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SINTESI IN PRIMO PIANO – 23 marzo 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:
– Emergenza virus, vietato lasciare le città
– I sindacati minacciano lo sciopero: troppe aziende aperte
– Conte: giorni pesanti ma ci rialzeremo
– La Protezione civile: lieve calo dei contagi
– Germania, Merkel costretta alla quarantena
– Usa, stanziati sino a 4 mila miliardi di dollari per affrontare la crisi

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Stop anche agli spostamenti – Ecco il decreto «chiudi Italia» Lite tra Lombardia e governo
Tema: il provvedimento del governo
Firmato il provvedimento che blocca da oggi e fino al 3 aprile le attività produttive non essenziali. In vigore anche il divieto di spostamenti chiesto dai governatori del Sud per contenere i rientri. «Più di così, c’è solo il coprifuoco». La battuta amara che girava tra ministri e sottosegretari durante la lunga attesa del decreto rivela quanto il governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, abbia sofferto la necessità di questa ulteriore stretta, maturata tra tensioni, minacce di scioperi e polemiche crescenti. Per non farsi scavalcare dalle Regioni, Giuseppe Conte sospende fino al 3 aprile sull’intero territorio nazionale «tutte le attività produttive industriali e commerciali» che non sono utili a fronteggiare l’emergenza. Ma il decreto scatena le critiche delle opposizioni e riaccende lo scontro con la Regione Lombardia. Dal governo si rimprovera ufficiosamente ad Attilio Fontana di non aver avuto il coraggio di sfidare Assolombarda chiudendo le fabbriche. E dal vertici della Regione si fa notare come le restrizioni imposte da Milano siano più rigide di quelle del governo. In Lombardia gli alberghi saranno chiusi, gli ordini professionali fermati, l’assembramento sarà punito con 5.000 euro». Nel decreto di Conte e Speranza, invece, avvocati, contabili, architetti, ingegneri, giornalisti potranno continuare a lavorare. Alle undici di sera, per spazzar via «lo stato di incertezza» generato dal decreto, Fontana si rivolge ai lombardi: «Vale la mia ordinanza». Palazzo Chigi e il ministro Boccia confermano, ma spronano il presidente della Lombardia ad assumersi le sue responsabilità. In questo clima di forte tensione, prima Franceschini e poi Zingaretti si fanno sentire per fermare il tentativo del centrodestra di delegittimare il premier. «Se le opposizioni soffiano sul fuoco per far perdere ai cittadini la fiducia nel governo rischiamo di precipitare nella tensione sociale — spiega un ministro — In questa fase delicatissima la credibilità del premier è fondamentale».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Il destino comune che ci manca – Se manca un destino comune
Tema: il decreto del governo

Un decreto inafferrabile e mutante come una creatura esoterica. Viene annunciato, ma fino a sera non esisteva. O meglio, è assemblato un mattoncino alla volta, come il Lego. E sarà diverso — integrato, cucito e ricucito — da quello descritto a grandi linee, molto a grandi linee, dal presidente del Consiglio sabato a mezzanotte nella più bizzarra delle comunicazioni.  Questi cambi di rotta repentini danno l’idea di un generale affanno, sono altrettanti schiaffi a una comunità coraggiosa ma disorientata e ovviamente impaurita. Quel che è molto peggio, nessuno fino a ieri sera sapeva in che termini si sarebbe presentata la chiusura delle attività produttive: chi può fare o non può fare cosa. Un’economia il cui Pil vale 1800 miliardi di euro appesa prima a una diretta su Facebook, poi a una domenica di indiscrezioni. Con il risultato che gli imprenditori, consultati in ritardo, temono l’asfissia del sistema sull’intero territorio da Nord a Sud e i sindacati, viceversa, minacciano lo sciopero generale se il governo rinuncia all’intransigenza promessa. II New York Times ha scritto che “le autorità italiane hanno sbagliato molti passi nelle fasi iniziali del contagio”, quando le misure andavano “prese rapidamente, attuate con assoluta chiarezza e fatte rispettare in modo rigoroso”. In altri termini, altro che «modello italiano»; altro che «siamo prontissimi», secondo le parole del premier il 27 gennaio. L’esperienza italiana, scrive il giornale americano, deve servire alle altre nazioni, in primo luogo gli Stati Uniti di Trump, per non cadere nelle stesse incertezze.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Malaguti Andrea 
Titolo: Intervista a Giuseppe Conte – Conte: giorni pesanti ma ci rialzeremo – “Serve lo sforzo di tutti È in gioco la tenuta sociale ed economica del nostro Paese”
Tema: intervista al premier

Dal suo ufficio di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte dice che gli ottomila medici che hanno risposto al bando per creare una task force contro la crisi «sono eroi in camice bianco». Abusa anche lui della retorica, che forse, in queste ore, serve a tenere incollato un Paese impaurito e ormai completamente sigillato, in cui l’impeto di ribellione è una reazione al senso di inadeguatezza. Navighiamo in mari inesplorati e tocca all’Avvocato del Popolo individuare un orizzonte collettivo. «Con la sospensione del patto di stabilità lo scenario cambia. Possiamo pensare di nuovo a sostenere sanità, imprese e famiglie», assicura. E racconta che cosa si aspetta dalla strana primavera italiana appena iniziata. Presidente Conte, l’Italia resta chiusa fino al 3 aprile. E dopo? Quando finirà questa crisi? «È presto per dirlo. Questi saranno i giorni più difficili perché non abbiamo raggiunto la fase più acuta del contagio e i numeri cresceranno ancora. Siamo in attesa, nei prossimi giorni, degli effetti delle misure adottate. Lo avevo detto da subito che non si sarebbero visti nell’immediato. Le restrizioni sono quelle indicate anche dal Comitato tecnico-scientifico. Adesso abbiamo compiuto un nuovo passo in avanti, chiudendo tutte le attività produttive che non sono strettamente necessarie né indispensabili a garantirci i beni e i servizi essenziali. Ma molto dipende dal comportamento responsabile di ciascuno di noi: se tutti, e ribadisco tutti, rispettiamo i divieti, se ognuno fa la propria parte, usciremo prima da questa prova difficilissima».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Il centrodestra attacca: ora in Aula a oltranza
Tema: gli attacchi a Conte

Contestano a Conte la modalità di comunicazione, il fatto di aver di fatto bypassato il Parlamento per ogni decisione, di annunciare misure prima ancora che i testi dei provvedimenti siano disponibili, di governare per atto amministrativo, in questo modo ledendo i diritti costituzionali dei cittadini e dei partiti. E la cornice del nuovo affondo dei partiti del centrodestra, a pochi giorni dall’appello alla collaborazione invocato dal presidente della Repubblica. Eppure di collaborazione se ne vede poca, se ieri i tre partiti primari dell’opposizione chiedono la «convocazione immediata e a oltranza delle Camere e possibilità di essere ricevuti dal presidente della Repubblica nei modi e nelle forme ritenute più opportune alla luce delle nuove regole. E fondamentale restituire al Parlamento la sua centralità affinché eserciti appieno i poteri affidatigli dalla Costituzione, legiferare e controllare l’attività del governo». Le richieste dell’opposizione sono avanzate in maniera unitaria da Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. L’accusa di Salvini: «L’uomo solo (o la coppia sola) al comando non bastano per salvare il Paese, non è questo il modo di agire e dare certezze agli italiani, così non si può andare avanti, fra annunci di notte e confusione di giorno». Anche Berlusconi, come Giorgia Meloni, è sulla stessa linea: «Abbiamo offerto collaborazione istituzionale e Forza Italia è impegnata a dare il suo contributo al superamento della doppia emergenza, sanitaria ed economica. II governo, invece, non ha sinora accettato un concreto confronto e non sembra voler tenere in considerazione le proposte nostre moderate».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: Il retroscena – Adesso da Salvini a Renzi riparte l’assedio a Conte La destra punta sui tecnici
Tema: gli attacchi a Conte

Ci sono manovre che si intravedono appena sotto traccia, convergenze più o meno volute tra i due “Matteo” (Salvini e Renzi) con l’obiettivo primario di scardinare l’Avvocato Conte e quello secondario, da qui alle prossime settimane, di sostituirlo con un nuovo esecutivo di salute pubblica. Di tecnici, magari, e con la sponda di Confindustria. Matteo Salvini chiama di buon’ora gli altri due leader del centrodestra, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi: «Dobbiamo chiedere dl essere ricevuti dal Presidente Mattarella, la situazione non è più gestibile, Conte si rivela sempre più incapace, pericoloso per il Paese», è la sveglia. Bisogna passare all’attacco, insomma, criticare la mossa tardiva della Presidenza del Consiglio, l’uso improprio del Dpcm, la confusione, chiedere la convocazione immediata e permanente del Parlamento. Nella notte, Giorgia Meloni era stata la più dura: «Il metodo di comunicazione è da regime totalitario». Qualche ora dopo, parte la nota congiunta dei tre dei centrodestra con la richiesta di un incontro al Colle. Non ci sarà mai un riscontro che confermi l’asse tra i due “Matteo”, le voci di un asse sempre più stretto tramite gli auspici del comune amico Denis Verdini, tornano a farsi insistenti a destra. Sta di fatto che nelle stesse ore un nuovo affondo al premier viene mosso proprio da Renzi: «Evitiamo di seminare il panico e di avere una comunicazione istituzionale che assomiglia a un reality», critica anche lui. La scarsa simpatia dei due nei confronti del premier è notoria, datata. Tutto è in movimento. Nelle prossime ore i tre leader di Lega, Fdi e Fi potrebbero essere ricevuti insieme al Qurinale. La Camera continuerà a lavorare, assicura il presidente Roberto Fico. La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati (Fi) sembra invece schierarsi, invitando Conte a «un raccordo con le Camere finora mai attuato». Il Pd con Dario F ranceschini e il M5S con Luigi Di Maio fanno quadrato attorno al premier, sospettano manovre in corso. Quel che tramonta prima ancora di nascere è l’ipotesi di un governo di “tutti”. Giorgia Meloni ha già fatto sapere ai suoi che lei coi 5 Stelle un patto di governo non lo firmerà mai, neanche per l’emergenza nazionale. Resta l’opzione dei tecnici, col sostegno esterno di tutti.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grignetti Francesco 
Titolo: “Poca chiarezza, esitazioni e ritardi” Sotto accusa gli interventi di Conte
Tema: gli attacchi a Conte

Su Conte è piovuta una gragnuola di critiche. Tanto che Dario Franceschini è dovuto scendere in campo a proteggere il premier, colpito anche da fuoco amico. «Voglio dire pubblicamente che il presidente Conte va ringraziato per il suo lavoro senza sosta, ha sulle spalle una responsabilità che nessun predecessore ha mai dovuto portare», ha detto il capodelegazione dem. Non pervenuta la solidarietà del M5S. Che le opposizioni fossero critiche, era nel conto. Colpisce però la durezza con cui si esprimono i renziani. Ettore Rosato parla con disprezzo di «comunicazione da Grande Fratello». E Renzi stesso: «Evitiamo di seminare il panico di avere una comunicazione istituzionale che assomiglia più a quelle di un reality che non a quella di una grave pandemia». «La situazione – incalza anche Carlo Calenda – da ieri mi sembra un po’ diversa. Il presidente del Consiglio ha fatto una dichiarazione su un decreto che non c’è e che quindi non può essere conosciuto dagli italiani, e questo non va affatto». Anche in casa dem, in effetti, le ultime mosse e le uscite pubbliche del premier non hanno convinto. Afferma ad esempio il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci: «Il Paese non deve avere dubbi sulle regole dell’emergenza». Si racconta che la giornata di sabato sia stata convulsa. La videoconferenza tra ministri e relativi staff è stata caotica. Le voci si accavallavano. Ognuno aveva una richiesta diversa. Dai governatori, sia di destra che di sinistra, e dai sindacati, arrivava una richiesta pressante di fare di più. Conte, dubbioso, e a sua volta pressato da Confindustria, continuava a fare resistenza. Nel frattempo arrivavano le ordinanze di Lombardia e Piemonte. Alla fine, Franceschini e Bonafede lo hanno messo spalle al muro e s’è deciso che Conte avrebbe parlato alla nazione, pur consapevoli che il Dpcm non era pronto. Una mossa obbligata per mettere un punto a una discussione infinita. Conte ha parlato, via Facebook. È stato generico giocoforza. E da quel momento, è regnata la confusione sovrana, proseguita per tutto il giorno.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro 
Titolo: La Buffonata
Tema: le critiche al nuovo decreto

Quella del duo Casalino-Conte è stata una buffonata che ha reso più ricco Facebook (azienda privata) e più povera la democrazia. Annunciare in quel modo e in piena notte ai social un decreto che ancora non c’era, dovrebbe fare sobbalzare sulla poltrona i parlamentari di maggioranza ancora prima di quelli di opposizione; dovrebbe far dichiarare lo sciopero immediato dei giornalisti del servizio pubblico, perché un premier italiano che si rispetti gli annunci li fa attraverso la tv di Stato (e a reti unificate su tutte le altre), non su una piattaforma straniera che lucra sugli accessi; dovrebbe farci chiedere se per caso Palazzo Chigi, approfittando della situazione, non sia diventata un’azienda privata nelle mani di un signore, Rocco Casalino, tanto spregiudicato quanto arrogante. Speculare su morti e paure per guadagnare follower su Facebook e per non lasciare il palcoscenico mediatico ai governatori del Nord è da sciacalli, farlo senza motivo (lo ripeto, Conte l’altra sera non ha firmato alcun decreto urgente) è da stupidi. Casalino conti i morti, non i like. E Conte faccia il premier, non l’imbonitore televisivo notturno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Rossi Giampiero 
Titolo: Intervista ad Attilio Fontana – Fontana: «Decreto riduttivo e senza il nostro consenso I lombardi sanno cosa fare»
Tema: decreto, le critiche del governatore lombardo

Presidente Fontana, cosa pensa del nuovo decreto del presidente del Consiglio? «Mi sembra un po’ riduttivo rispetto alle misure che avevamo predisposto noi. Perché non chiudere tutti gli studi professionali, gli uffici pubblici e gli alberghi? E i cantieri edili? Avevamo anche il consenso dell’associazione dei costruttori! E il divieto di andare nelle case di vacanza? Qualcuno mi deve spiegare il perché. Hanno detto che c’è il consenso di tutte le Regioni, ma se è così manca quello della Lombardia». Ma cosa devono fare oggi i lombardi? «Ai cittadini dico di attenersi alle nostre disposizioni contenute nell’ordinanza che ho firmato sabato. Si tratta di elementi certi e chiari sia dal punto di vista delle prescrizioni, sia per quanto riguarda le tempistiche». Trentaduesimo giorno di emergenza. Un altro fine settimana teso sull’asse Milano-Roma. Governare la Regione è diventato proprio un altro mestiere per Attilio Fontana. Dal 21 febbraio scorso non è più «soltanto» il presidente della giunta regionale della Lombardia. Da «quel maledetto venerdìì» sulle sue spalle grava la responsabilità della salute di dieci milioni di persone. Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Calano i morti e i nuovi contagi Ma la Lombardia supera la Cina
Tema: l’andamento del virus

«I numeri di oggi sono in leggera controtendenza rispetto a ieri. Mi auguro che saranno confermati nei prossimi giorni.Per questo non dobbiamo abbassare la guardia». Le parole di Angelo Borrelli in apertura di conferenza stampa alla Protezione civile sono esattamente ciò che gli italiani si aspettavano finalmente di sentire . I contagi aumentano, così i decessi, ma di meno rispetto a ieri. In Lombardia, l’assessore Giulio Gallera parla di diminuzione importante del numero dei nuovi casi in tutta la Regione, e di dimezzamento dei nuovi contagi in un giorno nel bergamasco e nel bresciano: «Da martedì potremo capire se il contenimento ha avuto successo», dice con leggero ottimismo. Scende in Lombardia anche il numero dei morti: ci sono state 361 nuove vittime ieri, ma il giorno prima erano 546. II totale raggiunge i 3.456, più alto dell’intera Cina. I segnali ci sono. I nuovi contagi in Italia sono 3.957 ma sono inferiori rispetto al balzo del giorno precedente (più 4.821). I deceduti sono 651, che è sempre un numero importante ma nelle 24 ore precedenti erano stati 793. I guariti sono aumentati in un solo giorno di 952, e scende percentualmente anche il numero dei positivi in terapia intensiva, siamo al 6% (4 giorni fa si manteneva costante attorno al 10%). «No a facili entusiasmi — avverte però Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità —. Dobbiamo attendere altri due, tre giorni per avere segni tangibili dell’efficacia delle misure di contenimento».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santucci Gianni 
Titolo: Tentato esodo in treno da Milano La polizia blocca 120 passeggeri
Tema: decreto, stretta sugli spostamenti

Sono da poco passate le 16 di ieri, il decreto del governo che limita ancor più gli spostamenti è appena stato diramato. E gli agenti e i funzionari della Polizia ferroviaria alla Stazione Centrale di Milano sono in testa ai binari dove stanno per partire treni più «critici», i due «Frecciarossa» per Napoli e Salerno delle 16.40 e delle 17.10. Per quei due treni ci sono oltre 170 prenotazioni, passeggeri che hanno comprato il biglietto e che in quel momento devono comprovare le reali esigenze per le quali possono uscire da Milano. Alla fine, su 170, partiranno meno di 50 persone. Non sono numeri da «esodo», non c’è la folla in ansia che si riversò in stazione l’8 marzo, quando si diffuse l’informazione dei primi divieti di uscita dalla Lombardia. Anche perché ormai i treni che viaggiano sono pochissimi, e anche i controlli della Polfer, che all’inizio verificavano 5/6 mila autocertificazioni al giorno, sono molto calati proprio per assenza di viaggiatori. Dunque, ieri pomeriggio: niente calca, nessun caos, qualche pianto, delusione diffusa, per malafede (furbizie scoperte) o reale ignoranza (qualcuno sosteneva di avere comunque buone ragioni per la «fuga da Milano»). Di fatto, circa 120 passeggeri hanno preso le valigie e sono tornati a casa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: Mattarella, il dolore per gli anziani «Decimata una generazione»
Tema: lettera di Mattarella al suo omologo tedesco

«Decimata la generazione più anziana», quella «composta da persone che costituiscono per i più giovani punto di riferimento non soltanto negli affetti, ma anche nella vita quotidiana». Con queste parole rivolte al suo omologo, il tedesco Frank Walter Steinmeier, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare le centinaia di persone anziane che in Italia stanno morendo a causa del coronavirus e anche partecipare al dolore delle famiglie che non riescono neanche a salutare i propri cari né a celebrarne i funerali. Anziani che sono un vero «punto di riferimento per i più giovani», scrive il capo dello Stato in una lettera inviata al presidente della Repubblica federale tedesca per ringraziarlo della solidarietà ricevuta «dal popolo tedesco e la tua personale per le sofferenze che l’epidemia sta provocando in Italia», un «pericolo grave e inatteso» che sta coinvolgendo tutti, «Germania, Italia e tanti altri Paesi». Anziani che, lo ha ricordato ancora ieri il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, rappresentano la parte «più fragile e che stanno pagando il prezzo più alto, ma sono la radice storica e il nostro ricordo e vanno tutelati e protetti».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Violante Luciano 
Titolo: Il senso della fiducia
Tema: le prospettive per il dopo virus

Cessata l’emergenza, la vitalità riprenderà i propri spazi; l’Italia riprenderà a produrre, a costruire, a inventare, a insegnare. Il governo dovrà aiutare in tutti i modi il nuovo inizio. Bisogna prepararsi ora. Perderemmo tempo prezioso se per decidere il da farsi attendessimo la fine dell’epidemia, con il rischio di tornare prigionieri degli antichi difetti. Perciò sarebbe necessario che il governo costituisse adesso una task force per il futuro: occorre mettere in ordine tutto quello che l’epidemia ci ha insegnato e ci sta insegnando, mettere a punto i progetti per far ripartire le imprese, la scuola e l’università, la ricerca; portare nella Ue un coraggioso progetto di riforma fondato sulla base di ciò che ci hanno insegnato le fragilità di questi mesi. Il futuro va preparato con Regioni, sindaci delle grandi città, imprenditori, sindacati. Non dobbiamo perdere il patrimonio di unità di azione che si sta faticosamente costruendo. Il problema principale è liberare le attività produttive dai lacci imposti dai principii di sospetto e di sfiducia. Negli ultimi anni è fiorita una legislazione che ha penalizzato chiunque facesse qualcosa. Gli indirizzi sono stati il sospetto nei confronti delle classi dirigenti, la decrescita felice, la esasperata sorveglianza delle imprese da parte dei poteri pubblici. Se dopo il virus vogliamo riprenderci occorre abbandonare queste infernali ideologie e mettere in campo fiducia, fiducia e ancora fiducia.
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Fca e Luxottica fermano le fabbriche I sindacati: sciopero se troppi aperti
Tema: chiusura fabbriche
Giornata frenetica ieri a Palazzo Chigi per stendere il decreto annunciato sabato dal premier Giuseppe Conte in diretta Facebook. Un testo — firmato e bollinato ieri alle 19.30 — che impone ulteriori misure di contenimento per consentire alla maggior parte dei lavoratori di fabbriche e impianti di restare a casa. E che preserva dall’interruzione del servizio le filiere dell’alimentare e del farmaceutico per consentire a supermercati e farmacie la continuità degli approvvigionamenti. Restano aperti gli impianti della Ferrero, della Barilla, di tutti i produttori di pasta, di insaccati, delle macchine di imballaggio della Ima, dei tubi della Tenaris. Ma anche gli impianti strategici di Leonardo nell’aerospazio e ovviamente tutte le centrali elettriche. Ieri però si sono susseguite bozze una diversa dall’altra che ampliavano e riducevano i codici Ateco, i numeri che identificano le varie attività nei rapporti con la pubblica amministrazione. Quasi tutte le associazioni, da Confindustria agli artigiani di Cna, hanno scritto al premier Conte chiedendo lumi sulle norme che entrano in vigore oggi ma con una tolleranza nell’applicazione fino a mercoledì. I sindacati avevano chiesto nei giorni scorsi misure urgenti di contenimento per «la paura manifesta tra i lavoratori di contrarre il virus». E ieri sera i segretari generali di Cgil, Cis e Uil, di fronte all’ipotesi di un allargamento delle maglie, hanno minacciato la «mobilitazione, fino ad arrivare allo sciopero generale» in difesa della salute dei lavoratori. Le aziende dell’automotive e di tutti i loro fornitori — da Fca a Ferrari (che hanno riconvertito alcune linee per produrre parti per i ventilatori polmonari), dalla Pirelli alla Brembo — hanno già «spento» le fabbriche per interventi di sanificazione rispettando le prescrizioni sanitarie. Fincantieri ha già ridotto le attività mandando in ferie tutti gli addetti fino al 29 marzo. Misura che si prolungherà fino al 3 aprile, anche se resterà in servizio chi si occuperà di sicurezza degli impianti. Il siderurgico è stato definito «non essenziale» ma l’ex Ilva lavorerà a scartamento ridotto perché è un impianto a ciclo continuo e non può fermarsi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo: Tutto chiuso, anzi no – Chiusura a metà
Tema: chiusura fabbriche

Pronti allo sciopero generale per difendere la salute dei lavoratori. Lo hanno deciso ieri Cgil, Cisl e Uil al termine di una giornata convulsa, piena di tensioni, e con un difficile dialogo a distanza con i tecnici dei ministeri. Alla fine l’accusa al premier Conte è pesante: aver scritto il decreto che stabilisce la chiusura di alcuni settori produttivi (ma non tutti come invece aveva annunciato via Facebook lo stesso presidente del Consiglio il giorno prima) sotto dettatura della Confindustria. E di non aver rispettato l’impegno preso sempre la sera prima di lasciare aperte solo te attività essenziali: quelle sanitarie, dell’agroalimentare, dei trasporti e servizi (dalla fornitura di gas alla raccolta dei rifiuti). Oggi ci saranno scioperi nei settori non essenziali e nelle fabbriche che non garantiscono — secondo i sindacati — la salute dei lavoratori. Con il decreto firmato ieri a tarda sera da Giuseppe Conte, infatti, può continuare l’attività buona parte dei settori produttivi. L’elenco è lunghissimo: dal tessile (a parte l’abbigliamento) alla chimica. dalla gomma alla manutenzione e riparazione di autoveicoli. Fermare un Paese, o anche rallentarne la sua attività, non è semplice. Le filiere della produzione sono lunghissime e globali. Da qui le difficoltà del governo sulle quali si è inserita la Confindustria, da sempre contraria alla chiusura totale delle produzioni, anche se i grandi gruppi, dalla Fca alla Luxottica, hanno scelto un’altra strada interrompendo temporaneamente l’attività nei loro stabilimenti. Ieri mattina il presidente degli industriali, Vincenzo Boccia, ha scritto a Conte chiedendo un ripensamento sulla drastica decisione annunciata agli italiani sabato natte. Boccia chiedeva molte correzioni, in particolare di non interrompere la filiera nel settori strategici e di inserire più gradualità nell’attuazione della serrata. Il decreto di Conte riprende (quasi alla lettera) alcuni passaggi del testo dl Boccia. Tutto questo ha prodotto la reazione durissima dei sindacati (che hanno parlato di «metodo inaccettabile»), convinti di avere di fronte un governo schierato con gli interessi degli industriali, soprattutto di quelli del mondo delle piccole imprese che una volta fuori dal mercato rischiano, per la loro strutturale fragilità finanziaria, di non rientrare più.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Intervista a Stefano Patuanelli – Il ministro Patuanelli “Siamo un modello Non abbiamo ceduto agli industriali” – Patuanelli “Non abbiamo ceduto agli industriali L’obiettivo comune è salvare vite umane”
Tema: chiusura fabbriche

Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha passato la giornata di ieri a limare un decreto difficile, che ferma la produzione in gran parte d’Italia e serve a combattere l’emergenza coronavirus, limitando ancora di più la circolazione delle persone. Ogni settimana una nuova stretta. L’impressione è che si vada a tentoni. «Non è così, tanto che I’talia è diventata un modello di riferimento per gli altri Paesi che stanno adottando le nostre stesse misure. Quando abbiamo chiuso le scuole ci osservavano con diffidenza, adesso lo stanno facendo tutti». Al nord le conseguenze sono pesantissime. Le azioni sono arrivate comunque troppo tardi? «Ci basiamo sul confronto quotidiano che abbiamo con il comitato tecnico scientifico e con l’istituto superiore di sanità. Le misure sono arrivate nei tempi dettati da questo confronto». Per i sindacati avete chiuso troppo poco. Minacciano lo sciopero generalo. «Abbiamo analizzato le richieste e siamo giunti ad una sintesi soddisfacente. A guidarci sono il principio di precauzione e la tutela della salute pubblica». Avete ceduto alle pressioni di Confindustria? «No. Anche perché c’e un grandissimo senso di responsabilità di tutti i settori produttivi e dei singoli imprenditori».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzé Rita 
Titolo: Intervista a Vincenzo Boccia – «Affidiamoci ai prefetti per individuare le aziende delle filiere essenziali»
Tema: chiusura fabbriche
«Qui si vuole cercare il capro espiatorio. E Confindustria non ci sta», risponde, tra una telefonata e l’altra, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. «II ragionamento va ribaltato», dice. Ribaltato come? «Attenzione perché le filiere sono trasversali. Non si possono forzare dentro a un codice Ateco (la stringa di numeri che identificano le varie attività nei rapporti con la pubblica amministrazione, ndr;)». Cosa non va nel codice Ateco come strumento per identificare chi deve stare aperto? «Prendiamo le aziende dell’automotive che stanno producendo valvole per i respiratori: anche loro non sono comprese nei codici Ateco che possono andare avanti a produrre. Attenzione alle rigidità, usiamo il buon senso». Soluzioni? «Le aziende devono garantire le filiere del farmaceutico e dell’alimentare che devono continuare a poter produrre». C’è il rischio che qualcuno ne approfitti. «No, guardi, non ci sembra questo l’approccio giusto. Tenere aperto in questo momento è una grandissima responsabilità e nessuno lo fa a cuor leggero. Senza contare che in molti settori la domanda è zero, e quindi è zero anche l’esigenza di tenere aperti i cancelli. In questo momento nessuno sta andando in concessionaria per cambiare l’auto o a comprare abiti e calzature». Il decreto pubblicato ieri va incontro alla vostra richiesta di flessibilità. «Crediamo che affidare ai prefetti il controllo delle aziende che devono garantire beni e servizi per le filiere essenziali sia lo strumento giusto». Ma il sindacato minaccia lo sciopero generale… «Non abbiamo chiesto nessuna flessibilità. Ci assumiamo la responsabilità di tenere aperte le imprese per assicurare le filiere dell’alimentazione e della farmaceutica. II decreto tra l’altro riduce i codici, non li amplia. Occorre rispettare il fine che ci si è dati, ossia far arrivare in farmacie e negozi farmaci e alimenti. C’è un elemento di flessibilità che risponde all’esigenza di non bloccare le filiere dell’alimentazione e del farmaceutico con la previsione di giusti limiti e controlli. Quindi non c’è alcun ampliamento».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Gennai Andrea 
Titolo: Mercati senza bussola La recessione 2020 è tutta da esplorare – Uno shock dove tutto vacilla: dopo Borse e oro i bond sicuri
Tema: mercati finanziari

Lo shock del coronavirus sui mercati finanziari è salito di livello. Dopo l’iniziale e pesante effetto sull’azionario anche gli altri asset sono stati scossi dal panico scatenato dalla pandemia. Tutte le correlazioni tradizionali sono saltate. Già l’oro aveva dato segnali di cedimento, nonostante la fuga dal rischio degli investitori, ed era stato venduto per fare cassa e compensare le perdite sull’equity. Negli ultimi giorni si sono aggiunti due altri importanti segnali: le vendite pesanti anche sui bond più sicuri, come Bund e Treasury, vittime di un rialzo dei rendimenti in prospettiva dell’aumento del debito degli Stati per contrastare la recessione. E infine la fiammata del dollaro che è salito ai massimi da inizio 2017 nonostante i tagli del costo del denaro a zero da parte della Fed. Una corsa al biglietto verde, come valuta portante a livello mondiale, che ha sconquassato le principali divise a partire dagli Emergenti. In questo contesto l’unico fattore in comune è l’elevata volatilità su tutti gli asset. È trascorso un mese da quando è scoppiato in primo caso in Italia e il tema del coronavirus è entrato prepotetemente in Europa per poi estendersi agli Stati Uniti. Il bilancio dei listini azionari è pesante: Milano e Francoforte perdono poco più del 30% e provano a stabilizzarsi rispetto alla settimana precedente mentre l’indice S&P 500 lascia sul terreno circa il 31% e mostra segnali di peggioramento. Nella storia dei mercati ribassisti a Wall Street, una decina in tutto, la flessione ancora non è particolarmente preoccupante. Ad esempio il crollo del 2007-2009 lasciò sul terreno il 56% e durò 17 mesi. La particolarità del movimento di febbraio è stata l’insolita velocità: l’indice S&P 500 ha richiesto appena 19 giorni per passare in territorio ribassista (20% dai massimi). Solo nel 1931 il ribasso era stato più veloce con appena 15 giorni.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Zatterin Marco 
Titolo: Intervista a Ignazio Visco – Visco: la Bce è pronta a fare di più – “La Bce è in prima linea ed è pronta a fare di più Il debito non ci fermerà”
Tema: Bce

Per Ignazio Visco l’azione monetaria della Bce a sostegno dell’economia europea infettata dal Covid-19 «è oggi sufficiente», mille miliardi di acquisti programmati per titoli pubblici e privati, eppure ciò non toglie che, «se necessario, siamo pronti a fare di più». Ci è piovuta addosso una crisi che «riguarda l’intera economia mondiale», è «uno choc globale»: l’impatto per quest’anno, ammette il governatore della Banca d’Italia, «sarà elevato, ma le politiche economiche in atto stanno facendo il massimo per limitarne la durata e la forza». L’Italia reagisce «come si deve» e le manovre del governo, come quelle delle istituzioni comunitarie, vanno nel senso giusto per superare «una fase transitoria dalla quale usciremo». Serve ora una controffensiva concertata, con «un maggiore coordinamento tra Paesi» e «uno strumento che possa essere utilizzato in breve tempo», permettendo all’Ue di «finanziare collettivamente quella vera e propria ricostruzione che dovrà seguire la fase di emergenza». Il coronabond, insomma. O qualcosa di molto simile che anche «ci porti avanti sulla costruzione di una Europa Unita». Come valuta la risposta del Paese? E le possibilità di uscirne senza pagare un prezzo troppo alto? «Di fronte a una situazione cosa inattesa e difficile, non è il caso di dare giudizi, ma di fare tutti il nostro dovere perché le misure eccezionali che sono state prese abbiano successo. Esse sono rivolte a proteggere la salute e la vita di tutti, vanno seguite con la massima attenzione nella consapevolezza dei rischi. Mi sembra che il Paese stia reagendo come deve; credo che il messaggio del Governo e la necessità di comportamenti responsabili siano chiari a tutti».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dell’Oste Cristiano – Finizio Michela – Mazzei Bianca_Lucia 
Titolo: Casa: il virus gela acquisti, affitti e mutui – Rogiti, mutui, affitti e cantieri congelati La casa paga già il conto dell’epidemia
Tema: il mercato immobiliare

La casa comincia a pagare il conto del coronavirus. La serrata imposta dall’epidemia si fa sentire su un settore da cui dipendono un quinto del Pil e mezzo milione di addetti. I punti di sofferenza più acuta per ora sono le compravendite, i mutui, gli affitti brevi, le locazioni dei negozi e i cantieri. In questi giorni le agenzie immobiliari sono chiuse per decreto, le visite e i sopralluoghi annullati «I periti si muovono seguendo rigidi protocolli e solo se l’istruttoria viene dichiarata indifferibile dalle banche», fa sapere Daniela Percoco di Crif real estate services. Gli istituti di credito a loro volta non sono aperti al pubblico e smaltiscono solo le pratiche urgenti. I notai, per legge, sono operativi, ma le segreterie dei Registri immobillari lavorano a singhiozzo. Carlo Giordano, Ad del portale lmmobiliare.it, conferma lo stallo: «Dopo lo shock iniziale, il traffico sul nostro sito è risalito. Oggi siamo tra il 15 el  17% sotto livelli ordinari, ma c’è un collasso nei contatti, con telefonate ed email dimezzate. Inoltre, non vengono caricati nuovi annunci di case in vendita». Sono saltate anche molte trattative ben avviate. Tecnocasa stima fossero circa 50mila quelle in corso prima del lockdown. Alcune con il mutuo già “prenotato”. «C’è chi interrompe la stipula perché rinuncia – afferma Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline -, chi non vuole più vendere e chi non garantisce più le condizioni di solvibilità iniziali». Pur tra le polemiche per lo spopolamento dei centri storici, il boom degli affitti brevi e turistici era arrivato a fatturare 11 miliardi l’anno. Secondo Scenari immobiliari, però, la primavera- che vale 2 miliardi -è ormai andata in fumo e stanno già arrivando le disdette per i mesi estivi, cui sono legati 5 miliardi.
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Testata:  Repubblica Affari&Finanza 
Autore:  Giannini Massimo 
Titolo: Circo Massimo – I soldi dall’elicottero – Soldi dall’elicottero e meno burocrazia per arginare il virus che uccide il lavoro
Tema: virus, i rischi per l’occupazione
L’impatto della pandemia sulla crescita mondiale ormai lo conosciamo. In questi giorni l’attenzione degli istituti di ricerca si concentra anche sugli effetti del Covid-19 sull’occupazione. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che raggruppa rappresentanze di governi, confindustrie e sindacati di 187 Paesi del mondo, ha appena pubblicato uno studio desolante. Secondo gli esperti, gli effetti del contagio sul mercato del lavoro saranno più devastanti di quelli prodotti dalla Grande Crisi del 2008. Allora la recessione globale bruciò 22 milioni di posti di lavoro. Stavolta il Coronavirus ne potrebbe distruggere “fino a 25 milioni”. Gli scenari tratteggiati dall’Oil sono due, a seconda della durata e della gravità della pandemia. Nello scenario più ottimistico (il virus si debella in due mesi, il tasso di mortalità non supera il 2%) spariscono 5,3 milioni di posti. Nello scenario più pessimistico (il virus persiste fino all’estate, la letalità supera il 3%) ne saltano 24,7 milioni. Un’ecatombe. Come spiega il direttore generale dell’Oil, Guy Rider, un “crash test” di tutt’altra portata rispetto al 2008. Questa crisi, insieme sanitaria e finanziaria, avrà «ripercussioni incomparabili» con quelle innescate dal crac Lehman di 12 anni fa, e comporterà «conseguenze sociali ed economiche su tutti i settori, dal turismo ai trasporti, ma anche sull’insieme dell’industria mondiale, come si è già visto per l’automobile».
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Testata:  L’Economia del Corriere della Sera 
Autore:  De Bortoli Ferruccio 
Titolo: C’è chi punta alle prede Made in Italy sotto costo – Made in Italy niente saldi aiutiamolo così
Tema: golden power
Ci sono titoli del listino di Piazza Affari che hanno perduto fino al 60 per cento. Non sono a sconto. Sono come le vendite sottocosto dei supermercati. Ma dietro quei titoli stracciati ci sono investitori e, soprattutto, lavoratori, interi territori. Si poteva fare di più? Per giorni si è discusso sulla chiusura delle Borse. «Ci si è dimenticati di un piccolo particolare — commenta Stefano Boccadoro, amministratore delegato di Open Capital —. La Cina nelle due settimane di esplosione del virus aveva, anche per altre ragioni legate al Capodanno, chiuso di fatto i propri mercati. E oggi Shanghai è la piazza che perde meno dall’inizio dell’anno. Noi le abbiamo lasciate aperte trasformandole in un casinò». Piazza Affari appartiene al London Stock Exchange. I volumi in questi giorni drammatici sono semplicemente raddoppiati. Per chi guadagna sulle transazioni, accumula commissioni, non è andata così male. Il divieto alla vendita allo scoperto per tre mesi su tutti i titoli è stato preso dalla Consob solo il 16 marzo dopo il parere favorevole dell’Esma, l’autorità europea. In precedenzavi erano state sospensioni parziali. Misure analoghe sono state adottate in Francia, Spagna, Belgio, Austria e Grecia. La golden power protegge i gruppi strategici, ma potrebbe essere estesa dal governo ad altri settori. Non si possono più avere net short position sui titoli italiani, cioè posizioni aperte che scommettono più al ribasso che al rialzo.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pollio Salimbeni Antonio 
Titolo: La Ue si spacca sui Covid-bond: lo scoglio debiti – Su Salva-Stati e Covid-bond Eurogruppo ad alta tensione
Tema: Covid-bond
Sono stati febbrili nel fine settimana le discussioni, sempre per telefono o videoconferenza, tra diversi ministri finanziari della zona euro per trovare un accordo sul ruolo anticrisi del Meccanismo europeo di stabilità. Contatti, scambio di idee, di ipotesi continuati per ore quando poi e stato fatto il punto della situazione, mentre si vociferava di una riunione dell’Eurogruppo in formato completo. Riunione non confermata. «E ancora troppo presto per dire se si è più vicini o più lontani da un’intesa», indicava ieri sera una fonte europea. Sul tavolo tre proposte: una linea di credito rafforzata classica offerta a diversi stati membri (non a uno solo per evitare lo stigma) sulla base di una serie di condizioni che implicano un programma dl rientro e di riforme interne; un meccanismo per fornire liquidità per coprire la spesa sanitaria dell’emergenza che sarebbe di entità molto più modesta; un Covid-bond emesso dal Mes o dalla Banca europea degli investimenti. «La discussione è in corso per adottare una buona decisione in vista del Consiglio europeo di giovedì», ha dichiarato il commissario all’economia Paolo Gentiloni. Discussione difficile perché riemergono le posizioni che hanno sempre diviso i governi quando si tratta di decidere se spostare decisamente l’asse delle politiche verso soluzioni comuni condividendone i rischi. Con il fronte del Nord, Germania in testa, che tira verso prestiti con una condizionalità e il fronte del Sud, con Italia e Spagna in testa, che non ci stanno.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Merkel in quarantena: positivo il «suo» medico
Tema: Germania

Angela Merkel è da ieri pomeriggio in quarantena. La cancelliera tedesca ha deciso di auto-isolarsi nel suo appartamento privato sull’Isola dei Musei, dopo che un medico che le aveva praticato un vaccino contro i pneumococchi venerdì pomeriggio è risultato positivo al Covid-19. In un comunicato diffuso ieri sera, il portavoce del governo Steffen Seibert ha precisato che Merkel farà dei test quotidiani e continuerà a svolgere le sue funzioni da casa. Proprio ieri pomeriggio la cancelliera aveva partecipato a una videoconferenza con i premier dei sedici Länder tedeschi, nel corso della quale sono state decise nuove e più severe misure restrittive per arginare la diffusione della pandemia. Fra queste l’obbligo di rimanere a casa che fin qui era stato introdotto soltanto dalla Baviera, quello di mantenere una distanza di 1,5 metri e il divieto di riunione di più di 2 persone nei luoghi pubblici. Dovranno essere chiusi tutti i ristoranti e i bar, così come parrucchieri, saloni per massaggi e studi di tatuaggio. E invece ancora permesso praticare sport all’aperto, sia pure soltanto da soli o con i familiari. Le misure sono valide inizialmente per due settimane: «Così salveremo molte vite», ha detto Merkel nell’ultima conferenza stampa prima che venisse annunciata la sua quarantena. L’accelerazione dell’epidemia continua: ieri il numero dei casi di contagio ha superato quota 20 mila, mentre resta ancora bassissimo il tasso di letalità. I decessi ufficiali sono un centinaio. Da ieri anche la Bundeswehr, l’esercito federale, è coinvolta nel grande sforzo nazionale per combattere
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Testata:  Stampa 
Autore:  Rauhe Walter 
Titolo: Merkel si mette in quarantena Nuovi divieti per i tedeschi
Tema: Germania

La Germania ha ordinato la chiusura immediata di ristoranti, bar e caffè che finora potevano restare aperti ancora fino alle 18. A chiudere definitivamente saranno anche parrucchieri, studi di tatuaggio e centri estetici. Le restrizioni varranno per almeno due settimane. Contro un divieto totale della libertà di movimento delle persone si erano espresse ieri 12 delle 16 regioni tedesche dissociatesi dal provvedimento unilaterale del governo bavarese a favore del lockdown. Anche senza ordini ufficiali la maggioranza dei cittadini si attiene alle regole di prevenzione consigliate dagli esperti e dalla cancelliera. A preoccupare le autorità sono però i festini privati organizzati a casa da molti adolescenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Londra ora teme una curva italiana: i contagi aumentano più che a Bergamo
Tema: il contagio in Gran Bretagna
Ora Boris Johnson comincia a preoccuparsi: e avverte che la Gran Bretagna rischia uno scenario italiano se la gente non se ne sta a casa. «I numeri sono molto netti e stanno accelerando — ha detto il premier britannico in un drammatico intervento sabato sera —. Siamo solo qualche settimana, due o tre, indietro rispetto all’Italia. Gli italiani hanno un sistema sanitario eccezionale. E tuttavia i loro medici e infermieri sono stati completamente travolti: il loro conto dei morti ha raggiunto le migliaia e continua ad aumentare». Cosa ha spinto Johnson a cambiare i toni? Ci sono dei grafici che raccontano una realtà inequivocabile: la curva di crescita dei decessi in Gran Bretagna sta salendo più rapidamente di quella italiana. In particolare Londra, epicentro della crisi, registra un tasso di aumento dei contagi superiore a quello di Milano o di Bergamo. In tutto il Paese le persone infettate sono oltre cinquemila e ieri pomeriggio i morti avevano raggiunto quota 281. E allora Boris fa appello a tutti a «stare a casa» per salvare «letteralmente migliaia di vite». «A meno che non agiamo assieme — ha concluso il premier — a meno che non facciamo uno sforzo nazionale, eroico e collettivo per rallentare la diffusione — allora è del tutto probabile che il nostro sistema sanitario sarà travolto allo stesso modo» di quello italiano.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Lo scudo “salva Usa” di Trump Tremila dollari per famiglia
Tema: virus, le misure economiche negli Usa

Chiamarlo bazooka sarebbe riduttivo perché data la magnitudo, «sino a 4 mila miliardi di dollari», assomiglia più a uno scudo spaziale. E il piano «salva-America», aggiornato a ieri, con cui l’amministrazione di Donald Trump risponde all’emergenza coronavirus. A illustrarne numeri e meccanismi è stato il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, nel corso di un’intervista nel salotto televisivo domenicale di Fox News. «Il pacchetto consentirà alla Federal Reserve di usare l’imponente stanziamento per consentire ad una larga base dell’economia americana di affrontare i prossimi 90-120 giorni», avverte il ministro in merito al maxi-provvedimento che prevede – appunto – lo stanziamento di 4 mila miliardi di liquidità per le imprese. Nell’ambito della manovra, alle famiglie andranno mediamente 3 mila dollari per i nuclei di quattro persone, attraverso un pagamento diretto in un’unica soluzione, diretti ai contribuenti. Misura questa contenuta nel provvedimento già in discussione al Congresso degli Stati Uniti, dove si lavora alacremente. Si tratta di una corsa contro il tempo visto che domani, alla riapertura delle contrattazioni, l’attenzione di Wall Street sarà rivolta agli aiuti di Stato. Per evitare un nuovo tonfo degli indici, e visto che venerdì ha chiuso segnando la settimana peggiore dal 2008, Washington deve inviare un segnale chiaro. Secondo Mnuchin, negli Usa la crisi da coronavirus sembra uno scenario da 10-12 settimane. Pertanto, col pacchetto di misure in discussione a Capitol Hill si può stabilizzare l’economia. «Ma – assicura – se sarà necessario si tornerà al Congresso».
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Testata:  Repubblica
Autore:  Nigro Vincenzo 

Titolo: Gli aiuti Cina, Russia e Cuba la crisi cambia il colore dei nostri alleati
Tema: i paesi in soccorso dell’Italia

Arrivano i nostri. Ma questa volta non sono gli americani. Sono russi, cinesi, e persino cubani. L’Italia in cerca di aiuto non guarda al colore politico dei suoi donatori. I primi aiuti che arrivano hanno il colore rosso della bandiera cinese, che ormai sventola accanto al tricolore in molti ospedali della Lombardia. A Bresso, il vessillo maoista con le 5 stelle garrisce sulle auto della protezione civile e sul comune. Come era una volta per la bandiera americana. Poi c’è il tricolore russo, che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha salutato ieri sera a Roma e ha accompagnato in Lombardia, con i medici e i respiratori inviati all’italia da Vladimir Putín. Nove massicci aerei cargo Ilyushin 76 da ieri notte hanno iniziato a scaricare tonnellate di materiale e decine di medici: non erano mai atterrati tanti aerei e tanto personale russo in un paese della Nato. Da sempre. E poi ancora ci sono i medici cubani, i più simpatici; arrivati ieri sera alla Malpensa, sono stati accolti con gratitudine dalla Regione Lombardia, guidata dal centro-destra. I cubani hanno portato con sé i colori della rivoluzione castrista, primo fra gli altri quello della solidarietà medica internazionale che Fidel Castro ha sempre mandato in giro per il mondo per creare consenso politico. Nel profondo della crisi sanitaria italiana, accade dell’altro: si leggono i primi segnali di una accelerazione geo-politica nel Mediterraneo che vede gli Stati Uniti sempre più assenti e lontani. Chi si occuperà di capire quale mondo uscirà dal post-coronavirus avrà negli occhi le foto degli aerei militari russi, degli aiuti cinesi, del medici cubani. E non troverà facilmente la foto dell’unico aereo americano che ieri è partito dalla base tedesca di Ramstein in Germania per atterrare in quella di Aviano, con un carico di aiuti medici arrivati in Italia in maniera quasi clandestina.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Il miraggio del farmaco miracoloso La Francia testerà l’antimalarico
Tema: sperimentazioni farmaci contro il coronavirus

Quando in Francia «il rischio» di epidemia sembrava un’ipotesi vaga e comunque «totalmente sotto controllo» il direttore generale degli ospedali di Parigi ha avuto parole definitive sulla clorochina: «Ogni volta che arriva un nuovo virus c’è sempre qualcuno pronto a dire che funzionerà — ha detto Martin Hirsch —. Ma la clorochina non ha mai guarito nessuno», a parte il solito uso contro malaria e artrite reumatoide. Eppure quella molecola ora torna in primo piano e viene guardata con un nuovo interesse, dalla Francia al resto d’Europa allo stato di New York. Dall’inizio di marzo a oggi non sono arrivate nuove evidenze scientifiche che provino l’efficacia della clorochina contro il Covid-19, e in Italia l’Aifa (agenzia del farmaco) ha chiarito che l’uso sperimentale del farmaco è consentito solo in casi ristretti e in ambito ospedaliero, eppure si è scatenata una caccia alla clorochina che sta provocando penuria nelle farmacie e disagi ai pazienti che la usano da anni per altre malattie. Da che cosa dipende questo improvviso interesse per un farmaco messo a punto in Germania negli anni Trenta? Da un lato c’è il momento difficile delle autorità sanitarie e politiche di molti Paesi, che dopo avere a lungo minimizzato i rischi si trovano adesso impreparate di fronte all’epidemia. Dall’altro ecco i proclami poco cauti del professor Didier Raoult, infettivologo di Marsiglia che qualche giorno fa annunciava su YouTube di aver «vinto la partita» contro il Covid-19 grazie alla clorochina e che ha poi spiegato di avere ottenuto grandi risultati (il 75% di guarigioni) su 24 suoi pazienti. Un numero esiguo in base agli standard normalmente richiesti dalla comunità scientifica.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Intervista a Pasquale Frega – «Fu utile per la Sars Noi pronti, se servirà Il vaccino? Nel 2021»
Tema: sperimentazioni farmaci contro il coronavirus

Pasquale Frega, amministratore delegato di Novartis in Italia, questa è anche una corsa contro il tempo. Il Covid non si ferma… «Vero, una pandemia così non ha precedenti. Perciò serve uno sforzo coordinato a livello mondiale di governi, agenzie, aziende farmaceutiche. Ma sono fiducioso: la patologia sta dilagando però ormai è sufficientemente conosciuta e può essere aggredita con gli strumenti giusti». Quali? «Beh, credo che già nel primo trimestre del 2021 il mondo avrà il vaccino». Tra un anno? Ma qui serve una risposta immediata, non crede? «Certo, infatti ci siamo attivati da subito a partire dal concreto: un milione di euro alla Protezione civile in Campania dove cresce il contagio. E poi la consegna gratuita a domicilio dei farmaci nelle zone più colpite. Ma se la Fda statunitense e l’Agenzia europea per i medicinali ci daranno l’ok, allora già entro il mese di maggio saremo pronti a donare alla lotta globale contro il Covid 130 milioni di dosi di idrossiclorochina». Sarebbe? «Un semplice antimalarico, utilizzato anche per alcune malattie autoimmuni, tra cui il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide negli adulti. Ma si comportò assai bene già ai tempi della Sars. Così, ora è in corso una sua sperimentazione clinica su circa 2 mila pazienti, una terapia di profilassi per vedere se il farmaco è in grado di bloccare anche il Coronavirus. Non abbiamo ancora certezze o dati definitivi, ma la strada è promettente. Per questo faccio un appello alle altre aziende farmaceutiche. Se Europa e Usa ci daranno presto l’ok possiamo aumentarne tutti insieme la produzione. Anche l’Italia, naturalmente, riceverebbe dosi a sufficienza per il Covid. Sia chiaro, però: i pazienti che già utilizzano questo medicinale non ne rimarranno sprovvisti».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Malfetano Francesco 
Titolo: Croazia, l’incubo del terremoto sugli ospedali della pandemia – Sisma a Zagabria con l’incubo virus la gente in strada nonostante i divieti
Tema: il terremoto nei Balcani

«Uno di questi pericoli è invisibile, l’altro e imprevedibile». Due forti scosse di terremoto ieri mattina hanno colpito 7agabria, capitale della Croazia in lockdown per il coronavirus, provocando ingenti danni nella città e almeno 16 feriti. Tra loro un ragazzo di 15 anni, gravissimo, inizialmente dato per morto dopo essere rimasto schiacciato in uno dei tanti crolli. Le immagini infatti mostrano una Zagabria che sembra affogare tra le macerie e i volti disperati della gente in strada che, però, è costretta a negarsi abbracci per scacciare la paura. Da giorni infatti anche in Croazia sono in vigore misure di emergenza per prevenire il contagio da coronavirus.  «Il terremoto ha complicato la crisi causata dal virus e non posso escludere l’introduzione di altre restrizioni, incluse quelle più estreme» ha detto il ministro degli Interni Davor Bozinovic. la città era in lockdown, quando poco dopo l’alba, attorno alle 6.20, è tuonata la prima scossa. La più forte, con una magnitudo 5,4, si è abbattuta sulla città vecchia, il centro storico, e sui quartieri più a nord, quelli che puntano verso la Slovenia. Ha liberato tutta la sua potenza ad appena 10 chilometri di profondità finendo con fare accartocciare centinaia di edifici. Poi, proprio quando i croati iniziavano a concepire quale disastro li avesse colpiti, alle 7 una seconda scossa con magnitudo 4,9 ha fatto crollare altri palazzi, rendendo le strade difficilmente percorribili per le macerie. A cedere è stata anche una delle due guglie della cattedrale, simbolo della città.
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