrasse di segno opposto a quello dell’attuale maggioranza, il messaggio sarebbe inequivocabile».
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Testata:  Panorama 
Autore:  Bonazzi Francesco 
Titolo: Dentro i segreti di Rousseau – Profondo Rousseau
Tema: Elezioni regionali in Emilia Romagna

Con i sondaggi che danno il Movimento più che dimezzato, ovvero a non più del 15 per cento di consensi, si aprirebbe una voragine nella contribuzione obbligatoria dei deputati da oltre 600 mila euro. Il che sarebbe davvero una sventura, per un bilancio che si regge per l’80 per cento su questa voce e pareggia a un milione e 100 mila euro. Insomma, Rousseau si è trasformato in pochi anni da arma totale a palla al piede della rivoluzione permanente grillina. ll suo primo vero scricchiolio è un passo falso che Casaleggio senior non avrebbe mai commesso, ovvero il ritiro della copertura legale a Beppe Grillo per «superiori motivi economici», comunicatagli con una certa freddezza poco prima del Natale scorso.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: Cosa ci dirà l’Emilia – Cosa ci dirà il voto in Emilia
Tema: Elezioni regionali in Emilia Romagna

Non è chiaro se una sconfitta della sinistra in Emilia Romagna farebbe cadere il governo. Di certo taglierebbe le radici del Pd. Perché colpirebbe al cuore la sua ragione sociale: il riformismo. L’Emilia infatti è stata il riformismo italiano, ante litteram. Quando il Pci in Italia sognava ancora di fare come in Russia, a Bologna e dintorni la sinistra era invece già una ragionevole pratica di buon governo, e un accorto sistema di alleanze sociali tra contadini, operai e borghesia produttiva. Non ci sono molti altri luoghi nel nostro Paese dove questi ingredienti siano riusciti a combinarsi così bene da produrre, nel tempo, progresso economico e coesione sociale. E giusto non dimenticarlo neanche oggi, nel fuoco di una battaglia politica che per condannare il «modello emiliano», certamente logorato dagli anni e dal monopolio del potere, rischia però di rinnegarne il valore e i non pochi successi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Prescrizione, maggioranza in stallo Renzi: lodo Conte incostituzionale
Tema: Giustizia

Era stato troppo ottimista, Giuseppe Conte, ieri mattina: «Confido che si possa trovare la plena condivisione. Ho riletto il progetto che metterà sul tavolo il ministro Bonafede, e mi sembra molto persuasivo». Nel pomeriggio, quando con il Guardasigilli hanno incontrato a Palazzo Chigi gli esperti di giustizia dei partiti di maggioranza, ha capito che la condivisione non c’era. E continua a non esserci: sulla prescrizione abolita dopo la prima sentenza per volontà grillina e sui rimedi immaginati per renderla più digeribile agli alleati. «Un processo senza fine è la fine della giustizia — dichiarava Matteo Renzi alla radio mentre i delegati di Italia viva discutevano con premier e ministro —. Il lodo Conte non è una soluzione, inserire una distinzione tra assolti e condannati in primo grado viola i principi costituzionali». Negli stessi momenti, il segretario democratico Nicola Zingaretti aggiungeva in tv, rivolto ai Cinque Stelle: «Un grande Paese non si governa con le bandierine. Se non saremo soddisfatti nel punto di caduta noi faremo approvare la nostra proposta (che reintroduce la vecchia prescrizione, ndr), ma andremo fino in fondo per costruire una soluzione. Se sfasciamo l’attuale maggioranza ognuno se ne prenderà la responsabilità».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Sconti, bonus e flat: Irpef fuori controllo – La famiglia fa impazzire l’Irpef
Tema: Tasse

Per il fisco italiano 20mila euro di reddito prodotti da un professionista o un autonomo in genere possono valere fino a 106 volte di più degli stessi 20mila euro guadagnati da un lavoratore dipendente. E preziosissimi, agli occhi dello stesso Fisco, sono anche i 20mlla euro ricevuti da un pensionato: valgono il 20% in meno di quelli dell’autonomo, ma pesano 84 volte tanto quelli del dipendente. Almeno a giudicare dal conto delle tasse. Con 20mila euro di reddito e due figli a carico, l’Irpef chiede al dipendente 16,8 euro, con un’aliquota effettiva dello 0,1%, mentre pretende 1.421 euro dal pensionato e 1.786 euro dall’autonomo. Cioè, appunto, 106 volte in più. Correggi di qua e forfettizza di là, l’idea della “curva” Irpef, che dovrebbe garantire la progressività dell’imposta prevista in Costituzione, rimane ormai confinata nei capitoli teorici dei manuali di scienza delle finanze. Nella pratica quotidiana invece il fisco sui redditi è una lotteria, un «suk» per dirla con l’ex viceministro all’Economia Enrico Zanetti, in cui è impossibile ricostruire una razionalità nei numeri che escono dal bussolotto dell’Irpef. Parte da qui il dibattito sulla riforma che si sta per aprire al Mef
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Meneghello Matteo 
Titolo: Consob: l’Opa sarà più difficile per le Pmi quotate a Piazza Affari
Tema: Consob e le Pmi

Meno vincoli per le Pmi quotate a Piazza Affari, vale a dire la stragrande maggioranza del listino, pari a più di due terzi del totale. Consob ha pubblicato ieri pomeriggio sul proprio sito internet l’elenco delle «Pmi» ai sensi del Testo unico della Finanza (quindi con fatturato inferiore a 300 milioni di euro o con una capitalizzazione media di mercato inferiore ai 500 milioni di euro). Si tratta del punto d’approdo finale di un iter avviato nel novembre del 2017 con un percorso di consultazione e di scambio di informazioni con le società interessate. Le Pmi «certificate» dalla Consob sul mercato principale sono in tutto 155, su un totale che arriva a quota 240. L’elenco – riguarda le sole società italiane aventi sede legale in Italia con azioni ordinarie ammesse a negoziazione sul Mta, sono escluse società estere e società italiane con sole azioni di risparmio quotate – comprende piccole realtà manifatturiere, come Gefran o Sabaf, ma anche numerosi istituti di credito e realtà di maggiore dimensione e storia finanziaria. L’attribuzione della qualifica di Pmi comporta alcune modifiche della disciplina applicabile, in particolare in materia di trasparenza degli assetti proprietari.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Soldavini Pierangelo 
Titolo: Valute digitali, grande alleanza delle Banche centrali (e il bitcoin vola)
Tema: Valute digitali

Le Banche centrali stringono i tempi sulle valute digitali: la Bce e gli istituti di Inghilterra, Canada, Giappone, Svizzera e Svezia hanno creato un gruppo di lavoro in seno alla Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, per studiare la possibile creazione di valute digitali parallele a quelle fisiche. L’adozione di valute native digitali, tanto più se cripto, da parte delle Banche centrali potrebbe permettere a milioni di persone di familiarizzare con un sistema considerato finora con notevole scetticismo, quello su cui si basa il bitcoin. Questi progetti potrebbero così avere effetti anche sulle quotazioni delle criptovalute, a cominciare dalla prima e più nota: il bitcoin negli ultimi venti giorni è rimbalzato da 7.200 a quasi 9mila dollari. Il dibattito sulle monete digitali ha subito un’accelerazione dopo l’annuncio di Libra (criptovaluta progettata da Facebook). E potrebbe diventare il nuovo terreno di scontro tra Usa e Cina: la Fed starebbe per creare un dollaro digitale, prendendo in contropiede la Cina, il cui lancio di quella che potrebbe essere una vera e propria criptovaluta di Stato arriverebbe nella prima metà del 2020.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Onida Fabrizio 
Titolo: Antitrust meno severo per competere sui mercati
Tema: L’Antitrust europea

In che senso l’Europa dovrebbe rivedere le regole della concorrenza, come richiesto dal neocommissario Ue Thierry Breton nell’intervista di Beda Romano pubblicata il 17 gennaio su questo giornale? Breton cita tempi più rapidi di istruttoria e fa un generico riferimento alla sfida del Green new deal. Cita poi – fra i casi passati di malfunzionamento in cui la Corte di Giustizia del Lussemburgo ha annullato decisioni della Commissione Ue contrarie a fusioni tra concorrenti in nome dei rischi da posizione dominante – la vicenda in cui nel 2001 l’allora Direzione Ue alla Concorrenza presieduta da Mario Monti bloccò l’acquisizione da parte della francese Schneider del suo più diretto concorrente francese Legrand sul mercato delle apparecchiature elettriche a bassa potenza. La mancata concentrazione non sembra peraltro aver nuociuto alla crescita dell’industria europea in questo settore.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Debenedetti Franco 
Titolo: A chi giovano davvero i campioni nazionali?
Tema: L’Antitrust europea

L’idea della politica industriale continua a sedurre: i politici, che così pensano di dimostrare ai cittadini che hanno la situazione sotto controllo; gli imprenditori, specie quelli con qualche problema, che pensano che ci sia qualcosa da guadagnare da quello che i politici dovranno fare. Guadagnare di più è l’obiettivo naturale delle aziende, non hanno bisogno di essere pungolate per perseguirlo. E quanto al Paese, bisognerebbe incominciare a non distruggere quello che c’è. Un’azienda cresce aumentando i ricavi, conquistando nuovi mercati, e/o riducendo i costi, sfruttando economie di scala. Lo può fare da sola, per linee interne, o con altri, per fusioni e acquisizioni. Può darsi che così facendo diventi un campione, nazionale o europeo o globale: ci sono riusciti Luxottica, Atlantia, Fiat. Quello che non funziona è il contrario, diventare campione come condizione preliminare per riuscire a crescere. In ogni caso nessuno glielo vieta: non l’Unione europea che pure ha una Commissione Antitrust agguerrita, con una storia di interventi severi, (soprattutto verso aziende non europee) per evitare che operazioni di questo genere riducano la concorrenza a danno dei consumatori: non ci sono casi di sue decisioni che abbiano impedito la formazione di “campioni europei”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guastella Giuseppe 
Titolo: L’accusa dei commissari Ilva «Arcelor? Falsità sullo scudo»
Tema: Ex Ilva

ArcelorMittal vuole rompere il contratto con l’amministrazione straordinaria di Ilva rifugiandosi nella «raffazzonata giustificazione» della caduta dello scudo penale perché si è resa conto di non essere capace di gestire un’operazione industriale cosi complessa come quella del rilancio dell’acciaieria. In una memoria depositata nella causa civile a Milano sulla rescissione del contratto, i commissari riva sferrano un pesante attacco al gruppo franco indiano accusandolo di utilizzare tesi mistificatorie e le «consuete logiche» di «un certo tipo di capitalismo d’assalto» secondo il quale quando tutto va bene, è «guadagno io», mentre se invece si perde, allora «perdiamo insieme», «cercando di imporre surrettiziamente una riduzione del personale di 5.000 unità», da 10.700 a 5.700 dipendenti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bricco Paolo – Palmiotti Domenico 
Titolo: Ex Ilva, sale lo scontro sui 3mila esuberi
Tema: Ex Ilva

Il nodo è sempre quello. L’occupazione. Passi avanti sostanziali sono stati fatti. La specializzazione produttiva: con i due forni elettrici da aggiungere al ciclo integrale. L’utilizzo del preridotto, in coerenza con le esigenze del Nord industriale e con gli interessi del Sistema-Paese. Ma, sull’occupazione, i negoziati in corso sperimentano una, pericolosa, fase di stallo. Il Governo vuole una sorta di clausola di salvaguardia. Sul contratto che i legali delle controparti stanno provando a stendere, in alcuni passaggi serenamente e in altri passaggi in maniera assai più faticosa, il Governo cerca di imporre ad Arcelor Mittal la riassunzione di tremila esuberi che, invece, per la multinazionale sono incompatibili, anche quando le cose andranno bene, con un funzionamento razionale ed efficiente dell’impresa.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Trump contro Greta: la sfida sull’ambiente al vertice di Davos
Tema: Il Forum di Davos

A Davos è stato il giorno della sfida tra Greta Thunberg e Donald Trump. Si sono sfidati con le parole, a distanza, senza citarsi e facendo attenzione a non incontrarsi mai al World Economic Forum. «Ascoltate i giovani e la scienza. La nostra casa è ancora in fiamme» ha detto l’attivista svedese. «Oggi l’America è tornata a vincere come mai prima d’ora» il discorso del presidente. Di lui tutto si direbbe meno che in quegli stessi minuti nel Senato di Washington va in scena la sua messa in stato d’accusa. Sicurissimo che la maggioranza repubblicana fra i senatori lo proteggerà, Trump fra le nevi della Svizzera ignora l’impeachment. A Davos tiene a presentarsi da pacificatore nell’anno delle elezioni. Si muove come l’uomo che è arrivato, ha visto, ha vinto. Dice alla platea stracolma di migliaia fra le maggiori personalità del business al mondo che con lui l’economia americana è diventata «un geyser ruggente di opportunità»: un fatto «innegabile, senza precedenti, senza paragoni al mondo». Rivendica che nei suoi anni è scesa ai minimi mai registrati la disoccupazione fra i giovani di colore, fra i veterani di guerra, persino fra i disabili. Il presidente miliardario che ha tagliato le tasse ai ricchi sostiene che con lui si è dispiegato un blue-collar boom, un miracolo economico della classe operaia che mette al centro «la dignità del lavoro».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ferraino Giuliana 
Titolo: L’attivista svedese: «Ascoltate i giovani e la scienza. La nostra casa è ancora in fiamme»
Tema: Il Forum di Davos

Davide contro Golia, la giovane attivista svedese Greta Thunberg, 17 anni, davanti a Donald Trump, 73 anni, il presidente che ha restituito al Paese «il sogno americano, più grande, migliore e più forte che mai» (è il leitmotiv che accompagna tutto il suo discorso muscolare), protagonisti, ognuno a modo loro, della giornata. Ma la piccola Greta, stretta nella sua felpa rosa pallido, i capelli legati in una coda, non ha paura del gigante americano, che ha invitato a diffidare dei «profeti di sventura», che annunciano l’apocalisse. Come fa Greta, che a un anno di distanza torna a ripetere al Wef: «La nostra casa sta ancora bruciando» e l’inazione «alimenta le fiamme, ora dopo ora». Invitando piuttosto ad ascoltare la scienza. «La scienza, e i giovani, in generale non sono al centro del dibattito sul clima. Invece si tratta del nostro futuro, c’è bisogno di portare la scienza al centro della conversazione».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco – Mastrolilli Paolo 
Titolo: Retroscena – Davos, Trump litiga con Greta e minaccia l’Italia sulla web tax
Tema: Il Forum di Davos

La minaccia ha fatto subito scattare l’allarme al ministero del Tesoro e a Palazzo Chigi. Persino al Quirinale, dove seguono con attenzione e preoccupazione gli sviluppi della vicenda. Dopo aver siglato una tregua con Emmanuel Macron, Donald Trump è pronto a scatenare ritorsioni commerciali nei confronti dell’Italia. Pomo della discordia è la web tax che il governo giallo-rosso ha introdotto dal primo gennaio: un provvedimento che dovrebbe portare nelle tasse dello Stato circa 700 milioni di euro l’anno, ma ora Roma – spiazzata dall’offensiva americana – si interroga sul da farsi. Andare avanti e sfidare Washington, sperando in uno scudo europeo, oppure seguire l’esempio di Macron e fare un passo indietro? Al momento sembra prevalera la volontà di dialogo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cerati Francesca 
Titolo: Il virus cinese arriva in Usa Sale tensione sui mercati
Tema: Il virus cinese

In attesa delle raccomandazioni che usciranno oggi dalla riunione convocata dall’Organizzazione mondiale della sanità nel suo quartier generale a Ginevra, íl portavoce Tarik Jasarevic, ieri, ha anticipato che il nuovo virus – della famiglia dei coronavirus come la Sars – si diffonderà probabilmente in altre parti della Cina e forse in altri Paesi nei prossimi giorni, come già avvenuto in Thailandia, Corea del Sud, Taiwan e Giappone. Sempre ieri, il primo caso è stato individuato negli Usa si tratta di una persona già ricoverata per polmonite e che era da poco arrivata dalla città di Wuhan (ii milioni di abitanti), epicentro dell’epidemia. E per quanto riguarda l’Europa? A oggi non si registra alcun caso e il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ritiene basso il rischio dell’arrivo del virus nel Vecchio Continente. Chiarisce comunque che tre aeroporti europei, ovvero Roma, Parigi e Londra, hanno connessioni aeree dirette con Wuhan.  Parole che non rassicurano i mercati: lo scoppio di un’epidemia simile alla Sars si sta trasformando in un grave rischio economico per la regione, ora che ci sono prove di trasmissione da uomo a uomo. Hong Kong, che ha sofferto gravemente durante l’epidemia di Sars, ha visto la Borsa scendere del 2,8%, il Nikkei ha perso lo 0,9% e le blue chip di Shanghai l’1,7%.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bettoni Sara – Costantini Valeria 
Titolo: Virus cinese, primo caso negli Usa Scanner per la febbre a Fiumicino
Tema: Il virus cinese

Aumentano i casi di contagio da virus cinese e a Fiumicino si alza l’allerta: pronti gli scanner per il controllo della febbre per i voli da Wuhan e disposta la schedatura dei passeggeri. Il rischio epidemia per la diffusione della nuova forma di polmonite — che nel Paese asiatico ha già mietuto sei vittime e infettato oltre goo persone — ha fatto scattare il potenziamento della rete di sorveglianza sanitaria in tutta Italia, a partire dal principale aeroporto italiano. Mentre anche a Milano-Malpensa sono scattate le procedure di sicurezza, si aggrava il bilancio dei contagi in tutto il mondo. Primi casi registrati negli Stati Uniti (ricoverato a Seattle un trentenne che era stato a Wuhan), e ancora in Australia, Taiwan e Thailandia. Il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) ha alzato da «basso» a «moderato» il rischio che si verifichino in Europa casi del coronavirus cinese.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Tregua in Libia sempre più fragile Blocco dei pozzi e accuse infuocate
Tema: Libia

La tregua in Libia si sbriciola pezzo dopo pezzo e la comunità internazionale guarda con sempre maggiore preoccupazione al blocco delle esportazioni del petrolio imposto dal maresciallo Khalifa Haftar. Il tentativo di asfissia di Tripoli potrebbe portare alla battaglia finale invece che al cessate il fuoco definitivo auspicato a Berlino. Anche perché l’ipotesi dell’invio di un contingente internazionale è sempre meno probabile ed è stata scartata dall’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamé, su una semplice considerazione: «I libici non vogliono truppe straniere». È l’unico punto che unisce i due schieramenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Breda Marzio 
Titolo: Mattarella e l’emiro del Qatar: in Libia solo diplomazia
Tema: Libia

«Non è possibile che a Tripoli si prenda il potere con le armi. Va rispettato assolutamente il cessate il fuoco e bisogna evitare la presenza militare di altri Paesi… Del resto l’ultima offensiva è stata un errore grossolano, con morti, distruzioni, feriti, sfollati». In visita a Doha, Sergio Mattarella affronta gli intricati nodi della crisi libica con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, e condivide con lui un appello per rendere «davvero efficace e permanente» la tregua in corso.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Mangani Cristiana 
Titolo: Washington ad Haftar «Sblocchi il petrolio» Ma Macron lo difende
Tema: Libia

Una “posizione araba”: a sollecitarla è l’Egitto, preoccupato per la stabilità dell’intera regione. Nel corso delle ultime settimane, il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha più volte sottolineato i rischi per l’eventuale escalation della guerra in Libia E nonostante Il Cairo abbia da sempre sostenuto il generale Khalifa Haftar, non sembra incredibile l’indiscrezione circolata ieri sul “Middle east eye”, quotidiano online con sede a Londra, secondo il quale l’Egitto starebbe considerando la possibilità di rivedere la sua posizione, a cominciare dal sostengo al comandante dell’Esercito nazionale libico (Lna).
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PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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LA REPUBBLICA
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LA STAMPA
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IL MESSAGGERO
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IL GIORNALE
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LIBERO QUOTIDIANO
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IL FATTO QUOTIDIANO
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