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SINTESI IN PRIMO PIANO – 7 dicembre 2019

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Tregua sulla manovra. Meno sugar e plastic tax, stangata sulle lotterie;
– Ilva, cinque giorni per evitare lo stop;
– Prodi: “Difendiamo le sardine. Nessuno provi a colonizzarle”;
– Berlusconi-Salvini-Meloni fumata bianca al vertice. «Intesa sulle candidature»;
– Sanzioni russe, l’Italia apre «E in Libia no a interferenze»;
– La prima volta di Merkel ad Auschwitz: “Una vergogna profonda”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Manovra, gioco d’azzardo – Renzi deluso dal governo prepara la via di fuga Alleanza col Pd se si vota
Tema: Italia Viva

La tentazione di far cadere tutto è forte, così come il nervosismo di un leader che vede il governo impantanato e il suo partitino nuovo di zecca incapace di trarre giovamento dall’impasse. Dietro i continui riferimenti a una possibile crisi dell’esecutivo giallo-rosso, c’è un Matteo Renzi che valuta in modo sempre più pragmatico l’opportunità di andare al voto ben prima di quanto avesse preventivato quando a settembre ha fatto decollare Italia Viva. Quello di staccare la spina, precisano i suoi fedelissimi, non è l’obiettivo, e d’altronde anche l’ex premier l’ha affermato in lungo e in largo avvisando del rischio che nel 2022 il parlamento voti un Capo dello Stato no-euro. Ma più passano i giorni, più il fu Rottamatore si rende conto che i vantaggi di un’interruzione della legislatura sono almeno pari agli svantaggi. Non si aspettava, Renzi, un’andatura da sprinter del governo: ma neppure un incedere così balbettante. E soprattutto, si rende oggi conto che, dentro un esecutivo così, è arduo anche svolgere quel ruolo da pungolo costante attraverso il quale lucrare consensi ed espandersi. Mentre il senatore di Scandicci lancia bordate contro la manovra anche per tenere fede a quel piano «Shock!» per l’economia, i sondaggi dicono che il movimento renziano è sempre lì, inchiodato fra il 4 e il 5%, senza rilevanti oscillazioni verso l’alto e senza neppure quella consistenza parlamentare vagheggiata prima della Leopolda.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Candito Alessia 
Titolo: Zingaretti supporter di Callipo “Insieme possiamo vincere”
Tema: Pd

Sala strapiena e applausi convinti. Chi pensava che non tutto il Pd calabrese si sarebbe allineato alla decisione della segreteria nazionale di appoggiare la corsa dell’imprenditore Pippo Callipo alla presidenza della Regione, è destinato a doversi ricredere. Scortato dal segretario dem Nicola Zingaretti, arrivato a Lamezia Terme per accompagnarlo nella sua prima uscita pubblica, Callipo incassa il sostegno di dirigenti, attivisti, sindaci e rappresentanti istituzionali del Pd. In primo luogo, giovani e giovanissimi con cui il Nazareno spera di ricostruire il partito in Calabria, da anni dilaniato da faide interne fra bande tutte locali. E poi vecchie glorie, come l’ex sindaca di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, icona antimafia vicina a Libera, trascinata nel fango da pesantissime accuse di connivenza con I clan e riabilitata dopo la definitiva assoluzione, che qualcuno vorrebbe futura capolista dei dem. Ma a spellarsi le mani per Callipo, che si commuove, piange, ringrazia e parla di «rivoluzione possibile » ci sono anche fedelissimi del governatore “scaricato” Mario Oliverio, fra cui il suo assessore Angela Robbe, pronta – dicono – a presentare le proprie dimissioni dalla Giunta. All’appello all’unità di Zingaretti, che anche ieri mattina è tornato a chiedere a Oliverio di rinunciare a velleità elettorali personali e sostenere la candidatura di Callipo, il diretto interessato ha invece risposto con il silenzio.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grignetti Francesco 
Titolo: Intervista ad Alfonso Bonafede – “Sulla prescrizione nessuno slittamento” – “La prescrizione non slitta però agli alleati dico: sì a processi più veloci”
Tema: Riforma della prescrizione

Sono giorni infuocati per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. La sua riforma della prescrizione ha scatenato le ire degli avvocati e dell’opposizione, ma anche con Italia Viva e con il Pd non va meglio. Quando però si era sull’orlo del baratro, c’è stata una svolta. E ora il Guardasigilli dice: «Con la riforma del processo civile, licenziato giovedì, abbiamo dimostrato che questo governo può essere compatto. Perché non nel penale?». Perché ministro?, solo sul processo civile sono note liete… «E’ stato facile perché contiamo con la riforma di dimezzare i tempi dei processi e introdurre l’obbligo delle notifiche digitali. E secondo il 90% degli italiani, questa è la vera priorità. D’altra parte, si sa, il processo civile impatta su tutti, trasversalmente: il singolo cittadino, l’artigiano, l’imprenditore. Anche l’investitore dall’estero che guarda alla classifica Doing Business». Invece sul penale sono note dolenti. «Proprio pensando al civile, io dico: lavoriamo sul penale con lo stesso metodo e lo stesso obiettivo. Si può fare, no? Dobbiamo essere ancor più stimolati». Voi del M5S siete irremovibili sull’entrata in vigore della stop alla prescrizione il 1° gennaio prossimo? «Noi diciamo che la riforma della prescrizione è legge ed entrerà in vigore con l’anno prossimo. Dopodiché, siccome i primi effetti processuali si avranno intorno al 2024, c’è il tempo per una riforma del processo penale che accorci i tempi. Ci sono diverse proposte. Io ho presentato la mia bozza ai primi di ottobre. Parliamone». Renzi è stato particolarmente aspro, definendo “aberrante” il blocco della prescrizione.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  De Cicco Lorenzo – Pacifico Francesco 
Titolo: Voto anti-discarica, M5S a pezzi E Raggi chiede aiuto all’esercito – Discarica a Roma, M5S a pezzi Raggi senza numeri: salta il voto
Tema: Roma, emergenza rifiuti

Mentre la Capitale è sull’orlo dell’emergenza rifiuti, con tanti quartieri invasi dal pattume, a una manciata di giorni dal gong della Regione Lazio per il commissariamento del Campidoglio, i grillini romani vanno in tilt sulle discariche: Virginia Raggi non riesce a compattare la sua maggioranza sul no agli impianti imposti dalla Pisana. E così, alle 5 di pomeriggio, dopo 7 ore di consiglio comunale straordinario convocato proprio per dare una direzione alla caotica crisi dell’immondizia, il presidente dell’Assemblea capitolina, il rientrante (dopo l’arresto e la scarcerazione) Marcello De Vito, ammette: «Siamo arrivati a un certo orario, c’è abbastanza stanchezza e poche presenze». Tradotto: non ci sono i numeri per andare avanti. La verità è che i consiglieri del M5S sono divisi e Virginia Raggi, a Palazzo Senatorio, è sempre più isolata. I suoi tecnici hanno firmato la relazione che indica alcune aree per discariche e siti di stoccaggio. Gli stessi impianti che la sindaca avversa. L’amministratore unico dell’Ama, l’azienda dei rifiuti, Stefano Zaghis, scelto appena due mesi fa, ha presentato un piano industriale che include una discarica e un termovalorizzatore, altra parola tabù per gli stellati romani. In questo quadro, la pattuglia di Raggi si muove in ordine sparso. C’è un blocco di maggioranza relativa che sembra sposare la linea della sindaca, illustrata anche ieri in Assemblea: no alle discariche e ai siti di stoccaggio in via emergenziale, come chiede la Regione. C’è solo una concessione, che però sembra un modo per prendere tempo: «Roma Capitale» si renderebbe «disponibile a realizzare nel proprio territorio gli impianti di trattamento e/o smaltimento che si rendessero necessari, esclusivamente a seguito dell’approvazione del nuovo Piano Rifiuti della Regione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Berlusconi e Meloni, i «vincoli» a Salvini
Tema: Centrodestra

I tre leader, dopo parecchio tempo, tornano a incontrarsi. Ma il nome più urgente, quello del candidato presidente in Calabria, ancora non c’è: ci vogliono i nomi. Al plurale. Quelli dei governatori in pectore di tutte le Regioni che andranno al voto nei prossimi mesi. Il summit del centrodestra era atteso, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini non si vedevano tutti e tre insieme dalla manifestazione di piazza San Giovanni dello scorso ottobre. E i toni ufficiali, al termine di oltre due ore e mezza di incontro un po’ old fashioned, nella villa San Martino di Arcore, sono quasi solenni: «Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia rappresentano la coalizione di centrodestra che è largamente in testa in tutti i sondaggi e governa la maggioranza delle Regioni». E dunque, «con grande spirito di coesione e di collaborazione, dopo un lungo e costruttivo confronto tra i leader, i tre partiti hanno raggiunto un accordo sui profili dei candidati governatori e sulla composizione delle liste per le Regioni che andranno al voto e che sarà perfezionato nei prossimi giorni». Insomma: fumata nera. Ma il quadro non è chiuso: i dubbi maggiori sono tra Lega e FdI per Toscana e Puglia. Anche se Salvini si è detto convinto che «entro la settimana ci sarà il quadro su tutto». Il problema più delicato avrebbe il nome di Mario Occhiuto, sindaco azzurro di Cosenza che la Lega non vuole accettare. Secondo una certa lettura, il tempo in più servirebbe a far digerire nomi alternativi. Per esempio, quello di Jole Santelii.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Anna_Maria 
Titolo: Berlusconi-Salvini-Meloni fumata bianca al vertice «Intesa sulle candidature»
Tema: Centrodestra

Convinti di poter dare alle Regionali del 2020 la spallata finale al governo, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni cercano, in un vertice ad Arcore, i candidati vincenti. Ma per i nomi rinviano alla prossima settimana. I tre leader, tra un piatto di pesce e un flan al tartufo, ricompattano il centrodestra nell’opposizione comune ad una maggioranza vicina a «liquefarsi», che propone «una manovra disastrosa a base di tasse e manette». I giallorossi non reggeranno, ragionano e Salvini spiega di avere segnali dai grillini vicini ad esplodere. Serve coesione nella coalizione, per prepararsi alla svolta. «Abbiamo creato un coordinamento sulla situazione Italia – spiega Salvini – con le nuove tasse sono a rischio 50 mila posti di lavoro». Nella nota congiunta di Lega, Fi e Fdi si parla di «crescente preoccupazione» e di un centrodestra «largamente in testa in tutti i sondaggi e che governa la maggioranza delle Regioni». Per «riportare alla guida del Paese il buon governo», saranno determinanti i voti locali. «Confermeranno che sinistre e M5s non godono più della fiducia degli italiani». Sembra scoppiata una grande armonia tra Salvini, Berlusconi e Meloni, che non si incontravano da tempo e anche la scelta di Villa San Martino ha il suo significato. Lo dicono anche i termini: «grande spirito di coesione e di collaborazione», «lungo e costruttivo confronto», accordo «raggiunto sui profili dei candidati governatori e sulla composizione delle liste per le Regioni».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martini Fabio 
Titolo: Prodi: “Difendiamo le sardine Nessuno provi a colonizzarle”
Tema: Movimento delle sardine

Pochi come l’emiliano Romano Prodi conoscono i vizi del Partito, quello con la P maiuscola, quello che un tempo tutto voleva assorbire ed egemonizzare, un vizio che non si deve essere del tutto dissipato se il Professore pensa di dover dare un consiglio a quel che resta della sinistra ufficiale: «Le Sardine? Dobbiamo lasciarle fare: non debbono essere colonizzate da nessuno!». Nuvola di Fuksas, dove è in corso la manifestazione “Più liberi, più libri”, Romano Prodi ha appena finito di parlare davanti ad alcune centinaia di ragazzi delle scuole medie superiori di Roma, piccole o future “sardine”, che hanno applaudito il Professore. Ma proprio lui è stato descritto come il regista occulto del nuovo movimento e Prodi, mentre si avvia all’uscita, sorride: «Ma pensi lei che quando le Sardine sono scese per la prima volta in piazza, io ero in viaggio per Shanghai e l’indomani appena ho letto quel che era accaduto in piazza Maggiore, ho chiamato in Italia e ho chiesto: ma cosa sono queste Sardine?». Per ora le Sardine, pur restando ben distanti dai partiti, si sono collocate in un ambito progressista, certo con un’identità ancora da definire, ma con due tratti di originalità che il Professore mette a fuoco così: «Quando ancora non si conosce un fenomeno sociale, lo si può valutare anzitutto dal linguaggio che esprime. Loro spronano a far meglio e a riflettere, a ragionare, ma senza sciabolate». E c’è un’altra caratteristica originale: «Le tensioni popolari in corso nel mondo, da Hong Kong al Cile, dal Libano ai gilet gialli sino alle Sardine, hanno una caratteristica comune: non hanno leader. E questa è una novità rispetto a sommovimenti che invece hanno sempre avuto dei capi».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Biloslavo Fausto 
Titolo: Chi c’è dietro le sardine – Dalle Ong all’Anpi alle star: ecco chi c’è dietro le sardine
Tema: Movimento delle sardine

Tutti pazzi per le sardine, il movimento che va tanto di moda. Nelle ultime ore è sceso in campo anche l’attorone Robert De Niro. Su Twitter ha postato le immagini della mobilitazione delle sardine a Treviso cinguettando vittorioso: «Il movimento di protesta contro l’estrema destra sta crescendo». Per non parlare dell’asse sardine-Ong, che è passato in secondo piano. II 3 dicembre, in occasione della manifestazione a Milano del giorno prima, i talebani dell’accoglienza di Sea watch Italy hanno scritto: «Ieri a Milano c’era il mare. Grazie» e accanto un cuore rosso. Sotto era postato il video di piazza del Duomo a Milano gremita di sardine fatto girare dalla Rete Italiana Antifascista. E il seguente proclama: «Milano non si lega. Sulle note di Bella ciao. La dedichiamo a @CaroRackete @SeaWatchltaly e a tutti quelli che credono nei valori della Costituzione e dell’antifascismo». Fra gli organizzatori delle sardine di Milano spicca Fabio Cavallo, «un attivista della Rete nazionale antifascista». Lo scorso giugno «ha aperto una raccolta fondi a favore della speronatrice Carola Rackete e della Ong Sea Watch, che ha raggiunto quasi 300mi1a euro». I primi sostenitori delle sardine sono i partigiani dell’Anpi.  Mario Monti e Romano Prodi sono due ex presidenti del Consiglio, un po’ decotti, che appoggiano le sardine. Ieri il fondatore dell’Ulivo ha dichiarato: «Mi piace molto il modo in cui le sardine si esprimono, ragionando sui problemi senza attacchi violenti. Rappresentano un formidabile passo avanti».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmiotti Domenico 
Titolo: Ilva, cinque giorni per evitare lo stop – Ilva, ultime ore per non spegnere l’altoforno 2 e salvare Taranto
Tema: Dossier Ilva

Resta in bilico il futuro dell’altoforno 2 uno dei tre attualmente operativi nell’ex Ilva di Taranto. In bilico tra nuovo sequestro senza facoltà d’uso, e quindi spegnimento, e prosecuzione dell’attività per consentire gli ulteriori lavori di messa norma. Mancano ormai pochissimi giorni alla decisione del giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano, attesa tra l’11 e il 12 prossimi, ma, alla luce di alcune vicende preliminari, fonti vicine al dossier parlano di aria non positiva riferendosi alle valutazioni di Ilva in amministrazione straordinaria. La quale non escluderebbe un parere negativo della Magistratura circa la proroga chiesta per completare la predisposizione di sicurezza, tant’è che avrebbe cominciato a studiare le mosse per il Tribunale del Riesame. Dove verrebbe impugnato un eventuale parere negativo sulla proroga, rispetto all’attuale scadenza del 13 prossimo, da parte di Maccagnano. I tempi sono strettissimi e già lunedì si capirà meglio l’evolversi della situazione visto che per quel giorno è atteso il parere della Procura, col sostituto Antonella De Luca, prima che si pronunci Maccagnano. A indurre al pessimismo è la relazione consegnata all’autorità giudiziaria dal custode giudiziario dell’area a caldo del siderurgico, Barbara Valenzano. In sostanza, Valenzano dà atto a Ilva di aver depositato l’analisi di rischio sull’altoforno 2 entro la scadenza, evidenzia che una serie di procedure operative per rendere il lavoro più sicuro sono state adeguate, ma riscontra pure che le stesse non sono poi state messe in pratica. E qui la responsabilità sarebbe di ArcelorMittal.
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Testata:  Stampa 
Autore:  D’Autilia Valeria 
Titolo: Ex Ilva, in trincea sugli esuberi E Mittal a Taranto blinda gli ingressi
Tema: Dossier Ilva

Un braccio meccanico e alcuni operai che installano inferriate alle finestre della direzione ex Ilva a Taranto. «Mittal ha paura» dicono voci di corridoio. Secondo l’azienda sarebbe «una semplice manutenzione». Anche se quelle sbarre, a piano terra, non ci sono mai state. Si parla del siderurgico ovunque. E alla mobilitazione di martedì prossimo parteciperà anche l’indotto. Si torna a protestare, si torna nella Capitale. Lì dove il premier Conte ha incontrato più volte Lakshmi Mittal. Prima dal patron indiano l’annuncio di quasi cinquemila esuberi. Poi la richiesta di ridiscutere il piano industriale e l’udienza del tribunale di Milano sul ricorso dei commissari ex Ilva contro la multinazionale rinviata al 20 dicembre. Resta la volontà di licenziare, a scaglioni fino al 2023, ma resta. Nuovi faccia a faccia tra l’amministratore delegato del colosso siderurgico, i sindacati e il governo. L’ultimo, mercoledì scorso, commentato da Landini, Barbagallo e Furlan con un «è andata malissimo». A quel tavolo anche il ministro Patuanelli: «La multinazionale ha fatto molti passi indietro-aveva scritto quella sera su Facebook – entro lunedì presenteremo la proposta del governo». Il capo del Mise aveva annunciato, lo scorso 29 novembre, la sua visita a Taranto per il prossimo 18 dicembre al Tavolo Istituzionale di Sviluppo. Oggi di quel comunicato, sul sito internet dello Sviluppo Economico, non c’è traccia. E si parla di uno slittamento della riunione tarantina a metà gennaio.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara 
Titolo: Gli italiani dicono addio a mattone e BoT – Dagli italiani addio a mattone e BoT Sprint Emilia-Nordest
Tema: Rapporto Censis

Sfiduciati e impoveriti gli italiani non credono neppure più in quelli che fino a pochi anni fa erano i due pilastri  storici della sicurezza familiare: l’acquisto di immobili e di Bot. La svalutazione del mattone (dal 2011 a oggi è scesa del 12,6%) e i rendimenti microscopici dei Buoni del Tesoro incentivano a mantenere alta la liquidità cresciuta di ben il 33% nel decennio 2008-2018. E’ quanto emerge dal 53° Rapporto Censis presentato ieri nella sede del Cnel dal Direttore Massimiliano Valeri e dal segretario generale Giorgio de Rita, che fotografa “il futuro di vivere” di un Paese scoraggiato, in cui non c’è alcuna fiducia nella politica (il 90% non vorrebbe vedere i politici in tv) e la preoccupazione maggiore resta il lavoro e la disoccupazione (44%), rispetto ad altri temi come l’immigrazione (22%), le pensioni (12%) o la sicurezza (9%). A crescere invece è il consumo di ansiolitici (in 3 anni +23%), la diffidenza verso gli altri (75%) e l’insicurezza anche solo a camminare per le strade della propria città (44%).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Tasse, tregua ma con rinvio – Il compromesso sulla manovra Slittano le tasse della discordia
Tema: Manovra
Dopo un vertice a oltranza cominciato giovedì pomeriggio e finito ieri notte, la maggioranza ha raggiunto un compromesso sulle tasse per la plastica e le bevande zuccherate e sulla stretta per le auto aziendali. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che la plastic tax scatterà non più ad aprile del 2020 ma a luglio («e l’impatto sarà ridotto dell’85 per cento»). «Ci siamo resi conto – ha detto – che poteva avere un impatto problematico». La sugar tax partirà ancora più tardi, «a ottobre, per dar tempo alle aziende di rivedere le loro strategie». La stretta sulle auto aziendali è stata «azzerata» e quindi, ha aggiunto Conte, «nessuno dica che siamo il governo delle tasse». Con la manovra «abbiamo scongiurato la recessione» e ora «andremo avanti con le riforme programmatiche». «È stata trovata la quadra – ha aggiunto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – con un lavoro corale che ha salvaguardato l’impianto della manovra». L’emendamento che recepisce le novità dovrebbe essere depositato nella prossima riunione della çommissione Bilancio al Senato, che ieri sera è stata rinviata a lunedì.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Manovra, gioco d’azzardo – Tregua sulla manovra Meno sugar e plastic tax stangata sulle lotterie
Tema: Manovra

Ancora una giornata di tensione, con scontri violentissimi tra Pd e renziani, al limite della crisi di governo, e con Conte che, verso le 19, abbandona la maratona del vertice, che va avanti dalle 10 del mattino, e sale al Quirinale. Motivo del contendere le imposte “etiche”, plastic tax e sugar tax, avversate da Italia Viva e difese dal Pd che, con il ministro Gualtieri, nelle settimane passate, ne aveva già ridotto la portata e aveva quasi azzerato l’imposta sulle auto aziendali. A notte tarda tuttavia l’intesa arriva. Nel frattempo la Commissione Bilancio del Senato ha atteso a braccia conserte gli emendamenti del governo alla “Finanziaria” che esaminerà da lunedì prossimo. I tempi parlamentari sl fanno stretti e l’orientamento del governo sembra quello di limitare l’esame della legge di Bilancio a due sole letture: dopo l’approvazione dell’aula del Senato, prevista per venerdì 13, il passaggio alla Camera non cambierebbe nulla e non sarebbe necessaria la cosiddetta terza lettura a Palazzo Madama. Stesso percorso, ma inverso, per il decreto fiscale. I due provvedimenti potrebbero così diventare legge, blindati, 23 dicembre. Alla fine l’accordo su plastic tax e sugar tax è arrivato. La plastic sarà rinviata da aprile a luglio del 2020 e scenderà in totale, rispetto alla versione varata inizialmente dal governo, dell’85%  mentre la sugar tax sulle bevande zuccherate slitterà di sei mesi ad ottobre del prossimo anno. A farne le spese l’Italia dei giocatori: aumenterà infatti la “tassa sulla fortuna” cioè la tassa che paga chi viene premiato da SuperEnalotto e affini: la soglia oltre la quale scatterà il prelievo del 15% già in vigore scende da 500 euro (dove resta invece il “Gratta e vinci”) a 25 euro.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Il retroscena – Conte incontra Mattarella, preoccupato per i ritardi sul bilancio – Conte: non può passare l’idea che mettiamo tasse E chiede aiuto al Colle
Tema: Manovra

A un certo punto del pomeriggio al tavolo ovale dell’anticamera dell’ufficio di Conte a Palazzo Chigi; lì dove si svolgono i vertici di governo, si è aggiunta anche Maria Elena Boschi. Era il segnale che, dopo ore di impasse, Matteo Renzi era pronto a chiudere una trattativa estenuante. Dopo che i suoi avevano fatto fuoco e fiamme. Si racconta di una Teresa Bellanova, ministra alle Politiche agricole, più battagliera che mai, che ha diverse volte platealmente alzato la voce contro le tasse su plastica, zucchero nelle bibite gassate e auto aziendali. Con un presidente del Consiglio intento a blandirla: «Ma Teresa, dammi del tu…». In mezzo Conte, che però già dalla notte prima ha sposato l’idea di togliere il più possibile le nuove tasse: «Non può passare la propaganda leghista che questa sia la manovra delle tasse». Anche il portavoce del presidente Rocco Casalino ha giocato il ruolo del paciere, in tutti i modi. «Sembrava una resa dei conti tutta interna al vecchio Pd», annotano dai 5 Stelle, che per una volta si sono sentiti fuori dalla mischia, anche se Luigi Di Maio ha i suoi problemi, «Non mi fermo per qualche deputato che ha paura», ha detto ieri il capo politico confermando l’esistenza dl una fronda alla Camera che minaccia di presentare un documento per sfiduciarlo come capo politico e che gli ha chiesto un incontro per chiare la linea politica del Movimento. La tregua sulla manovra dà respiro per un giorno. «È stato un lavoro sul numeri. Poca politica. Tutto sui calcoli per ridurre le tasse», assicura uno dei presenti
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Il retroscena – Un vertice ogni 4 giorni – Un vertice ogni 4 giorni «Matteo gioca al rialzo» «Ma loro lo provocano»
Tema: Vertici di maggioranza

Ieri hanno esagerato. Perché l’intera giornata è stata un lungo vertice di maggioranza, cominciato alle otto del mattino e andato avanti fino a tarda sera. Una full immersion nella manovra interrotta solo da una breve pausa per il pranzo e da un altro piccolo break nel tardo pomeriggio per sgranchirsi le gambe o magari salutare la fidanzata, come ha fatto Luigi Marattin, l’uomo di fiducia di Matteo Renzi sull’economia. Per il resto tutti chiusi nel bunker, gomito a gomito intorno al tavolo di Palazzo Chigi. Ma se ieri sono andati davvero lunghi, arrivando a un filo dalla rottura, sarebbe sbagliato concentrarsi sul dettaglio senza leggere il contesto. E il contesto dice che il governo Conte 2 sembra soffrire di una grave forma di «verticite». In neanche loo giorni di vita, i vertici di maggioranza sono stati 24. Una media di uno ogni quattro giorni, per non stare mai sereni. Senza contare i 15 Consigli dei ministri, che hanno preso decisioni anche importanti. Ma che spesso hanno avuto una coda o un preludio tutto politico, trasformandosi anche loro in (quasi) vertici di maggioranza. Il risultato? A ogni riunione si pensa di aver chiuso una questione per scoprire qualche giorno dopo (in media quattro) che non era chiusa per nulla.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Miraglia Roberta 
Titolo: L’industria tedesca perde colpi: dopo gli ordini giù la produzione – Germania, industria in stallo Male auto e costruzioni
Tema: Economia tedesca

Due sorprese negative consecutive dall’economia tedesca. L’istituto di statistica Destatis ha comunicato ieri che la produzione industriale di ottobre è crollata segnando -1,7% rispetto al mese precedente (-5,3% sull’anno). Giovedì era stata la volta degli ordini all’industria, inaspettatamente in territorio negativo (-04%) mentre era atteso un mini rimbalzo. Nel manifatturiero a ottobre è stato molto colpito il settore dei beni capitali (-4,4%) e delle costruzioni (-2,8 per cento). Sul fronte dei beni capitali le cause dietro al crollo sono state determinate dai comparti automobilistico, meccanico e ingegneristico. La prima economia dell’Eurozona non sembra dunque emergere dalla stagnazione.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Di Maio: «In Libia le interferenze sono troppe»
Tema: Crisi libica

Gli ultimi successi militari del generale Haftare i due accordi firmati tra Tripoli e Ankara su piattaforma continentale e sicurezza stanno rendendo sempre più critica la crisi libica. Né aiutano in tal senso i comportamenti di due grandi attori, Stati Uniti e Russia.  Per quanto riguarda Mosca una conferma ulteriore è venuta ieri dalle parole del capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov che prima in un colloquio con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e poi nel suo intervento ai Med Dialogues in corso a Roma, sia pure con la grande abilità diplomatica che tutti gli riconoscono, non ha aiutato a dissipare i molti dubbi sulle ambizioni egemoniche di Mosca per imporre una pax russa in Libia. Nessun commento di Lavrov sulla presenza dei “contractor” russi sul terreno libico ma grande enfasi a sostegno dell’iniziativa della conferenza di Berlino. Anche se, ha spiegato Lavrov «ci ha meravigliato che non siano state invitate le parti libiche e i Paesi vicini quindi in questo senso è stata un’occasione persa. Spero che in futuro siano fatti passi in avanti con un approccio più inclusivo». Ma la Russia, silenziosamente, sembra incoraggiare i recenti successi militari di Haftar. Molto cauto Di Maio secondo il quale l’accordo Tripoli-Ankara «è tutto da dimostrare». Per Di Maio poi quello libico «non è solo un conflitto tra le parti libiche ma vede troppe interferenze, ogni iniziativa dovrebbe entrare nell’alveo della conferenza di Berlino, non perché c’è una presunzione di superiorità europea, ma se tutti sono impegnati a lavorare sul cessate il fuoco è importante non promuovere fughe in avanti». D’accordo il collega russo Lavrov per il quale «ci sono troppi giocatori e si sollevano troppe domande su chi è legittimo e chi più legittimo».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Serafini Marta 
Titolo: Lavrov: troppi giocatori in Libia
Tema: Crisi libica

Inizia a Palazzo Madama la giornata romana del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ospite tra i più attesi al MED, con un incontro con il suo omologo italiano Luigi Di Maio. La questione più pressante per Roma è la crisi libica, anche in vista della conferenza di Berlino fissata per l’inizio del prossimo anno che, dopo Parigi e Palermo, dovrebbe tentare di raggiungere il cessate il fuoco. Alla richiesta di supporto da parte degli italiani, Lavrov risponde sottolineando, con un chiaro riferimento al generale Khalifa Haftar che non viene però citato, come la chiave per risolvere il conflitto sia l’inclusione di tutti gli attori perché «ci sono troppi giocatori e si sollevano troppe domande su chi è legittimo e chi più legittimo». Lavrov, come dirà pubblicamente nel pomeriggio, ritiene già ora la Conferenza di Berlino «un’occasione sprecata», perché i libici non sono stati invitati. Poi mette l’accento dell’importanza di coinvolgere gli Stati confinanti e l’Unione africana, mentre resta sullo sfondo l’accordo sui confini marittimi siglato a Istanbul tra il presidente Recep Tayyip Erdogan e il premier del governo di Tripoli (Gna) riconosciuto dall’Onu, Fayez al-Sarraj: «Un accordo tutto da dimostrare», lo definisce Di Maio.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Lavrov a Di Maio: “La conferenza di Berlino? Un’occasione persa”
Tema: Crisi libica

È iniziata ieri a Roma “Med Dialogues”, la conferenza sulla politica estera nel Mediterraneo organizzata dall’Ispi. Nella prima giornata il palcoscenico è stato conquistato da Serghej Lavrov, ministro degli Esteri russo. Sulla Libia Lavrov conferma quello che si è capito da settimane: Mosca è fredda sulla conferenza di Berlino che la Germania (col sostegno dell’Italia) vorrebbe organizzare fra i Paesi esterni alla Libia: «Berlino ci ha meravigliato perché non sono state invitate le parti libiche e i Paesi vicini. Credo sia un’occasione persa. In futuro spero in un approccio più inclusivo». Come dire che la Russia la vede già fallita. L’approccio tedesco non è per nulla sbagliato: la guerra in Libia continua perché ci sono nazioni che non fanno nulla per fermarla e anzi la fomentano (Turchia, Qatar, Egitto, Emirati e la Russia innanzitutto). Ecco perché Berlino intanto vuol fare incontrare gli “esterni”. E si capisce perché nell’incontro con il ministro Luigi Di Maio, Lavrov sia stato molto sfuggente. Attacca la Nato per la guerra del 2011 e quando qualcuno gli chiede dei mercenari russi schierati con le truppe di Khalifa Haftar, il ministro dice «nel Mediterraneo ci sono molti militari americani. E sono lì senza diritto. Perché tutte le volte che accade qualcosa viene subito accusata la Russia?»
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Malfetano Francesco 
Titolo: Sanzioni russe, l’Italia apre «E in Libia no a interferenze»
Tema: Libia – Sanzioni contro la Russia 

L’Italia prepara un’iniziativa a Bruxelles per riaprire la discussione sulle sanzioni europee contro la Russia. «Vogliamo promuovere una riflessione politica in sede Ue». Il passo è stato annunciato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ieri ha ricevuto a Roma il suo corrispettivo russo Sergej Lavrov. Il nostro Paese spingerà dunque per allentare la morsa delle ritorsioni economiche che dal 2014 l’Europa adotta come risposta all’intervento militare di Mosca in territorio ucraino. Con l’occasione, Di Maio ha chiesto una sorta di gesto di disponibilità: ««Ho espresso a Lavrov l’esigenza di rimuovere una sanzione che secondo me non rientra nei parametri di quelle ideate nei confronti dell’Ue che riguarda il parmigiano reggiano, perché non rispecchia i parametri di altre sanzioni». Il ministro italiano si riferisce alle contro-sanzioni che il Cremlino ha adottato nei confronti dei Paesi Ue, che sono andate a colpire anche uno dei nostri prodotti più forti sui mercati internazionali. Ma le relazioni tra Roma e Mosca, in questo momento, passano anche per Tripoli. La situazione della capitale libica, che secondo alcuni sarebbe sul punto di cadere nelle mani del generale Khalifa Haftar (sostenuto dai russi), è infatti stata al centro dell’incontro tenuto ieri mattina a Roma tra Di Maio e Lavrov durante i Med Dialogues.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Merkel, lacrime ad Auschwitz: mi vergogno – La prima volta di Merkel ad Auschwitz “Una vergogna profonda”
Tema: Merkel ad Auschwitz

Il ricordo lo «percuoteva nei sogni», scrisse Primo Levi, quella «scritta vivamente illuminata» lo torturò per sempre. Arbeit macht frei, «il lavoro rende liberi» era il cinico benvenuto ai condannati a morte, la scritta all’ingresso del campo di sterminio. E Angela Merkel ha voluto cominciare la sua prima visita da cancelliera ad Auschwitz-Birkenau passando sotto quella scritta. Nessun altro luogo dei crimini nazisti è così simbolico «per i più grandi crimini dell’umanità», dirà più tardi. La responsabilità di ricordare quelle atrocità «fa indivisibilmente parte del nostro Paese». È responsabilità dei tedeschi imprimersi nella coscienza che il dodicennio hitleriano con i suoi crimini immondi «fa parte della nostra identità». Il nazismo non è una parentesi trascurabile, è una parte “non negoziabile” dell’essere tedeschi, questo il messaggio chiave della visita dl Merkel ad Auschwitz. Ha il volto tirato, e quando depone una corona di (tori alla parete dei fucilati, fa visibilmente fatica a trattenere le lacrime. Raro vedere la cancelliera cosl. Quando comincia a parlare, alla cosiddetta sauna, dove i prigionieri venivano brutalmente spogliati, la voce le trema per un momento. Si tratta di orrori che fanno “ammutolire” ma che impongono soprattutto ai carnefici, ai tedeschi, di mantenere viva la memoria. «Non possiamo tirare una riga o relativizzare», come fa tanta destra -e non solo tedesca. Perché – e qui Merkel cita espressamente Primo Levi – «è accaduto e quindi può accadere di nuovo».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mondello Mauro 
Titolo: Merkel ad Auschwitz ricorda Primo Levi “Può succedere ancora” – Merkel ad Auschwitz cita Primo Levi “È successo, puo succedere ancora”
Tema: Merkel ad Auschwitz

«È successo. Dunque può succedere di nuovo». Cita Primo Levi la cancelliera Angela Merkel nel discorso pronunciato durante la sua prima visita ad Auschwitz. In completo nero, accompagnata nella commemorazione dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, la cancelliera tedesca si è mostrata profondamente commossa e ha insistito sulla necessità di mantenere vivo il ricordo dei campi di sterminio nazista, dove persero la vita 1,3 milioni di persone durante la Seconda guerra mondiale. «Provo una vergogna profonda per i crimini barbari che sono stati commessi qui dai tedeschi: crimini che superano i limiti di ogni possibile comprensione», ha detto Merkel. «La necessità del ricordo non può essere messa in discussione: si tratta di una parte integrale della nostra identità, e lo resterà per sempre», ha aggiunto. Prima del suo discorso, la cancelliera tedesca ha visitato una delle camera a gas del campo, il crematorio, gli alloggi dei prigionieri e ha attraversato il tristemente noto cancello d’entrata, sul quale campeggia il motto «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi). Di fronte al muro della morte, dove migliaia di persone furono giustiziate, si è fermata per un minuto di silenzio e ha deposto una corona di fiori.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: Cremlino, prove d’integrazione con la Bielorussia – Le mire di Putin sulla Bielorussia in attesa di una svolta con l’Ucraina
Tema: Russia

Partita doppia: lo sguardo di Vladimir Putin, da qui a lunedì, si poserà sui suoi due vicini più prossimi. Aleksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia dal 1994, è uno dei leader stranieri che Putin vede più di frequente: eppure il loro incontro oggi a Sochi suscita molta più attenzione del solito. In agenda è l’integrazione trai due Paesi, la Russia e la Russia “bianca”. Il Cremlino sminuisce le voci che addirittura immaginano un avvicinamento che sfoci in un’unione, e a maggior ragione Lukashenko ripete che mai rinuncerà alla sovranità e all’indipendenza bielorussa: «Non accadrà finché ci sarò io – assicura – la Bielorussia non intende diventare parte di nessun altro Stato, neppure della fraterna Russia». Il fatto è che la creazione di una nuova entità statale permetterebbe a Putin di dribblare il limite dei due mandati consecutivi e di ripresentarsi come nuovo al comando, invece di lasciare le scene alla scadenza del mandato attuale, nel 2024. Potrebbero prenderla alla lontana, stando bene attenti a inquadrare ogni passo in un contesto paritario. Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, spiega che i due presidenti studieranno una roadmap per rafforzare le relazioni bilaterali: progetti di investimenti, sussidi, forniture di gas naturale. Mettendo l’accento sui legami economici, le autorità di Minsk insistono a dire che non si tratta di creare istituzioni politiche, quali un Parlamento comune.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G. Sar. 
Titolo: Aviatore saudita spara nella base Usa
Tema: Terrorismo

Un aviatore saudita spara sui compagni di corso in una delle basi militari più importanti degli Stati Uniti, nella baia di Pensacola, in Florida. Tre morti, sette feriti e il sospetto, crescente, di un’azione terroristica. L’Fbi ha immediatamente assunto il comando delle indagini e, come prevede il protocollo delle emergenze, il presidente americano è stato subito informato. Alle 6.51 di mattina il rumore degli spari sconvolge la routine nella Us Naval Air Station. Gli agenti accorrono immediatamente, affrontano il giovane che ha sparato, lo uccidono. Due poliziotti vengono colpiti, ma non in modo grave. «Sembrava la scena di un film», commentano i primi testimoni su siti e tv. Come spesso accade, le notizie sono frammentarie. Ma in questo caso c’è un surplus di cautela. Gli investigatori stanno cercando di capire se l’attentatore fosse in qualche modo un infiltrato o «un lupo solitario», un convertito dell’ultima ora alla causa del terrorismo di matrice islamica.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Allerta terrorismo Soldato saudita uccide tre militari in una base Usa
Tema: Terrorismo

Era un militare saudita che stava prendendo lezioni di volo negli Stati Uniti l’uomo che ieri ha sparato nelle aule della Naval Air Station di Pensacola, uccidendo tre persone prima di essere eliminato. Perciò l’Fbi sta conducendo l’inchiesta, seguendo la pista di un possibile atto terroristico. L’allarme è scattato di prima mattina, quando le autorità hanno confermato che qualcuno aveva aperto il fuoco nella base della Marina in Florida, che impiega oltre 16.000 militari e 7.400 civili, ed è molto popolare anche fra i turisti perché ospita la pattuglia acrobatica dei Blue Angels. Due poliziotti dell’Escabia County Sheriff sono subito intervenuti, sparando all’aggressore. Entrambi sono rimasti feriti, uno al braccio e uno alla gamba, ma l’assalitore ha avuto la peggio. Alla fine il bilancio è stato di tre morti, più il killer, e almeno undici feriti: «Camminare sulla scena del crimine – ha raccontato lo sceriffo David Morgan – era come trovarsi sul set di un film».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Di Lellis Stefania 
Titolo: Greta accolta come una rockstar “Ma non abbiamo ottenuto nulla”
Tema: Greta Thunberg a Madrid

«Non abbiamo ancora ottenuto nulla». La frase che Greta Thunberg consegna alla stampa appare quasi paradossale guardando la folla che si accalca davanti alla stazione di Atocha a Madrid, che scorre come un fiume incontenibile sul Paseo del Prado, che marcia, canta, grida per chilometri. Mezzo milione di persone, secondo gli organizzatori. Studenti di tutta Europa, anziani e poi indigeni venuti dall’America Latina per «salvare l’Amazzonia» e operai della periferia della capitale spagnola che vogliono lo «stop alla plastica» e «biciclette per tutti». E tanti, tantissimi bambini con piccoli cartelli dai messaggi micidiali: “Il nostro clima ci fa ammalare e ci uccide”. Una moltitudine galvanizzata proprio da questa ragazzina gracile con la felpa scesa su una spalla, che a Stoccolma meno di un anno e mezzo fa ha cominciato a non andare a scuola di venerdì per «scioperare per il clima» e si è trascinata dietro il mondo.«Sì, diventiamo sempre di più, e ancora di più. Le nostre voci sono ascoltate da un sempre maggior numero di persone, ma il problema è che non si sono ancora tradotte in azioni politiche», spiega Greta. Un atto di accusa ai diplomatici, tecnici e governanti che la Conferenza sul clima riunisce qui proprio in questi giorni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Lepri Paolo 
Titolo: Facce nuove – L’impegno di Llop a favore delle donne
Tema: Politica spagnola

Con l’elezione alla presidenza del Senato di Pilar Llop (che affianca nella quarta carica dello Stato la catalana Meritxell Batet, riconfermata al vertice del Congresso dei deputati), la politica spagnola diventa sempre più una Repubblica delle donne. Nella squadra del premier socialista Pedro Sánchez (in carica ad interim, aspettando la possibile investitura dopo l’accordo programmatico con Podemos) le ministre erano undici e i colleghi maschi sei. E invece nel Parlamento, purtroppo, che la presenza femminile ha perso forza perché la pattuglia dei neofascisti di Vox è composta in larghissima maggioranza da uomini. Per quanto riguarda gli altri partiti, vanno ricordate – per fare solo due esempi – l’ascesa di Inés Arrimadas nella leadership di Ciudadanos, dopo le dimissioni di Albert Rivera, e il fatto che la Comunità di Madrid sia guidata dalla popolare Isabel Diaz Ayuso.
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Testata:  Stampa 
Titolo: L’Spd vota per rimanere nella Grosse Koalition
Tema: Spd

La maggioranza del congresso dell’Spd riunito a Berlino ha votato contro la proposta di lasciare la Grosse Koalition guidata da Angela Merkel. Il partito rimarrà quindi nell’attuale coalizione di governo della cancelliera e aprirà dei colloqui con l’Unione Cdu-Csu per rimodulare gli accenti del programma di coalizione, come previsto dalla mozione dei due neo leader Sakia Esken e Norbert Walter-Borjans, nominati alla guida del partito con una linea che sposta i sociademocratici decisamente più a sinistra. La maggioranza dei 600 delegati ha invece sostenuto la mozione dei due nuovi leader per avviare colloqui sulle nuove condizioni per la sopravvivenza della coalizione, ovvero la formulazioni di politiche che diano più attenzione alla protezione del clima e azioni immediate che promuovano l’uguaglianza sociale.
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