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SINTESI IN PRIMO PIANO – 4 aprile 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Emergenza coronavirus. Troppi fuori casa, più controlli: 15 mila multe in 48 ore;
– Conte cerca unità: basta polemiche. Ma i governatori: non ci ascoltate;
– Duecento miliardi per le imprese. Intesa Conte-Mef Pronti 200 miliardi di prestiti “coperti;
– «Ripartire dove c’è sicurezza»: l’industria preme per la Fase 2;
– Covid19: in Europa 40mila morti. Impennata nel Regno Unito;
– Wuhan teme una seconda ondata di contagi. Singapore ferma le attività.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frignani Rinaldo 
Titolo: Troppi fuori casa, più controlli – Più gente nelle strade: 15 mila multe in 48 ore
Tema: Emergenza coronavirus, stretta sui controlli

Troppa gente in strada nonostante il divieto di uscire di casa senza comprovato motivo, controlli rinforzati per le prossime festività, ma anche polemiche sull’inizio della fase 2 della lotta al coronavirus, con il commissario per l’emergenza Angelo Borrelli che si corregge dopo aver ipotizzato in un’intervista il primo maggio a casa: «Non credo che questa situazione passerà per quella data» ma soprattutto un inizio di riapertura non prima di metà maggio: «16 maggio? Se l’andamento non cambia potrebbe essere, come potrebbe essere prima o dopo, dipende dai dati». Stizzita la replica del presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli per il quale «le date per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico che darà le indicazioni, sicuramente anche con un confronto con noi, all’intero Paese. Questo va detto chiaramente». Una presa di posizione, accompagnata dalla bagarre politica, che ha spinto lo stesso Borrelli a rettificare: «Per la fase 2 al momento c’è una sola data, il 13 aprile, così come annunciato dal presidente del Consiglio. Le mie parole sono state equivocate. Ho solo detto che le misure sono determinate in base all’evoluzione della situazione, questo è un virus nuovo e non possiamo fare previsioni». Sul fronte dei controlli ormai da giorni, in vista del fine settimana di Pasqua – e poi del 25 Aprile e del Primo maggio -, è scattata un’ulteriore stretta del ministero degli Interni contro le uscite di casa fuorilegge, confermate dall’utilizzo di droni e dalle analisi svolte dalle amministrazioni locali con i gestori telefonici che hanno intercettato gli spostamenti dei cittadini. Da qui l’aumento di posti di blocco su autostrade, statali e provinciali, ma anche arterie cittadine. Fermati anche ciclisti e pedoni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Riaprire? L’epidemia arretra ma poco Ripartenza a metà maggio il governo ora ci pensa
Tema: Emergenza coronavirus, stretta sui controlli

C’è un’immagine da cui il governo italiano non riesce a staccare gli occhi: quella linea piatta che segna il contagio da coronavirus in Italia e che non scende velocemente come tutti avevano sperato. Per questo il capo della Protezione civile, e commissario per l’emergenza, Angelo Borrelli ieri mattina, ha invitato tutti a scordarsi non solo le gite di Pasquetta, ma anche quelle del primo maggio. Spingendosi a immaginare l’inizio della fase 2, quella in cui col virus bisognerà convivere uscendo di casa, a partire dal 16 maggio. La sua uscita ha innervosito ministri, parlamentari, industriali. Fino a spingere qualcuno nel governo a chiedere: «Siamo sicuri che sia la persona giusta al posto giusto?». Maneggiare informazioni così delicate, con un intero Paese costretto a stare in casa, richiede maggior riserbo e maggiore cautela. II commissario capisce l’errore. Precisa: «lo non ho dato date. L’unica per ora è il 13 aprile, quella fissata dal Consiglio dei ministri». Ma se la maggioranza si limita a borbottare privatamente, il centrodestra comincia ad attaccare: «Questo stillicidio quotidiano di informazioni contraddittorie è intollerabile», dice Mara Carfagna, presidente di Voce libera. E si chiede se il governo sia in grado di mettere il Paese in condizioni di ripartire, quando sarà il momento. Ma i più infuriati sono, chiaramente, gli industriali. Che lanciano sui tavoli dell’esecutivo i numeri di una catastrofe. A Palazzo Chigi la preoccupazione è massima. «Aspettiamo i dati, poi faremo le nostre valutazioni», dice Conte. Si aspettava che il nord si riprendesse prima, e invece no. Attendeva, con timore, un picco di casi al sud che non c’è stato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Conte cerca unità: basta polemiche Ma i governatori: non ci ascoltate
Tema: Tensioni governo-Regioni

«Basta polemiche, per battere il virus dobbiamo stare uniti». Il richiamo di Conte alla collaborazione tra Stato e Regioni arriva alle 7 della sera, con il premier e i «governatori» in videoconferenza. «Il governo fa tanto, non alimentiamo scontri – è il monito di Conte – Serve correttezza e collaborazione istituzionale». Parole che arrivano dopo i contrasti con Attilio Fontana e dopo la lettera, dai toni severi, che il «governatore» dell’EmiliaRomagna Stefano Bonaccini ha spedito il 2 aprile a Palazzo Chigi: «Illustre presidente… il nostro Paese non ha bisogno di scelte unilaterali che non tengono conto delle esigenze dei territori». Tra le righe della missiva firmata dal presidente della Conferenza delle Regioni c’è tutta l’arrabbiatura dei «governatori» del Nord, che rimproverano la scarsa concertazione riguardo alle ultime scelte sulle restrizioni: «leri sera (l’1 aprile) con stupore abbiamo appreso della firma del Dpcm, all’elaborazione del quale, nonostante le osservazioni inviate con nota del 30 marzo scorso, non abbiamo potuto contribuire». I presidenti delle Regioni rimproverano al governo di non essere stati ascoltati. Ed è a queste critiche che il premier risponde quando si dice «consapevole delle quotidiane pressioni a cui siete sottoposti». Assicura che in lui troveranno sempre «un punto di riferimento» e invita a smetterla di polemizzare: «Ognuno di noi, ministri, governatori, a tutti i livelli istituzionali, sta dando il massimo per mettere in sicurezza il nostro Paese. Salvare più vite possibili conta più di qualche incomprensione». Per dare un segnale di concretezza in vista della «fase due», Conte accoglie la proposta di Zingaretti di una cabina di regia con Regioni, governo e Comitato tecnico scientifico, che si occuperà delle modalità di riapertura delle attività economiche. Oggi ci sarà un incontro per discutere degli emendamenti al Cura Italia e al decreto di aprile.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Trend stabile per i contagi: +4% Via libera ai tamponi rapidi in auto
Tema: Coronavirus, i dati del contagio

Salgono a quasi 120 mila le persone risultate positive al tampone dall’inizio dell’epidemia: per la precisione sono 119.827, con un aumento di 4.585, più basso di giovedì (+4.668) ma anche di mercoledì (+4.782). Trend stabile dunque, con lieve calo dell’infezione, almeno quella emersa, «certificata» dal tamponi effettuati: sono 80 mila i tamponi fatti negli ultimi due giorni, che portano il totale a 619.849. Stabile anche la percentuale di crescita del contagio, che è del 4%. Tra le misure per limitare il contagio, ieri il ministero della Salute, in una circolare ha disposto la priorità dei test per gli operatori sanitari e per i soggetti sottoposti a maggior rischio. Le Asl sono «tenute, in quanto datori di lavoro, a effettuare i test agli operatori sanitari partendo dai sintomatici e dai loro contatti, familiari compresi». Tra le altre disposizioni del ministro Speranza c’è anche il via libera ai test molecolari veloci, i tamponi rapidi: si comincia con gli ospedalizzati, e si continua con i i soggetti fragili e quelli con infezione respiratoria ricoverati nelle Rsa. Inoltre, nelle aree a rischio di alta trasmissione, quelle finora meno contagiate, la circolare ha previsto, «se si dispone di risorse sufficienti», la possibilità di utilizzare i laboratori mobili per fare tamponi anche attraverso il finestrino dell’auto.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lerner Gad 
Titolo: Anche Milano ha fame – Il cuore di Milano
Tema: Il virus mette in ginocchi Milano

Le periferie di Milano rischiano di trasformarsi in enormi lazzaretti, dove la metropoli ricca il doppio del resto d’Italia verrà chiamata a fronteggiare l’emergenza più inaspettata: la fame. Se a oggi sono tremila le famiglie bisognose di rifornimento alimentare (diecimila persone), di quanto si moltiplicheranno domani?…  E pensare che solo nel novembre scorso, a Palazzo Marino, il sindaco Giuseppe Sala e il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, seduti fianco a fianco, potevano vantare una performance strabiliante: una crescita economica (+9,7%) doppia di quella nazionale, un Pil pro capite di 49 mila euro contro la media italiana di 26 mila, la disoccupazione ridotta al 6,4%. Insomma, Milano che da sola quotava il 10% della ricchezza prodotta in Italia. Finanza, design, moda, grattacieli, il prossimo Salone del Mobile come apoteosi, l’immigrazione dei top manager… Prima bisognerà inventarsi il sostentamento per chi, rinchiuso in casa, non può nemmeno mettersi in coda alle mense popolari dell’Opera San Francesco.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio 
Titolo: Cassa integrazione, una babele di 20 causali e 14 strumenti per averla – Babele Cig da semplificare: 20 causali e 14 strumenti
Tema: Sussidi per l’emergenza

Mentre la politica è impegnata nella ricerca di fondi per rifinanziare gli ammortizzatori sociali e far fronte all’emergenza, gli imprenditori sono quotidianamente alle prese con una giungla di regole diverse, a seconda della tipologia di sussidio da attivare. Dopo il Dl cura Italia infatti la situazione, sul fronte procedurale, si è persino complicata e si contano ben 14 istituti e circa 20 causali diverse. Talvolta sono addirittura quasi sovrapponibili, come per la cassa integrazione ordinaria e la cassa integrazione straordinaria dove c’è una forte similitudine tra la causale crisi d’impresa “per eventi imprevisti” (Cigs), e quella relativa agli “eventi transitorie non imputabili all’azienda” (Cigo). Senza dimenticare che dallo scorso 23 febbraio si è aggiunta un’altra opzione ad esse piuttosto vicina, la causale speciale emergenziale Covid-19. Un vero ginepraio perché abbiamo una pluralità di istituti, ciascuno con più causali, che si applicano a tipologie di datori di lavoro diversi, con regole oltretutto differenti. «L’attuale emergenza ha messo gli imprenditori di fronte alla dura realtà di capire in quale regime sono, quale causale possono attivare e, non da ultimo, di sapere cosa in concreto devono fare per l’attivazione dell’ammortizzatore sociale – sostiene Marco Marazza, ordinario di diritto del lavoro all’università Cattolica di Roma, big della consulenza alle imprese -. L’estrema frammentazione crea difficoltà applicative, ma a questa realtà già complessa si aggiungono le nuove causali del decreto legge 18, allungando di fatto la lista di opzioni disponibili e di procedure da rispettare. Sarebbe opportuna una robusta operazione di semplificazione, di unificazione di procedure, e anche una razionalizzazione tra strumenti esclusivamente pubblicistici e quelli gestiti dalla bilateralità»
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Rimborsi sbloccati ai debitori del Fisco – Rimborsi sbloccati e più veloci per chi è in debito con il Fisco
Tema: Sussidi per l’emergenza

Sospensioni di adempimenti e termini a maglie larghe per il nuovo decreto di aiuti per imprese, autonomi e partite Iva. Tra le misure allo studio spunta anche la sospensione della procedura che oggi consente all’ex Equitalia di bloccare i rimborsi a imprese e contribuenti che hanno somme iscritte a ruolo superiori a mille euro. Un ulteriore aiuto sul fronte della riscossione che si andrebbe ad aggiungere alla sospensione del pignoramento degli stipendi e dei conti correnti. Non solo. Sul fronte dei versamenti si prevede il blocco dei versamenti di Iva, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio per i contribuenti con volume d’affari fino a 10 milioni e un calo del fatturato del 25 o del 33%. La percentuale e il periodo di riferimento con il quale confrontare il calo del fatturato sono ancora in corso di limatura, mentre appare scontata, così come per il decreto di marzo, la possibilità di pagare le somme dovute in unica soluzione o con 5 rate di pari importo. L’ultima dovrà comunque arrivare nelle casse dell’Erario non oltre il mese di novembre. Con la sospensione dei versamenti di maggio slitta in avanti anche il ritorno alla cassa dei contribuenti che già con il decreto di marzo si sono visti sospendere il versamento dell’Iva annuale e delle ritenute. In tema di ritenute d’acconto, poi, si sta valutando la proroga anche della sospensione del prelievo per i contribuenti con ricavi o compensi fino a 400mila euro. Un pacchetto fiscale su cui il Governo potrebbe giocare d’anticipo per inserirlo in quello che ormai è definito il decreto liquidità in arrivo tra domani e lunedì mattina.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: I nuovi aiuti per le imprese Scholz: «No ai coronabond, Mes senza vincoli assurdi»
Tema: Sussidi per l’emergenza

Con il decreto legge che il governo dovrebbe approvare domani o lunedì per iniettare fino a 200 miliardi di liquidità a sostegno delle imprese arriverà anche la sospensione delle scadenze fiscali di aprile. Questa volta riguarderà tutte le imprese, non solo quelle con un fatturato fino a 2 milioni. Il  rinvio dei pagamenti sarà però legato al calo del fatturato. La soglia d’accesso è ancora da definire (tra il 25 e il 33%) e potrebbe salire con l’aumentare della dimensione aziendale. Ma il cuore del decreto saranno i finanziamenti per circa 10 miliardi a garanzia di prestiti per complessivi 200 miliardi, anche questi indirizzati a tutte le imprese. Due i canali d’intervento. ll primo è il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che dovrebbe ricevere altri 5 miliardi per aprire un “ombrello” su circa 100 miliardi di euro di credito alle imprese, allargando la platea alle mid cap. Potranno essere erogati prestiti a lunga scadenza di importo fino al 25% del fatturato dell’azienda. Secondo il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, «con il nuovo framework europeo sugli aiuti di Stato viene consentito agli Stati membri di concedere prestiti a tasso zero, garanzie su prestiti che coprono il 100% del rischio o di fornire capitale fino a 800 mila euro per impresa. Questo può essere combinato anche con gli aiuti ‘ de minimis”, portando l’aiuto per impresa a i milione e con altri tipi di aiuti». Altri 4-5 miliardi dovrebbero invece andare alla Cassa depositi e prestiti, per le grandi imprese, anche qui con una potenza di fuoco fino a 100 miliardi di crediti a lunga scadenza garantiti al 90% dallo Stato. In tutto 200 miliardi che si sommerebbero ai 350 già assicurati, secondo il Tesoro, con il dl Cura Italia. Dalla concessione della garanzia pubblica potrebbero essere escluse le imprese che hanno distribuito dividendi e quelle che chiedono credito per investimenti all’estero.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Duecento miliardi per le imprese – Intesa Conte-Mef Pronti 200 miliardi di prestiti “coperti”
Tema: Sussidi per l’emergenza

L’ammontare massimo del prestito è deciso: varrà circa un quarto del fatturato delle imprese che si presenteranno in banca, sarà a tasso zero e per sei anni. Ma dove si deve fermare il rischio che si assume lo Stato per ripartire dopo la fine del lockdown? La discussione nel governo sul nuovo decreto antirecessione si è arenata su un punto solo apparentemente tecnico. La bozza sul tavolo di Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri divide le aziende in tre fasce: da quelle con meno di un miliardo e mezzo di fatturato (quasi tutte) a quelle che superano i cinque. Per chi andrà allo sportello a chiedere fondi il governo promette una garanzia fra il settanta e il novanta percento dell’erogato. Perché non il cento per cento? I grillini, attraverso il sottosegretario Alessio Villarosa, premono perché sia così. La richiesta non è peregrina, perché significherebbe sollevare le banche da ogni rischio. Poiché lo coprirebbe per intero lo Stato, non ci sarebbe così bisogno di alcuna istruttoria: niente burocrazia, tempi rapidissimi. Nel regno dell’astratto non ci sarebbe discussione. Ma l’Italia non è la Germania, il tasso di criminalità nell’economia non è fra i più bassi, e non sempre chi va in banca a chiedere garanzie è abbastanza serio per onorarle. Dire sì al cento per cento significa esporre i conti ad un azzardo morale di enormi dimensioni. Il tentativo del Tesoro è di quadrare il cerchio: garantire la massima rapidità nei prestiti senza far saltare i conti. Nel complesso, fra il provvedimento sulla liquidità delle imprese e quello che arriverà entro Pasqua potrebbero essere impegnati fino a cinquanta miliardi di euro. Con altri duecento miliardi di garanzie bancarie sui prestiti, l’Italia si avvicinerà a quanto fatto dalla Germania. Sforzi enormi per l’Italia e che saranno quasi certamente compensati da un sostegno finanziario dell’Unione. Quale sia la forma che prenderà, è oggetto della trattativa parallela che il Tesoro sta facendo a Bruxelles in vista della riunione dei ministri finanziari della zona euro di martedì.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Orlando Luca 
Titolo: Le imprese: riaprire dove c’è sicurezza – «Ripartire dove c’è sicurezza» L’industria preme per la Fase 2
Tema: Industria

Dalla meccanica alle piastrelle, dall’elettronica ai mobili, le imprese tornano a chiedere all’unisono di avviare la fase 2 dell’emergenza da coronavirus e riattivare gradualmente le produzioni per quanti sono in grado di garantire le condizioni di massima sicurezza per i lavoratori. Denunciando allo stesso tempo l’aggravamento della situazione con l’immobilità forzata degli impianti. «Proseguire il blocco totale oltre Pasqua – spiega il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz – produrrà danni incalcolabili all’economia. Quello che inizialmente pareva un rischio ora è una certezza, con i clienti globali certamente comprensivi ed empatici nei nostri confronti. Ma anche impegnati a trovare alternative di fornitura qualora lo stop italiano dovesse proseguire. Se riaprite il 14 aprile – mi ha scritto un cliente – sappiate che abbiamo bisogni di queste componenti. Il che, tradotto, significa che se non saremo noi a spedire la merce si rivolgeranno altrove». La prossima settimana è previsto un nuovo confronto con il sindacato, perché pare ovvio a tutti, dal Governo agli stessi imprenditori, che nessuna nuova regola di riapertura può avere chance di efficacia se nasce già con un’opposizione sociale di partenza. «Spero prevalga la ragionevolezza – spiega Dal Poz – perché così come è stato responsabile da parte delle imprese accettare il rallentamento in questa gravissima crisi, con altrettanta responsabilità ora occorre iniziare a pensare a come riaprire. Tenendo insieme la sicurezza delle persone con la produzione e la salvaguardia dei posti di lavoro». Sul fronte della sicurezza in fabbrica da segnalare l’accordo tra la Confindustria e il commissario straordinario Arcuri, fortemente voluto dalla Piccola industria nell’ambito del Programma gestione emergenze. Obiettivo: sostenere la continuità produttiva delle imprese e garantire la tutela della salute dei lavoratori, facilitando gli approvvigionamenti di mascherine.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: «Italia disallineata con l’Europa, così le nostre aziende rischiano»
Tema: Industria

Altro che Coronabond, qui il problema è l’Italia in totale disallineamento con l’Europa». Economia, fisco, lavoro: ogni Stato europeo va per conto suo e la più danneggiata al momento della ripresa economica rischia di essere proprio l’Italia. L’allarme lo lancia Confapi, l’associazione della piccola e media industria privata, che attraverso le parole del suo presidente Maurizio Casasco, fa una fotografia, «è come una tac», dell’attuale situazione delle pmi italiane e di quello che rischiano di trovarsi davanti quando il Paese riaprirà e le industrie torneranno a lavorare. «L’Italia  già ora soffre di un totale disallineamento dal piano economico, basti pensare alle aziende chiuse, mentre nel resto d’Europa si continua a lavorare: questo favorisce la concorrenza, si va altrove a cercare quello di cui si ha bisogno che invece prima si trovava in Italia». Un esempio: il settore acciaio, fermo in Italia, mentre all’estero la produzione non si è mai fermata. Non solo. Quando si ripartirà, «i più piccoli senza più forze saranno costretti a chiudere, mentre gli altri, chi sopravviverà, delocalizzerà nei Paesi europei dove il costo del lavoro è molto più basso». Perché, sottolinea Casasco, «il disallineamento con l’Europa è anche fiscale con il nostro altissimo costo del lavoro e i Paesi dell’Est che ricevono fondi Ue e offrono una manodopera a costi molto meno elevati». E allora, «bisogna creare le condizioni per la ripartenza, naturalmente mantenendo le condizioni di sicurezza». Ben venga quindi il decreto liquidità: «Ma che sia per tutti e senza condizioni, senza rating, sulla base dei bilanci degli ultimi due anni, senza calcoli matematici, perché altrimenti sarebbe come dare benzina ma togliere il motore». Anche Confindustria guarda avanti vedendo il termine ultimo del blocco delle attività fissato dal governo al 13 aprile come un punto di partenza.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Per le imprese 550 miliardi L’Iva sulle mascherine al 5%
Tema: Aiuti alle imprese

Si rafforza fino a 550 miliardi l’iniezione di liquidità da parte del Tesoro a favore del sistema delle imprese in crisi da coronavirus. Il decreto dovrebbe arrivare nei primi giorni della prossima settimana, seguito prima di Pasqua da un altro provvedimento con rifinanziamento di cassa integrazione, bonus autonomi, allargamento reddito di cittadinanza e misure di allentamento fiscale. Tra le novità dell’ultima ora l’introduzione dell’Iva agevolata al 5% sulle mascherine (dal 22%) sulla base di un via libera tie che riguarda tutti gli Stati membri. Ieri è stato lo stesso viceministro dell’Economia Antonio Misiani a confermare che ci saranno 200 miliardi di «ulteriori garanzie», rispetto ai 350 miliardi del precedente decreto, definito “Cura Italia”. In tutto dunque si raggiungeranno i 550 miliardi. I prestiti saranno a tasso zero, raggiungeranno il 25 per cento del fatturato, saranno garantiti dallo Stato al 90 per cento. Per costruire un percorso privilegiato nel decreto sarà inserita una norma che prevede l’erogazione immediata di prestiti fino a 100 mila euro prima del semaforo verde del Fondo di garanzia. Sullo sfondo, in attesa che si sciolga a livello europeo la scelta dello strumento finanziario per fronteggiare la crisi (Eurobond, Bei, Mes oltre al recentissimo Sure per i disoccupati) il governo fa appello al risparmio italiano: «Gli italiani hanno 1.400 miliardi di liquidità fermi nei conti correnti: li devono investire», ha detto Misiani.  Gli sguardi delle aziende italiane per ora sono tutti centrati sulle nuove garanzie su prestiti e aperture di credito volte ad evitare fallimenti di aziende sane. Rispetto alla prima versione del decreto i nuovi 550 miliardi di garanzie, espresse dalla Cassa depositi e prestiti, a sua volta garantita dal Tesoro, riguarderanno non solo le piccole e medie imprese ma anche le grandi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: Intervista ad Antonio Patuelli – «Mutui e liquidità, le banche sono in prima linea Detassare i bond»
Tema: Aiuti alle imprese

«Le banche stanno lavorando in una situazione emergenziale, da remoto, per telefono, o nelle filiali aperte solo per appuntamento. Bisogna rendersi conto che stanno facendo uno sforzo incredibile», rivendica Antonio Patuelli, presidente dell’Abi: «Le moratorie siglate da noi con imprese e sindacati, l’applicazione del decreto del 17 marzo che prevede una moratoria per esempio per i titolari di mutuo prima casa, i fondi di garanzia, ora l’anticipazione della Cigs: è uno sforzo sovrumano. Per far partire questo treno servono regole attuative, programmi informatici nuovi… C’è sempre affollamento, quando un treno è in partenza. Ma bisogna essere tutti costruttivi». Sapendo che senza la mediazione delle banche il sistema economico non si rimette in piedi. Presidente, che ne pensa della misura annunciata dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, di garantire i prestiti alle imprese fino al 25% del fatturato 2019? «Va nella direzione che noi auspichiamo, che si amplino gli spazi delle garanzie fornite dallo Stato alle imprese. Aspettiamo il testo completo; rimane il fatto che l’Italia, che aveva dato un buon segnale del 17 marzo, è stata poi scavalcata da altri paesi Ue che sulle garanzie alle imprese hanno investito cifre assai più cospicue e metodologie più pregnanti. Dato che l’Italia ha interesse etico e strategico a sostenere le imprese per la ripartenza, è opportuno questo lavoro del ministro». Che cosa vi aspettate? «Noi chiediamo al governo che le garanzie si avvicinino il più possibile al 100%, e piene, cioè a prima richiesta Poi le risorse: 1,5 miliardi è stato un segnale iniziale».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Carrer Stefano 
Titolo: Singapore ferma le attività A Wuhan nuove restrizioni – Singapore cambia linea e chiude (quasi) tutto
Tema: Asia, l’emergenza virus continua

Una nuova ondata di restrizioni personali si materializza anche nei Paesi asiatici che più sembrano aver fatto passi avanti nel contenere la diffusione del coronavirus: Singapore segue a ruota Hong Kong sulla scia di un sostanziale “lockdown”, la Cina introduce un nuovo giro di vite in alcune località (frenando anche sull’allentamento delle restrizioni a Wuhan) e il Giappone appare sull’orlo di dichiarare lo stato di emergenza nazionale. Colpisce anzitutto il caso di Singapore, uno dei Paesi più lodati per l’efficacia del mix di provvedimenti adottati anche senza ibernare l’economia: il premier Lee Hsein Loong ha dichiarato che sono indispensabili misure più drastiche, per una durata di un mese, dopo che il numero dei contagiati ha superato il migliaio. A partire da martedì chiuderanno le scuole e la maggior parte delle attività commerciali, a eccezione di quelle considerate essenziali. Il governo distribuirà mascherine riutilizzabili e annuncerà settimana prossima nuove misure di supporto all’economia. In Cina cattive notizie per gli abitanti di Wuhan, primo epicentro della crisi, dove è previsto per l’8 aprile il graduale ritorno alla normalità: le autorità locali hanno chiesto ai cittadini di stare a casa. Si teme una ripresa dei contagi (da poco azzerati), dopo la scoperta di nuovi casi in aree non troppo distanti.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Attanasio Ghezzi Cecilia 
Titolo: Wuhan teme una seconda ondata di contagi
Tema: Asia, l’emergenza virus continua

Dopo oltre 70 giorni di quarantena, un leggero allentamento delle misure restrittive e con la riapertura prevista il prossimo 8 aprile, la megalopoli di Wuhan tira il freno a mano. Il segretario del Partito comunista locale Wang Zhonglin comunica alla popolazione che «il rischio di rimbalzo della pandemia resta alto a causa di fattori interni ed esterni» e che quindi c’è di nuovo necessità di rafforzare «le misure di auto-tutela», evitando di uscire se non per urgenti necessità al fine di scongiurare la ripresa dei contagi. Oggi per altro è il giorno in cui in Cina si ricordano i morti. Si temono i contagi di ritorno e gli asintomatici. Ma forse quello che veramente si teme in questa giornata è che il dolore per i propri cari persi negli ultimi mesi si trasformi in rabbia. La conta ufficiale vuole che dei 3322 decessi cinesi per Covid-19, 2535 siano avvenuti da Wuhan. Ma, come abbiamo visto anche noi a Bergamo, c’è chi fa i conti delle urne con le onoranze funebri e denuncia che il numero potrebbe essere più alto, molto più alto. Un motivo in più per evitare assembramenti. E infatti sarà lo Stato e non i singoli a onorare le vittime dell’epidemia. La regione dello Hubei su tutti ricorderà i 14 che ieri ha proclamato «martiri», tra cui Li Wenliang, l’oculista punito per aver dato notizia della diffusione di un nuovo virus prima che lo facessero le autorità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Soave Irene 
Titolo: L’onda sull’America dopo L’Europa Un milione di casi, salvo solo l’Antartide
Tema: Covid-19, i dati mondiali

Metà degli abitanti del pianeta ora vive chiuso in casa: i contagi da Covid ieri hanno superato il milione in tutto il mondo, soprattutto in Europa e Stati Uniti. Gli Usa sembrano il nuovo epicentro della pandemia, con oltre 265 mila casi (le cifre sono aggiornate alle 22 di ieri) e il primo posto nella classifica dei contagi. La Spagna, in un triste testa a testa, ha superato per qualche ora l’Italia quanto a contagi, con 117.710 casi confermati; ma era prima del nostro bollettino delle 18, che ha riportato il nostro Paese al secondo posto. Mai epidemia è stata monitorata così da vicino e in tempo reale. Ma la raccolta dei dati non è omogenea: non lutti i Paesi, ad esempio, eseguono i tamponi con lo stesso criterio. E la Cia invita a «diffidare» delle statistiche cinesi sui morti, «ampiamente sottostimate»: i burocrati locali comunicano al governo statistiche ottimiste «per paura di essere puniti», scrive il New York Times. La disomogeneità tra dati non è solo questione di trasparenza. Gli zero casi riportati dalla Bielorussia, dove il dittatore Aleksandr Lukashenko nega l’epidemia, non somigliano agli zero dell’Antartide, dove il virus non è arrivato. I tamponi negli Usa sono scarsi e diffusi in modo diseguale, e ci sono diseguaglianze anche nel monitoraggio del contagio negli Stati, con New York in testa (2.935 morti ieri, contagio raddoppiato ogni 3 giorni) e in fondo il North Dakota, un centinaio di contagi.
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Testata:  Stampa  
Titolo: In Europa 40mila morti Impennata nel Regno Unito
Tema: Covid-19, i dati mondiali

Contagi e morti per Covid-19 continuano a salire in tutto il mondo e l’Europa resta il centro della pandemia. Nel Vecchio Continente le vittime sono salite a 40.000 con un’impennata in Gran Bretagna e un lieve calo in Spagna. Nel Regno Unito gli ultimi dati parlano di 689 morti in più in 24 ore per un totale di 3.605, mentre i contagi passano da 33.718 a 38.168, con un record di 4.450 casi censiti in più in un giorno. Il premier Boris Johnson, positivo al coronavirus, continua febbricitante il suo isolamento, e allora è la regina Elisabetta a scendere in campo con un messaggio alla nazione domenica. Su un altro fronte caldo della pandemia in Europa, la Spagna, si registra un leggero calo delle vittime: 932 nelle ultime 24 ore, rispetto alle 950 di ieri, per un totale di 10.935 morti. Salgono ancora i contagi 117.710, 7.472 nuovi casi in un giorno che per qualche ora hanno portato la Spagna al triste primato europeo dei malati di Covid-19, davanti all’Italia. In Germania, terzo Paese europeo per numero di contagio ma molto lontano dai numeri di Italia e Spagna per quanto riguarda le vittime, la cancelliera Angela Merkel è tornata al lavoro dopo 14 giorni di quarantena e diversi test che hanno sempre dato esito negativo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Usa, Fauci sfida Trump: “Chiusura necessaria va estesa a tutti gli Stati” – Fauci contro Trump “Gli Stati impongano di non uscire di casa”
Tema: Emergenza coronavirus negli Usa

“Non so cosa stia succedendo. Non voglio entrare nelle tensioni tra i poteri del governo federale e quelli degli Stati, ma non capisco perché non adottiamo l’ordine nazionale di restare a casa. Dovremmo farlo, davvero”. Questo appello lanciato dal dottor Anthony Fauci durante un’intervista con la Cnn, in aperta contraddizione con la linea seguita finora dal presidente Trump, è forse la manifestazione più drammatica dell’emergenza in corso per il coronavirus. Solo a New York sono morte 562 persone in un giorno, il record finora. Perciò il governatore Cuomo ha dato l’ordine di sequestrate i ventilatori ovunque non siano utilizzati, per salvare i pazienti in fin di vita: «Ogni giorno ce ne servono 300 in più». E nessuno può più dire che non sapeva, perché si è scoperto un rapporto scritto dall’Esercito americano, che già il 3 febbraio scorso lanciava l’allarme per il pericolo che l’epidemia uccidesse tra 80.000 e 150.000 americani. Quanto sta succedendo, e Fauci lo ha fatto chiaramente capire, è una disputa politica. «Il problema negli Usa – ha detto il premio Nobel di Stanford Michael Levitt, autore dei modelli di previsione matematica dell’epidemia – è che qui ormai tutto viene politicizzato. Ogni cosa viene valutata solo nell’ottica di capire se aiuta o danneggia Trump. Ma le malattie non funzionano così, e neppure la scienza che dovrebbe combatterle».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Guanella Emiliano 
Titolo: Il dramma dell’Ecuador I morti del Covid-19 abbandonati per strada – L’Ecuador travolto dal virus abbandona i morti per strada
Tema: Ecuador, il virus dilaga

“Mio zio è morto tre giorni fa, ma nessuno è venuto a prendere il cadavere. Siamo costretti a metterlo in strada, l’odore in casa è insopportabile”. Decine di messaggi come questo sono arrivati nell’ultima settimana alla redazione del quotidiano Expresso di Guayaquil. La lista è lunghissima, la città più popolosa dell’Ecuador è anche quella più colpita dal coronavirus con un aumento impressionante di numeri di morti che non vengono contabilizzate nelle statistiche ufficiali. Un ritmo di oltre 300 decessi al giorno, fino a dieci volte la media abituale, quasi tutti morti senza che sia fatto loro il test del tampone. Di fronte al diniego da parte delle imprese di pompe funebri di andare a rimuoverli molti hanno deciso di lasciare i cadaveri per strada, una distesa di morti che abbandonati per giorni. La sindaca Cynthia Viteri ha chiesto al governo di Quito l’autorizzazione per rimuoverli e ha allestito quattro grandi container per conservarli in attesa di trovare spazio nei cimiteri. Il presidente Lenin Moreno ha dovuto ammettere che la situazione è fuori controllo e che probabilmente i morti per il virus sono molti di più rispetto ai 150 contabilizzati nei registri ufficiali. La quarantena imposta del governo è arrivata tardi, gli ospedali sono pienissimi, il governo ha detto che la capacità dei laboratori pubblici e privati non arriva a 1.400 test al giorno, troppo pochi rispetto a decine di migliaia di possibili contagiati.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: “Chi scava la fossa ci cade dentro” Russia minaccia giornalista italiano
Tema: Italia – Russia

Un generale al servizio dello “zar” di Mosca, e del ministero della Difesa in particolare, censura e minaccia pesantemente il quotidiano La Stampa e il giornalista che ha firmato una serie di inchieste pubblicate sugli aiuti sanitari (con supporto militare) spediti nel nostro Paese. L’attenzione è centrata sui 120 militari russi che compongono la missione anti-Covid19 e sulle forniture recapitate, definite «inutili all’80%». Giovedì sera, dal ministero della Difesa di Mosca, parte il comunicato stampa del portavoce, il generale Igor Konashenkov. Nel documento si sottolinea come gli epidemiologi militari russi «stanno debellando il Covid 19 in 65 case di riposo di Bergamo, assieme ai loro colleghi italiani». Poi il documento si occupa del quotidiano Italiano, accusato di “russofobia” e di propagare “fake news”. Ma soprattutto il generale chiude la sua nota con una citazione dai toni alquanto minacciosi: «Qui foditfoveam, incidet in eam: chi scava la fossa in essa precipita». Interviene íl direttore Maurizio Molinari, parlando di «mancato rispetto per il diritto di cronaca» e di «espliciti insulti». Generale l’indignazione del mondo politico (tranne che da Lega e Fdi). Il Cdr di Repubblica esprime vicinanza a Iacoboni e alla sua redazione e parla di «attacco al ruolo della libera stampa». «L’Italia è grata per gli aiuti della Russia», si legge in una nota dei ministeri della Difesa (Guerini) e Esteri (Di Maio). «Non si può, allo stesso tempo, non biasimare il tono inopportuno di certe espressioni. La libertà di espressione sono valori fondamentali del nostro Paese».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sforza Francesco 
Titolo: L’Italia avverte Mosca: grati per gli aiuti ma il diritto di informazione non si tocca
Tema: Italia – Russia

Il carico di aiuti russi arrivati in Italia ha portato con sé polemiche e veleni che hanno messo a dura prova i rapporti tra i due Paesi: si sono sollevati dubbi sull’entità e la qualità del carico, preoccupazioni da parte dell’intelligence italiana sulla presenza di militari russi anziché degli esperti del Ministero russo per le Emergenze, ne sono seguite le dichiarazioni irritate della Difesa russa, che ha rivolto al giornalista della Stampa Jacopo Iacoboni – autore degli articoli sull’argomento – affermazioni dall’evidente tratto intimidatorio («Qui fodit foveam, incidet in eam», chi scava una fossa, finisce per cadervi, o per essere più chiari: «Bad penny always comes back», la moneta cattiva si ripresenta sempre, ha scritto nella sua nota il portavoce del ministro della Difesa russo, generale Igor Konashenkov. Parole pesanti, che hanno gravemente intossicato l’aria di un dibattito che fino a quel momento si era mantenuto nella cornice della dialettica dell’informazione. A bonificare il clima sono intervenuti dunque i ministri di Esteri e Difesa Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, che in una nota congiunta, hanno dichiarato ieri che «L’Italia è grata alla Russia per gli aiuti, ma allo stesso tempo non si può non biasimare il tono inopportuno di certe espressioni utilizzate dal portavoce del ministero della Difesa russo nei confronti di alcuni articoli della stampa italiana. La libertà di espressione e il diritto di critica sono valori fondamentali del nostro Paese, così come il diritto di replica. In questo momento di emergenza globale il compito di controllo e di analisi della libera stampa rimane più che mai essenziale».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Esenli Murat_Salim 
Titolo: L’intervento – Turchia, aiuti concreti per l’emergenza italiana
Tema: Aiuti dalla Turchia

L’Ambasciatore della Turchia: “Gentile Direttore, dopo aver letto occasionalmente alcuni articoli e accuse prive di fondamento che stigmatizzavano il mío Paese riguardo alla mancata consegna di attrezzature mediche protettive in Italia, ho deciso di inviare questa lettera per chiarire la situazione. Il mio Paese nonostante sia entrato in una fase critica della pandemia a livello nazionale, ha preso una decisione altruistica e non solo ha spedito attrezzature mediche essenziali in Italia, ma ha anche collaborato con l’Italia per il ritorno degli studenti italiani in Turchia. Vorrei cortesemente fare riferimento alle varie dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal Ministro degli Esteri italiano, S.E. Luigi Di Maio, sull’ampiezza della nostra cooperazione. Giusto per dare alcuni esempi della solidarietà della Turchia con l’Italia, il 24 marzo gli aerei della Turkish Airlines, che hanno trasferito studenti turchi da Roma e Milano in Turchia, hanno riportato molti studenti italiani che studiavano in Turchia nel Ioro Paese. I125 marzo la Mezzaluna rossa turca ha donato forniture mediche alla Croce rossa italiana. Queste forniture contenevano migliaia di maschere chirurgiche, guanti medici, maschere FFP2, tute e occhiali protettivi. II presidente Erdogan ha chiamato il Primo Ministro Conte ed ha espresso le sue sincere condoglianze e sincera solidarietà, nonché la disponibilità della Turchia ad aiutare l’Italia in ogni modo possibile in questi tempi difficili. Questi modesti contributi sono una chiara manifestazione dell’empatia e della solidarietà che gli turchi nutrono nei confronti degli italiani….”

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Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: La destra vuole spostare le presidenziali al 2022
Tema: Elezioni in Polonia

Il vicepremier polacco, Jaroslaw Gowin, ha proposto ieri di rinviare di due anni, a causa del coronavirus, le elezioni presidenziali in calendario il 10 maggio prossimo, prolungando così il mandato dell’attuale capo dello Stato, Andrzej Duda, fino al 2022. Gowin è il leader della Porozumienie, un piccolo partito alleato di governo dei conservatori nazionalisti di Legge e Giustizia (Pis): fa quindi parte della stessa maggioranza che ha sostenuto l’elezione di Duda nel 2015. Ma la sua proposta si discosta dalle indicazioni di Jaroslaw Kaczynsld, il capo indiscusso del Pis che insiste sul voto, forse perché la pandemia sembra favorire i consensi per il suo partito. «I dati degli esperti – ha detto Gowin – indicano che rimandare di due anni le elezioni sarebbe molto più sicuro, serve una modifica della Costituzione e per questo faccio appello all’opposizione» i cui voti sono necessari per procedere. Immediato il no di Piattaforma civica (Po), la principale forza di opposizione. «Il governo dichiari lo stato di emergenza e posticipi le elezioni, noi non daremo mai il nostro sostegno per estendere il mandato di Duda», ha detto il presidente di Po Borys Budka.
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