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SINTESI IN PRIMO PIANO – 30 gennaio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Governo, il giorno della «fase due» (con il rebus delle tensioni M5S);
– Il Fmi avverte: Italia, crescita lenta. «Sì al reddito ma va corretto»;
– Il Senato ridà i vitalizi a 700 politici;
– Virus cinese, italiani in quarantena. Saranno isolati per 14 giorni;
– Brexit, Londra abbandona l’Europa tra bandiere e lacrime;
– Medio Oriente, il piano di Trump bocciato anche da Iran e Turchia.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Governo, il giorno della «fase due» (con il rebus delle tensioni M5S)
Tema: «Fase 2» del Governo Conte

II governo riparte, o almeno ci prova. Archiviata a proprio favore la durissima campagna dell’Emilia-Romagna, Giuseppe Conte è determinato a onorare l’impegno di rilanciare l’esecutivo. Stasera, dopo settimane di stop and go, si parte con la tanto sbandierata verifica, che poi non sarà tale. «A me e al premier Conte non piace questo termine, preferiamo parlare di rilancio», spiega il segretario e ministro di Leu, Roberto Speranza. Si tratta dunque di impostare una nuova agenda di governo fissando il traguardo al 2023, anche per frenare nuove uscite di deputati e senatori dal M5S. II partito più «pesante» della coalizione, quanto a numeri parlamentari, è anche quello in maggiore sofferenza per via dell’ennesima batosta elettorale. Con le dimissioni di Luigi Di Maio da capo delegazione (oltre che da capo politico), tocca al Guardasigilli Alfonso Bonafede prenderne il posto alla guida della squadra di governo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, prevede che il cambio della guardia non porterà discontinuità alcuna: «Andremo avanti come prima, affrontando i provvedimenti nel merito». Per segnare con un passaggio ufficiale la «promozione» di Bonafede, Conte ha convocato per stasera un vertice a Palazzo Chigi. Di ritorno dalla missione a Sofia il premier si chiuderà con i rappresentanti di Pd, 5 Stelle, Italia viva e Leu. All’ordine del giorno di questa prima riunione, cui ne seguiranno altre, c’è la ricerca di un accordo sul metodo con il quale i partiti scriveranno il «cronoprogramma».
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Testata:  Stampa 
Autore:  CAR. BER. – I. LOMB. 
Titolo: Verifica, i grillini temono la nuova agenda targata Pd – Reddito di cittadinanza e decreti sicurezza Il M5S adesso teme le modifiche del Pd
Tema: «Fase 2» del Governo Conte

Di alleanze ci sarà modo e tempo di parlare, anche perché agli occhi di una parte del M5S Giuseppe Conte si è spinto troppo più in là nel vagheggiare i grillini uniti al Pd nel fronte contro le destre. Tra l’altro proprio mentre idem, forti del successo in Emilia-Romagna, hanno ripreso a battere su temi che irritano i 5 Stelle, dal reddito di cittadinanza a Quota 100 ai decreti Sicurezza. Oggi si celebra l’avvio di una nuova fase, il secondo atto del governo Conte II, con molte incertezze, a cominciare dalla revoca della concessione ad Autostrade e dalla prescrizione. Ma la voglia di arrivare alla fine della legislatura è tanta. Per farlo, il premier propone di partire dal metodo. Come lavorare, come organizzarsi, come «evitare veri, strappi» e la guerriglia delle «bandierine» da fissare quotidianamente alla luce dei riflettori. L’appuntamento è per le 18.30 a Palazzo Chigi. Attorno al tavolo di Conte ci saranno i capidelegazione di Pd, Italia Viva, M5S e Leu. L’unica novità è Alfonso Bonafede che prende il posto di Luigi Di Maio dopo il passo indietro dell’ex capo politico grillino. Serve tempo, perché il M5S cominci a raccogliere i cocci e a darsi un nuovo senso. Per questo, Conte ha offerto un orizzonte di partenza di tre settimane prima di buttare giù agenda e cronoprogramma.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Magri Ugo 
Titolo: Per Conte è l’ora delle scelte
Tema: «Fase 2» del Governo Conte

Al posto di Conte, un politico normale avrebbe dato le dimissioni. Invece lui non solo resiste ma sta guadagnando quota. È al 40 per cento di popolarità nell’ultimo sondaggio targato Ixè. Coccolato dai cosiddetti poteri forti. Benedetto nei Sacri Palazzi vaticani. Sorprendentemente ascoltato all’estero. Considerato il vero beneficiario del voto in Emilia Romagna, dal momento che la Lega è stata ricacciata indietro e nessuno suonerà al citofono di Palazzo Chigi per intimare lo sfratto. Su come Conte resista lassù, le opinioni divergono in maniera netta. Secondo chi lo detesta, l’Avvocato del popolo è un opportunista furbo, al servizio di tutte le cause e del loro contrario, cedevole con i prepotenti e spietato quando questi cadono in disgrazia, che per mettersi in proprio non si è fatto scrupolo di tradire i suoi grandi benefattori, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Dunque un erede della tradizione machiavellica, intriso di cinismo e di «esprit florentin». Adesso gli va bene, ma le cose cambieranno non appena certi parlamentari grillini (rimasti senza elettori) cominceranno a guardarsi intorno e offriranno a Salvini lo scalpo del governo in cambio di un posto in lista. Per gli ammiratori viceversa il premier è l’uomo pragmatico del quale c’era bisogno, un personaggio fattivo e concreto che non bada alle etichette, capace di rapportarsi con chiunque perché educato e civile. Ciò che lo rende centrale, ago dell’equilibrio politico, è questa sua natura dialogante da autentico moderato. Se Conte non fosse esistito, Nicola Zingaretti e Dario Franceschini avrebbero dovuto inventarlo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Di Maio bis o Taverna? I dieci big in campo per la guida dei 5 Stelle
Tema: M5S

Soli o con il Pd? Se fosse per gli eletti sul territorio, che decidono, alle prossime Regionali il Movimento farebbe come in Calabria ed Emilia-Romagna. Solo l’intervento del capo politico potrebbe ribaltare il verdetto e spingere verso liste civiche. Per questo si combatte una battaglia a due livelli, che vede una spinta autonomista dei territori, che hanno già scelto tre candidati dei 5 Stelle in Liguria, Puglia e Toscana, e uno stallo dei vertici. Vincenzo Spadafora prova a riaprire la partita: «Si valutino alleanze con liste civiche». Poi esclude scissioni, ritiene che Luigi Di Maio non tornerà capo, e non prende posizione sul dibattito tra terza via e progressisti: «Primo, esistere». Il dibattito ci sarà agli Stati generali, posticipati «di alcune settimane», rispetto al 15 marzo, come spiega Danilo Toninelli, mentre si diffonde la notizia di un paio di espulsioni in arrivo. A seguire ci sarà la corsa per la leadership.
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  De Carolis Luca 
Titolo: Intervista a Vito Crimi – Crimi: “M5S a sinistra no, alleanze regionali si può” – “Destra o sinistra? Il 5 Stelle esiste solo se va da solo”
Tema: M5S

Il primo reggente a 5Stelle ha voglia di ricordare: “Sono stato uno dei primi candidati governatori e il primo capogruppo in Senato, ogni volta che bisogna aprire una strada tocca a me…”. Prestigioso forse, ma anche irto di rischi per il viceministro dell’Interno Vito Crimi. Come vanno i primi giorni da reggente? C’è la fila per richieste e lamentele? “La gran parte dei messaggi che ho ricevuto sono da persone che si mettono a completa disposizione e raccontano le proprie competenze, perché possano essere utili.” E gli altri? Martedì sera abbiamo avuto un’assemblea congiunta dei parlamentari, all’insegna del massimo ascolto e dell’inclusività. Eppure qualcuno è uscito dicendo: “Non c’è ascolto”. Forse alcuni non hanno davvero voglia di risolvere i problemi.” Per governare bisogna scegliere da che parte stare. “Il punto sono gli obiettivi da realizzare. E comunque non c’è governo possibile senza il M5S, non ci sono altre geometrie. Siamo il punto fermo di questa maggioranza. Se si colloca in un campo politico, il Movimento non esiste più. Noi abbiamo il nostro campo e i nostri valori: di questo discuteremo agli Stati generali”. Che saranno rinviati ad aprile, dopo il referendum sul taglio dei parlamentari fissato il 29 marzo
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Intervista a Roberto Gualtieri – Gualtieri: il Pd deve aprirsi ma non perda i ceti moderati – Gualtieri “Il Pd che si apre non deve perdere i moderati”
Tema: Post voto in Emilia-Romagna

Il titolare dell’Economia è uomo pragmatico: il Conte 2 lo ha abituato agli imprevisti. Ministro Gualtieri, lei nel governo ha già un fardello gravoso: far quadrate i conti italiani. E sono trascorsi solo 8 mesi dalla sua terza e ultima campagna per le Europee. Chi glielo fa fare di correre adesso per il Parlamento nazionale? «Questa candidatura non era nei miei pensieri, ma quando mi è stato detto che una mia disponibilità avrebbe consentito un accordo unitario nel centrosinistra ho capito che non potevo tirarmi indietro da una sfida che affronto con entusiasmo. D’altronde io sono figlio di questa città e di questo territorio sin dai tempi del liceo Visconti. E considero un onore rappresentarli, come pure poter sostituire in Parlamento Paolo Gentiloni, che proprio nel primo collegio fu eletto due anni fa. L’etica del lavoro e della responsabilità fa parte della mia formazione: la stessa che in agosto, in un momento molto delicato per il Paese, mi ha spinto a lasciare Bruxelles per accettare di fare il ministro dell’Economia ed evitare che il conto del Papeete ci mandasse in bancarotta». Prima della vittoria in Emilia, nel Pd si temeva che la sua candidatura avrebbe potuto trasformare le suppietive in un referendum sul governo. Adesso questa preoccupazione sembra svanita. II trionfo di Bonaccini ha cambiato il quadro e rafforzato II Conte 2? «Lo straordinario risultato di Stefano Bonaccini e del Pd ha consolidato il governo e dimostrato che Salvini si può battere. Il buongoverno, l’unità e l’apertura sono i migliori antidoti contro una destra nazionalista che vuole farci uscire dall’Europa. Ora, come ha detto Conte, apriremo una nuova fase per l’esecutivo. Abbiamo già fatto molto in condizioni difficili e penso all’aumento delle buste paga per 16 milioni di lavoratori, alla gratuità per gli asili nido, all’abolizione dei super ticket – ma non dobbiamo accontentarci dei risultati ottenuti. II Pd spingerà per una più forte azione riformatrice»
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: L’intervista a Carlo Calenda – «Il Pd non ha capito la lezione delle urne emiliane Faremo noi un terzo polo»
Tema: Post voto in Emilia-Romagna

Carlo Calenda, come legge il voto in Emilia-Romagna? «E’ molto chiaro: ha vinto il buon governo contro le urla e gli strepiti. Ha vinto una coalizione senza i 5 Stelle, tutta improntata al riformismo. Dopo questo voto speravamo di recuperare il Pd ma temo che sia irrecuperabile. Il Partito democratico ha capito quel messaggio emiliano al contrario: dal giorno dopo i suoi leader stanno dicendo che nasce una nuova stagione di bipolarismo basato su Pd e M5S da una parte e da Lega, FI e e FdI, dall’altra. Tradotto: populisti verso sovranisti. Tutto quello che è più lontano da ciò che serve a questo Paese». Il Partito democratico però sostiene che così riprende i suoi voti. «lo non so se stiano ottenendo questo risultato visto che il governo è sempre più debole e la destra sempre più forte. Però stanno certamente prendendo tutte le tematiche dei grillini. Loro sono più forti dei 5 Stelle, ma i 5 Stelle dettano l’agenda: dalla prescrizione al taglio dei parlamentari, dall’llva all’Alitalia, al reddito di cittadinanza. Stanno cercando di prendere voti al prezzo di diventare loro stessi grillini». E quindi che vi proponete di fare vol di Azione? «Il punto per noi è molto chiaro: se il bipolarismo che arriva è populisti contro sovranisti noi dobbiamo costruire un terzo polo che sia fondato sull’idea del buon governo, un polo che diventi centrale per il voto dei popolari, dei liberal-democratici e dei socialdemocratici riformisti, perché nessun grande Paese al mondo ha un bipolarismo fatto di due estremi. Un Paese così non può sopravvivere».
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  Proietti Ilaria 
Titolo: Il Senato ridà i vitalizi a 700 politici – La Casta ha vinto: il Senato ridà il vitalizio a 700 politici
Tema: Vitalizi

Un insolito Massimo Teodori in scarpe da tennis minaccia di fare fuoco e fiamme perché la battaglia va combattuta fino allo stremo, come ai tempi belli dei digiuni radicali. Giuseppe Gargani, tutt’altro genere, da buon Dc si accomoda su una poltrona, Palazzo Madama L’organo di giustizia interno ha già pronta la delibera per il 20 febbraio. Vengono annullati i tagli in vigore dal 2018: in fumo 22 milioni all’anno elegantissimo ma pure lui in trepida attesa. Il più tranquillo di tutti però è l’avvocato Maurizio Paniz che ha già vinto perché sono quasi tutti suoi clienti gli ex parlamentari che hanno perso il sonno da quando un anno fa sono stati tagliati i loro onorevoli vitalizi. E che, tanto per dire quale sia posta in gioco, lunedì sera sfidando freddo e pioggia e pure qualche acciacco legato all’età, si sono affollati di fronte alla porta della commissione del Senato che dovrà decidere. Anzi, che ha già deciso senza nemmeno aspettare la camera di consiglio convocata per il 20 febbraio: riavranno i loro assegni fino all’ultimo centesimo. La sentenza è infatti già scritta e da tempo: il Senato ripristinerà i vitalizi così come li abbiamo sempre conosciuti e cioè senza la sforbiciata imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal 1 gennaio 2019. E gli oltre 700 ex senatori colpiti negli affetti e soprattutto nel portafogli dalla mannaia contro cui hanno fatto ricorso possono dunque tornare a brindare.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco 
Titolo: Reddito, faro GdF su 2.706 percettori – La Gdf stringe sul Reddito 2.706 percettori sotto la lente
Tema: Reddito di cittadinanza

Sono oltre 2.706 i cittadini passati al setaccio dalla Guardia di Finanza come beneficiari del reddito di cittadinanza ma senza però averne potenzialmente alcun diritto. Di questi sono 184 le posizioni che dall’incrocio delle banche dati hanno ottenuto il punteggio più alto (pari a 100) e a cui i reparti delle Fiamme Gialle andranno a bussare con la quasi assoluta certezza di stanare un truffatore. Per altri 408, invece, il livello di rischio ha prodotto un punteggio poco più basso (80) con almeno uno dei valori incrociati con i requisiti richiesti per ottenere la prestazione sociale agevolata. A questi si aggiungono altri 2.030 cittadini e 78 datori di lavoro che, dall’incrocio delle banche dati, sono usciti come soggetti a rischio da controllare. È quanto emerge dall’analisi operativa di rischio denominata «Reddito di cittadinanza» realizzata dal nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie della Guardia di Finanza. All’elenco dei furbetti del reddito di cittadinanza si devono aggiungere anche 172 società messe sotto osservazione dal Nucleo speciale entrate nel progetto «Sommerso da lavoro Reddito di cittadinanza». Di queste 172 società, da cui emergono licenziamenti e dimissioni sospette finalizzate al solo scopo di ottenere il Rdc, sono 6 quelle già inserite nell’elenco dei percettori ad altissimo rischio di frode, portando il totale a 190 soggetti che, come detto, hanno ottenuto nel corso dell’analisi di rischio il punteggio più alto.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Perrone Manuela 
Titolo: Green, fisco e lotta all’evasione oggi sul tavolo della verifica
Tema: Fisco

Sostenibilità, a partire dal green new deal, riforma fiscale con l’obiettivo di riduzione delle tasse, lotta all’evasione. Con la partita trasversale delle semplificazioni e dell’innovazione digitale in primo piano. Conte punta sui dossier più “unificanti” e meno divisivi per lanciare la «fase 2» del Governo e avviare la verifica sul cronoprogramma di legislatura. Con questo canovaccio di priorità il premier riunirà oggi i capi delegazione di Pd, M5S, Italia Viva e Leu: Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Teresa Bellanova e Roberto Speranza. «Sarà un primo incontro per impostare il metodo», chiariscono dallo staff di Conte, intenzionato a procedere per tavoli tematici. Il punto di partenza del confronto saranno i 29 punti del programma: depennati quelli già realizzati (dal taglio dei parlamentari alla riduzione del cuneo fiscale), l’obiettivo in chiaro è «tracciare una scala di priorità» per tutti gli altri. Ma in filigrana c’è un altro fine dare subito al Quirinale un segnale di dinamismo, sminando il terreno da fughe in avanti dei renziani o del Pd, rinvigorito dalla vittoria in Emilia, che potrebbero far implodere il M5S in piena crisi di consensi e d’identità. Nessuno, almeno non lungo l’asse Conte-Zingaretti, intende trasformare la verifica in un Vietnam per l’Esecutivo. Ecco perché anche dai vertici Cinque Stelle, ieri, si citavano proprio l’ambiente e il fisco e persino la battaglia contro l’evasione (nonostante fosse stato proprio Di Maio a frenare sul tetto al contante e a opporsi alle multe sui Pos, in difesa dei commercianti e dei piccoli artigiani) come i temi a cui è necessario dare la precedenza il segnale di una tregua concordata, anche se fragile, che contempla lo slalom per evitare scontri. Se l’intesa reggerà, i dem non forzeranno la mano sulla modifica dei decreti sicurezza, ad esempio, o sulla revisione di quota 100 e reddito di cittadinanza pure sollecitata da Andrea Orlando.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.Tr. 
Titolo: Nuovo fisco, parte il confronto nel Governo
Tema: Fisco

Si giocherà sulle tasse una buona parte delle chance di far decollare davvero la «fase 2» del governo. A dimostrarlo è il menu della verifica che arriva oggi dopo aver aspettato il responso delle urne in Emilia Romagna. Perché la riforma dell’Irpef e la lotta all’evasione fiscale aprono l’agenda dei temi su cui il premier Conte punta ad avviare il confronto con i capi delegazione della maggioranza. E la conferma arriva dal calendario che è già stato abbozzato nelle intenzioni del governo, e che vede due appuntamenti chiave: ad aprile la delega per la riforma fiscale, che per il ministero dell’Economia non potrà limitarsi ai principi generali della riforma ma sarà chiamata a indicare i binari su cui provare a far viaggiare il nuovo fisco, e a ottobre la prima tappa applicativa con la legge di bilancio. Quello arrivato ieri dal Fondo monetario è per certi versi un assist. Perché la rimodulazione dell’Iva per aprire nuovi spazi fiscali nei complicati conti italiani era una delle ipotesi guida già per la manovra 2020 secondo il ministro dell’Economia Gualtieri. Proprio il carattere acerbo che a ottobre complicava la ricerca di un metodo condiviso nella maggioranza ha fatto tramontare in fretta l’ipotesi, colpita dal fuoco incrociato dei partner di governo. Anche ora il metodo è tutto da costruire: ma è ovvio che motivare l’intervento sull’Iva con un taglio Irpef che al momento può già contare sui 5 miliardi messi a bilancio per ridurre il cuneo fiscale allarga la percorribilità politica di tutto il pacchetto.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: Italia divisa in due: dove c’è la Tav il Pil cresce del 7-8% in più – Italia divisa in due dalla Tav Pil a +7% nelle città collegate
Tema: Infrastrutture

L’Italia è spaccata in due dalla Tav: da una parte le città che hanno una stazione dell’Alta velocità, che nei dieci anni del treno veloce hanno cumulato una crescita del Pil fra 8 e 10%, dall’altra i capoluoghi «senza Tav» che si sono fermati fra lo 0,4% e 113%. La Tav pesa più del reddito procapite, cioè del fatto che una città sia collocata in una Regione sopra o sotto la media di reddito. Per completare la rete Av ci sono opere in corso per 48miliardi di cui 30 già disponibili. Serve solo accelerare ed evitare ulteriori blocchi. I dati sono contenuti in una ricerca dell’Università Federico II di Napoli, rilanciata da Ennio Cascetta, docente nella stessa Università ed ex capo della struttura di missione sulle grandi opere al ministero delle Infrastrutture. Il tema è quello di un piano di opere prioritarie da realizzare rapidamente. Tema di grande attualità politica nei giorni della verifica di governo che rilancerà il tema infrastrutturale. Cascetta lega le priorità al sostegno di quei segmenti dell’economia italiana che tirano di più: l’export, soprattutto nella Ue, l’industria, il turismo internazionale, le città. Attività che hanno bisogno di infrastrutture: collegamenti ferroviari fra porti e valichi alpini, una rete Av completa, collegamenti ferroviari veloci per gli aeroporti, metropolitane.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Produzione industriale in recupero a gennaio +1%
Tema: Industria

Un recupero a gennaio, +1,0%, dopo la caduta di dicembre, (-1,1), un calo che è stato totalmente recuperato. Una dinamica che conferma un contesto economico estremamente debole, con la produzione industriale che negli ultimi due mesi è rimasta sostanzialmente stabile. Ci sono però alcuni segnali che lasciano intravedere un miglioramento delle attese nei mesi invernali. In particolare a sostenere la produzione industriale sarebbe soprattutto la domanda interna. È questo il quadro delineato dal Centro studi di Confindustria, nell’indagine rapida sulla produzione industriale che è stata diffusa ieri. Complessivamente nel quarto trimestre del 2019 l’attività è diminuita dello 0,8% congiunturale, in peggioramento dal -0,6% rilevato dall’Istat nel terzo trimestre. La variazione acquisita nel primo trimestre è di +0,3%. Al netto delle diverse giornate lavorative la produzione in gennaio arretra dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2019; in dicembre è diminuita dell’1,6 sui 12 mesi. Gli ordini in volume aumentano in gennaio dello 0,5% su dicembre (-0,2 su gennaio 2019) quando sono diminuiti dello 0,6% sul mese precedente (+0,2% annuo). Gli indicatori mostrano a gennaio una ripresa della fiducia tra gli imprenditori manifatturieri, sia per gli ordini che sull’andamento dell’economia
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Il Fmi all’Italia «Crescete ancora troppo poco» – Il Fmi avverte: Italia, crescita lenta «Sì al reddito ma va corretto»
Tema: Stime Fmi

La scelta dei tempi è del tutto casuale, da parte del Fondo monetario internazionale. Ma la fine della missione dei suoi tecnici a Roma per il rapporto annuale sull’Italia è caduta al punto di giuntura fra due fasi: i primi mesi del governo giallo-rosso, quelli votati alla pura sopravvivenza, e questa prima metà del 2020 in cui si capirà se questa maggioranza è in grado di tirar fuori almeno un po’ il Paese dalla condizione di paralisi in cui si trova. Lo stato attuale è descritto dalla «dichiarazione conclusiva» del personale del Fondo. Dopo una crescita di 0,2% nel 2019 e 0,5% circa prevista quest’anno – quest’ultima persino superiore alla media degli ultimi due decenni – l’Italia viaggia con redditi medi per abitante del 7% sotto ai livelli del 2007. Questi ultimi «continuano a perdere terreno rispetto ai Paesi comparabili», perché il ritmo a cui si muove l’economia è il più basso nell’Unione europea e rischia di restare tale nei prossimi cinque anni. Intanto per ora la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è la più bassa d’Europa. E se la valutazione dello staff del Fmi è corretta, di questo passo la persona media in Italia dovrebbe tornare ai livelli di reddito del 2007 dopo poco meno di un quarto di secolo. Nel frattempo, sempre per il Fondo, «l’indebolirsi del quadro internazionale e l’incertezza politica interna hanno complicato una situazione economica e sociale già difficile».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Fmi: Italia maglia nera nella crescita Reddito di cittadinanza da ripensare – Fmi: alzare l’Iva e ridurre l’Irpef, il reddito di cittadinanza non va
Tema: Stime Fmi

L’idea di usare l’Iva per trovare fondi da destinare alla riforma fiscale chiamata a tagliare l’Irpef trova una sponda nel Fondo monetario internazionale. Che boccia un reddito di cittadinanza giudicato troppo alto per non frenare la partecipazione al lavoro e mal costruito per le famiglie più numerose. Il peso di tasse e contributi italiani sul lavoro, ribadiscono gli analisti del Fondo nel rapporto diffuso ieri sul nostro Paese, è eccessivo, perché arriva al 48% contro il 42% della media europea. In questo contesto il taglio del cuneo appena avviato dal governo per meno di tre decimali di Pil a regime è «modesto». Ma c’è lo spazio per interventi più ambiziosi, fino al 2% del Pil: a patto di semplificare il quadro delle aliquote agevolate dell’ava e razionalizzare sconti e deduzioni. L’altra spinta può arrivare dalla lotta all’evasione fiscale, su cui il governo ha posto un’«enfasi» che per essere realizzata ha bisogno però di un rafforzamento dell’agenzia delle Entrate: a partire da una rapida copertura dei buchi d’organico che stanno provocando l’agitazione del personale e rappresentano una dei dossier più caldi sulla scrivania del neo-direttore Ernesto Maria Ruffini. Il capitolo fiscale è uno dei passaggi del Rapporto più apprezzati al ministero dell’Economia. Dove invece si storce il naso di fronte alle stime sul deficit, che per il Fondo è destinato a tornare quest’anno al solito 2,4% che negli ultimi 18 mesi ha rappresentato il tormentone della finanza pubblica italiana.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Intervista ad Antonio Misiani – «Occorre fare il tagliando al sostegno per i poveri» – Misiani: adesso è utile fare un tagliando sul sostegno ai poveri
Tema: Stime Fmi

Viceministro, in Italia la crescita del Pil, dice il Fondo monetario internazionale, resterà molto bassa: 0,5% quest’anno. Il governo prevede 0,6%. Ma queste stime sono state fatte prima dell’epidemia in Cina. Cresceremo ancora meno? «Il nostro Paese – risponde il viceministro – soffre di una bassa crescita dell’economia da almeno un ventennio. Il 2019 è stato un anno di stagnazione ma i primi segnali del 2020 sono incoraggianti. Non possiamo accontentarci naturalmente dello 0,5-0,6%: con la legge di Bilancio abbiamo posto le basi per la ripartenza e nel medio periodo ci sarà una netta accelerazione della crescita del Pil. Certo, ora purtroppo c’è questa novità imprevista del coronavirus. L’epidemia non può e non deve essere sottovalutata. Il governo cinese ha adottato misure drastiche e una linea di trasparenza e collaborazione». Veniamo ad alcune critiche specifiche del Fmi. Il Reddito di cittadinanza, dice il report, va rivisto perché da un lato penalizza le famiglie numerose e dall’altro disincentiva Il lavoro, in particolare al Sud. «Il Reddito è operativo da meno di un anno. Era necessario introdurre in Italia una misura universale contro la povertà. Cominciò il governo di centrosinistra con il Reddito di inclusione, ha proseguito il primo governo Conte con il Reddito di cittadinanza. Le critiche del Fondo rispecchiano in parte il dibattito che c’è stato in Italia nei mesi scorsi. Io penso che il reddito serva e vada mantenuto, ma migliorandone il funzionamento. In questo senso è sicuramente utile fare un tagliando, discutendone con gli enti locali e le realtà del terzo settore che sul campo combattono ogni giorno la povertà».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martinelli Leonardo 
Titolo: Parte il tavolo Ocse sulla web tax globale “L’intesa è possibile”
Tema: Web Tax

Nella più grande discrezione, i rappresentanti di 137 Paesi del mondo, praticamente la quasi totalità del Pil globale, stanno discutendo da ieri nella sede dell’Ocse a Parigi su un tema estremamente polemico tra l’Europa e l’amministrazione Trump: come riuscire a tassare i colossi del digitale (i Gafa sono i quattro principali, tutti targati Usa: Google, Apple, Facebook e Amazon), impedendo loro di ricorrere ai soliti strumenti di ottimizzazione fiscale (vedi, nell’Ue, basarsi giuridicamente in un Paese come l’Irlanda). Ci ha provato l’Unione europea a introdurre un’imposta anti-Gafa, ma non ci è riuscita, proprio per l’opposizione di Dublino e dei Paesi del Nord Europa. Ci stanno provando singoli Stati (e la Francia e l’Italia sono all’avanguardia in questo senso), ma restano sotto la minaccia di sanzioni commerciali di Washington. Ecco, la soluzione potrebbe arrivare da questo negoziato dell’Ocse. Il mandato all’organizzazione è arrivato dal G20 che ha dato tempo fino alla fine del 2020 per partorire una «digital tax» (o web tax) internazionale. Ieri e oggi è in corso quello che in gergo viene chiamato «inclusive framework»: i rappresentanti dei 137 Paesi tutti riuniti insieme (una delegazione del ministero dell’Economia per l’Italia) così da gettare le basi di un accordo di principio.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: Von der Leyen offre assistenza
Tema: Coronavirus

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto ieri mattina un colloquio telefonico con il primo ministro cinese Li Keqiang «per discutere del coronavirus e degli sforzi encomiabili del governo cinese per mitigare e contenere il virus». Lo ha comunicato su Twitter la stessa von der Leyen, postando una foto mentre è al telefono nel suo ufficio. «L’Unione europea è pronta a fornire ulteriore assistenza se necessario». Il premier cinese si è recato nei giorni scorsi nella città epicentro dell’epidemia, a Wuhan, finora il segno più forte del coinvolgimento diretto della leadership di Pechino nella gestione della crisi. Il leader Xi Jinping ha definito «grave» la situazione e in accelerazione il contagio del virus su scala nazionale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Virus, italiani in quarantena – Italiani rimpatriati da Wuhan Saranno isolati per 14 giorni
Tema: Coronavirus

Il ministro della Sanità, Roberto Speranza, terrà oggi a mezzogiorno nell’Aula del Senato un’informativa urgente sulla situazione del coronavirus. «Abbiamo già istituito una task force attiva 24 ore su 24, però non bisogna spargere allarmismo. In questo momento stiamo parlando di 10 casi in Europa ma è evidente che non si può stare tranquilli». Mentre ad Alessandria è stata ricoverata una 24enne italiana appena rientrata da Shanghai con sintomi influenzali che è stata subito sottoposta ai controlli, la Farnesina sta organizzando il rimpatrio di 59 italiani (di 8 diverse regioni) residenti a Wuhan. In viaggio useranno tutti la mascherina. «Stiamo solo aspettando l’ok delle autorità cinesi», ha spiegato Stefano Verrecchia, il capo dell’unità di crisi della Farnesina. Gli italiani in Cina sono ovviamente più di 59, ha precisato ieri il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri (M5S) ai microfoni di Radio Radio, «ma qualcuno è sposato con una persona cinese che non potrebbe partire, quindi resteranno in Cina». Potrà prendere il volo solo chi dopo il controllo medico che verrà svolto al momento di salire a bordo risulterà non avere già contratto il virus. Una volta in Italia, saranno messi in quarantena per 14 giorni probabilmente in una struttura militare, dove trascorreranno (in isolamento gli uni dagli altri) il periodo di sorveglianza sanitaria. Sarebbe complicato effettuare la sorveglianza domiciliare. Per ragioni «familiari o personali», inoltre, solo in 3-4 casi gli italiani residenti a Wuhan stanno valutando l’ipotesi di non prendere il volo di rientro.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Attanasio Ghezzi Cecilia 
Titolo: La grande fuga, dal virus cinese Aerei a terra fabbriche ferme – Aerei a terra, e fabbriche chiuse È la grande fuga dalla Cina
Tema: Coronavirus

British Airways per prima, e poi Lufthansa, Swiss e Austrian Airlines hanno sospeso tutti voli per e dalla Cina. Air France ha bloccato il collegamento con Wuhan. Altre compagnie aeree stanno riducendo drasticamente i collegamenti. Stati Uniti e Giappone hanno cominciato le operazioni per l’evacuazione dei propri cittadini e tutti gli altri Paesi si stanno organizzando per fare lo stesso. A una settimana dalla messa in stato di isolamento di circa 50 milioni di persone nella regione di Wuhan, il numero di contagi continua a montare. Ieri se ne registravano oltre seimila in almeno 20 Paesi con un bilancio di 132 decessi. Seppure le statistiche di mortalità sono al momento inferiori a quelle della Sars, il numero di persone infette nella sola Cina continentale è ormai superiore al totale di quello registrato nei nove mesi che tra il 2002 e il 2003 sconvolsero l’Asia orientale. Ma c’è una differenza. Allora la Cina era appena entrata nel Wto, oggi è la seconda economia del mondo, ovvero vale un sesto del Pil globale. E in un’economia sempre più interconnessa, in appena una settimana aziende e multinazionali di ogni angolo del globo si stanno rendendo conto di quanto ormai dipendono dalla Cina. Le fabbriche di Ford e Toyota rimarranno chiuse per un’altra settimana, General Motors e Nissan seguiranno le indicazioni forzose che hanno esteso le vacanze per il Capodanno Cinese fino al 3 febbraio. Apple sta cercando di ripensare la catena di produzione visto che la maggior parte delle fabbriche a cui si appoggia, Foxconn compresa, non riapriranno almeno fino alla stessa data.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sant. 
Titolo: Ira sul web Il «demone» ora turba Xi e il Partito
Tema: Coronavirus

Il virus è anche politico. La «stabilità», il patto non scritto tra cinesi e Partito-Stato è turbato da dubbi striscianti? Forse anche per questo Xi Jinping parla di «demone» sotto forma di epidemia contro la quale il Partito-Stato combatte alla luce del sole. Sul web mandarino circolano critiche dure: «Abbiamo dato al Partito i nostri diritti in cambio di protezione. E dov’è la protezione? Questa apatia politica dove ci porterà?». Il post su Welbo ha ricevuto 27.000 like, troppi per una censura di solito rapidissima. Il direttore del Global Times di Pechino in passato ha detto che la censura è troppo stretta. Ora depreca il livello di tolleranza, accusando astutamente i censori di Wuhan, non quelli di Pechino. ll direttore Hu Xijin sparge anche un po’ di controteoria del complotto. Nei giorni scorsi alcuni scriteriati sparsi nel mondo hanno detto che il virus è sfuggito da un programma militare cinese. Risposta su Twitter di Hu: «Durante la Sars c’era qualcuno In Cina che sospettava che fosse venuta da un programma di guerra biologica Usa contro la Cina. Ora la cospirazione emerge di nuovo. La loro logica: perché sempre la Cina? Ma la maggior parte dei cinesi non cl crede».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Caizzi Ivo 
Titolo: Lacrime, canti, abbracci: l’addio della Ue a Londra – Lacrime, bandiere e boccali di birra Il Parlamento Ue dà l’addio a Londra
Tema: Brexit

L’Europarlamento ha approvato l’accordo con Londra sulla Brexit per rispettare la volontà della maggioranza dei cittadini britannici di uscire dall’Ue il 31 gennaio prossimo. La seduta nell’aula di Bruxelles, dopo accese polemiche, momenti emozionali e il conteggio dei 621 voti favorevoli, 49 contrari e 13 astenuti, si è conclusa con gli euro deputati dei partiti europeisti in piedi a cantare la canzone scozzese Auld lang syne, nota in Italia come Valzer delle candele e considerata un inno alla fratellanza. Molti degli euroscettici britannici, già dopo il discorso anti-Ue del loro leader Nigel Farage, accompagnato dallo sventolio di bandierine nazionali, sono invece subito confluiti nel bar appena fuori dall’emiciclo per festeggiare la Brexit con bevute di birra. Il presidente dell’Europarlamento David Sassoli e vari eurodeputati hanno insistito sul principio che al Regno Unito non si sta dicendo «addio», ma «arrivederci». Sassoli ha concluso salutando i colleghi in uscita con le parole di Jo Cox, deputata britannica uccisa in campagna elettorale, «abbiamo molto più in comune di quanto ci divide». La presidente tedesca della Commissione europea Ursula von der Leyen ha aperto agli eurodeputati britannici con un «noi vi ameremo sempre e non saremo mai lontani, viva l’Europa». Ma Farage è rimasto duro nei termini e nella posizione: «Siamo al punto di non ritorno – ha esultato il leader degli euroscettici britannici -. Noi adoriamo l’Europa, ma odiamo l’Unione europea, spero che questo sia l’inizio della fine di questo progetto che non funziona ed è antidemocratico».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Franceschini Enrico 
Titolo: Londra abbandona l’Europa tra bandiere e lacrime – Sciarpe, cori e lacrime per l’addio dei britannici “Ma è un arrivederci”
Tema: Brexit

«Le vecchie conoscenze dovrebbero essere dimenticate, e mai più ricordate?». I versi di “Auld Lang Syne”, la malinconica canzone scozzese con cui si saluta l’anno che finisce, sono risuonati nel Parlamento di Bruxelles, intonati all’unisono dai deputati per dire addio alla nazione che ha deciso di lasciare la Ue. Un “divorzio” a cui è stato posto ieri l’ultimo sigillo dal voto, inevitabile e scontato, con cui i legislatori della Ue hanno ratificato l’accordo di separazione: 621 a favore, 49 contrari, 13 astenuti. Il Parlamento di Westminster aveva già fatto altrettanto nei giorni scorsi, l’intesa era stata firmata dal primo ministro Boris Johnson e dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: oggi arriva il voto del Consiglio d’Europa, quindi la Brexit entrerà in vigore domani sera, alle 23 ora di Londra, la mezzanotte sul continente, concludendo il lungo addio iniziato tre anni e mezzo fa con il referendum britannico. «Dirsi addio è troppo impegnativo e definitivo, preferisco dire soltanto arrivederci», dichiara il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Quindi cita le parole di Jo Cox, la deputata inglese pro-Ue assassinata alla vigilia del referendum da un fanatico di estrema destra: «Abbiamo molto più in comune di quanto ci divide, lasciate l’Unione Europea ma continuerete a far parte dell’Europa per i valori che ci tengono insieme e ci uniscono profondamente».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pollio Salimbeni Antonio 
Titolo: Brexit, la Ue dice addio agli inglesi Così cambia l’europarlamento – Bruxelles, addio agli inglesi: nuovi equilibri in parlamento
Tema: Brexit

Momento di grande emozione. Non è stata una novità il voto: 621 a favore del l’accordo a suo tempo raggiunto tra i Ventisette e il Regno Unito per una Brexit ordinata, 49 contrari, 13 astenuti. Oggi tocca al Consiglio adottare il tutto e le formalità saranno finite: domani a mezzanotte scatta la Brexit e comincia il periodo di transizione fino al 31 dicembre per dar tempo al Regno Unito e all’Unione europea di negoziare le condizioni delle future relazioni commerciali. Un negoziato irto di mille difficoltà tanto che a Bruxelles c’è molto scetticismo sulla possibilità di farcela in 11 mesi. Per un paio d’ore nell’emiciclo dell’Europarlamento si è sgranato l’ultimo rito di un dibattito sul vero addio. Con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che dice: «Faremo il massimo, 24 ore su 24, per avere dei risultati nel negoziato, vi ameremo sempre e non saremo mai lontani». E il presidente del parlamento David Sassoli che cita la deputata laburista Jo Cox uccisa a coltellate durante la campagna per il referendum sulla Brexit: «Abbiamo molto di più in comune di quanto ci divide». E il leader dei brexiteers Nigel Farage che non rinuncia al solito show: «’Adoriamo l’Europa ma odiamo la Ue». Sipario. Che cosa cambierà dal punto di vista degli schieramenti una volta usciti i 73 britannici? Non molto in realtà per quanto riguarda la composizione (o la scomposizione) di maggioranza e minoranze, che nel corso ordinario della legislatura sono per definizione assai variabili perché condizionate più dagli interessi nazionali che dalle posizioni delle varie famiglie politiche
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Testata:  Messaggero
Autore:  Guaita Anna
Titolo: Medio Oriente, il piano di Trump bocciato anche dagli alleati. Erdogan: «Inaccettabile»
Tema: Medio Oriente
Reazioni gelide all’«accordo del secolo». Dalla Turchia all’Iran. per arrivare alla Lega Araba, il mondo islamico boccia la proposta che Donald Trump ha fatto martedì alla Casa Bianca, con al fianco il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Ma anche in Europa si avverte una generale cautela e il desiderio che l’accordo venga usato semmai come blocco di partenza per una nuova serie di negoziati piuttosto che come punto di arrivo. L’indignazione dei palestinesi, che si vedono promettere uno Stato a indipendenza limitata e solo porzioni di Gerusalemme, staccate dal centro della città che considerano sacra, è stata espressa all’Onu dall’ambasciatore Riyad Mansour, che ha parlato di una «decisione del club Trump-Netanyahu» che consiste in un «attacco per distruggere i diritti dei palestinesi». Mansour ha fatto appello al Consiglio di Sicurezza perché discuta della proposta di Trump: «Non si può parlare di proposta di pace se non c’è il consenso internazionale e l’approvazione di tutte e due le parti interessate» ha ribadito l’ambasciatore. Mansour ha anche reagito con un indignato «Gerusalemme non è in vendita!», davanti alle parole di Trump che commentava la promessa di investimenti per 50 miliardi come «tanti soldi».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lerner Davide 
Titolo: Iran e Turchia contro il piano Trump Ma il mondo arabo resta in silenzio
Tema: Medio Oriente

Nella serata della pubblicazione del piano di pace di Donald Trump una manifestazione di protesta era stata convocata per le sette nella piazza principale di Ramallah, la città sede dell’Autorità Nazionale palestinese. Ma ad “Al Manara square”, una grigia rotonda che non merita certo il suo glorioso soprannome di “piazza dei leoni”, malgrado le quattro statue dedicate ai felini, si contavano appunto solo quattro gatti. Al punto che alcune troupe televisive accorse per raccontare la reazione popolare palestinese hanno preferito spostarsi verso la Muqata’a, il complesso dei palazzi governativi, e filmare gli inviati con alle spalle la tomba dell’ex leader Palestinese Yasser Arafat. Una scelta che la dice lunga sull’apatia dei palestinesi rispetto ad un piano di pace in cui non hanno creduto mai. «Penso sarebbe più giusto attribuire questa situazione al fallimento della comunità internazionale, che malgrado frequenti proteste non chiede mai conto a Israele dell’oppressione dei palestinesi, piuttosto che accusarli di passività», dice l’attivista americano-palestinese Mariam Barghouti, che vive a Ramallah. Altrettando blanda, almeno per ora, è stata la reazione del mondo arabo. Sabato è prevista la riunione straordinaria della Lega Araba al Cairo, e venerdì, il giorno tradizionale delle proteste nel mondo islamico, potrebbe ancora esplodere la protesta palestinese. Ma nei corridoi del ministero degli affari esteri israeliano si respira già molta soddisfazione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: L’Italia prende le distanze “Aspettiamo il voto in Israele”
Tema: Medio Oriente

L’Italia e l’Europa non credono al piano Trump. Ma non lo dicono ad alta voce. Per mille ragioni, ma soprattutto per il rischio di infilarsi inutilmente nella campagna elettorale americana o magari in quella israeliana. «Perché questo è il primo problema», dicono fonti di alto livello al ministero degli Esteri, «non si tratta di essere più o meno vicini a Trump, ma di capire se questo progetto è una semplice manovra di sostegno elettorale reciproco fra Trump e Netanyahu, oppure se di tutto questo qualcosa sopravviverà dopo le elezioni israeliane e dopo quelle americane». Da pochi giorni Luigi Di Maio ha iniziato ad occuparsi a pieno regime di politica estera alla Farnesina. Ieri molte riunioni, molte telefonate sulla Libia, un incontro con il ministro degli Esteri di Cipro (avvertimento alla Turchia contro le perforazioni petrolifere illegali) e poi il via libera a un comunicato sul “piano Trump”. Un testo in cui il suo Gabinetto ha distillato messaggi sottili ma molto chiari. Le prime parole sono esemplari: «Nell’apprendere della pubblicazione del Piano americano per il processo di pace in Medio Oriente, l’Italia accoglie favorevolmente gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti al fine di favorirne il rilancio», in cui la Farnesina fa notare con fastidio di essersi accorta dai media della creatività diplomatica di Jared Kushner. E di accogliere la sua opera con benevolenza: «Tuttavia valuterà con attenzione i contenuti della proposta di Washington, in coordinamento con la ile e in linea con le rilevanti risoluzioni dell’Onu».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Navi a Cipro, Roma avverte la Turchia
Tema: Diplomazie: Turchia – Cipro

Il tono è stato cordiale, ma l’obiettivo era preciso: avvertire la Turchia che l’Italia non gradisce quanto sta accadendo a Cipro. Per questo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto un lungo colloquio con il collega turco Mevlut Cavusoglu durante il quale «ha espresso la preoccupazione dell’Italia per la presenza di navi turche impegnate in attività di perforazioni non autorizzate a sud della Zona economica esclusiva di Cipro». Il titolare della Farnesina, come ha tenuto poi a chiarire con lo staff della Farnesina, mira a «proteggere gli interessi delle nostre aziende nell’area». E dunque nella telefonata ha specificato che «il Mediterraneo orientale è un’area di importanza strategica per la ricchezza di popoli della regione e relazioni amichevoli tra i Paesi vicini sono fondamentali per sfruttarne appieno il potenziale. Come Paese amico della Turchia, l’Italia è pronta a lavorare insieme per abbassare i toni della contesa e favorire un ritorno al dialogo». In realtà i turchi sono sempre in grande movimento anche in altre zone di crisi, prima fra tutte la Libia. Davanti a Tripoli è stata segnalata la presenza di unità militari e anche di un mercantile. Notizia accompagnata da smentite, illazioni e supposizioni.
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