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SINTESI IN PRIMO PIANO – 25 marzo 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Emergenza Coronavirus. Multe fino a 3.000 euro per chi viola le restrizioni;
– La spinta di Mattarella ai partiti: «Uniti come nel dopoguerra»;
– I benzinai minacciano la serrata. Conte: “Adesso non possiamo permetterci scioperi”;
– Emergenza, nulla di fatto all’Eurogruppo. Su Eurobond e Mes non si trova l’intesa;
– L’Oms: Stati Uniti epicentro globale. Ma Trump vuole riaprire il Paese;
– Wuhan torna città aperta. Ma in Cina è allarme per il contagio di ritorno;
– Tokyo, il Cio rinvia le Olimpiadi: andranno in scena entro il 2021.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Divieti, multe fino a 3.000 euro – Il governo vara multe fino a 3 mila euro «Blocco fino al 31 luglio? Non è vero»
Tema: Emergenza Covid-19, le nuove misure del governo

«Ne usciremo migliori», spera Giuseppe Conte e riconosce che gli italiani stanno affrontando «una prova durissima». La nuova, energica stretta alle libertà personali è nero su bianco in un decreto legge che fa ordine nel caos normativo dell’emergenza, ripristina le gerarchie nei rapporti tra Stato e Regioni e introduce novità significative per il contenimento del coronavirus. L’articolo 1 del decreto legge limita non solo la possibilità di allontanarsi dalla propria residenza, ma anche la libertà «di uscire ed entrare nel territorio nazionale». Una sottolineatura ispirata dal timore che, superata la crisi epidemica, il virus possa rientrare con una ondata di ritorno. Chi non rispetta le regole rischia multe salate. Su questo impopolare passaggio i ministri hanno discusso a lungo, finché la contravvenzione minima di 500 euro e scesa a 400 e il tetto di 4.000 e stato limitato a 3.000. Se la violazione è commessa a bordo di un veicolo, la sanzione sarà aumentata «fino a un terzo». Se poi a violare la quarantena è una persona positiva al virus, la punizione è il carcere da uno a cinque anni. Sul rispetto delle regole vigilano già le forze dell’ordine, ma ora il decreto prevede la possibilità per i prefetti di usare l’esercito. «Non vedrete la militarizzazione dei centri abitati», tranquillizza Conte e spazza via la paura che le restrizioni possano durare fino al 31 luglio: «Non è assolutamente vero, no. L’emergenza nazionale di sei mesi durerà fino a quella data, ma noi ci auguriamo di poter allentare prestissimo la morsa. Siamo fiduciosi che si possa fare ben prima». Ma a chi gli chiede se l’Italia sarà blindata a Pasqua risponde: «Non mi fate fare previsioni».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo – Longo Grazia 
Titolo: Multe per chi viola le restrizioni Dal governo più poteri alle Regioni
Tema: Emergenza Covid-19, le nuove misure del governo

Multe da 400 a 3 mila euro per i furbetti che aggirano le regole sulle uscite immotivate da casa, potere alle Regioni di emanare restrizioni ancora più dure ma in accordo con il governo, maggiore collaborazione tra quest’ultimo e il parlamento, intesa con i sindacati per scongiurare uno sciopero, carburante e alimentari garantiti. Il tutto per le prossime settimane, se non mesi, ma prima del 31 luglio. «Noi abbiamo parlato di emergenza nazionale per sei mesi il 31 gennaio, appena dopo l’Oms, che parlò di pandemia – precisa il premier Giuseppe Conte in una conferenza stampa per illustrare il nuovo decreto legge per arginare la diffusione del coronavirus che mette ordine ai precedenti -. Questo non significa che dovremo restare chiusi in casa fino a fine luglio. Per quella data abbiamo ipotizzato la fine della diffusione del virus». Poi al Tg5 precisa: «Sulla Pasqua non faccio previsioni, ragionevolmente non è una soluzione dei prossimi giorni ma confidiamo che non lo sia neppure dei prossimi mesi» Il presidente del Consiglio sottolinea poi l’intervento delle Forze armate ma precisa che nonostante «l’aiuto dell’esercito i cittadini non devono pensare che la tenuta dell’ordine pubblico sia affidata solo a una militarizzazione dei centri abitati, le forze dell’ordine stanno già agendo in modo molto efficace». Per quanto riguarda la possibilità di aumentare i tamponi Conte precisa: «Fin qui abbiamo sempre seguito le indicazioni del comitato tecnico scientifico. Continueremo a farlo, al momento non c’è ragione di cambiare la nostra modalità sia di conteggiare i contagiati che di procedere ai test, abbiamo una linea di massimo rigore e massima trasparenza».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Retroscena – Conte: non bloccherò l’Italia per mesi – Conte alla fine cede al pressing “Ora serve più condivisione”
Tema: Emergenza Covid-19, le nuove misure del governo

Multe fino a tremila euro per chi aggira le regole sulle uscite immotivate da casa, potere alle Regioni di emanare restrizioni ancora più dure ma in accordo con il governo, maggiore collaborazione tra esecutivo e Parlamento, intesa con i sindacati per scongiurare uno sciopero in modo da garantire carburante e alimentari. Giuseppe Conte ha illustrato ieri il nuovo decreto legge che contiene i provvedimenti per arginare l’epidemia di coronavirus. Il premier ha precisato: «Non bloccherò l’Italia per mesi». La terza frenata consecutiva dei contagi è il dato positivo diffuso dalla Protezione civile.  Matteo Salvini ha lanciato l’allarme: subito i soldi per evitare la rivolta sociale. Il presidente della Repubblica ha consigliato prudenza al premier, ha aperto la strada al confronto con i partiti di centrodestra, ma soprattutto gli ha fatto notare che per misure che vanno a modificare le norme di legge, se di mezzo ci sono articoli del codice e sanzioni più salate contro chi trasgredisce la quarantena, sarebbe stato più opportuno usare il Dl, il decreto che ha bisogno di una riconversione alle Camere, e non il Dpcm, che è responsabilità esclusiva del presidente del Consiglio. E così è stato. Il governo ha partorito un decreto che andrà in Parlamento, Conte ha ceduto a un nuovo incontro con le opposizioni e i capigruppo della maggioranza, di Pd, MSS, Iv e Leu, su proposta del senatore dem Andrea Marcucci, hanno invitato i colleghi dell’opposizione a riunirsi a Palazzo Madama «per condividere l’iter del decreto Cura Italia e degli altri provvedimenti per porre le basi comuni di un lavoro celere».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: La spinta di Mattarella ai partiti «Uniti come nel dopoguerra»
Tema: Emergenza Covid-19, l’appello di Mattarella

Mattarella ieri ha rivolto alle forze politiche un nuovo appello all’unità. Prendendo spunto dall’anniversario delle fosse Ardeatine il capo dello Stato ha invitato i partiti a collaborare in un momento drammatico come questo e ha indicato la strada: l’esempio da seguire è quello dell’immediato dopoguerra, quando democristiani e comunisti misero da parte le reciproche ostilità e governarono insieme. Come allora, ammonisce il presidente della Repubblica, la chiave della «rinascita morale, civile, economica, sociale della nostra nazione» può essere solo una: «l’unità del popolo italiano». Preoccupato per l’emergenza coronavirus e per le polemiche tra le forze politiche, il capo dello Stato ha richiamato tutti al senso della responsabilità. Il suo appello è rivolto alla maggioranza e all’opposizione. Per intendersi, i destinatari del suo messaggio sono, in sostanza, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. In questa fase, è l’ auspicio di Mattarella, le differenze che pure ci sono tra le diverse forze non vanno drammatizzate: devono piuttosto cedere il passo alla comune volontà di portare il Paese fuori dall’emergenza.bL’appello di Mattarella non è caduto nel vuoto. Conte  ha annunciato che da ora in poi ogni iniziativa del governo verrà trasmessa al Parlamento e che lui stesso riferirà alle Camere ogni 15 giorni. Quello del capo dello Stato è un auspicio che vale anche per il futuro. Per quando, finita la pandemia, bisognerà rilanciare il sistema-Italia per evitare che il nostro Paese sprofondi nella recessione.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Malaguti Andrea 
Titolo: Intervista a Matteo Salvini – Parla Matteo Salvini: subito tanti soldi per evitare la rivolta sociale – “Spendiamo tutto anche 100 miliardi o sarà la rivolta”
Tema: L’intervista a Salvini

Matteo Salvini cerca con fatica di riprendere il centro della scena appellandosi al Presidente della Repubblica e ottenendo un incontro con il premier. L’uomo che chiedeva per sé pieni poteri, e che rappresenta circa il 30% degli elettori, scopre la bellezza della condivisione democratica. Senatore Salvini, il nuovo decreto del governo inasprisce fino a tremila euro le multe per chi è in strada senza motivo e dà la possibilità ai prefetti di mobilitare l’esercito. Lei l’avrebbe scritto diversamente? «Premesso che non è il momento dell'”io l’avevo detto”, è chiaro che se si fossero ascoltati subito i sindaci, i governatori e i medici – vale a dire la voce del territorio – forse non saremmo a questo punto. Però le sanzioni di oggi sono sacrosante. Chi mette a rischio la salute degli altri va punito e non ci sono biciclettate o corsette che tengano». Che ruolo ha avuto il Presidente della Repubblica nel suo incontro con Conte? «Non mi permetto di entrare nel merito delle scelte del Presidente. È curioso notare che il giorno dopo la nostra richiesta di un intervento del Colle abbiamo ricevuto l’invito del primo ministro. Certamente una coincidenza». Il premier ha promesso un confronto costante con le opposizioni. «Ne prendono atto. Se l’avesse fatto prima delle nostre pressioni sarebbe stato meglio. E anche più normale. Certo, se poi a quel tavolo troviamo ministri come Gualtieri le cose si complicano. Gli abbiamo fatto molte proposte, ricevendo sempre la stessa risposta: nel decreto non ci sono più soldi. E allora di che cosa parliamo?».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Colao Vittorio 
Titolo: L’uso (utile) dei nostri dati – I nostri dati solo per salvarci E poi per uscire dalla crisi
Tema: Dati personali

Usare dati personali per fronteggiare il coronavirus è pericoloso per il futuro della democrazia e dei diritti individuali. Lo ha sostenuto sul Financial Times Yuval Harari, autore di bestseller globali come «Sapiens» e «Homo Deus». Disporre di informazioni sulla localizzazione di contagiati, esser in grado di informare la popolazione sul livello di rischio, tracciare e testare i contatti sociali per fare quarantene selettive e non di massa, assicurarsi che i nuovi focolai vengano contenuti impedendo la circolazione a popolazioni ristrette, scoraggiare i movimenti in aree ad alto rischio: tutte queste saranno attività possibili solo se si utilizzeranno i dati delle reti mobili in congiunzione a una app dedicata con Gps. Che servirebbe anche a comunicare direttamente e molto specificamente per Paese e per quartiere, se necessario, come è stato fatto in Corea del Sud o Cina. Harari direbbe che questo vuol dire sacrificare, per un periodo, la privacy dei cittadini. La bozza di progetto che circola (chiamata Trace, Test, Treat) va nella giusta direzione e potrebbe esser anche più coraggiosa. I dati possono esser pseudonomizzati (che vuol dire: non anonimi, ma neanche trasparenti) e si potrebbe prevedere per le forze dell’ordine la possibilità di intervenire individualmente e assicurare la rapidità e l’efficacia della «danza» dei prossimi mesi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Iacoboni Jacopo 
Titolo: Retroscena – La telefonata Conte-Putin agita il governo “Altro che aiuti, arrivano militari russi”
Tema: Russia-Italia

Sabato scorso è avvenuta una lunga telefonata tra il premier Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. Putin si è impegnato a aiutare l’Italia nella battaglia al Coronavirus. E domenica sera, all’aeroporto militare di Pratica di Mare, sono arrivati 9 aerei llyushin con forniture russe e 100 specialisti nella guerra batteriologica, uomini che le agenzie russe definiscono esperti nel settore che hanno lavorato nell’eliminazione dei focolai di peste suina africana, antrace, nei vaccini contro Ebola e contro la peste. Ma quali forniture esattamente ci hanno spedito i russi, e a che prezzo? Fonti politiche di alto livello hanno riferito a La Stampa che «tra quelle forniture russe l’80% è totalmente inutile, o poco utile all’Italia. Insomma, poco più che un pretesto». A detta di queste fonti, la reale contropartita della telefonata è stata dunque tutta geopolitica e diplomatica: Putin ha visto nel Coronavirus un’opportunità per incunearsi anche fisicamente nel teatro italiano, e al premier italiano non è dispiaciuto puntellarsi, in questa difficile crisi, accettando tutto ciò pur di consolidare un’ottima relazione personale con la sponda politica di Mosca. La generosità però porta con sé un prezzo alto: uomini della Difesa russa in giro liberamente sul territorio italiano, a pochi passi dalle basi Nato.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Franceschi Andrea 
Titolo: Il bazooka di Trump mette il turbo alle Borse – Borse in rally sul pacchetto di aiuti
Tema: Mercati

Chiusure in forte rialzo per le Borse mondiali, in scia alle misure straordinarie adottate lunedì dalla Fed e in attesa del via libera del Congresso Usa al maxi piano da 2mila miliardi di dollari mirato a sostenere l’economia nella crisi innescata dal coronavirus: in Europa la migliore è stata Francoforte a +11%, Piazza Affari ha sfiorato il 9%. Exploit anche a Wall Street. Il forte rimbalzo ha permesso ai listini del Vecchio Continente di recuperare 532 miliardi di euro di capitalizzazione (oltre 30 a Milano). In flessione a 188 punti lo spread BTp-Bund. Oltre al bazooka Usa, segnali positivi sono stati colti dal mercati anche nella revoca delle restrizioni nella provincia cinese dell’Hubei, primo epicentro del coronavirus, e nel +10% dell’export coreano nel primi 20 giorni di marzo. Petrolio in risalita a 24 dollari. Balzo del 6% a 1.660 dollari l’oncia sul mercato dell’oro, dove si registra una forte crisi di liquidità (carenza di lingotti) con movimenti di prezzo anomali che rischiano di influenzare altri asset finanziari, a cominciare da titoli di Stato e valute.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Emergenza, nulla di fatto all’Eurogruppo – Francia e Italia insistono: aiuti Mes senza condizioni
Tema: Ue divisa sugli aiuti Mes

La messa a punto di una risposta congiunta europea allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale verrà affrontata giovedì dai capi di Stato e di Governo. La riunione di ieri sera tra i ministri delle Finanze della zona euro è terminata in modo interlocutorio, tenuto conto delle molte divergenze di veduta tra i Paesi membri in particolare sull’uso flessibile del Meccanismo europeo di stabilità, favorito oltre che dall’Italia anche dalla Francia. «Siamo impegnati nella ricerca di una risposta comune, ma ulteriore lavoro è necessario – ha detto il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno alla fine della riunione. – Nel frattempo, già ora i Paesi membri hanno impegnato misure in media pari al 2% del loro prodotto interno lordo». A disposizione ci sono varie opzioni: i prestiti del Mes; oppure l’attivazione degli articoli dei Trattati che danno modo di offrire «assistenza finanziaria» a Paesi in crisi o che permettono una azione congiunta «in uno spirito di solidarietà» per venire incontro a un partner in difficoltà. Quest’ultima ipotesi è stata lanciata ieri dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. L’idea di Coronabonds non è esclusa, ma è controversa, ha ribadito il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni. Ciascuna ipotesi pone problemi politici, tecnici o finanziari. Il Mes, che ha a disposizione denaro per circa 500 miliardi di euro, sarebbe lo strumento ideale da usare in queste circostanze (i prestiti potrebbero ammontare al 2% del Pil nazionale, ha notato Mário Centeno – 36 miliardi per l’Italia). Il problema è che ieri non c’è stata intesa su come utilizzarlo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Su Eurobond e Mes non si trova l’intesa Ora tocca ai leader
Tema: Ue divisa sugli aiuti Mes

Dopo due ore di video conferenza sulla crisi da Covid-19, i ministri delle Finanze della zona euro si salutano senza sottoscrivere un testo condiviso. Tra loro non c’è accordo. L’utilizzo del Fondo salva-Stati (Mes) contro il coronavirus non passa. Per l’Italia sarebbero 36 miliardi per tamponare la crisi. Si litiga sulle condizioni per sbloccare i 410 miliardi del Mes. I mediterranei vogliono accedere al Mes senza vincoli: la crisi – argomentano – questa volta non è dovuta agli errori di un singolo governo, colpisce tutti e mette in discussione la stessa tenuta dell’Unione. E, tra l’altro, ritengono che firmare un memorandum sarebbe il modo migliore per far vincere i nazionalisti. Nel chiuso dell’Eurogruppo il ministro Gualtieri ha fatto capire che l’Italia non chiederà l’intervento del Mes se ci sarà una qualsiasi forma di condizionalità. Reperire 36 miliardi sui mercati costerebbe 600-700 milioni al Tesoro. Non uno sforzo impossibile. L’importante, ha notato Gualtieri, è che la rete di protezione del Fondo sia solo il primo passo verso gli Eurobond. Quella del Mes infatti sarebbe una risposta alla crisi immediata. Così come le due nuove azioni messe in campo ieri su pressione del commissario Ue Paolo Gentiloni sostenuto dallo stesso Gualtieri: la Banca europea degli investimenti con 20 miliardi ne mobiliterà 200 di liquidità per le imprese e l’uso da parte della Commissione degli 11 miliardi rimasti nel suo bilancio per smuoverne 80-90 da riversare in un Fondo Ue contro la disoccupazione. Tasselli della risposta immediata alla crisi che si aggiungono alla sospensione del Patto di Stabilità e ai 750 miliardi della Bce.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: «La caduta del Pil è grave ma gestibile»
Tema: Coronavirus, il decreto Aprile

Il governo tornerà molto presto a bussare al Parlamento per farsi autorizzare una nuova fetta di deficit con cui finanziare il decreto Aprile per il sostegno all’economia. I colpi della crisi da Coronavirus impongono tempi stretti. E l’intenzione è di chiudere la pratica su deficit e nuovo provvedimento entro i primi giorni di aprile. A indicare mosse e calendario è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nell’audizione in videoconferenza con le commissioni bilancio di Camera Senato. Oggetto dell’audizione è il decreto anticrisi da 25 miliardi ora all’esame del Parlamento. Ma l’attenzione di tutti guarda alle prossime tappe, ed è lo stesso titolare dei conti a suggerire quest’ottica: «Per quanto rapidi – ha detto ai parlamentari – i tempi di conversione non consentirebbero di tradurre emendamenti in risorse utili per le scadenze di aprile». Gli appuntamenti fiscali di metà mese sono il prossimo giro di boa per un’economia messa in ginocchio dalla crisi sanitaria. E il governo vuole affrontarli con le risorse del nuovo decreto, che quindi deve arrivare prima ed essere preceduto dall’ulteriore rialzo degli obiettivi di deficit. Perché gli aiuti Ue, ancora eventuali, da soli non bastano. Un intervento del Mes «senza condizioni» sarebbe «positivo», spiega Gualtieri, ma «le sue risorse sono limitate» e la svolta potrebbe arrivare solo dall’emissione di bond europei. Così nella maggioranza la discussione sulle risorse aggiuntive, e Italia Viva, con il responsabile economico Luigi Marattin, si chiede di dirottare sull’emergenza anche i 3 miliardi destinati al cuneo fiscale. «Concentriamoci sul prossimo decreto», invita comunque Gualtieri nel tentativo di superare le obiezioni dell’opposizione. E nel frattempo «spendiamo» subito il più possibile dei 25 miliardi stanziati dieci giorni fa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Partite Iva, l’assegno a fine mese Cassa integrazione, corsia veloce
Tema: Coronavirus, il decreto Aprile

La domanda per la cassa integrazione con la causale Covid-19 potrà essere presentata «entro pochissimi giorni e il pagamento da parte dell’Inps avverrà entro 30 giorni dalla domanda». I 600 euro di indennizzo per il mese di marzo «sono rivolti a tutta la platea dei lavoratori autonomi e devono essere resi disponibili entro questo mese. Dalla settimana prossima l’Inps metterà sul sito il modulo per la richiesta on line, che dovrebbe portare l’accredito tempestivo sul conto corrente». La moratoria sui mutui alle imprese «è obbligatoria e immediatamente attivabile, con una semplice mail in Pec che si manda alla banca. Deve essere attuata, non è una opzione». Inoltre, il governo sta valutando «la disapplicazione delle sanzioni amministrative» per chi, danneggiato dalle conseguenze del coronavirus, ha pagato in ritardo rispetto al rinvio delle scadenze fiscali dal 16 al 20 marzo». Queste le rassicurazioni fornite dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, durante l’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul decreto legge con i primi 25 miliardi. Il governo prepara il «decreto aprile», tenendo conto delle nuove chiusure delle attività produttive e per «impedire che l’epidemia virale si trasformi in macelleria sociale». Il ministro ha detto che si può già prevedere che quest’anno «il Pil andrà giu di qualche punto». Una recessione «grave, ma pienamente gestibile». Il governo chiederà alle Camere di autorizzare un nuovo aumento del deficit presto, in modo che il prossimo decreto legge venga varato «prima della scadenza fiscale del 16 aprile, possibilmente una settimana prima».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Boccia: è un’economia di guerra, servono prestiti a 30 anni
Tema: Confindustria

Per il presidente degli industriali Vincenzo Boccia bisogna collaborare di fronte a questa emergenza sanitaria ed economica: «tutti, imprese, sindacati e governo. Serve buon senso». Se l’esigenza del paese è far arrivare agli italiani e negli ospedali alimentari e farmaci dobbiamo fare che ciò accada, insieme e senza polemiche. Se c’è qualche errore lo correggiamo, se serve flessibilità la realizziamo. Ma occorre buon senso». Vincenzo Boccia insiste del suo appello a collaborare di fronte a questa emergenza sanitaria ed economica. Tutti, imprese, sindacati e governo. Non solo nelle fabbriche, per garantire i beni essenziali, ma anche nelle scelte di politica economica che «devono essere immediate».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Morino Marco 
Titolo: I benzinai minacciano la serrata
Tema: Sciopero dei benzinai

Da questa notte le aree di rifornimento di benzina e gasolio presenti lungo l’intera rete autostradale nazionale potrebbero chiudere i battenti. Successivamente, la chiusura potrebbe estendersi anche ai benzinai cittadini. Lo comunica una nota durissima diffusa ieri da Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl) e Figisc/Anisa (Confcommercio). «Noi, da soli – affermano le organizzazioni sindacali -, non siamo più nelle condizioni di assicurare né il necessario livello di sicurezza sanitaria, né la sostenibilità economica del servizio». I gestori autostradali lamentano un crollo verticale degli affari (-85%) a causa del traffico ridotto ormai al lumicino. Immediata la reazione della Commissione di garanzia, che in una nota chiede alle organizzazioni sindacali dei benzinai di revocare subito le astensioni. Più tardi è lo stesso premier Giuseppe Conte a prendere posizione, in particolare sul tema di una eventuale precettazione: «Sono convinto che non arriveremo a questo – dice Conte – perchè ho visto nel mondo sindacale un senso di responsabilità. La De Micheli sui carburanti adotterà un’ordinanza in modo da assicurare i rifornimenti nella penisola. È chiaro che in questo momento dobbiamo presidiare le attività essenziali». In serata scendono in campo i ministri Paola De Micheli (Trasporti) e Stefano Patuanelli (Sviluppo), per agevolare le intese tra i concessionari e i benzinai. Lo si legge in una nota, in cui si precisa che i gestori potranno concordare con i concessionari autostradali periodi di apertura alternata. Dovranno essere, in ogni caso, assicurati i rifornimenti in modalità self-service.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  L.Sal. 
Titolo: Conte ai benzinai: adesso non possiamo permetterci scioperi – Protesta dei benzinai in autostrada Il governo: garantire il servizio
Tema: Sciopero dei benzinai

Si apre una nuovo fronte, quello dei benzinai. Da questa sera dovrebbero chiudere le 460 stazioni di servizio autostradali, compresi raccordi e tangenziali, e nei prossimi giorni lo stop potrebbe allargarsi ai 23 mila impianti dell’intera rete. «Non siamo più nelle condizioni di assicurare sicurezza sanitaria e sostenibilità economica del servizio», dicono i sindacati del settore, 100 mila persone che finora hanno lavorato senza ricevere mascherine o guanti. Il blocco dei rifornimenti finirebbe per paralizzare quei trasporti necessari per tenere in piedi il Paese. Un problema serissimo. Il Garante per gli scioperi chiede di revocare la protesta, ma i sindacati rispondono che non si tratta di uno sciopero, bensì dell’«impossibilità di garantire il servizio». «Mi auguro che queste minacce vengano ritirate, noi garantiremo i servizi essenziali. Invito tutti a soprassedere» dice Conte. I ministri dei Trasporti e dello Sviluppo economico, Paola De Michell e Stefano Patuanelli, premono per un’intesa tra i concessionari autostradali e i benzinai che garantisca almeno l’apertura alternata degli impianti e in ogni caso i self service. Ma la soluzione potrebbe essere un’altra. Molti impianti di rifornimento superano la soglia di fatturato da 2 milioni di euro al di sotto della quale c’è la sospensione delle scadenze fiscali. Far ricadere anche loro, ad esempio senza calcolare nel fatturato il peso di accise e iva, potrebbe far rientrare la sembra esserci una schiarita, con la possibilità che lo stop venga congelato.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Carrer Stefano 
Titolo: Tokyo, il Cio rinvia le Olimpiadi: andranno in scena entro il 2021 – Abe si arrende: Giochi Olimpici rinviati all’estate del 2021
Tema: Giochi Olimpici

Ad annunciare per primo il rinvio delle Olimpiadi – al massimo entro l’estate 2021 è stato il premier giapponese Shinzo Abe: dopo una telefonata con il presidente del Cio Thomas Bach, ha ufficializzato una decisione ormai diventata inevitabile. A magra consolazione, la torcia arrivata da Olimpia resterà in Giappone (“Sarà la luce alla fine del tunnel”, ha detto Bach) e il logo continuerà a riferirsi a “Tokyo 2020”. Con un posticipo che causerà gravi danni all’economia giapponese (e certo non solo ad essa), rischia di andare sotto i riflettori quello che si profila come un vero e proprio “caso Giappone” sulla questione coronavirus. Il rinvio dei Giochi non è stato imposto tanto dall’epidemia nel Sol Levante, quando dalla sua diffusione globale che pone a rischio la salute degli atleti, ostacola training e appuntamenti preliminari, minacciare una sua ulteriore espansione con l’assembramento di centinaia di migliaia di persone. Secondo una sensazione diffusa in Giappone e altrove, il governo nipponico, nel fare di tutto per salvare le Olimpiadi, avrebbe agito con scarsa trasparenza e discutibile efficacia preventiva nel contrasto all’epidemia, allo scopo di tenere basse le statistiche sul contagio. Tra molti stranieri residenti a Tokyo – primi fra tutti gli italiani – si dà per scontato che “ora i dati aumenteranno”: non per una pura teoria cospirativa, ma perché sono tra le persone più sconcertate e hanno paura per fatti che ritengono inesplicabili.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Nell’Hubei la quarantena è finita Coprifuoco per 1,3 miliardi in India
Tema: Cina, nello Hubei fine della quarantena

Sessanta milioni di cinesi dello Hubei escono dalla quarantena. Per 1,3 miliardi di indiani nella notte è cominciato il coprifuoco, annunciato dal primo ministro di New Delhi Narendra Modi in un discorso improvviso alla nazione. Era cominciata il 23 gennaio la serrata sanitaria a Wuhan e subito dopo nella provincia dello Hubei intorno alla grande città: dopo quasi due mesi di reticenze e ritardi nell’allarme per il nuovo virus, Pechino aveva ordinato di chiudere tutto: fermi i treni, gli aerei, tutti i trasporti urbani, le auto private, poi l’ordine a 60 milioni di persone di restare a casa. Due mesi dopo, oggi, la provincia cinese più colpita dal coronavirus allenta le misure anti virus: ripartono i treni e gli aerei e i mezzi pubblici. La capitale Wuhan dovrà invece aspettare ancora, fino all’8 aprile, perché le porte si aprano. Il miglioramento della situazione è confortante anche per noi: lo Hubei ha tanti abitanti quanti l’Italia; Wuhan quanti la Lombardia. Anche se per sostenere la provincia assediata e paralizzata, Pechino ha potuto mobilitare risorse dal resto della Cina. Con l’epidemia neutralizzata nello Hubei, con Wuhan che vede la luce verde in fondo al tunnel, la Cina vuole riaccendere l’economia. La preoccupazione è che si verifichi una seconda ondata di contagi, dovuta agli spostamenti interni e agli arrivi dall’estero. Centinaia di migliaia di cinesi e decine di migliaia di stranieri dovrebbero rientrare nel Paese e potrebbero riaccendere la catena del Covod-19. Primo obiettivo strategico è tenere pulita la capitale Pechino dai nuovi casi «importati» (ad oggi sono stati 427). II governo permette ai cittadini di riprendere a muoversi indossando sempre le maschere ed esibendo il «codiçe verde».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Attanasio Ghezzi Cecilia 
Titolo: Xi libera Hubei dalla quarantena Ripartono aeroporti e fabbriche
Tema: Cina, nello Hubei fine della quarantena

A mezzanotte hanno riaperto la regione dello Hubei, mentre per il suo capoluogo Wuhan, la megalopoli da 11 milioni di persone messa in quarantena lo scorso 23 gennaio, si aspetterà l’8 aprile. Significa che quasi 60 milioni di persone, le prime del globo ad esperire il lockdown, potranno ricominciare a muoversi e a viaggiare per la Cina, «in maniera ordinata» come specifica il governo locale. Significa riaprire aeroporti, fabbriche e stazioni.  La decisione avviene dopo una settimana in cui le autorità hanno registrato appena due casi autoctoni (salgono invece a 427 i cosiddetti casi “importati” dall’estero, di cui 74 solo ieri) ma non si tratta di un vero e proprio ritorno alla normalità. Le scuole rimarranno chiuse «fino a data da destinarsi» e si potrà spostare solo chi ottiene il «codice verde» da un controverso algoritmo che incrocia big data e geolocalizzazioni. Inoltre in molti temono che la fretta di porre fine all’emergenza economica che si è venuta a creare spinga la leadership di Pechino ad ignorare diversi campanelli d’allarme. Giovedì scorso, quando per la prima volta le autorità di Wuhan hanno annunciato di aver registrato zero casi, i social si sono riempiti dei documenti rilasciati dai comitati di quartiere che notificavano nuovi contagi. Ma soprattutto non si capisce come la Cina stia gestendo i cosiddetti asintomatici. Trasgredendo alle raccomandazioni dell’Oms, infatti, Pechino non annovera tra i casi coloro che risultano positivi ma non hanno sintomi. Un problema non da poco considerato che, secondo documenti classificati visionari dal «South China Morning Post», sarebbero stati 43 mila già a fine febbraio.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Cocco Michelangelo 
Titolo: Fine dell’incubo: Wuhan città aperta – Wuhan torna città aperta Ma in Cina è allarme per il contagio di ritorno
Tema: Cina, nello Hubei fine della quarantena

È la fine di un lungo incubo collettivo che ha sconvolto le vite di 60 milioni di cinesi. Dopo oltre due mesi, Wuhan uscirà dall’isolamento il prossimo 8 aprile, mentre già da oggi le draconiane restrizioni messe in atto per contenere II contagio del coronavirus saranno rimosse nel resto dello Hubei. Lo hanno annunciato ieri le autorità provinciali, ricordando le nuove misure per scongiurare una seconda ondata di infezioni. Chi vorrà uscire da Wuhan o dallo Hubei potrà farlo solo munito dell’apposito codice QR che ne certificherà (sullo smartphone) lo stato di salute: grazie a questo accorgimento, Shanghai e le più ricche province costiere sono pronte ad riaccogliere i lavoratori migranti dello Hubei. Secondo la task force guidata dal premier Li Kegiang, la trasmissione della pandemia nella metropoli e nella sua provincia è stata ormai “interrotta”, tanto che nella Detroit della Cina hanno riaperto anche le fabbriche della Toyota e della Honda, mentre stanno ripartendo i 20 mila medici che avevano aiutato il sistema sanitario locale al collasso. Testimoni italiani residenti in Cina hanno riferito che l’altro ieri all’aeroporto di Shanghai tre minori stranieri (tra i 6 e i 13 anni) risultati positivi al “Covid-19” sono stati «Immediatamente strappati alle famiglie e portati in isolamento in ospedale senza possibilità di essere assistiti da un genitore». Dell’episodio sono state informate le autorità consolari italiane, in vista del rientro in questi giorni di famiglie di connazionali con bambini che frequentano la scuola in Cina.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Trump vuole riaprire per Pasqua: «La cura è peggiore del male»
Tema: Coronavirus: la situazione negli U.S.A.

Due settimane, da qui al 12 aprile, giorno di Pasqua, per «tornare alla normalità». Donald Trump ha spiegato le sue intenzioni, in una doppia intervista con Fox News e poi nel consueto briefing alla Casa Bianca. Punto primo: «dl tasso di mortalità di questa infezione è basso, intorno all’1%. Ogni anno muoiono 36 mila persone per l’influenza, ma non abbiamo mai bloccato il Paese per quello. Ci sono anche tanti morti per gli incidenti stradali, ma non è che chiediamo alle fabbriche di non costruire più auto». Secondo passaggio: «Fosse per i dottori dovremmo fermarci per mesi, se non per anni. La cura rischia di diventare peggiore del problema. Se le imprese si bloccano, se la gente perde il lavoro, andremo incontro alla depressione, all’instabilità. Ci saranno migliaia di suicidi». Conclusione: «Possiamo fare due cose nello stesso tempo. Riapriamo l’America al più presto, realisticamente entro Pasqua. Siamo in grado di produrre e di prendere le necessarie precauzioni». Ci sono, però, i numeri. I casi positivi sono in crescita esponenziale: circa 52 mila in tutto il Paese, con 675 morti. La situazione a New York sta diventando «esplosiva», come avverte il governatore dello Stato Andrew Cuomo: «La curva si sta impennando a una velocità che non ci aspettavamo». Sempre a New York, però, Wall Street, ha messo a segno il rialzo record dal 1933: +11,37%. Sarà stato per le parole di Trump, ma soprattutto per le notizie in arrivo dal Congresso, dove nella notte, repubblicani e democratici sembrano vicinissimi all’accordo sul pacchetto da duemila miliardi: quattro assegni fino a tremila dollari per i cittadini con reddito mediobasso; prestiti agevolati per le imprese.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: New York è l’epicentro Cuomo attacca Trump “Non capisce cosa succede”
Tema: Coronavirus: la situazione negli U.S.A.
«Cosa ce ne facciamo dei 400 apparecchi respiratori che ci mandi, quando ce ne servono 30.000? Vuoi una pacca sulla schiena? Non hai capito la dimensione del problema». E durissimo l’attacco del governatore di New York, il democratico Andrew Cuomo, contro Donald Trump. Arriva nel giorno in cui il presidente azzarda l’ipotesi di mettere fine alle restrizioni per Pasqua, un ottimismo che stride con i dati inquietanti sui contagi e i decessi. A livello nazionale siamo arrivati a 650 morti, l’epicentro è New York con 157. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità gli Stati Uniti potrebbero superare l’Europa per il bilancio di vittime. Cuomo lancia l’allarme: «A New York il numero di contagiati raddoppia ogni tre giorni». Nel crescendo della crisi, il governatore italo-americano sta diventando l’accusatore più visibile del presidente. Lo Stato di New York (20 milioni di abitanti, di cui nove nella metropoli) ha bisogno di 140.000 posti-letto ospedalieri, mentre ne ha solo 53.000. Il sistema sanitario locale sarà presto al collasso, molti paventano lo “scenario italiano” e la maggiore tv locale, N17, intervista il console generale Francesco Genuardi per chiedere lumi sugli sviluppi nel nostro Paese. Cuomo è indignato per la lentezza e l’inefficienza del governo federale, perciò rompe la tregua con la Casa Bianca.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: L’Oms: Stati Uniti epicentro globale Ma Trump vuole riaprire il Paese
Tema: Coronavirus: la situazione negli U.S.A.

L’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme, avvertendo che gli Usa stanno diventando l’epicentro globale della pandemia di coronavirus, ma il presidente Trump risponde che vuole riaprire il Paese «entro Pasqua». Posizioni inconciliabili, da cui dipende il destino di milioni di persone, mentre Wall Street vola sperando nell’approvazione del pacchetto da 2 trilioni di dollari per rilanciare l’economia . Il Dow Jones chiude con un più 11%, maggior rialzo dal 1933. La portavoce dell’Oms Margaret Harris ha sottolineato che l’85% dei nuovi casi è in Europa e America. Il 40% è concentrato negli Stati Uniti, saliti ormai al terzo posto nella graduatoria mondiale, dopo Cina e Italia. Ieri negli Usa i contagi sono arrivati a oltre 50.000 e i morti a circa 700. Andrew Cuomo, governatore di New York che è lo stato più colpito, ha lanciato l’allarme perché «la curva si sta impennando molto più velocemente di quanto pensassimo. I contagi raddoppiano ogni tre giorni. Servono 30.000 ventilatori, il governo federale deve muoversi». Per queste ragioni l’Oms avverte che l’America può diventare il nuovo epicentro globale. Ieri però Trump ha ripetuto che vuole riaprire il Paese, indicando Pasqua come data ideale, cioè il 12 aprile. Trump ad esempio ha notato che l’influenza uccide migliaia di persone ogni anno, molte più del coronavirus, senza creare tanto allarme e paralizzare il Paese. Quindi lo stesso atteggiamento si potrebbe usare nei confronti della pandemia, accettando l’inevitabilità del fatto che faccia vittime, per salvare però gli Usa dal disastro ancora più grave minacciato dalla depressione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Oppes Alessandro 
Titolo: La Spagna Negli ospizi al collasso gli anziani dormono accanto ai cadaveri
Tema: Covid-19: la Spagna in emergenza

Sono già 1535 nella regione della capitale, oltre la metà dei 2696 registrati in pochi giorni in Spagna. Ieri la giornata più tragica sino ad ora, con 514 morti e un numero di contagi vicino ai 40mila. Un ritmo di crescita ancor più veloce rispetto a quello registrato in Italia, il Paese al quale da Madrid si guarda con maggiore attenzione: per le misure di contenimento del virus, seguite dal governo Sánchez quasi alla lettera, e per il primo barlume di speranza acceso dagli ultimi dati che da noi indicano una tenue inversione di tendenza. Ma per la Spagna la luce è ancora lontana e l’esecutivo. , nel pieno della catastrofe sanitaria, non si stanca di ripetere che il peggio non è ancora arrivato. Questa è la settimana decisiva, fa sapere il coordinatore dell’emergenza, Fernando Simón: è quella in cui si spera che venga raggiunto il picco di contagi, ma il timore è che le strutture sanitarie già a durissima prova possano non reggere. Il premier Pedro Sanchez ha già chiesto al Parlamento di poter prorogare di 15 giorni lo stato d’allarme che gli garantisce poteri straordinari per gestire la crisi. In questa corsa contro il tempo per frenare il virus, il governo ha messo in campo migliaia di soldati della Ume, l’Unità militare d’emergenza creata per affrontare catastrofi naturali ed epidemie. A loro è affidato il compito di disinfezione, in questi giorni indirizzato sempre più spesso verso le case di riposo, dove si sta consumando una strage silenziosa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Orbán usa l’emergenza per dare gli ultimi colpi alla democrazia
Tema: Ungheria
II disegno di legge presentato da Orbán lunedì in Parlamento non serve solo a dare al suo governo i poteri necessari a una gestione centralizzata dell’epidemia di Covid-19, che in Ungheria rimane almeno ufficialmente contenuta con 167 casi di contagio e 7 decessi. Molto di più, è una delega in bianco al premier a governare a tempo indeterminato senza il controllo dell’Orszàggyulés e i contrappesi costituzionali. La legge non è stata ancora approvata, il quorum dell’80% necessario in prima battuta era troppo alto perfino per il Fidesz, il partito di Orbán che dispone di una maggioranza di due terzi in Parlamento. Ma la strada è tracciata, la prossima volta il quorum richiesto sarà più basso. E difficilmente il tribuno magiaro si farà sfuggire l’occasione di usare la paura di fronte alla pandemia per mettere definitivamente in quarantena anche la già vacillante democrazia ungherese, concentrando tutto il potere nelle sue mani. Una volta in vigore la nuova legislazione, Orbán potrebbe governare per decreto senza approvazione parlamentare fin quando lo riterrà necessario per sconfiggere l’epidemia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Ue, via libera all’adesione di Albania e Nord Macedonia
Tema: Paesi balcanici

Dopo diversi tentativi falliti e circa due anni di stallo nelle trattative, si apre la finestra europea per l’Albania e la Macedonia del Nord. I governi dei 27 Stati Ue hanno dato ieri il via libera all’apertura dei negoziati con i due Paesi balcanici: la decisione presa dai ministri degli Affari Ue sarà ratificata domani dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo straordinario che si riunirà in videoconferenza. «Il futuro dei Balcani Occidentali è nell’Unione europea» ha subito commentato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, anche se ovviamente questo passaggio non garantisce l’accesso all’Unione ma apre soltanto un processo che può durare diversi anni. Per David Sassoli, presidente del Parlamento Ue, quella di ieri è «una buona notizia in tempi difficili: abbiamo bisogno di forti legami con i nostri vicini, ora più che mai». Secondo Andreja Metelko Zgombic – ministro degli Affari Ue della Croazia, presidente di turno dell’Unione – l’intesa è un «riconoscimento dei notevoli sforzi di riforma fatti da Tirana e Skopje, che hanno dimostrato una forte volontà politica per avanzare nel loro cammino europeo».
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