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SINTESI IN PRIMO PIANO – 29 marzo 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:
– Rallentano i contagi, record di pazienti guariti
– Ai comuni 4,7 miliardi per gli aiuti
– Imprese, stop a tasse e contributi
– Virus, ora Trump vuole isolare New York

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Diecimila vittime Ma è record di pazienti guariti – Superati in Italia i diecimila morti È record di guariti in un giorno
Tema: l’andamento del virus

Rallenta ancora la velocità del contagio: la percentuale di crescita ieri è stata del 6,9%, due giorni fa era del 7,49%. È questa la prima buona notizia del weekend nel quale, alla Protezione civile, torna il capo Dipartimento Angelo Borrelli, dopo alcuni giorni di riposo a casa per una leggera indisposizione. L’altra buona notizia è nel numero dei guariti: in un giorno ne sono stati registrati 1.434, cifra record dall’inizio dell’epidemia, che porta il totale a 12.384. La cattiva notizia è invece sempre quella delle morti: ieri sono state 889, per un totale di 10.023. Questi i dati dei positivi attuali e dei contagiati dall’inizio dell’epidemia: 92.472 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (5.974 persone in più di ieri, per una crescita del 6,91%). Attualmente i malati positivi sono 70.065 (il conto sale a 92.472, perché nel computo complessivo ci sono anche i morti e i guariti). I pazienti ricoverati con sintomi sono 26.676; 3.856 sono in terapia intensiva (+124), mentre 39.533 sono in isolamento a casa senza sintomi o con sintomi lievi. «I morti sono tanti purtroppo — ha commentato Borrelli — ma sono convinto che se non fossero state adottate misure drastiche avremmo ben altri numeri e per le strutture sanitarie, che sono già in condizioni critiche, la situazione sarebbe stata insostenibile». «In quasi tutti i Paesi colpiti dal coronavirus — ha continuato il capo della Protezione civile — vengono imitate le misure adottate da noi». Borrelli non pensa che ci siano stati ritardi, sostiene che tutte le misure restrittive sono state prese nei «tempi giusti» in relazione alla situazione del momento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Divieti, arriva la proroga Ripresa lenta e a tappe
Tema: le misure del governo
Sarà una ripresa scaglionata quella che segnerà la fine dell’emergenza da coronavirus. E sarà lenta. Soltanto dopo il nuovo blocco di due settimane che sarà decretato il prossimo 3 aprile e durerà fino al 18 aprile, si comincerà a discutere i criteri per la progressiva riapertura. La condizione primaria rimane quella di Ro, l’indice di contagiosità inferiore a 1 (un positivo infetta meno di una persona). Ma anche dopo aver raggiunto questo risultato bisognerà mantenere alcuni divieti e limitazioni per impedire che la circolazione degli asintomatici possa far risalire il numero dei positivi. Ecco perché gli ultimi ad aprire saranno i locali dove maggiore è la possibilità per le persone di stare a stretto contatto come discoteche, i bar, i ristoranti, i cinema e i teatri. Mentre i primi a riprendere l’attività potrebbero essere quegli imprenditori che fanno parte della filiera alimentare e farmaceutica. E in vigore fino alla fine dell’epidemia ci saranno anche le misure strettissime per chi torna dall’estero rese ancora più severe da un’ordinanza emanata ieri. «A inizio settimana con gli scienziati del comitato tecnico scientifico e confidiamo che ci portino delle buone notizie. Ci manteniamo sempre vigili e attenti per adeguare le nostre valutazioni», ha spiegato ieri Conte. E le indicazioni degli esperti appaiono già scontate, a partire da quelle sulle festività pasquali che — la posizione del comitato sarà netta — «dovranno essere all’insegna della distanza». L’ordinanza emessa ieri per stringere le maglie rispetto ai ritorni dall’estero rende evidente anche il tempo che ci vorrà per consentire la libera circolazione tra gli Stati. Chi rientra in Italia – si stimano circa 200mila cittadini oltre ai 30mila già tornati- deve infatti «andare in quarantena e all’atto dell’imbarco su aerei o navi (con la mascherina) compilare l’autocertificazione per indicare l’indirizzo dove starà in isolamento. In caso di insorgenza di sintomi Covid19, «c’è l’obbligo di segnalazione con tempestività all’Autorità sanitaria». Le stesse regole valgono per chi torna con mezzi propri.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Speranza: serve tempo Abbassare la guardia vanificherebbe tutti gli sforzi fatti
Tema: le misure del governo

«Tempo e gradualità». Di questo ha bisogno l’Italia per uscire dall’emergenza e riprendere a vivere. Ma riaprire tutto proprio ora, con la pandemia che continua a fare strage, sarebbe uno «sbaglio clamoroso». Per il ministro della Salute, Roberto Speranza «siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Non perdiamo la testa. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio adesso». Sin dai primissimi giorni dell’emergenza coronavirus, il leader di Leu ha scelto la “linea dura”. Si è battuto per convincere il premier Giuseppe Conte e l’intero governo a fermare i voli dalla Cina. Ha insistito per sospendere l’attività di scuole e università e per rallentare il più possibile i motori del Paese. Fino al graduale lockdown. «I sacrifici che i nostri concittadini stanno facendo sono uno sforzo molto serio», riconosce il ministro, che ha sempre rivendicato di affidarsi agli esperti dell’Istituto superiore di Sanità, del Consiglio superiore di Sanità e del comitato tecnicoscientifico del governo. Anche ieri, nel pieno del dibattito su aprire o chiudere, Speranza invitava a fidarsi di chi sa leggere i dati: «Gli epidemiologi affermano che cominciano a vedersi i primi effetti del contenimento». Ma sarebbe un rischio troppo grande invertire la rotta proprio adesso, con la Lombardia che ogni giorno dice addio a centinaia di persone: «Siamo ancora nel pieno della crisi”. E se Renzi suggerisce di aprire le imprese prima di Pasqua e le scuole il 4 maggio, Speranza ammonisce: «Non siamo ancora al cambio di fase».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Il timore di disordini – Il timore di disordini «per il pane» Sul web i messaggi per innescarli
Tema: rischio criminalità

La preoccupazione dei responsabili «tecnici» della sicurezza, a partire dal capo della polizia Franco Gabrielli, è stata tempestivamente comunicata ai responsabili «politici», e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese l’ha subito trasferita al presidente del Consiglio. Rappresentandogli il rischio concreto di comportamenti o disordini che sarebbe complicato fronteggiare; meglio dunque prevenire con interventi concreti, anziché reprimere eventuali reati da crisi economica. L’ordinanza della Protezione civile per finanziare, attraverso i Comuni, la «solidarietà alimentare» e i provvedimenti «di pronto intervento» annunciati ieri sera dal premier Conte sono la prima risposta del governo al pericolo che il disagio sociale innescato da blocco del Paese degeneri in fenomi più allarmanti. «Sono preoccupata dalla situazione generale che si sta delineando nel Paese — ha rivelato Lamorgese in un’intervista a SkyTg24 —, i cittadini hanno delle esigenze primarie di cui lo Stato non può che farsi carico». Per i garantiti ci sono la cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali, e ci si sta muovendo per evitare i rallentamenti provocati dalla ordinaria burocrazia, «ma c’è un’altra parte di cittadini italiani che non hanno un lavoro Fisso e che vuole avere dei riscontri oggettivi in termini di risorse», aggiunge la ministra. Le inquietudini riguardano le zone più depresse e in primo luogo il Mezzogiorno, dove l’economia sommersa (improvvisamente paralizzata dai divieti di circolazione) ha permesso finora di vivere a moltitudini di persone e famiglie.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martini Fabio 
Titolo: Intervista a Marco Minniti – “Al Sud la criminalità potrebbe ergersi a difensore del diritto”
Tema:  rischio criminalità
Secondo l’ex ministro dell’Interno Minniti «nel Mezzogiorno la criminalità potrebbe ergersi a difensore del diritto. Dopo aver subito tanti colpi negli ultimi anni le organizzazioni mafiose potrebbero cogliere questa occasione per riaffermare un principio di sovranità su quei territori: qui comandiamo noi e non lo Stato. Provando al tempo stesso a recuperare consenso». E a questo punto Minniti, uomo che misura le parole, scandisce un’espressione significativa: «Al Sud un’eventuale disparità di trattamento rispetto ad altre aree del Paese, o un’incapacità di trattamento da parte della sanità pubblica, potrebbero portare a fenomeni senza precedenti. Che partendo dal Sud si allarghino ad altre aree del Paese». È molto importante la partecipazione attiva dell’esercito nella tutela dell’ordine pubblico In effetti già da alcuni giorni, molto sottotraccia, i tanti «occhi» che controllano l’ordine pubblico hanno alzato il livello di guardia nel Mezzogiorno e almeno due casi di clamorosi furti, in un supermercato e in un presidio sanitario, lasciano intendere i rischi che potrebbero determinarsi nel caso in cui il contagio dovesse «sfondare» in quelle regioni. E anche rischi come questi hanno sospinto il governo ai nuovi provvedimenti annunciati ieri sera dal presidente del Consiglio in diretta televisiva. Nei giorni scorsi alcune avvisaglie avevano fatto comprendere i pericoli di una deriva ribellistica e Minniti inquadra così il contesto: «Le mafie, rispetto ad altre organizzazioni criminali si distinguono per una attitudine che va oltre gli affari: puntano al consenso e all’esercizio della sovranità. Ecco perché occorre agire in tempi rapidi per rafforzare anche il tessuto delle strutture sanitarie nelle regioni che non sono ancora l’epicentro dell’emergenza».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro 
Titolo: La famiglia Renzi getti la mascherina
Tema: Renzi

Matteo Renzi ieri ha trovato spazio sul quotidiano Avvenire per lanciare la sua ideona: «Basta, riapriamo tutto. Fabbriche, scuole, uffici, negozi e chiese devono tornare a marciare da subito, altro che prolungare i divieti oltre il 4 aprile». La sua non è una speranza, è una ricetta politico-economica che, se fosse ancora premier, evidentemente applicherebbe. Anche io sarei felice se per incanto non domani ma oggi tutto potesse tornare nella normalità o giù di lì. Ma, avendo un fratello medico nella trincea (lui la paragona a un lazzaretto) del Policlinico di Milano che ogni sera al telefono mi relaziona di cose mai viste e mi invita alla massima prudenza, sentendo ogni giorno al telefono la paura e la frustrazione dei generali e dei colonnelli (amministratori, medici, infermieri) dell’esercito dei soccorritori, leggendo le analisi degli scienziati che convergono sul fatto che i portatori asintomatici del virus potrebbero essere una infinità, ecco, alla luce di tutto questo penso che l’ipotesi di riaprire l’Italia oggi non solo sia impraticabile, ma sia un’autentica cazzata che solo un politico incosciente in crisi di astinenza poteva sparare. Se proprio Renzi è convinto di quello che dice, gli propongo di fare lui da cavia e di farla fare a sua moglie, ai suoi anziani genitori, ai suoi giovani figli. Chieda un salvacondotto rispetto alle restrizioni e oggi si butti, lui e la sua famiglia, nella mischia. Ma non nelle colline del Chianti, lo vogliamo vedere girare in metrò e bus nelle città, farsi selfie e stringere mani per le strade e nelle fabbriche.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Pagnoncelli Nando 
Titolo: Scenari – Più fiducia a premier e governo Lega al 31%, Pd e M5S in ripresa
Tema: sondaggi

L’emergenza che il Paese sta vivendo suscita molti interrogativi sulle opinioni dei cittadini che questo mese fanno segnare cambiamenti di rilievo, soprattutto riguardo al consenso per il governo e per il presidente del Consiglio. La fase attuale ha preso avvio con i provvedimenti restrittivi introdotti a partire dall’8 marzo ed è contraddistinta da un significativo aumento della consapevolezza che il coronavirus rappresenti una minaccia a livello personale (dal 12% di metà febbraio al 53% di metà marzo), familiare (60%) e per il proprio Comune di residenza (73%), accompagnata da un favore molto ampio per le misure adottate e da una significativa crescita del consenso per il governo e il presidente Conte: infatti, l’indice di gradimento dell’esecutivo oggi si attesta a 56, quello del premier a 61, aumentando rispettivamente di 14 e 13 punti rispetto a un mese fa e raggiungendo i valori più elevati dall’insediamento del Conte 2. Quanto alle intenzioni di voto, il crescente e significativo apprezzamento per il governo non sembra avere riflessi di analoghe dimensioni sulle scelte degli elettori: la maggior parte degli italiani si sente rassicurata dal fatto che nell’emergenza il Paese abbia una guida nei confronti della quale esprime fiducia ma, con poche eccezioni, si mantiene fedele al proprio partito. Nel complesso, le due principali forze di governo sono in leggera crescita e il centrodestra è stabile. Più in dettaglio, la Lega si mantiene al primo posto con il 31,1% dei consensi (-0,5%), seguita dal Pd al 20,6% (+ 1%), dal M5S al 15,3% (+1,3%), quindi FdI stabile al 13,3%, FI al 6,8% (+ 0,5%), Italia viva stabile al 3,5%.
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Testata:  Espresso 
Autore:  Riva Gigi 
Titolo: Intervista a Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli – Voglia di dopo
Tema: virus e cambiamento della società

Ilvo Diamanti, docente all’università di Urbino e nella stessa città presidente dell’Isia, e Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, discutono dei cambiamenti sociali attesi causa coronavirus, delle parole d’ordine obsolete e di quelle che si imporranno. Una su tutte: futuro. Ed è una novità nell’Italia fossilizzata su un eterno presente. Ilvo Diamanti, Nando Pagnoncelli, è solo il timore dell’impopolarità, dunque che permette di tenere a bada frizioni politiche comunque affiorate? DIAMANTI: Secondo le mie rilevazioni Conte oggi è al 71 per cento del gradimento. È sempre stato alto, mai così alto. E questo mette le opposizioni in una situazione ambivalente. Da un lato per loro è difficile garantire una concordia che si traduce nel consenso al governo in questi tempi eccezionali. Se si “normalizzerà l’emergenza” potranno essere tentati dal frenare il sostegno ai decreti dell’esecutivo, approvati da circa 8 italiani su 10. Per ora sono attestati sulla logica, se non del governo di unità nazionale, dell’opposizione responsabile. PAGNONCELLI: Rispondo con le cifre. Il giudizio sull’operato del governo tra molto e abbastanza positivo arriva al 71 per cento ed era al 65 due settimane fa. Le regole di restrizione per limitare il contagio sono “giustificate” per il 75 per cento degli italiani. Alla luce di questo scenario mi risulta incomprensibile il venire meno del clima di concordia. Le dichiarazioni di Renzi, delle destre, il sindacato che minaccia lo sciopero, sono tutte tensioni che alla gente appaiono ingiustificate. Normalmente ritagliarsi un’area di consenso contestando chi è alla guida è utile. Ma non nello stato attuale, non funziona la “rendita d’opposizione”.
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Cibo e buoni spesa alle famiglie – Conte: aiuti a chi è in difficoltà Subito 4,3 miliardi ai Comuni Arrivano i buoni per la spesa
Tema: aiuti ai comuni

Buoni spesa per chi ha più bisogno. Cibo e altri beni di prima necessità distribuiti direttamente alle famiglie in difficoltà. E la risposta immediata del governo al drammatico Sos arrivato dai territori: «C’è gente che non ce la fa più a sfamare i propri figli, abbiamo centinaia di richieste di aiuto ogni giorno», è il racconto del presidente dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, Antonio Decaro, sindaco di Bari, collegato ieri sera via Skype con Palazzo Chigi. «C’è tanta gente che soffre», dice Giuseppe Conte nella conferenza stampa convocata per l’annuncio. Il premier è sempre più preoccupato per la tenuta sociale del Paese. «Sofferenze psicologiche», continua il presidente del Consiglio, dovute alla necessità di stare così a lungo chiusi in casa per abbattere i contagi. Ma soprattutto «sofferenze materiali». «Ma lo Stato c’è», scandisce Conte. Ed ecco allora un nuovo Dpcm, appena firmato da lui, che anticiperà 4,3 miliardi di euro al Fondo di solidarietà Comunale, soldi che erano previsti per maggio ma diventeranno da subito disponibili per dare «ossigeno» agli 8 mila sindaci d’Italia sempre più in trincea contro il Coronavirus: «I sindaci sono le nostre sentinelle, le nostre prime antenne sul territorio, ci affidiamo a loro». Eppoi ecco altri 400 milioni di euro che, stavolta con un’ordinanza della Protezione civile, permetteranno ai Comuni di erogare appunto a persone e famiglie in difficoltà (individuate secondo gli indici di povertà dei territori) i buoni spesa per acquistare generi alimentari e altri beni di prima necessità. Ma per accelerare i tempi ci sarà anche una distribuzione diretta di questi beni, a partire già da questa settimana, affidata alla rete della solidarietà nazionale.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara – Trovati Gianni 
Titolo: Ai Comuni 4,7 miliardi per gli aiuti – Ai Comuni 4,7 miliardi, c’è il bonus famiglia da 3-400 euro
Tema: aiuti ai comuni

Cresce un piano che finora era stimato intorno ai 3 miliardi. Ad annunciarlo ieri sera è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una conferenza stampa con il ministro dell’Economia Roberto Gualtierie in collegamento video con il presidente dell’Anci Antonio Decaro, nella quale ha anche garantito che tutte le misure a sostegno del reddito introdotte con il decreto Marzo, dalla Cig ai bonus per gli autonomi,arriveranno entro il 15 aprile sul conto dei diretti interessati. II premier ha poi anche confermato che le scuole probabilmente sono destinate a«non riprendere l’attività didattica ordinaria» mentre per le aziende ha rinviato a successive valutazioni con il comitato tecnico scientifico. Fino a ieri il sostegno al reddito per gli indigenti doveva essere appannaggio del decreto Aprile. Ma l’aumento degli episodi di disagio sociale e lapreoccupazione manifestata anche dal ministro dell’Intemo Lamorgese hanno imposto una decisione immediata. Richiesta arrivata anche dalle forze politiche. Zingaretti e i ministri Dem avevano garantito poche ore prima che sarebbero state prese misure per fronteggiare «una situazione di indigenza di numerose famiglie italiane già da queste prime settimane». In mattinata Giorgia Meloni aveva diffuso un video in cui la leader di Fratelli d’Italia chiedeva al Governo di assegnare mille euro sul conto corrente a chiunque ne facesse richiesta rinviando a dopo l’emergenza la verifica dei requisiti. Forza Italia e Italia viva si erano mosse a sostegno dei buoni spesa. Conte ha spiegato che tutte le amministrazioni, a partire dall’Inps, lavorano per accelerare i tempi di erogazione di Cig e bonus autonomi e che al massimno a metà aprile arriveranno i soldi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Imprese, stop a tasse e contributi – Tasse, verso lo stop fino a maggio: tetto a 10 milioni di ricavi
Tema: verso il decreto di aprile

Sospensione di tasse e contributi di due mesi e non per filiere, garanzie extra per garantire la liquidità delle imprese ma anche aiuti diretti alle famiglie in difficoltà per provare a contenere le lacerazioni nel tessuto sociale del Paese, soprattutto al Sud. Si affolla la lista degli interventi che premono alle porte del decreto Aprile. Non c’è molto tempo per fissare le cifre, perché già nei prossimi giorni il governo dovrà indicare al Parlamento il deficit aggiuntivo da autorizzare per il nuovo decreto. Ma i numeri sono ancora in movimento tra un Mef che fin qui ha ragionato su un orizzonte da 27-28 miliardi e Palazzo Chigi che vorrebbe puntare almeno a 30-35. La faglia si incrocia con quella da tenere in Europa sul Mes, in una dialettica smentita ieri da Palazzo Chigi che parla di «totale sintonia» tra il premier Conte e il ministro Gualtieri sulla linea da tenere nelle trattative a Bruxelles. Ma è chiaro che il «no» a priori a qualsiasi ipotesi passi dalle stanze del Fondo salva-Stati complica il lavoro di Gualtieri e soprattutto le chance di ottenere aiuti subito. Il menu del decreto Aprile, che punta ad arrivare in consiglio dei ministri in 8-10 giorni dopo i passaggi sul deficit aggiuntivo attesi la prossima settimana, è definito. Ed è amplissimo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Il retroscena – Il decreto di aprile diventa il bivio per il futuro del governo
Tema: verso il decreto di aprile

Il decreto di aprile rappresenterà l’ultima cartuccia a disposizione del governo Conte, e l’obiettivo — come dice il titolare dell’Economia — di «immettere liquidità immediata», sarà il tentativo di tenere in piedi il sistema e contrastare i crescenti segnali di tensione nel Paese. Al vertice del Pd con i suoi ministri è emerso un quadro drammatico della situazione, tra carenze organizzative e intoppi burocratici che intralciano l’azione nell’emergenza. Uno scenario simile a quello disegnato il giorno prima nella riunione dei 5 Stelle, dove si è discusso di alcune falle in nodi strategici come l’Inps, e dove i timori sulla stabilità del governo sono stati sovrastati dalla preoccupazione sulla questione sociale «che ci sta sfuggendo di mano». E in questo contesto che va inserito lo scontro con l’Europa. Nonostante vengano smentiti contrasti tra Palazzo Chigi e via XX Settembre, filtrano le divergenze tra Conte e Gualtieri. L’ultima è sul «facciamo da soli» pronunciato dal premier al vertice Ue, niente affatto piaciuto al Pd e al ministro dell’Economia, che pronosticava quanto poi è successo. Cioè la reazione, affidata peraltro alla presidente della Commissione, che ha spazzato via dalle trattative i Coronabond: «Sono solo uno slogan». «Così siamo spalle al muro», hanno commentato i maggiorenti dem, mentre Gualtieri definiva «sbagliate» le parole di Ursula von der Leyen. Ma tutto ciò è conseguenza della strategia decisa da Conte, che «per sfuggire al fantasma di Draghi» ha inasprito la sua linea al vertice Ue: prima della riunione — secondo fonti autorevoli di governo — la distanza del premier con Gualtieri si era misurata sul fatto che l’Economia non gli avesse dato «una via alternativa» rispetto al Mes. Conte temeva che se avesse aperto una trattativa su questo strumento, Salvini sarebbe insorto e a ruota sarebbero insorti i grillini, mettendo a repentaglio la stabilità del governo. Ma ora persino i 5 Stelle sono disorientati, siccome «non si sa quale possa essere la soluzione» in Europa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Von der Leyen: no ai covid bond Conte e Gualtieri: sta sbagliando
Tema: scontro Roma-Bruxelles
La brusca retromarcia di ieri della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, secondo cui i coronabond sarebbero solo “uno slogan” non ha fatto certo piacere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Anche se in serata la presidente ha poi corretto il tiro: «in questo momento, la Presidenza non esclude alcuna opzione entro i limiti del Trattato». Come primo passo spiega una nota della Commissione Ue «stiamo lavorando a una piena flessibilità dei fondi esistenti, come i fondi strutturali. Per garantire il recupero, la Commissione proporrà modifiche alla proposta del Mff che consentiranno di affrontare le conseguenze della crisi coronavirus». Anche se «lo spazio fiscale per i nuovi strumenti è limitato». A Palazzo Chigi si comprende fin troppo bene come ci sia stato qualcuno a Berlino che ha chiesto alla responsabile dell’esecutivo comunitario di tranquillizzare l’opinione pubblica tedesca dopo che lo Spiegel aveva riferito che la Commissione stava valutando di collocare bond per sostenere misure contro la disoccupazione per gli Stati in crisi. Da contatti informali tra Bruxelles e Roma è stato presto chiarito che la presidente intendeva dire che non è la Commissione a doversi occupare del problema ma l’Eurogruppo. Una “norma di linguaggio” che lo stesso Conte ha rispettato nel corso della conferenza stampa di ieri.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto – Vitale Giovanna 
Titolo: Coronabond, Von der Leyen dice no e l’Italia s’infuria Poi una mezza retromarcia
Tema: scontro Roma-Bruxelles

Durissima la reazione di Roma di fronte a un intervento che schiera Bruxelles sul fronte dei falchi guidati da Angela Merkel e Mark Rutte. «Von der Leyen sia adeguata all’appuntamento con la storia», tuona il premier Conte. «Le sue parole sono sbagliate», rincara il ministro Gualtieri. David Sassoli apre il fronte istituzionale con il Parlamento europeo: «Serve un chiarimento immediato». Tanto che in tarda serata, dopo la protesta di Palazzo Chigi via canali diplomatici, la tedesca prova la retromarcia: «Non escludiamo nessuna opzione nei limiti del Trattato, proporremo un aumento del bilancio per rispondere alla crisi». Fonti del ministero dell’Economia colgono il ramoscello d’olivo: «Positivo il chiarimento». Ma prima Conte ha già mandato in fuorigioco von der Leyen ricordando che il compito di portare proposte non spetta a lei, «ma all’Eurogruppo». Un litigio che rende evidente il veleno tra capitali sulla risposta economica da dare al Covid-19 dopo il fallimentare vertice di giovedì sera. Italia. Von der Leyen una decina di giorni fa aveva aperto ai Coronabond: «Li utilizzeremo se aiutano e se saranno strutturati nel modo giusto». Scatenando l’ira di Berlino. Tanto che, raccontano fonti Ue, sarebbe arrivata la strigliata di Merkel, che avrebbe richiamato all’ordine la sua ex ministra. L’uscita di ieri della tedesca ha avuto però l’effetto di ricompattare il governo e far rientrare le fibrillazioni Pd-M5S sulla partita Ue. «Sono giorni che Di Maio tenta di far passare i nostri ministri come servi della Troika, mentre Conte e i grillini battono i pugni», spiega un alto esponente dem. Tant’è che quando ieri è uscito sui giornali l’ennesimo retroscena, Nicola Zingaretti ha riunito in videoconferenza i ministri pd per difendere l’operato di Gualtieri e Amendola, rilanciare il monito del Quirinale e spedire un messaggio al premier: o queste manovre si fermano, oppure-non si va avanti. Reclamando una presa di posizione
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Testata:  Stampa 
Autore:  Zatterin Marco 
Titolo: Intervista a Paolo Gentiloni – Paolo Gentiloni: 1800 miliardi contro il virus – “Virus, subito un piano per rilanciare la Ue Ci sono 1800 miliardi, diamoli alle imprese”
Tema: i compiti dell’Ue

Verrà «un mondo nuovo» dopo il virus e il dramma della pandemia. Paolo Gentiloni è certo che l’Europa e i suoi Stati membri debbano prepararsi – «subito!» – ad affrontare una realtà diversa scrivendo un Piano di Rinascita che trasmetta uno choc positivo al sistema produttivo e non solo. Lo vede poggiato su quattro grandi obiettivi: salute, imprese, sostenibilità e occupazione. Il punto di partenza, nota il responsabile Ue per l’Economia, sarà l’onda di liquidità immessa dall’Unione sul mercato, denaro che deve arrivare rapido alle imprese attraverso le banche. Tutti i governi devono partecipare, è l’appello. Perché «la rinascita sarà europea, o non sarà». Gentiloni teme che l’Europa giochi a memoria invece che guardare avanti. «Dobbiamo partire dalla consapevolezza che non siamo di fronte a una replica della crisi finanziaria di dieci anni fa – spiega -. Il mondo dopo questa pandemia sarà diverso, certamente con una maggiore presenza pubblica nell’economia e più attenzione alla protezione del lavoro e della salute». «Verranno al pettine i nodi del confronto fra un modello di capitalismo autoritario e sovranista e il nostro liberale, basato su Welfare State e multilateralismo, che va corretto in chiave di sostenibilità sociale e ambientale. La risposta, oggi e non dopo la crisi, deve essere un Piano di Rinascita europea. Serve per salvarsi subito, non in futuro. E deve essere corale: perché nessuno si salverà da solo». «Si deve cominciare col coordinare meglio la lotta al virus e le strategie sanitarie per i prossimi mesi. Occorre ragionare su basi scientifiche e coordinare l’offensiva a livello europeo. È inutile affidarsi a valutazioni contingenti di natura politica o economica, e sarebbe pericoloso immaginare di uscire dalla pandemia in ordine sparso».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: Imprese del Nord Ovest: seguire Draghi – L’appello delle imprese del Nord Ovest a Governo e Ue: subito la cura Draghi
Tema: la lettera del fronte aziendale

Lettera firmata da Alberto Balocco, Sandro Buzzi, Gianfranco Carbonato, Evelina Christillin, Alberto Dal Poz, Paolo Damilano, Lorenzo Ercole, Oscar Farinetti, Gabriele Galateri di Genola, Dario Gallina, Gian Maria Gros Pietro, Giorgio Marsiaj, Livia Mattioli, Rinaldo Ocleppo, Carlo Piacenza, Fabio Ravanelli, Maurizio Sella, Camillo Venesio: “Si sta facendo strada nel mondo la consapevolezza del carattere eccezionale e della portata della crisi economica indotta dalla pandemia del coronavirus. In Asia e in America vi è ormai una precisa comprensione che alla caduta delle economie deve corrispondere un impegno straordinario da parte degli Stati e delle istituzioni economiche per poterne compensare gli effetti. Altrimenti si correrebbe il rischio della peggiore crisi dalla seconda guerra mondiale, con conseguenze abnormi sulla società in termini di occupazione e di reddito. Mario Draghi ha colto con lucidità, la natura della crisi che minaccia la salute, la stabilità e la ricchezza della società continentale nell’articolo pubblicato sul “Financial Times”, indicandone i rimedi. Il nostro Paese si sta già muovendo nella direzione giusta, ma non vediamo ancora una risposta europea che abbia dimensioni comparabili a quella già adottata dagli Stati Uniti. Sono necessarie misure che possano essere in grado di vincere la crisi attuale e, in prospettiva, di assicurare la continuità del progetto europeo, in mancanza delle quali quel progetto andrebbe in frantumi. In Italia ci vorranno interventi per centinaia di miliardi di euro per scongiurare il pericolo di scivolare in una depressione prolungata, con milioni di disoccupati, l’impossibilità di mantenere ai livelli attuali servizi pubblici essenziali e l’aumento della criminalità”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  de Bortoli Ferruccio 
Titolo: Fiducia preziosa non tradiamola – La fiducia è molto preziosa non dobbiamo tradirla
Tema: le risposte alla crisi

I giorni decisivi sono questi. e immagini dell’impegno senza sosta di medici e infermieri, sono esempi di dedizione professionale e di altruismo che commuovono e suscitano l’ammirazione del mondo. Molti di loro hanno perso la vita per salvare quella degli altri. La nostra gratitudine nei loro confronti è infinita. Ci permettiamo di proporne la visione (con quello che sta succedendo in ospedali di altri Paesi) alla prossima riunione a distanza dei vertici europei. Utile più di tante parole e troppi distinguo. Pur nelle polemiche, il Paese è unito, disciplinato, disponibile a sacrificarsi accettando, se necessario, misure più stringenti. La resistenza al Male di coloro che stanno forzatamente a casa ha bisogno però di continue iniezioni di fiducia, di segnali corretti su quello che accadrà dopo. La fiducia è un ingrediente prezioso, il collante del nuovo senso civico. Se dispersa o tradita allenta lo sforzo sovraumano che il Paese sta producendo nella lotta al virus. Si alimenta di prudente realismo non di scenari ingannevoli. Odi promesse buttate l’i, che non si sa come garantire. Solo nelle ultime ore: un ipotetico reddito di emergenza universale e l’aiuto a tutti i lavoratori in nero (3,7 milioni secondo l’Istat). La crisi mette a repentaglio la tenuta sociale in alcune zone del Paese. Lo si è visto in questi giorni. Ma creare illusioni rischia di accendere il fuoco della rivolta anziché spegnerlo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: Il futuro dell’Europa viene deciso adesso
Tema: Ue a rischio

Le divisioni emerse nel Consiglio europeo di giovedì scorso non hanno precedenti nella storia dell’Unione europea (Ue). Di fronte alla devastazione sanitaria del continente, i 27 capi di governo dei Paesi dell’Ue hanno deciso di non decidere. Una scelta drammatica, ma inevitabile, vista la divisione tra i Paesi del nord (guidati dai Paesi Bassi, con la Germania al suo interno) e i Paesi del sud (guidati dall’Italia e dalla Spagna, con la Francia al suo interno). Ha scritto Yuval Noah Harari che, di fronte alla sfida del Covid-19, «le decisioni che i cittadini e i governi prenderanno nelle prossime settimane influenzeranno probabilmente il mondo per anni a venire». Vale dunque la pena di capire quali siano le ragioni dello scontro in atto in Europa. Cominciamo dai Paesi del nord. Per loro, anche in presenza di crisi simmetriche (come quella del Covid-19), ogni Paese deve fare riferimento alle proprie risorse. Se un Paese abbisogna di ulteriore aiuto finanziario, allora vi è il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), un trattato intergovernativo esterno al Trattato sul funzionamento dell’Ue, che può fornire quell’aiuto. Il Paese richiedente aiuto dovrà dimostrare che il suo debito accresciuto sarà comunque sostenibile, come ha ricordato il ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra. Se non fosse così, l’incremento debitorio verrebbe punito dai mercati finanziari, con il relativo incremento dello spread sui titoli pubblici del Paese in questione.  Per quei leader, non può esserci quindi una solidarietà europea, al di là della retorica dei trattati. Sorprendente (se si considerala sua storia) che tale posizione sia fatta propria dall’attuale leadership tedesca. Perché mai l’Italia dovrebbe accettare tale visione, sottoponendosi, in una situazione drammatica, alla condizionalità del Mes?
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Netti Enrico 
Titolo: Turismo Un milione di posti ora sono a rischio – Il turismo è al tappeto, a rischio il 13% del Pil
Tema: i danni al turismo

Quasi un milione di posti di lavoro a rischio. Questo è l’amaro conto che il Covid-19 presenta all’industria turistica italiana. Del milione di posti a rischio almeno la metà riguarda il personale stagionale degli hotel, privo di ammortizzatori sociali e tutele. Questa è la stima fatta dal Sole 24 Ore che ha analizzato le conseguenze della pandemia che minaccia la stagione 2020. Oltre al personale degli hotel c’è quello di bar, pizzerie e ristoranti, quello impiegato nei servizi di supporto come le lavanderie industriali, il canale Ho.re.ca. che rifornisce di cibo e bevande gli esercizi, gli addetti degli stabilimenti balneari, gli agenti di viaggio e i tour operator, quelli dei parchi a tema, le guide turistiche e via di seguito. A questo bollettino di guerra non si deve dimenticare l’industria alimentare oltre ai commercianti, gli artigiani come parrucchieri, estetiste e taxisti Tutti piccoli imprenditori che contano sugli incassi della stagione turistica per arrivare alla fine dell’anno. Il turismo come asset strategico che per l’Italia vale il 13% del Pil. «Le strutture alberghiere ogni anno impiegano 5oomila stagionali – è la premessa di Bernabò Bocca, presidente Federalberghi -. Non credo che gli hotel apriranno per Pasqua quindi questi 500mila addetti non saranno assunti».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Scalfari Eugenio 
Titolo: L’editoriale – La parola del Papa e la proposta di Draghi
Tema: ruolo Draghi

Draghi sostiene un dinamismo non soltanto monetario ma economico molto accentuato. L’Europa e le singole nazioni che aderiscono alla Ue debbono adottare un comportamento molto dinamico con un’ipotesi di un’Europa federata. Questo è quanto vorrebbe Draghi pensando naturalmente che questa sua politica europeista sia sostenuta al massimo dall’Italia governata’ da Giuseppe Conte, il quale a sua volta sostiene una politica economica italiana (come abbiamo già visto) che non sia più soltanto di centro-sinistra ma decisamente di sinistra liberale. È ovvio che Conte svolga una politica italiana di sinistra liberale che fu quella adottata da Aldo Moro ai tempi in cui si profilava l’alleanza tra Lui ed Enrico Berlinguer che era uscito dal comunismo sovietico ed era entrato appunto in una sorta di socialismo liberale. Moro e Berlinguer avrebbero dovuto allearsi per un paio d’anni: questo era il pensiero di Moro e anche di Berlinguer ma morirono più o meno contemporaneamente. Le due politiche attuali, quella di Giuseppe Conte e quella europeista di Mario Draghi, coincidono, sia pure con teatri e palcoscenici diversi. Draghi vuole un’Europa moderna e praticamente rivolta verso l’unità; Conte vuole un’Italia socialdemocratica. Sono un’Italia e un’Europa come le quattro gambe di una sedia, due gambe ciascuna e la sedia sta in piedi benissimo e porta lontani verso un obiettivo comune: Italia-Europa.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: A New York un morto ogni nove minuti: verso la quarantena – Contagi troppo veloci Ora Trump vuole isolare New York
Tema: il virus negli Usa

Il coronavirus a New York uccide una persona ogni 9 minuti, ma forse il dato è anche peggiorato. Perciò il presidente Trump vuole imporre una quarantena obbligatoria al suo ex Stato, allargandola forse anche ai vicini New Jersey e Connecticut. Il Pentagono sta facendo i piani per capire dove potrebbe essere chiamato ad intervenire per affrontare l’emergenza, dopo gli aiuti già forniti a New York e California. In cima alla lista ci sono Michigan, Florida, Louisiana e Chicago. Il capo della Casa Bianca ha autorizzato i generali a richiamare in servizio i soldati della Guardia Nazionale in congedo. Il contagio però si sta diffondendo negli stati del West e del Sud, come Colorado e Utah, annullando la distinzione geografica e politica tra le zone colpite. Finora l’epidemia si era concentrata nelle grandi aree urbane liberal, risparmiando quelle rurali conservatrici. Questo forse aveva spinto Trump a proporre la riapertura parziale di alcune zone del paese, citando la «Farm belt» e il Midwest. La realtà del contagio però si sta muovendo più rapidamente delle considerazioni politiche, rendendo sempre più improbabile la possibilità di tornare almeno parzialmente alla normalità entro Pasqua. Ma domani scadono i 15 giorni di «social distancing» sollecitati dalla Casa Bianca, che quindi già martedì potrebbe allentare le limitazioni agli spostamenti nelle aree meno colpite. I contagi negli Usa sono ormai oltre 110.000 e le vittime quasi 2.000, confermando che il nuovo epicentro globale della pandemia è l’America.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Robecco Valeria 
Titolo: New York, la nuova Wuhan Trump mobilita i riservisti
Tema: il virus negli Usa

Dopo la firma del maxi-provvedimento «salva America» da 2mila miliardi, Donald Trump ha siglato un decreto che autorizza il Pentagono a richiamare i riservisti dell’esercito, della marina, dell’aeronautica e della Guardia Nazionale per far fronte al coronavirus. I ministri della Difesa e della Sicurezza Nazionale possono richiamare singoli individui o divisioni in servizio per non più di 24 mesi consecutivi. Una decisione, ha spiegato il presidente Usa, che «consentirà di mobilitare il personale medico e di risposta alle emergenze per aiutarci a condurre la battaglia contro il virus, attivando migliaia di unità». E allo stesso tempo Trump sta valutando di ordinare la quarantena nell’aerea metropolitana di New York, così come in New Jersey e in zone del Connecticut, con restrizioni di viaggio applicabili alle persone che vogliono lasciare la regione. Il tycoon ha parlato di un possibile lockdown «di breve termine, due settimane», assicurando che prenderà una decisione «molto presto, in un modo o nell’altro». Il governatore dell’Empire State, Andrew Cuomo, ha detto tuttavia di «non aver parlato» con il Comandante in Capo della eventuale quarantena: «Non so cosa significa, e non so neanche come potrebbe essere attuata legalmente», ha commentato.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Incubo New York
Tema: il virus negli Usa

La metropoli più grande d’America concentra oltre la metà dei decessi da coronavirus a livello nazionale. Si sente tradita dal governo centrale, abbandonata e perfino demonizzata anche dai connazionali, dalle regioni e dagli Stati vicini che trattano i newyorchesi come degli appestati da respingere. Teme scenari che erano riservati ai film di fantascienza con un ritorno di miseria, criminalità e disordine sociale. II governatore democraticó Andrew Cuomo, diventa l’eroe locale nello scontro quotidiano con Donald Trump: «Non capisco perché il presidente parla di quarantena, non ne vedo l’utilità sanitaria. Invece c’è urgente bisogno di respiratori, dai 30.000 ai 40.000, e il governo non ce li dà, la protezione civile ne manda 4.000. Questi sono numeri, io governo sulla base di questi numeri, le opinioni del presidente non mi interessano. Se il presidente condanna 26.000 pazienti, scelga lui quelli che devono morire». Cuomo a differenza di Trump conosce la situazione drammatica sul suo territorio: al Columbia University Irving Medical Center i medici stanno cominciando a usare un apparecchio respiratore ogni due pazienti. Altrove, in Alabama, già si parla di razionare le cure agli anziani e ai disabili. La quarantena non oppone soltanto New York alla Casa Bianca. In realtà a voler cingere un cordone sanitario attorno alla Grande Mela sono le stesse autorità locali delle zone limitrofe: vogliono fermare la fuga dei newyorchesi verso le seconde case, verso la provincia meno densamente affollata e quindi meno vulnerabile al contagio, verso le zone di villeggiatura. Dal Connecticut alla Florida diversi governatori impongono l’isolamento forzato al newyorchesi o ne bloccano l’arrivo.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Gatti Manuela 
Titolo: Anche Putin ha deciso la stretta Pochi casi ma frontiere chiuse
Tema: coronavirus, le decisioni di Putin

Alla fine anche la Russia ha deciso di chiudere le frontiere nel tentativo di contenere l’epidemia di coronavirus. A partire dalla mezzanotte tra oggi e domani sarà «limitato temporaneamente», in ingresso e in uscita, il traffico nei varchi di accesso stradali, ferroviari, pedonali e marittimi del Paese, con eccezioni previste solo per il trasporto merci, i diplomatici e i cittadini russi colpiti dalla morte di un familiare all’estero. Il governo presieduto da Vladimir Putin si è deciso alla stretta dopo quello che, per il momento, è il maggior balzo in avanti del numero di contagiati in un solo giorno: 228 nuovi casi sono stati registrati ieri, che portano il totale a 1264 positivi al Covid-19 e 5 vittime. Confermato anche il primo caso di positività nello staff presidenziale: il funzionario, secondo quanto riferito dal portavoce Dmitry Peskov, «non è entrato in contatto» con Putin. Cifre ancora contenute rispetto a quelle del resto del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, ma che comunque mostrano un’accelerazione nella diffusione del virus anche in Russia, soprattutto nell’area di Mosca. Sulla veridicità dei dati ufficiali, inoltre, sono stati sollevati diversi dubbi: esperti temono che la capacità del Paese di condurre test sia ostacolata dalla burocrazia e che l’epidemia sia in realtà molto più estesa.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Pellegrino Roberto 
Titolo: Sánchez ferma le imprese Bare finite: 400 da Brescia
Tema: l’emergenza in Spagna

Sabato alle 6 di pomeriggio, nel giorno in cui i decessi per coronavirus sono 834, nuovo aumento record rispetto a venerdì che compongono il totale di 5.960 morti, (i contagi sono 72.248, con un leggero calo), un altro lugubre problema si addensa sui cieli della Moncloa, sede del governo: in Spagna sono finite le bare. Esauriti i posti letto per i malati gravi e quelli in fin di vita, terminati i ventilatori polmonari, finiti anche i Posti nelle morgue degli ospedali e dei cimiteri in attesa di cremazione, da ieri non si trova un cofano mortuario in tutta la penisola iberica. Così in soccorso di Madrid, arriva l’offerta di un produttore bresciano pronto a inviarne 400 bare. Un litro d’acqua in uno stagno di morte. E il premier Pedro Sánchez annuncia lo stop delle attività non essenziali fino al 9 aprile. Nel desolante ripetersi del sold out, ancora una volta la Spagna paga un’umiliante sconfitta. Dopo l’acquisto di 340mila test rapidi, rivelatisi totalmente inaffidabili, perché senza brevetto ufficiale, e l’atavica mancanza di mascherine, ora le imprese funebri lanciano un sinistro allarme: non ci sono più bare per liberare le salme dalle celle frigorifere degli ospedali e procedere alla cremazione. E i cadaveri si accumulano nei locali sottostanti le cliniche, chiusi nei sacchi militari spruzzati di cloro. «A breve ci vorrà la formaldeide per mummificare, se non arrivano le casse», dice un infermiere a TeleMadrid.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Soffici Caterina 
Titolo: Regole ferree e spirito alto Così Londra resiste al virus
Tema: reportage da Londra

Dopo la clamorosa gaffe dell’immunità di gregge, e la frase shock «molte famiglie perderanno i loro cari prima del dovuto», Boris Johnson ha fatto inversione a U. In tre giorni ha chiuso tutto. Da allora le regole sono poche ma chiare: si può uscire solo una volta al giorno per fare attività fisica. A massimo in due, purché appartenenti allo stesso nucleo familiare. O per fare la spesa e andare in farmacia. In giro c’è qualche pattuglia della polizia, i bobby a cavallo solcano i parchi e fanno qualche controllo. Ma non ci sono autocertificazioni. Qui vige il cosiddetto «policing by consent»: se un poliziotto ti chiede di fare qualcosa lo fai perché rispetti la sua autorità, non perché potrebbe ucciderti se non lo fai. Per questo non portano la pistola. Per questo la Gran Bretagna è una democrazia. Rispettare le regole è una regola, non è un’eccezione. Ieri sono andata al mercato. I banchetti erano già organizzati secondo le nuove direttive. Segni a due metri con il nastro adesivo per terra. Ho comprato sei uova: 2,5 sterline. Non hanno accettato i contanti, solo carta di credito. Ho fatto la spesa contactless, senza toccare niente e nessuno. Nei supermercati carta igienica, pelati, pasta, ceci e farina sono difficili da trovare. Code infinite anche qui. Però si sono organizzati così: tetto di 80 articoli per chi compra online. Il lunedì, mercoledì e venerdì la prima ora di apertura è riservata agli anziani. Il giovedì e il sabato ai lavoratori dell’Nhs (medici e infermieri), che sono già eroi nazionali.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrogiacomo Daniele 
Titolo: Bolsonaro non cede “Solo un’influenza” Il Brasile s’infiamma
Tema: il virus in Brasile

La gente si affaccia alle finestre e ai balconi. Urla qualche slogan contro Bolsonaro e poi inizia a battere i mestoli sulle padelle. Un frastuono che rimbomba, con i clacson delle poche auto in circolazione che accompagnano il concerto. Accade da 10 giorni a Rio de Janeiro, mentre a San Paolo le facciate di alcuni palazzi sono illuminate dalla scritta “Fora Bolsonaro”. Succedeva anche durante la crisi che portò poi all’impeachment di Dilma Rousseff. Solo che ora la sommossa è rivolta contro il presidente del Brasile, l’uomo che una netta maggioranza ha voluto spedire a Planalto per salvare un Paese che rischia invece di distruggere. Il coronavirus aggredisce il gigante sudamericano con un’ondata di contagi e una catena di vittime che arrivano in ospedale straziate dalla polmonite. Ci sono 3.477 positivi al tampone del Covid-19 e 92 decessi. È una cifra ufficiale anche se tutti, personale medico e analisti del Sistema Único de Saúde, sono convinti che siano molti di più. Tanti sono deceduti a casa ma non vengono contabilizzati tra le vittime della pandemia. Quello che riesce a provocare il virus va oltre i contagi, i disagi, il dissesto delle strutture sanitarie pubbliche, la mancanza di tute e mascherine per proteggersi, la cronica carenza di posti letto. I brasiliani sono confusi, divisi, incerti su cosa fare. Ma sono tutti impauriti. Su questo fa leva un presidente ondivago, incapace di capire la portata di una tempesta virale di cui si sa poco e niente.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Resa dei conti Sarraj-Haftar “Guerra estesa a tutto il Paese”
Tema: Libia
La crisi che ha travolto il mondo sul suolo libico favorisce soltanto il conflitto. Tutti i collegamenti aerei e marittimi sono stati interrotti e l’isolamento, oltre a una comprensibile distrazione della comunità internazionale, ha spalancato la porta alla resa dei conti fra il premier Fayez al-Sarraj e il maresciallo Khalifa Haftar. Ieri Al-Sarraj ha dichiarato un’offensiva generale, «estesa a tutta la Libia», e ha puntato il dito contro l’attacco «fallito» in direzione di Abu Ghrein e Misurata, che ha spinto il governo riconosciuto dalle Nazioni Unite a una mobilitazione generale. «Tripoli risponderà» «L’esercito libico e le forze che lo sostengono hanno inflitto pesanti perdite alle milizie dell’aggressore, costringendole a tornare indietro», ha dichiarato il Consiglio presidenziale, l’organo esecutivo guidato dallo stesso Al-Sarraj: «Questi attacchi avvenuti venerdì contro la zona di Abu Ghrein annunciano l’espansione del cerchio dell’aggressione fino a comprendere tutta la Libia», ma Tripoli risponderà all’attacco in base «al nostro legittimo diritto all’autodifesa».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Gates Bill 
Titolo: Lavoriamo tutti insieme al vaccino – Governi e privati lavorino al vaccino per tutti Insieme prepariamoci alle nuove pandemie
Tema: l’appello di Bill Gates
Il mondo oggi ha bisogno di salvare vite umane anche migliorando il modo in cui rispondiamo alle epidemie in generale. Il primo punto è più urgente, ma il secondo ha conseguenze cruciali a lungo termine. La sfida a lungo termine – migliorare la nostra capacità di rispondere alle epidemie – non è nuova. Gli esperti di salute globale ripetono da anni che un’altra pandemia confrontabile con la velocità di diffusione e la gravità dell’epidemia di influenza del 1918 non è questione di se, ma di quando. La Bill e Melinda Gates Foundation ha impegnato ingenti risorse per aiutare il mondo a prepararsi a tale scenario. Ora, oltre alla sfida, che resta, affrontiamo una crisi immediata. Nell’ultima settimana, il Covid-19 ha iniziato a comportarsi in modo simile all’agente patogeno eccezionale di cui ci preoccupavamo. Spero non sia così letale, ma dovremmo presumere che lo sia fino a quando non lo sapremo con esattezza. Ci sono due ragioni per cui Covid-19 rappresenta una tale minaccia. In primo luogo, può uccidere gli adulti sani oltre agli anziani con problemi di salute preesistenti. I dati finora suggeriscono che il virus ha un rischio di mortalità intorno all’1%; questo tasso lo renderebbe parecchio più grave della tipica influenza stagionale e lo collocherebbe da qualche parte tra la pandemia di influenza del 1957 (0,6%) e quella del 1918 (2%). Aiutando gli Stati di Africa eAsia meridionale a prepararsi ora, possiamo salvare vite umane e anche rallentare la circolazione globale del virus. Il mondo deve anche accelerare il lavoro su trattamenti e vaccini per il Covid-19. Gli scienziati sono stati in grado di sequenziare il genoma del virus e sviluppare diversi promettenti possibili vaccini nel giro di pochi giorni, e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations ne sta già elaborando otto per i test clinici.
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IL SOLE 24 ORE
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IL GIORNALE
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