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SINTESI IN PRIMO PIANO – 3 aprile 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:
– Coronavirus, un milione i contagiati nel mondo
– L’accusa del governatore lombardo Fontana: da Roma solo briciole
– Prestiti alle imprese fino al 25% del fatturato
– Tutti promossi, niente esame di terza media. E la maturità potrebbe essere online
– Rinviata la conferenza sul clima
– Usa, già 10 milioni di disoccupati

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: La Lombardia: lasciati soli – Lombardia e Roma, nuova lite
Tema: polemiche Roma-Milano

Non accenna a placarsi la polemica tra la Lombardia e il governo, e tra lo stesso Fontana e i sette sindaci della regione che lo hanno criticato (tra loro Sala e Gori). Ieri il governatore Attilio Fontana ha sferrato un nuovo attacco: «E passato ormai quasi un mese e mezzo dall’inizio dell’epidemia e sostanzialmente da Roma stiamo ricevendo solo briciole. Se non ci fossimo dati da fare autonomamente avremmo chiuso gli ospedali dopo due giorni. E una vergogna». A contestare, per conto del governo, la linea assunta in questi giorni dalla Regione Lombardia è Francesco Boccia. Intervistato all’Aria che tira, su La7, il ministro ha replicato alle accuse rivolte all’esecutivo: «Non ho davvero tempo né voglia di fare polemiche», ha affermato prima di elencare tutti i mezzi e i materiali inviati. Fontana, dopo le parole del ministro degli Affari regionali, ha voluto fare la sua puntualizzazione: «Credo a Boccia, ma devo credere anche ai dati in mio possesso e per ora prendiamo atto che ha fatto molto di più la Regione». Le polemiche sulla sanità non solo non paiono destinate a estinguersi, ma, anzi, si allargano. Oggi scadono — come stabilito dal provvedimento del governo — tutte le ordinanze regionali. La linea non è quella di contestarle, se impongono misure restrittive non in contrasto con quelle stabilite da Palazzo Chigi. Ma vanno comunque nuovamente emanate. E intanto Pd, Italia viva e M5S hanno aperto un altro fronte. Ieri, sulla Stampa, il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha sostenuto che «dopo la crisi bisognerà iniziare a ragionare, traendo una lezione da quanto è successo, e pensare se sia il caso di far tornare in capo allo Stato alcune competenze come la sanità».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Rossi Giampiero 
Titolo: Intervista ad Attilio Fontana – «Scorrettezze contro di noi Eppure qui si fanno miracoli»
Tema: polemiche Roma-Milano
«Non innesco mai io le polemiche, dall’inizio di questa crisi mi ci sono sempre trovato coinvolto. Ho dovuto correggere cose inesatte che sono state dette sulla sanità lombarda». Attilio Fontana liquida così l’argomento «polemiche politiche» in tempo di pandemia. II presidente della Regione al centro dell’epidemia sa come attingere al repertorio di pragmatismo lombardo anche quando parla del rapporto con il governo, con la Protezione civile, con i sindaci di centrosinistra e con tutti quelli che in qualche modo muovono critiche alla sua gestione dell’emergenza. Ma da qualche giorno anche il prefisso «non voglio fare polemiche ma…» non compare più all’inizio di certe frasi forti. Lo scontro c’è e si vede. Presidente, lei e la sua giunta state usando toni più energici e polemici. Cosa sta succedendo? «Ma no, io mi limito a replicare quando vengono fatte affermazioni non corrette nei confronti della nostra rete sanitaria che sta facendo autentici miracoli, grazie a persone che stanno dando l’anima giorno e notte senza mai rifiatare». A quail scorrettezze sl riferisce? «Prima hanno detto che sono stati gestiti male gli ospedali, poi hanno puntato sulle forniture di mascherine. adesso arriva la lettera dai sindaci di centrosinistra con domande alle quali ho risposto non so quante volte, in videoconferenze e colloqui quotidiani. Allora mi viene il dubbio: o io mi esprimo in un italiano incomprensibile o questa lettera è un’iniziativa pretestuosamente politica». E alla domanda su cosa pensa dell’azione del governo, attraverso la Protezione civile, Fontana risponde: «Penso che la Protezione civile ci ha aiutato meno di quanto ci aspettassimo».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Francesco Boccia – «Sento falsità Ma adesso dobbiamo tutti lavorare insieme»
Tema: polemiche Roma-Milano
Ministro Francesco Boccia, la Lombardia si sente abbandonata dallo Stato. Avete dato a Milano «solo briciole» per combattere il virus? «E tutto in rete, trasparenza massima. La Lombardia era e resta la priorità assoluta del Paese, come tutti gli altri territori che in Italia sono nelle stesse gravi condizioni. Lo Stato c’è, sin dall’inizio. L’organizzazione territoriale della sanità è regionale — ricorda il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie —. Il governo è intervenuto in soccorso delle Regioni in grave difficoltà e sta aiutando tutti ogni giorno, con mezzi, ventilatori, dispositivi, medici e infermieri». Però le mascherine ancora non bastano, tanto che l’assessore Caparini lamenta di averle cercate nei mercati di tutto il mondo. «Ne sono arrivati 12 milioni e mezzo di pezzi, tra cui 2 milioni e mezzo delle introvabili Ffp2. Questo sforzo, che sarà ancora aumentato, contiene il sacrificio di tutte le altre Regioni. Caparini dovrebbe scusarsi con il commissario Arcuri, perché ha fatto questa dichiarazione nel giorno in cui il governo ha pubblicato tutti i dati che erano stati certificati dai dirigenti della stessa Lombardia». Perché Fontana dice di non avere I fondi perla gestione straordinaria? «Falso. Le leggi approvate all’unanimità dal Parlamento hanno cancellato tutti i vincoli burocratici. La Lombardia può assumere chiunque per l’emergenza Covid. Può far rientrare in corsia i pensionati, utilizzare gli specializzandi, arruolare infermieri. Può spendere gli avanzi di amministrazione e, grazie all’aiuto dello Stato, prestare fideiussioni per acquisti internazionali». E le critiche alla Protezione civile? «Trovo ingeneroso criticare uno degli apparati dello Stato a cui bisognerebbe dire grazie, per il lavoro difficilissimo che stanno facendo».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro 
Titolo: ***Sciacalli sulla Lombardia – Aggiornato
Tema: polemiche Roma-Milano

I sette sindaci del Pd che governano i capoluoghi lombardi (Milano, Bergamo, Brescia, Lecco, Cremona, Varese e Mantova) hanno rotto la tregua politica e in una lettera accusano la Regione – a guida centrodestra – di una serie di presunte mancanze nella gestione dell’emergenza Coronavirus. Oggi il problema non è essere di destra o di sinistra, ma essere o no all’altezza della situazione. Nel caso di cui parliamo, è essere lombardi (intendo all’altezza delle tradizioni amministrative e imprenditoriali di questo territorio) oppure piangina che affidano il loro destino allo Stato salvatore, cosa che andrebbe anche bene se questo Stato fosse in grado di salvarci. A scanso di equivoci: non penso che la Regione Lombardia (lo stesso vale per Veneto e Piemonte) non abbia commesso errori, né che Attilio Fontana e Giulio Gallera siano angeli discesi dal cielo. Ma credo che in confronto al confuso spettacolo che offre il governo centrale siano comunque due giganti che andrebbero aiutati e rispettati da tutti. Cari sindaci, io che non sono mai stato secessionista o iper-autonomista, ve lo dico: se gli sciacalli di Roma mettono le mani sulla Lombardia, sulla sua eccellente sanità pubblica e privata, voi salverete forse le vostre, oggi traballanti, poltrone, non i lombardi.
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Testata:  Stampa
Autore:  F.FEM. 

Titolo: L’ira dei governatori Fontana attacca Roma “A noi solo le briciole” – Sanità allo Stato, insorgono i governatori
Tema: sanità pubblica

Sta facendo discutere laproposta di rimettere la Sanità nella mani dello Stato. L’idea lanciata dal vicesegretario Pd Andrea Orlando non dispiace al M5S. Il capo politico Vito Crimi ha ricordato che il tema rientrava in «uno dei nostri primi disegni di legge. Siamo sempre stati per riportare la Sanità al livello nazionale. Oggi c’è qualcosa che non va». Nettamente contraria a un possibile riaccentramento è la Lega. «Orlando non sa quello che dice», ha tagliato corto Matteo Salvini. Anche da Forza Italia arrivano critiche. Insorgono i governatori. «Il vero problema è il definanziamento a cui la sanità è sottoposta ogni anno», ha osservato il presidente delle Marche Luca Ceriscioli.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Zurlo Stefano 
Titolo: Assalto Pd-5s alla Lombardia «La sanità va statalizzata»
Tema: sanita pubblica

I politici esibiscono i muscoli sul controverso rapporto Stato-Regioni e mettono nel mirino la giunta guidata dal leghista Attilio Fontana. Che pure, fra mille difficoltà è riuscito a far decollare in pochi giorni un nuovo ospedale con l’aiuto della Fiera. Non importa. «C’è un prima e c’è un dopo Coronavirus – pontifica Carla Ruocco, una delle più note parlamentari Cinque stelle, presidente della commissione Banche – questa esperienza mette in luce quanto sia importante lo Stato centrale e quanto sbagliato sia stato smantellarlo e lasciare la sanità pubblica alle regioni». Staffilate che provocano la reazione di Matteo Salvini: «Se si dovessero aspettare dallo Stato centrale le mascherine, l’ossigeno e le protezioni, campa cavallo». Ma i partiti di governo, compresa Italia viva, meditano un intervento col bisturi, un taglio netto o almeno un ridimensionamento del potere che oggi è in periferia. Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia viva alla Camera, rilancia e precisa: «Sia i Cinque stelle sia il Pd hanno proposto di modificare il titolo V della Costituzione. Mi sembra un buon punto di partenza. Penso però che sia necessario soprattutto prevedere la clausola di supremazia».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cesaretti Laura 
Titolo: Il retroscena – Il malcontento del Pd verso premier e M5s «Ora cabina di regia»
Tema: malumori nella maggioranza
Martedì sera, al vertice di maggioranza con il premier, il vicesegretario dem Andrea Orlando ha messo sul tavolo la richiesta di una «cabina di regia» che affianchi Conte nella preparazione e gestione del dopo-quarantena. Non si tratta di sminuire il ruolo del premier, assicurano dal Nazareno, ma ad evitare «che ognuno straparli e dica la sua, creando confusione, e quindi ad irrobustire il governo». Per Zingaretti, Conte rimane un baluardo da difendere, il valore aggiunto che potrebbe rendere competitiva l’alleanza tra Pd e M5s. Quindi è intoccabile. Ma anche ai vertici dem l’irritazione verso alcuni ministri sta raggiungendo livelli di guardia: dal titolare degli Esteri Di Maio, con le sue relazioni pericolose con la Cina, che lo usa a mo’ di vaselina per penetrare in Italia, alla ministra del Lavoro Catalfo che a detta di un collega Pd è «semplicemente imbarazzante e non all’altezza». Fino all’evanecescente Patuanelli, cui recentemente Orlando ha dato dell’«improvvisatore». Sulla Catalfo si è abbattuta una dura interrogazione del capogruppo dem al Senato Marcucci, per la gestione del caos Inps, e per la difesa ad oltranza del presidente grillino dell’ente. Ma l’accusa lambisce Conte: «E incredibile che il premier si sia prestato non solo a coprire Tridico perché è un protetto di Di Maio, ma addirittura ad avallare la gravissima menzogna sugli attacchi hacker», dicono nel Pd. Ad irritare molti ci sono anche i meriti che Conte si annette senza averli: «Stiamo cambiando il vento in Europa», si vantava a proposito del Fondo europeo anti-disoccupazione. Peccato che, ricordano i dem, il merito sia di altri: del grande lavorio diplomatico che sta svolgendo a Bruxelles Paolo Gentiloni e di quello passato di Piercarlo Padoan.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Mieli Paolo 
Titolo: Illusioni e realtà – Tra gli errori commessi e i pericoli che ci attendono
Tema: analisi della situazione italiana

La quarantena di ritorno imposta a Hong Kong dovrebbe indurci a riflettere sui rischi connessi al ritorno alla normalità. Ormai è chiaro che il virus non verrà sconfitto in tempi rapidi. Che con il Covid-19 dovremo trovare una forma di convivenza e che questa convivenza richiederà un rallentamento delle nostre attività assieme al mantenimento di molte precauzioni. L’idea che di qui all’estate tutto tornerà più o meno come prima può servire a non farci perdere una dose di ottimismo, ma è ad ogni evidenza irrealistica. Bene ha fatto perciò il presidente del Consiglio a esortare gli italiani a tener duro fino a dopo Pasqua, lasciando intendere che poi molto probabilmente, a metà aprile, saremo costretti ad allungare il lockdown fino ai primi di maggio. Nei trenta giorni che ci separano da quella data sarebbe saggio studiare in dettaglio nuovi modi per rimettere in moto la macchina produttiva. Nella consapevolezza però che, come insegna l’esperienza Inps, la realizzazione dei progetti — di cui si discute, non senza qualche faciloneria, in tv (o sui giornali) — non è garantita. Tutti siamo ormai capaci di suggerire mappature di massa, metodi coreani, sostituzione di adulti con giovani, di uomini con donne, salvo poi scoprire che l’Italia, a oltre due mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, è ancora alle prese con il caos delle mascherine. È dunque utile progettare fin d’ora e dettagliatamente quel che dovremo fare quando usciremo dall’emergenza, ma è ingannevole prospettare che sia sufficiente volerci tirar fuori dall’attuale stato di cose per poterlo fare. Come se poi il non riuscirci fosse riconducibile alla pigrizia di governanti opportunisti, indecisi o eccessivamente prudenti. Riaprire per essere poi costretti, dopo qualche settimana o mese, a richiudere, oltreché dannoso, darebbe l’immagine di una classe dirigente inaffidabile. Anche nella sua componente scientifica.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 Economia & Società – La spinta del colle sul governo per il rilancio
Tema: le tensioni delle politica e la ripresa

Se è comprensibile che non vi sia già un giorno X per il ritorno a una quasi-normalità, è invece necessario vi sia un lavoro di preparazione. Il punto è che non ce n’è traccia. Se si indaga nei ministeri che dovrebbero essere coinvolti da un piano di riaccensione dei motori  dicono che ci si sta pensando ma la sensazione è che si è al punto zero, o quasi. Ammissioni fatte a mezza bocca mentre dalle Regioni comincia a trapelare l’intenzione di alcuni Governatori – soprattutto quelli che sono più avanti sulla mappa dei tamponi e del test sul sangue – di cominciare a fare da soli e programmare con propri criteri le uscite graduali dalla quarantena. Il rischio è di rivedere — ma questa volta in maniera molto più esasperata — la conflittualità tra Governo e amministrazioni regionali perché le aree che sono state più coinvolte dall’emergenza sanitaria sono quelle a più alta densità produttiva. Ieri il centro studi di Confindustria ha raccontato di un crollo di più del 16% di produzione industriale, un livello che ci riporta 42 anni indietro. E le previsioni per questo mese sono peggiori. Una pressione in più per Conte, spinto anche dalle parole del capo dello Stato che nel suo ultimo messaggio ha fatto un riferimento molto chiaro alla ripartenza. Quasi un sollecito. «Dobbiamo iniziare a pensare al dopo emergenza, alle iniziative e alle modalità per rilanciare gradualmente ma con determinazione la nostra vita sociale e la nostra economia», aveva detto Mattarella ed è immaginabile che nei continui colloqui che ci sono tra i due, il tema non venga eluso. Ieri s i è perfino diffusa una notizia Ansa, che poi si è scoperto essere un fake, in cui si parlava di colloqui Colle-premier per lanciare una task force per la ricostruzione guidata da Draghi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Zunino Corrado 
Titolo: Tutti promossi, niente esame di terza media E la maturità potrebbe essere online
Tema: decreto scuola
Ci siamo, Il Piano per la Maturità e la fine dell’anno scolastico è un decreto legge. Una bozza di decreto, che sarà approvata domenica prossima in Consiglio dei ministri. In via assolutamente eccezionale «e solo per l’anno scolastico 2019.2020», tutti gli alunni e studenti italiani passano per decreto alla classe successiva, anche quelli con minime o gravi insufficienze registrate nel primo quadrimestre di quest’anno. Non ci saranno bocciati né rimandati, in questa situazione eccezionale. Un’ordinanza del ministero dell’Istruzione adotterà «specifiche misure sulla valutazione degli alunni». Il decreto prevede “recuperi di apprendimenti” a partire dal primo settembre 2020. Sulla Maturità c’è una data spartiacque: il 18 maggio. Se gli studenti torneranno a scuola entro quel lunedì, e potranno fare quattro settimane di lezioni frontali, l’esame di Stato per ll diploma superiore sarà “assimilabile” a quelli conosciuti. Prima prova scritta il 17 giugno, tema di Italiano unico e nazionale, ma lontano dalle questioni contemporanee. La seconda prova, quella doppia, non avrà carattere nazionale e dovrà essere gestita dalla commissione interna (sei membri, tutti docenti della classe). Poi, a partire da fine giugno, l’orale. L’ipotesi più probabile, tuttavia, prevede che il 18 maggio non ci sia un “liberi tutti” del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza. In quel caso, con gli studenti di quinta costretti a casa, entrambi gli scritti salteranno: Italiano e doppia prova. La valutazione finale dei maturandi — «sarà seria», ha sottolineato la ministra Lucia Azzolina — sarà affidata a un unico esame orale. Nei decreto è contemplata la possibilità, di fronte a una crisi epidemiologica ancora rischiosa, di far svolgere gli esami di Maturità a distanza.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: Prestiti alle imprese fino al 25% del fatturato – Prestiti per un quarto dei ricavi e garanzie crescenti fino al 90%
Tema: anticipi Cdp

Il consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti ha approvato un plafond per finanziamenti-ponte da 2 miliardi di euro in attesa che il governo renda attuabili, attraverso decreti, le norme del decreto Cura Italia a sostegno della liquidità delle imprese. Nel frattempo l’esecutivo è ancora alla ricerca di soluzioni per ampliare la portata delle garanzie pubbliche fino a 200 miliardi di copertura su prestiti, probabilmente sia a sostegno della liquidità ma anche per nuovi investimenti. Ancora ieri, però, non sembrava fosse stata trovata una quadra su come far funzionare il meccanismo. Al vaglio ci sarebbe la possibilità di garantire prestiti di lunga durata, anche fino a 10 anni, con l’obiettivo di spalmare nel tempo e rendere più sostenibili le rate. Una delle ipotesi sul tavolo, anche per rendere più ampio possibile l’utilizzo delle nuove garanzie, è quello di prevedere garanzie in percentuale variabile, ad esempio a seconda della durata del prestito. A titolo soltanto esemplificativo: un prestito a 5 anni può avere una copertura del 50%, uno a 10 anni fino al 90 per cento. Ieri il ministro per l’economia, Roberto Gualtieri, ha parlato di «garanzie per prestiti fino al 25% del fatturato» delle imprese e ha annunciato anche un rafforzamento e una semplificazione del fondo centrale di garanzie per le Pmi, che ha già attivato le garanzie per le imprese più piccole. Il canale preferenziale per coprire le imprese medio-grandi resta l’articolo 57 del decreto Cura Italia, che prevede il sistema di garanzia statale e rassicurazione di Cdp con un forte effetto leva: con una copertura finanziaria di 5 miliardi si attivano garanzie per 100 miliardi. Il problema, però, ieri restava ancora come reperire quei fondi senza far deliberare dal Parlamento un nuovo discostamento degli obiettivi del deficit.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: «Un patto tra imprese, Governo e banche» – Governo, banche e imprese: un grande patto per la liquidità
Tema: piccola industria

Liquidità. Al più presto, con un «patto governo, banche e imprese». Lo Stato garantisce, le banche erogano a fronte di una semplice domanda, le aziende hanno le risorse per restare in piedi e mantenere i posti di lavoro, a fronte di una domanda crollata se non addirittura a zero. Carlo Robiglio, presidente della Piccola industria di Confindustria, indica un ordine di grandezza temporale e quantitativa: «L’equivalente di almeno tre mesi di fatturato mancante, con denaro a costo zero, da restituire in 30 anni», prendendo a riferimento lo stesso periodo 2019. «Abbiamo la necessità di avere un supporto da parte del governo, sia per questa fase di emergenza, sia per il futuro. Dai segnali che arrivano dal territorio le piccole e medie imprese italiane sono in una situazione drammatica», dice Robiglio, che ha messo a punto un documento della Piccola inviato al presidente Vincenzo Boccia, concentrato su come affrontare questa prima fase, in cui si parla di sospendere pagamenti fiscali nazionali e locali fino alla fine dell’anno: «Il governo deve agire subito, occorre dare una risposta ai problemi immediati e indicare gli interventi per ripartire». Pensando al futuro nel giro di qualche settimana la Piccola preparerà un altro dossier, Riparti Italia, per individuare le misure necessarie per rafforzare la ripresa, focalizzato su due aspetti prioritari: far crescere le Imprese, favorendo aggregazioni e una maggiore patrimonializzazione delle pmi, ridurre drasticamente il cuneo fiscale, aumentare le competenze, incentivando l’ingresso di manager in tutte le funzioni, dalla finanza all’export al commerciale.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: Essenziali le garanzie statali
Tema: credito alle imprese

Se le banche non erogano credito, la recessione diventa ancora più pesante e la probabilità di un aumento dei crediti deteriorati aumenta ulteriormente. Si entra in un circolo vizioso. Come uscirne? Il ruolo delle garanzie statali è, in proposito, cruciale. I principali Paesi avanzati stanno alzando scudi protettivi molto alti per consentire il mantenimento delle linee di credito alle imprese. La Germania ha fornito garanzie che dovrebbero coprire prestiti per circa il 35 per cento del Pil; Regno Unito e Francia per circa il 13-15 per cento del Pil. Un dettaglio preciso delle garanzie fornite dal governo americano non è ancora disponibile, ma è probabile che sia estremamente elevato. E noi? Il decreto Cura Italia si è focalizzato sulle garanzie fornite alle piccole e medie imprese. Oltre a una moratoria, fino a settembre, per certe tipologie di credito, sono stati stanziati circa 3 miliardi a fronte di garanzie estese fino alla fine di quest’anno. Le imprese di maggiore dimensione sarebbero invece coperte da garanzie fornite attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. A copertura di tali garanzie è stato creato un fondo pari a mezzo miliardo. Non è chiaro quale sia l’importo dei prestiti che sarebbe coperto da questi stanziamenti (importo confrontabile con le cifre sopra riportate per gli altri Paesi). Ma a parere di quasi tutti gli osservatori si tratta di importi troppo limitati. Il governo ha riconosciuto l’inadeguatezza di questi primi interventi e recentemente il ministro Gualtieri ha indicato la volontà di fornire stanziamenti che consentano coperture di prestiti fino a 500 miliardi, tra il 25 e il 30 per cento del Pil. È necessario procedere rapidamente in questa direzione.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Pressing italiano per una garanzia Ue
Tema: strategie in vista dell’Eurogruppo
Sarà un pacchetto di varie misure per complessivi mille miliardi di Euro quello che verrà preso in esame il 7 aprile dall’Eurogruppo. È circa la metà di quanto annunciato per l’emergenza sanitaria dal presidente americano per gli Stati Uniti (2 trilioni di dollari) ma è sulla sua articolazione che manca ancora un accordo tra gli Stati membri, soprattutto tra quelli del Nord e quelli come Francia, Spagna e Italia dove l’epidemia finora è più grave. Le diplomazie sono al lavoro su un ventaglio di ipotesi che spaziano da un Mes (fondo salva Stati) senza condizionie con tetti più elevati al fondo Sure da 100 miliardi per i disoccupati all’aumento fino a 200 miliardi di Euro delle emissioni della Bei. Se si troverà un accordo di massima nell’Eurogruppo sarà poi un Consiglio europeo sempre in videoconferenza ad approvare l’articolazione degli strumenti finanziari. «Credo che tutti, con il tempo, si renderanno conto che una risposta europea condivisa, forte e rapida è l’unica soluzione —ha detto il premier Conte alla tv spagnola – una risposta lenta sarebbe inutile». A Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia si lavora d’intesa con gli altri Paesi per cercare di far capire soprattutto a Germania e Olanda che nessuno chiede un Euro in più ai Paesi del Nord. Con una garanzia europea sull’emissione dei titoli italiani è prevista una responsabilità in solido solo nel caso di default dell’Italia, evento che non si è mai verificato. Ma con la garanzia europea si possono mettere sul mercato titoli con tassi vicino allo 0%mentre con la sola garanzia italiana per l’effetto Spread si arriva al 5% con un effetto decisivo sulla leva fiscale. In sostanza l’Italia chiede un contributo sulla garanzia sovrana ma restando fermo il principio che il debito passato e presente lo ripagheremo noi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Giuseppe 
Titolo: Lettera. Cara Ursula, é l’ora del coraggio. Il premier “Cara Ursula, sento idee non degne dell’Europa”
Tema: lettera di Conte alla presidente della Commissione europea

In questi giorni ho ricordato spesso come l’emergenza che stiamo vivendo richieda una risposta straordinaria, poiché la natura e le caratteristiche della crisi in corso sono tali da mettere a repentaglio l’esistenza stessa della casa comune europea. Non abbiamo scelta, la sfida è questa: siamo chiamati a compiere un salto di qualità che ci qualifichi come “unione” da un punto di vista politico e sociale, prima ancora che economico. L’Italia sa che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia. Deve essere la solidarietà l’inchiostro con cui scrivere questa pagina di storia: la storia di Paesi che stanno contraendo debiti per difendersi da un male di cui non hanno colpa, pur di proteggere le proprie comunità, salvaguardando le vite dei suoi membri, soprattutto dei più fragili, e pur di preservare il proprio tessuto economico-sociale. La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere. Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano “Sure” da 100 miliardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. E una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo dl 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro. Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie Imprese, per mettere in sicurezza occupazione e redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l’Italia. Per questo occorre andare oltre. Altri player internazionali, come gli Stati Uniti, stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale. È il momento di mostrare più ambizione, più unitä e più coraggio. Di fronte a una tempesta come il Covid-I9 che riguarda tutti, non serve un salvagente per l’Italia: serve una scialuppa di salvataggio solida, europea, che conduca i nostri Paesi uniti al riparo. Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide – Prioschi Matteo 
Titolo: All’Inps 1,7 milioni di domande per avere il bonus da 600 euro – All’Inps 1,7 milioni di domande per il bonus da 600 euro
Tema: bonus da 600 euro
Lento ritorno alla normalità per il sito Inps dopo lo storico stop del primo aprile. Ieri, al termine della prima sessione riservata a patronati e intermediari, erano arrivate poco meno di due milioni di domande,in stragrande maggioranza per il bonus da 600 euro, per 1.660.000 richieste, seguiti dai congedi parentali, con 181.683 domande, il bonus baby sitting (14.047 domande). Poi il pacchetto di richieste telematiche relative alla cassa integrazione conseguente alle chiusure imposte dalla quarantena anti-virus. Per la Cigo le domande sono state 86.140 per 1.661.200 beneficiari mentre per l’assegno ordinario il contatore Inps s’è fermato a 54.800 domande per 931.700 beneficiari. Nessun riferimento, nella nota ufficiale dell’Istituto, a quanto accaduto nel famoso “click day”, da intendersi per il presidente Pasquale Tridico come primo giorno utile per inviare le domande con procedura Pin semplificata all’istituto e non come il via a una corsa per accaparrarsi bonus limitati. «Non c’è un ordine cronologico per l’accettazione delle domande di indennità per i lavoratori autonomi» ha ribadito Tridico ai microfoni di Skytg24, sottolineando che tutti gli aventi diritto al bonus lo avranno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: «Pil italiano peggio solo tra ’43 e ’45» Commerzbank boccia i Btp
Tema: crollo del Pil

Solo la Seconda guerra mondiale ha provocato all’Italia più danni economici del blocco radicale imposto da inizio marzo alle attività produttive per contrastare l’epidemia di coronavirus. La perdita di Pil stimata per il 2020 è dell’8,7%, calcola Deutsche Bank, un crollo mai registrato dai tempi dell’Unità d’Italia tranne che nel triennio 1943-1945. In quegli anni la produzione italiana si contrasse rispettivamente del 15,2%, del 19,3%, e del 10,3%. Ma sono, appunto, numeri da economia di guerra. Oggi invece, per la lotta al coronavirus, più di metà della produzione industriale ha subìto uno stop improvviso, non si sa quanto lungo e con in prospettiva una ripresa dalla velocità incerta. Ed effetti che potrebbero essere, nei numeri, vicini a quelli di un conflitto armato. In un confronto storico che considera i dati disponibili dei Paesi più industrializzati ovvero Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Italia, Francia e Giappone — che risalgono all’Ottocento e per la Gran Bretagna addirittura al XIV secolo — lo strategist della banca tedesca Jim Reid ha confrontato i maggiori crolli dei Prodotti interni nazionali nelle varie crisi. Emerge che sull’economia italiana hanno avuto minori effetti tragedie come l’epidemia di Spagnola del 1919, che uccise 40o mila persone, la Grande depressione del 1929 e persino la Prima guerra mondiale.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Naso Lello 
Titolo: Intervista a Ferruccio Resta – «Niente alibi, subito al lavoro per la fase 2» – «Subito al lavoro per la fase 2, l’emergenza non sia un alibi»
Tema: piani per uscire dalla crisi

Il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, sostiene che «dobbiamo dare fondo alle nostre energie per guardare avanti e non farci trovare impreparati anche nella fase due dell’emergenza». Rettore, ha visto la lettera dei 150 accademici italiani sull’uscita dall’emergenza pubblicata ieri dal Sole 24 Ore?  «Si, l’ho letta e la condivido. Mi sembrano tesi sensate e ragionevoli. Premesso che la fase acuta non si è conclusa, che il contenimento sociale è ancora necessario e che non bisogna assolutamente abbassare la guardia, proprio adesso si deve mettere a punto un piano per il graduale ritorno alla normalità. L’emergenza non è un alibi per non pensare al dopo». Quindi che cosa bisogna fare? «Per prima cosa si deve stabilire una catena di comando e di responsabilità corta, centralizzati e soprattutto autorevole. Poi serve un protocollo dei comportamenti chiaro, di breve periodo. Regole per i cittadini sul distanziamento, di protezione dei lavoratori, di supporto alle imprese e al lavoro».
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Intervista a Carlo Bonomi – “L’Italia deve tornare al lavoro” – “Senza preparare la riapertura l’Italia affonda”, dice Bonomi
Tema: i piani per uscire dalla crisi

Il tema dei prossimi giorni, e forse delle prossime ore, resta questo: come ripartire, quando ripartire, con cosa ripartire, in che modo ripartire e soprattutto cosa fare per ripartire evitando di rendere vani i sacrifici fatti in questi mesi? Carlo Bonomi è un imprenditore del settore biomedicale, presidente di Assolombarda, sostiene che “L’Italia vive una fase drammatica e non credo sia opportuno fare polemiche su ciò che è stato fatto finora. Ciò che penso sia utile è ragionare sul futuro e rispetto a ciò mi viene da dire prima di tutto una cosa: è ora di rendersi conto che la fase del tutti a casa non può durare ancora a lungo ed è ora di rendersi conto che in modo graduale l’Italia deve riaprire”. Già, ma come? “C’è bisogno di un modello che metta insieme una sicurezza sanitaria mirata e che ancori a questo la riapertura. Il modello della riapertura deve far leva sul metodo delle tre D. Prima D: dispositivi. Seconda D: dati. Terza D: diagnostica. In altre parole: le imprese che riaprono devono avere i dispositivi adeguati per poter operare in sicurezza, lo stato che permette all’Italia di riaprire in modo graduale deve disporre di dati che identifichino meglio l’ordine di grandezza del contagio con tamponi a tappeto, indagini sierologiche, ricerche su cluster della popolazione per procedere a misure restrittive mirate e chi si occupa di diagnostica precoce deve consentire a chi governa di tenere monitorate le situazioni più a rischio. Continuare a parlare di contagi in Italia, senza disaggregare i dati, ha poco senso, perché ci sono zone d’Italia in cui i contagi sono più difficili da gestire e zone in Italia in cui i contagi sono più facili da gestire: è possibile tenere chiuse le due Italie allo stesso modo?
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Ludovico Marco 
Titolo: Golden power anche per aerospazio, nucleare e biosanità
Tema: golden power
Prende forma la revisione del golden power annunciata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’idea di fondo, uno scudo molto più grande a tutela delle imprese italiane, sta diventando concreta con il lavoro dei tecnici coinvolti. Patuanelli ieri ha confermato: «Il golden power può essere rafforzato e allargato». Il nuovo dispositivo dovrebbe entrare nel «decreto liquidità» del Governo previsto tra sabato e domenica. C’è un principio di partenza già condiviso. L’epidemia COVID-19 e i rischi incombenti per l’economia italiana impongono di riconsiderare il golden power: nella prospettiva attuale deve garantire tutela e protezione di un’impresa strategica non solo per la sicurezza nazionale, ma per la sicurezza della stessa economia italiana. II catalogo dei settori da mettere sotto protezione si fa dunque molto più ampio. Entra in campo il settore biomedicale: troppo facile intuire quanto l’Italia possa diventare oggi nazione a rischio attacco estero se le sue imprese pregiate in questo ambito finiscono in mani straniere ostili. Si affianca, non meno importante, l’elettromedicale. Poi ci sono le infrastrutture strategiche da proteggere ora più che mai. Quelle del settore idrico. Il nucleare, nelle sue varie dimensioni ancora in essere. L’aerospazio, dove ci sono alcune autentiche eccellenze italiane, a disposizione una quantità ingente di finanziamenti dell’Unione europea, farebbero gola a chiunque. In gioco anche il tema degli approvvigioamenti nel settore agroalimentare, c’è chi solleva l’ipotesi di tutelare gioielli come Barilla.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Rosaspina Elisabetta 
Titolo: Un milione di contagiati nel mondo E la Spagna supera le 10 mila vittime
Tema: il contagio nel mondo
Un milione di contagi, 50 mila morti, ma anche oltre 200 mila ristabiliti: a poco più di tre mesi dal primo caso, a Wuhan, in Cina, la rete del coronavirus attorno al mondo è sempre più estesa e sempre più spessa. E le sorti del conflitto planetario contro la pandemia, ancora alterne. Le fonti dei dati sono molteplici, non esiste un censimento univoco. L’Europa è ancora il focolaio più intenso, con oltre la metà dei casi, ma gli Stati Uniti sono i più colpiti con 236.339 infettati. L’Italia è al secondo posto, su scala mondiale, e al primo in Europa, con 115.242 contagiati dall’inizio della crisi, seguita dalla Spagna con 110.238 e un’incidenza più alta, perché ha 47 milioni di abitanti, 13 milioni meno dell’Italia. Tre quarti delle vittime sono in Europa ed è la Spagna in questi giorni a soffrire il maggior numero di lutti quotidiani (ieri 950) dopo aver superato l’Italia (760 nelle ultime 24 ore). La Gran Bretagna (569) rischia la stessa deriva, ma conta di arrivare presto a disporre di centomila tamponi al giorno per accelerare le diagnosi. La Francia è poco sotto, con 470 morti ieri, ma si avvicina alla soglia dei cinquemila e ha notificato a Bruxelles la chiusura temporanea delle sue frontiere, come altri 14 Paesi dell’area Schengen. La solidarietà intercontinentale vacilla: tre presidenti di regioni francesi accusano gli americani di giocare al rialzo scippando alla Francia mascherine già acquistate in Cina. Pur con 82 mila casi la Germania, prevedibile prima della classe, è riuscita a controllare le perdite sotto il migliaio, grazie agli elevati investimenti pro capite nella sanità, ma non a scongiurare l’infezione di 2.300 dei suoi medici e infermieri. A Mosca Vladimir Putin ha prolungato fino al 30 aprile l’ibernazione delle attività in Russia, lasciando decidere ai vertici regionali quali siano indispensabili e salvaguardando gli stipendi. I contagi confermati sono 3.50o, «ma non abbiamo ancora raggiunto il picco», ha avvisato il presidente.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Del Re Pietro 
Titolo: Un milione Numero simbolo per i contagi e metà del mondo ora vive confinato in casa
Tema: il contagio nel mondo
Le cifre della pandemia hanno raggiunto in queste ore dei paletti simbolici: più di un milione di contagi nel mondo, più di 51mila morti e metà della popolazione del pianeta confinata a casa Anzitutto, i casi di contagio da coronavirus che hanno superato il milione. Ieri sera, il dato fornito dal Coronavirus Resource Center della John Hopkins University arrivava a 1.000.757 unità. Un numero altissimo, quello di un milione, impensabile solo un mese fa, in gran parte dovuto alla forte accelerata dei contagi negli Stati Uniti, che sono il Paese più colpito con più di 230mila casi. Seguono l’Italia e la Spagna che da qualche giorno hanno però iniziato a registrare una diminuzione dl contagi. L’altro dato che permette di misurare l’entità della tragedia riguarda il numero dei morti che sono ormai più di 5lmila, con circa 195mila persone ricoverate per i sintomi della malattia. In America, sono già decedute più di 5 mila persone, 884 delle quali nell’ultima giornata. Ma quasi la metà dei decessi complessivi si sono verificati in Italia e Spagna. Ed è in quest’ultimo Paese che si è registrato un nuovo, drammatico aumento dei morti per polmonite da Covid-19: 950 in sole 24 ore che portano ii totale delle vittime a 10.096. Ia Spagna contende all’Italia Ii primato dei contagi, oltre 110mila, e rimane al secondo posto in Europa per poche migliaia di casi di differenza. Metà della popolazione mondiale è in lockdown, costretta ln clausure più o meno rigide.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Stati Uniti. Impennata di disoccupati e crollo dell’economia La prima manovra non basta, subito una nuova
Tema: Gli effetti del Covid-19 negli Usa

Balzano a 6,6 milioni i disoccupati americani, sono raddoppiati in una sola settimana. Erano 320.000 all’inizio di marzo, in un mese sono quindi moltiplicati per venti. La velocità con cui gli Stati Uniti stanno franando verso una grande depressione è evidente nei dati della disoccupazione: un disastro peggiore di quello degli anni Trenta, per l’immediatezza nell’incremento. Tanto da rendere già insufficiente la prima maxi-manovra da 2.000 miliardi di spesa pubblica: si comincia a discutere di un secondo intervento statale perfino superiore. Le due calamità continuano in parallelo, quella del contagio e quella economica. Sul fronte della pandemia si moltiplicano i segnali precursori di una debacle della sanità americana: un terzo dei test da coronavirus sono inaffidabili; migliaia di apparecchi respiratori della “riserva federale” non funzionano perché da anni senza manutenzione. A New York, dove il bilancio dei morti ha raggiunto i 2.400 (la metà del totale nazionale), il governatore Andrew Cuomo lancia un tragico annuncio: «Alla velocità con cui li stiamo usando gli apparecchi respiratori ci bastano solo per sei giorni. Una volta esauriti, se arriva un paziente che ha bisogno del respiratore, e non lo abbiamo, quella persona muore. Non penso che possiamo contare sul governo federale». La Casa Bianca annuncia che sospende tutti gli invii umanitari all’estero fino a quando ci sono penurie negli Stati Uniti. E sul fronte politico il partito democratico è costretto a rinviare la convention che deve nominare íl candidato all’elezione presidenziale: per adesso lo slittamento è di un mese, da metà luglio ad agosto.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Slitta ad agosto la convention dei democratici Biden favorito
Tema: convention democratici Usa
Agenda da riscrivere sul fronte democratico. Il calendario che doveva portare alla quasi certa incoronazione di Joe Biden quale sfidante di Donald Trump nel voto presidenziale del 3 novembre registra un inevitabile ritardo. La convention del partito dell’asinello in programma a Milwaukee in Wisconsin il 13 luglio, slitta al mese successivo a causa del coronavirus. Lo ha deciso il Comitato nazionale democratico, fissando la nuova date al 17 agosto, nella settimana che precede la Convention repubblicana (24-27 agosto). Il rinvio della grande assemblea dei delegati Dem era stato sollecitato dallo stesso Biden, favoritissimo sulla sponda sinistra del Potomac nella corsa alla Casa Bianca. Il rinvio, tuttavia, potrebbe risultare un aiuto per l’ex vice presidente schiacciato tra un Donald Trump che sul virus fa campagna elettorale e un Andrew Cuomo, il governatore di New York protagonista più che mai nella guerra contro la pandemia, che gli sta rubando la scena in campo democratico. E infastidito da Bernie Sanders, lo sfidante inseguitore che non molla la presa neanche dinanzi ai tanti punti che l o separano da Biden. ll senatore social-democratico ha spiegato che resta “una strada stretta” per la sua candidatura e pertanto fare campagna è suo dovere per spingere le priorità della sua agenda progressista, dalla sanità universale gratuita al salario minimo, dalla lotta al cambiamento climatico ai congedi familiari. Ecco allora che Biden cerca nuovi modi per raggiungere gli elettori durante l’epidemia, mentre la campagna è stata sospesa a causa dell’emergenza, e in questo senso guadagnare tempo potrebbe essere un’opportunità specie dinanzi al calo nei sondaggi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Minacce e veleni su Fauci «Vuole rovinare Trump» Lo scienziato sotto scorta
Tema: Fauci sotto scorta

L’altro virus che avvelena l’America, la polarizzazione e l’estremismo politico, non risparmia neanche Anthony Fauci, la figura chiave della task force anti-Covid 19 della Casa Bianca. Il Paese sta per fronteggiare l’onda più alta dell’epidemia. Previsione angosciante: tra i 100 e i 240 mila morti nel giro di poche settimane. Ma i complottisti non si danno pace. Un post pubblicato su Twitter e su Facebook sostiene che Fauci faccia parte di una setta segreta pronta ad affossare Donald Trump, diffondendo previsioni allarmistiche e seminando il panico tra cittadini. Secondo un’analisi condotta dal New York Times, oltre 70 account su Twitter promuovono l’hashtag #FauciFraud, condito con insulti e minacce. Una corrente di fango che ha raggiunto circa 1,5 milioni di navigatori online. Le autorità hanno preso sul serio il pericolo, tanto che il Dipartimento di Giustizia ha assegnato sei agenti alla protezione del dottore. La notizia ha suscitato l’indignazione dei principali media americani. Ma la sequenza dei fatti suggerisce anche altre riflessioni. Il dottor Fauci, 79 anni, rappresenta sicuramente il faro della scienza acceso sull’emergenza del Paese. Nei primi giorni del contagio ha corretto con chiarezza le sottovalutazioni di Donald Trump che temeva di essere travolto da una possibile (e a questo punto probabile) crisi economica. Intervistato dalla tv Nbc, il dottore ha detto di sentirsi «al sicuro». E poi ha aggiunto: «Ho scelto io questa vita. So che cosa implica. Ci sono delle cose che a volte possono risultare scomode. Ma allora bisogna solo concentrarsi sul lavoro da fare, mettere tutto il resto da parte e cercare di non prestarvi attenzione».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Espulsione? Orban torna a dividere i Popolari europei
Tema: il caso Ungheria
Una crisi nella crisi sta scuotendo l’Unione Europea. Le controverse decisioni del Parlamento ungherese che hanno dato poteri emergenziali al primo ministro nazionalista Viktor Orbán hanno suscitato le proteste e le preoccupazioni dei partner europei. La spaccatura tra Paesi membri e in seno allo stesso Partito popolare europeo è emersa fortissima, e mette in dubbio in un momento già delicatissimo per via della pandemia influenzale l’assetto comunitario. Tredici membri del PPE (in tutto sono 83) hanno scritto ieri al presidente del partito, Donald Tusk, per chiedere «l’espulsione di Fidesz», il partito del premier ungherese. Questo è da tempo sospeso, nella speranza che la deriva autoritaria si sarebbe arrestata. La lettera è stata firmata dai partiti popolari di Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Olanda, Lussemburgo, Lituania, Slovacchia, Svezia e Norvegia. La missiva non è stata fatta propria tra gli altri dai democristiani tedeschi, dai neogollisti francesi, dagli italiani di Forza Italia e dagli spagnoli del Partido Popular. Nel 2019 quando il PPE ha discusso l’espulsione di Fidesz, optando in fin dei conti per una sospensione, il dibattito era stato accesissimo, tra coloro che volevano agire per mantenere l’integrità morale del PPE e coloro invece che pensavano di garantire la stabilità politica dell’Unione, evitando uno strappo con Fidesz. Spiegava ieri un funzionario parlamentare: «Il presidente Tusk non metterà la questione al voto fin che non sarà sicuro di come la pensa la Cdu-Csu che per ora è cauta». I deputati Fidesz sono 12. Se espulsi, raggiungerebbero i conservatori a cui si potrebbero associare anche la Lega e Alternative für Deutschland. Il gruppo parlamentare potrebbe quindi salire da 61 a 113 deputati, e rafforzare la stessa AfD a un anno dalle prossime legislative tedesche. Si capisce la prudenza della Cdu-Csu.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: Causa virus l’Onu rinvia il summit Cop26 sul clima
Tema: Conferenza sul clima

Slitta per motivi sanitari la conferenza Onu contro il cambiamento climatico Cop26, in programma dalla fine di novembre a Glasgow, in Scozia. È stato rinviato anche il presummit di ottobre a Milano. Non sono ancora definite le nuove date. La decisione è stata presa dall’Unfccc, l’organismo dell’Onu che si occupa del cambiamento climatico, insieme con i ministeri dell’Ambiente del Regno Unito e dell’Italia, organizzatori delle sessioni di quest’anno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gandolfi Sara 
Titolo: La mossa dell’Onu: rinviata la conferenza per il clima
Tema: Conferenza sul clima
Al termine di una lunga videoconferenza, l’ufficio delle Nazioni Unite per il clima (Unfccc) ha annunciato il rinvio a data da destinarsi del suo summit annuale. Una decisione presa «assieme ai partner britannici e italiani». La Cop26 era infatti prevista dal 9 al 18 novembre a Glasgow, in Scozia, in un centro espositivo che ora sarà trasformato in un grande ospedale da campo per l’emergenza sanitaria. A catena, vengono posticipati tutti gli eventi satellite, dagli incontri di giugno a Bonn (spostati a ottobre), alla Cop dei giovani e alla pre-Cop che avrebbero dovuto tenersi a Milano, dal 2 al 4 ottobre. «Una Cop26 a novembre ambiziosa e inclusiva non è più possibile», ammette l’Unfccc. Il rinvio per ora è sine die. «Non ci sono ancora le nuove date perché la situazione è in evoluzione. Rimandare non significa abbassare l’attenzione verso i cambiamenti climatici — conferma il ministro dell’Ambiente italiano Sergio Costa —. Vogliamo tenere alta l’ambizione e far sì che ai tavoli negoziali partecipi il maggior numero di Paesi». Unanime il consenso alla decisione, a partire dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che però ha spronato la comunità internazionale a «proseguire gli sforzi per aumentare l’ambizione e l’azione sui cambiamenti climatici, soprattutto quando i Paesi adottano misure per riprendersi da questa crisi».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  B.L. 
Titolo: Migranti e ricollocamenti, condannate Ungheria Polonia e Repubblica Ceca
Tema: immigrazione
 A cinque anni di distanza giustizia è fatta, almeno sulla carta. Perché i Paesi che non aiutarono l’Italia e la Grecia, quando nel 2015 i migranti sbarcavano a decine di migliaia sulle loro coste, non dovranno pagare alcunché. la Corte europea ha condannato l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica ceca per aver «rifiutato di conformarsi al meccanismo temporaneo di ricollocamento dei richiedenti asilo». Ma al di là dello stigma morale, all’atto pratico i tre Paesi non rimedieranno a quanto fatto: non possono infatti conformarsi alla sentenza, dato che i due schemi di ridistribuzione sono ormai scaduti e la Commissione europea, nel suo ricorso, non ha previsto multe. Per ottenere una compensazione finanziaria servirebbe un nuovo processo. Bruxelles però si sforza di lanciare un messaggio positivo. «La decisione è importante perché fa chiarezza sulla responsabilità degli Stati membri, e guiderà il nostro lavoro per il futuro», spiega un portavoce dell’esecutivo Ue, insistendo: «La sentenza chiarisce che la politica di asilo dell’Ue è governata dal principio di solidarietà e di giusta condivisione della responsabilità tra gli Stati membri». Insomma, si prova a guardare avanti. L’obiettivo è il nuovo Patto per l’asilo, che dovrebbe essere presentato dopo Pasqua, come ha indicato la presidente Ursula von der Leyen, che tuttavia, nel corso della stessa conferenza stampa, ha dovuto ammettere di essere «preoccupata» per la situazione in Ungheria, per le misure straordinarie varate da Viktor Orban per far fronte al coronavirus.
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PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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LA REPUBBLICA
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LA STAMPA
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IL MESSAGGERO
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IL GIORNALE
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IL FATTO QUOTIDIANO
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