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SINTESI IN PRIMO PIANO – 5 gennaio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Così Trump ha deciso il raid. Medio Oriente in fiamme. Migliaia ai funerali di Soleimani.
– Razzi e cortei contro gli Usa in Iraq. Colpita una base americana. “Rischi per i soldati italiani”.
– Zingaretti e Di Maio si vedono alla vigilia della verifica.
– Conte: la fuga del M5S non fermerà il governo.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Il retroscena – Conte: la fuga dal M5S non fermerà il governo
Tema: Il Governo

Apparentemente defilato, tanto che ieri non era nemmeno a Palazzo Chigi, diviso fra i dossier di una verifica di governo che potrebbe slittare e la preoccupazione per un’escalation della situazione in Medio Oriente che potrebbe anche coinvolgere i nostri soldati, dal Libano all’Iraq, Giuseppe Conte sta comunque tessendo una serie di contatti internazionali che dovrebbero interessare nelle prossime ore diversi interlocutori, da Angela Merkel al presidente dell’Iraq. La posizione di Palazzo Chigi e del capo del governo è quella in primo luogo di sostenere «un ruolo unitario dell’Unione europea, che possa parlare con una voce sola» aumentando il peso specifico diplomatico del Vecchio Continente, che almeno ad oggi è apparso tagliato fuori, o comunque in seconda fila, rispetto all’iniziativa americana e alla reazione, per ora verbale, dell’Iran. Da Palazzo Chigi e dalla Farnesina fanno comunque filtrare un’attività diplomatica del nostro Paese che sta lavorando «per evitare un’escalation», su cui Conte nutre una «forte preoccupazione». Ma in queste ore Giuseppe Conte è impegnato anche nella prima definizione dei dossier che dovranno riguardare il rilancio dell’azione di governo, il metodo che dovrà essere seguito (lui vuole incontrare singolarmente, come prima tappa, le delegazioni dei 4 partiti che sostengono la maggioranza), gli apporti che vorranno e potranno dare gli altri leader, come Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, che ieri si sono visti per un primo confronto a Palazzo Chigi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Di Maio assediato punta sull’asse con Zingaretti – Il vertice tra Di Maio e Zingaretti (che fa arrabbiare Italia viva)
Tema: Incontro Zingaretti-Di Maio

Per la terza volta da quando è nato il governo giallorosso, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti si sono seduti faccia a faccia per un breve confronto a sorpresa, «molto positivo e costruttivo». I 45 minuti cronometrati dai rispettivi staff sono pochini per «definire prossimi obiettivi di governo», ma abbastanza per offrire al Paese l’immagine di un tandem che si propone come architrave all’esecutivo: due leader determinati a mettere da parte le polemiche e proseguire l’esperienza del Conte bis. La verifica di gennaio si annuncia a dir poco impegnativa, i quattro partiti che sostengono l’esecutivo dovranno arrivare agli incontri con il premier con le priorità ben chiare nelle rispettive agende. Ma il Movimento è nel caos e il vertice fissato per martedì 7 è destinato a slittare, anche perché Di Maio è in partenza per la Libia. La verifica potrebbe tenersi dopo le Regionali del 26 gennaio.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Di Matteo Alessandro – Lombardo Ilario 
Titolo: Zingaretti-Di Maio, patto anti-Renzi – Zingaretti e Di Maio, patto anti-Renzi Accordo in vista sulla riforma elettorale
Tema: Incontro Zingaretti-Di Maio

La verifica vera e propria avrà tempi lunghi, martedì si comincerà con la giustizia ma la nuova agenda della maggioranza potrebbe essere messa nero su bianco solo dopo le regionali in Emilia Romagna. Ma Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio – a sorpresa – avviano di fatto il “tagliando” di governo: un incontro a due, ieri mattina a palazzo Chigi, che crea qualche malumore in Italia viva e che è stato pensato soprattutto per dare un segnale di compattezza dopo lo stillicidio di addii di parlamentari MSs nelle ultime settimane. Nei quattro mesi di alleanza forzata i due si erano visti poche volte, il leader Pd poi è finora sempre rimasto defilato rispetto alle vicende di governo, lasciando la prima fila al capodelegazione democratico a palazzo Chigi, Dario Franceschini. Ma gli smarcamenti continui di Matteo Renzi e lo sfarinamento dei gruppi parlamentari MSs hanno fatto scattare l’allarme rosso, spingendo Zingaretti ad una iniziativa in prima persona per «rilanciare lo spirito di coalizione», come dicono dal Pd.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Jerkov Barbara 
Titolo: Renzi: «Autostrade dico no alla revoca Più poteri a Roma» – «Cinquestelle a pezzi ma il governo non rischia»
Tema: Intervista a Matteo Renzi – Il Governo

Zingaretti e Di Maio faccia faccia a palazzo Chigi. La verifica è cominciata senza Italia Viva, presidente Renzi? «Ogni incontro tra segretari per me è positivo. Spero però che in queste ore Di Maio trovi il tempo di seguire soprattutto i dossier di politica estera. La situazione è veramente complicata. E non mi riferisco solo alle reazioni sciite al blitz contro Soleimani. Penso innanzitutto alla complicata dinamica libica, specie dopo la decisione di Erdogan di inviare le truppe turche in Libia. Insomma se fossi il ministro degli Esteri mi preoccuperei delle vere guerriglie, non di quelle farlocche interne a M5S. E anche se non farlocche, comunque insignificanti davanti ai problemi del Mediterraneo e del ruolo strategico dell’Italia in questa zona». Conte ha fatto sapere di essere al lavoro per valorizzare il ruolo dell’Ue, intanto però Pompeo ha chiamato tutti i maggiori alleati ma non l’Italia… «Fondamentale che l’Europa giochi un ruolo e che l’alto commissario Borrell utilizzi la saggezza e l’autorevolezza che tutti gli riconosciamo per riportarci in partita. Quanto all’Italia, il mancato coinvolgimento di Pompeo è un pessimo segno. Ma certi legami si costruiscono con pazienza. Non basta una cena, occorre un lavoro diplomatico quotidiano, fianco a fianco con Washington. Almeno, noi con Obama e Kerry facevamo così. E la prima regola che ci eravamo dati con Gentiloni alla Farnesina era proprio questo: mai permettere che l’Italia venisse scavalcata dai colleghi europei».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: Il peso dell’Italia sulle mosse europee
Tema: Il Governo e la politica estera

Mentre gli Stati Uniti accendono polveriere nel vicino Medio Oriente (senza sapere come spegnerle) e potenze regionali (come la Russia e la Turchia) intervengono militarmente a favore dell’una o dell’altra fazione in Paesi (come la Libia e la Siria) che sono dietro casa nostra (senza valutarne le conseguenze), l’Unione europea (Ue) balbetta (attraverso il suo pur ottimo Alto Rappresentante Josep Borrell) la solita litania sulla necessità di un dialogo tra i contendenti. Poiché quelle crisi avranno effetti dirompenti su di noi, sarebbe opportuno sapere cosa propone il governo italiano (e la sua maggioranza parlamentare) per dotare l’Ue di una politica estera e militare. Peraltro, proprio i prossimi giorni si avvierà la Conferenza sul futuro dell’Europa con la (delibera) risoluzione che verrà votata dal Parlamento europeo il 15 gennaio, cui seguirà l’incontro tra i presidenti delle istituzioni comunitarie (Parlamento europeo, Consiglio Europeo e Commissione) il 30 gennaio successivo. In quelle riunioni, quale sarà la posizione italiana?
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Testata:  Stampa 
Autore:  Geremicca Federico 
Titolo: Il governo rischia la paralisi
Tema: Il Governo

Prendere tempo per prendere tempo, e sperare che intanto nulla accada. Volare basso e circoscrivere le rogne, isolando i provocatori e contenendo i protagonismi. Il resto lo si vedrà, e anche in fretta. La data, infatti, è già segnata: lunedì 27 gennaio, giorno in cui si faranno i conti col risultato del voto emiliano, vero e proprio spartiacque – ormai – di questa caotica legislatura. Del resto, non è che Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti potessero andare molto più in là, nel loro incontro di ieri mattina. Il percorso concordato è minimale: evitare spaccature sulla crisi appena aperta tra Usa e Iran, trovare una qualche toppa sul tema prescrizione, discutere un po’ di legge elettorale e provare a blindare la maggioranza di fronte ai continui smottamenti in casa Cinquestelle. Mezz’oretta faccia a faccia, insomma, per discutere dell’indispensabile o poco più.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Minenna Marcello 
Titolo: Modello tedesco per il debito – Debito pubblico, modello tedesco per l’Italia
Tema: Conti pubblici

La polemica sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità ha riportato in auge il tema della vulnerabilità del debito sovrano dell’Italia alla speculazione avversa dei mercati, per molti da imputare all’elevato rapporto debito/Pil, per altri all’adesione alla moneta unica e all’assenza di un prestatore di ultima istanza nell’Eurozona. Superando un’effimera ricerca della verità, un’Eurozona a rischi condivisi (risk-sharing) con un’effettiva unione bancaria, un bilancio europeo a due cifre e una politica fiscale perlomeno coordinata sarebbe meno esposta ad attacchi speculativi. L’Italia potrebbe subito e autonomamente intervenire per mitigare la propria vulnerabilità agli “umori” dei mercati costituendo un’agenzia del debito pubblico alle dirette dipendenze del ministero dell’Economia e delle Finanze. In Germania esiste sin dal 2000: la Finanzagentur. E’ una società di servizi finanziari che fornisce servizi connessi all’emissione di titoli di Stato, all’uso di strumenti derivati, al monitoraggio e alla gestione dei rischi del debito pubblico. In sede d’asta, la Finanzagentur trattiene (retention) una quota variabile dell’ammontare di titoli emessi (anche il 30-40%) dando incarico alla Bundesbank di prenderli in custodia per successive operazioni sul secondario.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ruffolo Marco 
Titolo: Sugli acquisti lo Stato non bada a spese Consip fa risparmiare solo 300 milioni
Tema: Conti pubblici

Vi ricordate quando lo Stato compratore aveva cominciato a centralizzare i propri acquisti per risparmiare? Vi ricordate quando la Consip non era conosciuta solo come una intricata vicenda giudiziaria ma come il primo tentativo di razionalizzare la spesa per farmaci e telefoni, scrivanie e stampanti, elettricità e carburanti? Bene, quella che sembrava l’arma risolutiva della spending review, la misura capace di recuperare 3 miliardi l’anno canalizzando in poche centrali di acquisto i rivoli finanziari di 35 mila amministrazioni lasciate a se stesse è misteriosamente sparita o quasi dai radar della politica. Solo una norma aggiunta in extremis alla legge di bilancio 2020 prevede che la spesa dei ministeri non possa eccedere la media degli ultimi tre anni. Ma non dice come, con quali strumenti e perché sono escluse tutte le amministrazioni locali. Eppure, la razionalizzazione degli acquisti, ancora troppo cari soprattutto a livello locale, sarebbe la sola valida alternativa agli aumenti fiscali ai quali il governo è dovuto ricorrere per trovare le risorse della manovra.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Cuneo fiscale Confronto al via: aumenti fino a 500 euro nel 2020
Tema: Cuneo fiscale

Parte il confronto sull’operazione “taglia-tasse” a vantaggio dei lavoratori che guadagnano fino a 35mila euro. Dopo le prime anticipazioni sul decreto attuativo allo studio del ministero dell’Economia per la settimana entrante sono previsti contatti, informali, con forze di maggioranza e parti sociali per concordare, nei dettagli, l’operazione. Che può contare, quest’anno, su una dote di tre miliardi di euro, che diventeranno cinque nel 2021 (e che potrebbero salire ancora, almeno di un miliardo, per arrivare a sei miliardi, visto che il beneficio, nel 2020, entrerà in busta paga da luglio, per sei mesi, ma l’anno successivo da gennaio, quindi per tutti e 12 i mesi). Al momento, il dossier è in mano ai tecnici
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Chiellino Giuseppe 
Titolo: Fondi europei, entro il 2023 l’Italia deve spendere 9,5 miliardi l’anno – Fondi Ue: 38 miliardi ancora da spendere
Tema: Fondi europei

Un tesoretto di oltre 38 miliardi di euro, di cui circa una trentina finanziati dalla politica di coesione dell’Unione europea sono le risorse che le regioni e alcuni ministeri dovranno spendere entro il 2023 per realizzare progetti e iniziative per i quali sono già stati impegnati. Sono i finanziamenti dei Programmi operativi regionali (Por) e nazionali (Pon), coperti in buona parte dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse) per il periodo 2014-2020. Grazie alla regola conosciuta come N+3, che consente di utilizzare i fondi entro tre anni dall’impegno a bilancio, le spese portanno essere certificate alla Commissione europea entro la fine del 2023. Si tratta di 9,5 miliardi all’anno, una cifra imponente se confrontata con i 15,2 miliardi spesi dal 2014 a oggi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Iorio Antonio 
Titolo: Imposta di registro e donazioni, il Fisco al test Consulta – Imposta di registro e donazioni, il fisco all’esame della Consulta
Tema: Fisco

I benefici fiscali per le donazioni (oltre al coniuge, ai parenti in linea retta e agli altri parenti entro il quarto grado) spettano anche agli affini? Tipo suoceri o zii del coniuge? Quali sono gli atti ai quali (per intrinseca natura ed effetti giuridici) va applicata l’imposta di registro in misura fissa e non proporzionale? E chi è che deve pagare il bollo sull’automobile in leasing? Sono alcune delle domande in materia fiscale alle quali la Corte costituzionale è chiamata a dare una risposta nel corso del 2020.
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Testata:  Espresso 
Autore:  Malagutti Vittorio 
Titolo: *** Lenta, lentissima, praticamente immobile – Aggiornato
Tema: Crescita zero

Lenta, lentissima, praticamente ferma. L’economia italiana gira con il motore al minimo e si prepara ad affrontare il secondo decennio degli anni Duemila senza una chiara prospettiva di sviluppo, stretta tra guai vecchi e nuove incognite. Insomma, si tira a campare. E’ questa, in estrema sintesi, la diagnosi sul futuro prossimo del nostro Paese che emerge dalla lettura delle previsioni sfornate nelle ultime settimane del 2019 dalle istituzioni internazionali e dai centri di ricerca. Nei prossimi dodici mesi la crescita del Pil si prospetta anemica come già nel 2019, l’anno che secondo un’infausta battuta del premier Giuseppe Conte, sarebbe dovuto essere «bellissimo». Gli analisti sono concordi nel sottolineare che la nostra economia continuerà a risentire della frenata del resto d’Europa, a cominciare dalla Germania, tradizionale mercato di sbocco di una fetta importante del nostro export. Il grafico della produzione industriale, in ribasso ormai da mesi, difficilmente invertirà la rotta, almeno nel breve termine. Intanto, non si vede la fine del tunnel neppure sul fronte dei conti pubblici: nella migliore delle ipotesi il debito subirà solo una minima limatura nel 2020, come pure nel 2021.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grassia Luigi 
Titolo: La via italiana alla settimana super-corta Proposta Cgil: 4 giorni di lavoro per 8 ore
Tema: Lavoro

Ecco una possibile via italiana alla settimana super-corta. Si tratta della formula «4 x 8 a scorrimento», in base alla quale si lavorerebbe, a salario invariato, per 4 giorni (non fissi) a settimana e per 8 ore al giorno. È la proposta targata Cgil che lancia il sindacalista (ex segretario nazionale) e studioso Agostino Megale. L’altro giorno in Finlandia la premier Sanna Marin aveva promosso il «4 x 6» (4 giorni alla settimana per 6 ore quotidiane), sempre a retribuzione invariata, un’idea su cui un sondaggio sulla pagina Facebook de La Stampa, tuttora in corso, ha raccolto l’80% di consensi su più di 3 mila risposte. E nel nostro Paese non c’è solo il riscontro positivo dell’opinione pubblica: le parti sociali ci stanno ragionando seriamente.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Porro Nicola 
Titolo: Il commento – Una boiata pazzesca lavorare solo 4 giorni – La boiata di lavorare 4 giorni
Tema: Lavoro

Siccome la proposta arriva dal premier finlandese, che è giovanissima, ha 34 anni, ed è figlia di due mamme, e siccome l’hanno descritta, i media internazionali, come il simbolo della modernità che prende corpo, siccome tutte queste stelle convergono, la sua prima proposta di politica economica viene presa sul serio. Vediamola: ridurre l’orario di lavoro a 24 ore alla settimana. Sì avete capito bene: sei ore di lavoro spalmate al massimo su quattro giorni. Si tratta (…) ovviamente di una boiata pazzesca, ma siccome a dirla e pensarla è Sanna Marin siamo qua a parlarne. Vediamo e cerchiamo di restare nei limiti del possibile calmi, per quale motivo si tratta di una proposta non solo sciocca, ma anche pericolosa. 1. Più che moderna è la solita vecchia storia che noi italiani conosciamo bene: il salario variabile inteso come indipendente. Siccome lo stipendio non cambierebbe nonostante la riduzione di orario, le imprese dovrebbero campare economicamente (cioè fare profitti) anche vedendo aumentato enormemente il costo del lavoro… 2. Il lavoro, oggi a differenza della fabbrica fordista, non si misura più in orario lavorativo, ma in obiettivi raggiunti.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: Così Trump ha deciso il raid Medio Oriente in fiamme
Tema: La crisi Usa-Iran

«Ho ordinato l’attacco con il drone per fermare una guerra, non per cominciarne una». Donald Trump ha spiegato con poche parole il blitz che ha ucciso Qassem Soleimani. L’uomo dietro a tutte le operazioni anti-americane in Iran, Iraq, Libano, Siria e a Gaza negli ultimi venti anni. Trump ha trascorso le due settimane di vacanze in Florida con continue riunioni per la crisi con Teheran, le suites del resort trasformate in situation rooms. Giovedì alle 17, poche ore prima dell’attacco, ha partecipato a un meeting con il consigliere di Sicurezza nazionale Robert O’Brien, il ministro della Difesa Mark Esper, il direttore della Cia Gina Haspel, Mick Mulvaney capo ad interim dello staff della Casa Bianca e il consigliere legale Eric Ueland. Trump era molto arrabbiato per l’attacco all’ambasciata americana. I suoi più stretti collaboratori gli hanno illustrato le opzioni possibili. La sera è arrivata la decisione. Trump ha scelto di osare a eliminare un personaggio che né Bush e né Obama prima di lui si erano sentiti di toccare. Il punto di non ritorno è stato l’attacco all’ambasciata americana a Baghdad l’ultimo dell’anno, una delle più estese e fortificate, simbolo della potenza americana.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pignatelli Michele 
Titolo: Gli Usa già sotto tiro a Baghdad L’Iran minaccia: pagherete per anni
Tema: La crisi Usa-Iran

L’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani è come il colpo di Stato che riportò al potere lo Scià nel 1953 e «gli Stati Uniti ne pagheranno le conseguenze anche negli anni a venire». Nelle parole del presidente Hassan Rohuani c’è la sintesi di come l’Iran intende attuare la vendetta promessa dal leader supremo Ayatollah Khamenei: non necessariamente, cioè, con azioni immediate, ma con tempi, modalità e bersagli scelti oculatamente. «Ci sono 35 obiettivi americani nella regione o a Tel Aviv che sono alla nostra portata», ha dichiarato Gholamali Abuhamzeh, uno dei comandanti delle Guardie della rivoluzione iraniana, che ha poi prospettato attacchi alle navi nel Golfo Persico. Ieri sera se n’è avuto un assaggio: razzi o colpi di mortaio sono caduti nella fortificata Green Zone di Baghdad, vicino all’Ambasdata americana, e due Katyusha sono piovuti nella base di Balad, a Nord della capitale, che ospita forze americane. Non si registrano morti (ci sarebbero alcuni feriti tra civili e soldati iracheni) e non ci sono state immediate rivendicazioni, anche se la milizia filo-iraniana Kataib Hezbollah ha avvertito le forze irachene di stare lontane almeno un chilometro dalle basi Usa. Ieri però è stato anche il giorno del cordoglio, delle proteste e dell’azione diplomatica contro un blitz che Teheran addita come una violazione delle leggi internazionali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Ma molti giovani qui a Bagdad non vogliono più gli iraniani – Bagdad si divide: folla al funerale, giovani in festa
Tema: La crisi Usa-Iran

Cè chi piange e chi festeggia per la morte di Qassem Soleimani. Ci sono il lutto e però anche la soddisfazione; le grida di vendetta e invece, poco lontano, la preoccupazione che esse siano causa di nuove, inutili guerre. L’Iraq è diviso, in lotta con se stesso, mentre il braccio di ferro tra Washington e Teheran si combatte con nuovi tiri di missili e progetti di prossimi raid. Il sanguinoso blitz americano che venerdì nella notte ha ucciso il capo iraniano delle Brigate Al Quds esaspera le frizioni interne.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Stoccata di Pompeo agli europei È gelo con Parigi (che guarda a Putin)
Tema: La crisi Usa-Iran

«Gli europei non ci hanno aiutato quanto potevano», ha detto il segretario di Stato americano Mike Pompeo durante un’intervista a Fox News, venerdì sera. II capo della diplomazia di Washington ha prima evocato i partner degli Stati Uniti nella regione mediorientale: «Ho passato le ultime ore a parlare con loro di quello che facciamo e perché lo facciamo, a chiedere aiuto… E sono stati formidabili». Poi il paragone negativo con gli europei: «I britannici, i francesi, i tedeschi, devono capire che quel che abbiamo fatto ha permesso di salvare vite anche in Europa. Perché Soleimani e le sue truppe hanno condotto campagne mortali anche in Europa», senza precisare quali. Pompeo ha aggiunto di avere avvisato in anticipo Londra dell’operazione imminente contro il generale iraniano a Bagdad, in modo che i britannici potessero mettere in sicurezza i propri soldati in Iraq. Poi gli Stati Uniti hanno informato Pechino e Berlino, e solo in un secondo tempo Pompeo ha chiamato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frignani Rinaldo 
Titolo: L’allarme per i soldati italiani all’estero
Tema: La crisi Usa-Iran

L’ordine è già stato impartito. Immediato e imprevisto fino all’altro ieri, come del resto il doppio attacco americano ai vertici militari iraniani in Iraq. Stop all’addestramento dell’esercito di Bagdad da parte delle nostre forze speciali impegnate in quel teatro e reparti chiusi nelle basi In tutto il Medio Oriente, con un innalzamento dei livelli di sicurezza, non solo all’interno ma anche in caso di pattugliamento esterno. La tensione è altissima, anche per chi — come le unità italiane — si trova in missione di pace e security in quegli scenari ora al centro del confronto fra Usa e Iran dalle conseguenze imprevedibili. All’ordine della Nato di sospendere a tutti i livelli le operazioni di addestramento in Iraq, ha fatto seguito la decisione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini: «Le missioni continuano come programmate, c’è stato un innalzamento delle misure di sicurezza previsto in situazioni di questo genere e deciso dalla coalizione. L’addestramento delle forze irachene riprenderà appena le condizioni lo permetteranno».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Italia esclusa, irritazione del governo: all’oscuro del raid – Irritazione del governo “Siamo stati tenuti all’oscuro del raid”
Tema: La crisi Usa-Iran

Il governo italiano non sapeva. Non sapeva, al pari dei partner europei, del drone in volo per colpire il generale Soleimani. Un black out informativo che non sorprende, ma che irrita l’esecutivo. Infastidito non tanto per l’operazione in sé, ma per essere stato tenuto all’oscuro di un’azione che proietta in un attimo dentro uno scenario di potenziale guerra diverse centinaia di militari italiani impegnati a Bagdad e in Libano. Uno scenario allarmante che costringe Roma ad alzare il grado d’attenzione attorno alle missioni fino a quello di “massima allerta”. A Palazzo Chigi sono ore di grande agitazione. Il premier Giuseppe Conte prepara contatti con i partner Ue e non esclude, se reclamato, di riferire anche in Parlamento sulla crisi. Sono ore di allerta anche alla Difesa. E alla Farnesina, dove ancora Luigi Di Maio – in contatto con l’ambasciatore Usa a Roma – non ha avuto modo di parlare con il segretario di Stato americano Mike Pompeo. Ma sono anche giorni di lavoro intenso al Viminale, che non nasconde la «massima attenzione» sul fronte della sicurezza, necessaria per monitorare l’eventuale impatto delle novità sul fronte della minaccia terroristica nel nostro Paese.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Arzilli Andrea 
Titolo: «Perché sono a rischio gli interessi occidentali in Medio Oriente»
Tema: Intervista a Giampiero Massolo

«Non credo che le attivazioni terroristiche coinvolgeranno l’Italia in particolare. Penso piuttosto che adesso ci siano dei rischi per gli interessi occidentali in Medio Oriente». Giampiero Massolo, presidente di Ispi (Istituto di politica internazionale) e Fincantieri con un passato alla guida del Dis (Dipartimento per l’informazione e la sicurezza) si trovava in Oman quando il drone Usa ha ucciso II comandante Qassem Soleimani. Cosa pensa del blitz deciso dal presidente Trump? «Penso che sia coerente con i suoi assunti di base fin dall’inizio. Non mi pare affatto né una coincidenza né un colpo di testa visto che l’obiettivo di Trump è sempre stato quello di limitare la potenza iraniana nella regione. Ultimamente c’era stata una serie di eccessi da parte degli iraniani: gli attacchi alle petroliere, all’impianto petrolifero saudita, all’ambasciata Usa a Bagdad. Quindi, quando si è presentata l’opportunità, l’occasione è stata colta».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Nicastro Andrea 
Titolo: Amici libanesi in lutto: le mosse di Hezbollah, missili puntati su Israele
Tema: Libano

Non ci vuole molto a capire che il Libano è ormai più simile a una provinicia dell’Iran che a uno Stato indipendente. All’uscita dall’aeroporto internazionale di Beirut, c’è la gigantografia del generale Soleimani e quella della barba bianca di Ali Khamenei, la Guida Suprema dell’Iran, come se fuori Fiumicino ci fosse il ciuffo color pannocchia di Trump. Ieri, la cittadella dell’ambasciata iraniana a Beirut ha aperto i suoi infiniti check-point per permettere la firma sul libro delle condoglianze dedicato al generale Qassem Soleimani. La processione è stata commossa e alquanto imbarazzante per la sovranità nazionale: nell’elenco c’è più della metà del Parlamento libanese. Sul confine sud, ad Hasbayya nella zona cuscinetto controllata dai caschi blu Onu, è stata portata un’altra immagine del generale diventato martire.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Haftar chiama: «Guerra ai turchi» Di Maio in missione in Egitto
Tema: Libia

La chiamata alle armi del generale Khalifa Haftar che invoca «il jihad e la mobilitazione generale» contro l’intervento militare turco, alza al livello massimo la tensione in Libia. E fa inevitabilmente salire anche la minaccia per l’Italia, sia per l’arrivo di barconi carichi di migranti, sia per la possibile offensiva fondamentalista. Un rischio tanto elevato da convincere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a intensificare i contatti con alleati e Unione Europea, ma soprattutto con i possibili partner in Africa e Medio Oriente. La linea è dunque tracciata: cauti nelle critiche agli Stati Uniti e a Donald Trump per l’attacco in Iran, cooperanti con I Paesi che hanno un molo attivo nella negoziazione con i libici. Un doppio binario che Di Maio indica chiaramente: «Se vogliamo provare a raggiungere un risultato bisogna usare anche la testa, non solo il cuore. E soprattutto non bisogna perdersi: la priorità è la Libia, soprattutto per i nostri interessi geostrategici e per la minaccia terroristica che abbiamo a poche centinaia di chilometri, col rischio di nuovi flussi incontrollati verso l’Italia».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: E a Tripoli si scatena la protesta anti-Italia
Tema: Libia

È sempre più polarizzata e caotica la situazione politica e militare in Libia. Una condizione che mette a serio rischio la missione europea che quattro ministri degli Esteri della Ue (Italia, Francia, Germania e Regno Unito) dovrebbero tenere a Tripoli martedì prossimo, il 7 gennaio. I punti di crisi sono questi: primo, l’aeroporto di Tripoli è chiuso, da più di 48 ore il generale Haftar lo bombarda, non è chiaro se garantira una tregua in tempo per effettuare le piccole riparazioni necessarie sulla pista. Ieri sera fra l’altro sono arrivate notizie su un bombardamento contro una accademia militare; gli ospedali parlano di 8 morti, altre fonti arrivano a un totale di 40 vittime. Il generale non riesce ad entrare a Tripoli, le milizie alleate di Serrai riescono a tenere i suoi mercenari alla periferia della città. Ma Haftar bombarda pesantemente dall’aria. Oltre a colpire con razzi Grad l’aeroporto “Mitiga” di Tripoli, il generale ha ordinato anche un attacco con droni a una caserma della milizia “Nawasi” all’interno della base navale di Abu Sitta. È la base in cui è ormeggiata la nave della Marina Militare italiana che offre assistenza tecnica alla guardia costiera libica. Secondo elemento: proprio ieri Haftar ha alzato i toni della sfida politica contro l’annunciato schieramento di soldati turchi dalla parte di Serrai: «Dichiaro guerra santa contro il colonizzatore ottomano», dice il generale in pensione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Scalfari Eugenio 
Titolo: Sulle sponde del Mediterraneo si deciderà il nostro destino
Tema: L’editoriale di Scalfari

L’ho scritto più volte, viviamo in un mondo di dittature, grandi o piccole che siano. Quella americana è la più forte, anche se formalmente non è una dittatura: c’è un presidente che governa, sotto il controllo del Parlamento. Ma si chiama Trump e abbiamo visto in queste ore di che cosa è capace. La dittatura più estesa è quella della Russia di Putin. L’Europa è il solo continente dove le dittature vere e proprie non ci sono. E l’Italia? Dirà qualcuno. L’Italia è soltanto sovranista. Negli ultimi decenni i Paesi moderni hanno attraversato nuovi significativi passaggi storici. Il primo di essi è il meticciato che si forma con popoli in movimento che passano da una nazione a un’altra in cerca di spazio. Il meticciato è destinato ad aumentare man mano che il continente africano si espande territorialmente e politicamente. Un mosaico di genti e idee che hanno ridisegnato il vecchio schema binario tra la democrazia e il comunismo: valori antichi ma tuttora esistenti sia pure in territori molto ristretti. Adesso però l’attenzione deve spostarsi sul nostro mare e soprattutto sulle sponde della Libia dilaniata da troppi anni e divenuta interesse di Putin e Erdogan.
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