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SINTESI IN PRIMO PIANO – 8 marzo

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Il virus chiude il cuore del Nord. Lombardia e 11 province: “Ingressi e uscite solo per motivi gravi”;
– Zingaretti positivo al test: “Ora si combatte”;
– Ue, via ai fondi extra. Ipoteca da 35 miliardi sulla manovra 2021;
– Abi e imprese, moratoria di un anno alle Pmi;
– Coronavirus: dal Salvador alla Micronesia frontiere chiuse per gli italiani;
– Erdogan blocca i migranti in mare (in vista del vertice con gli europei).

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Virus, chiusa la Lombardia – Le misure – Lombardia e 11 province: non si entra e non si esce Per discoteche, pub, feste sarà stop in tutta Italia
Tema: Emergenza Coronavirus, le misure

Il governo «chiude» la Lombardia e altre 11 province. Con un decreto che entrerà in vigore nelle prossime ore e varrà fino al 3 aprile impone di «evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita, nonché all’interno dei territori, salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». E’ prorogata la chiusura delle scuole fino al 3 aprile. E’ una  misura senza precedenti decisa per contenere il contagio da coronavirus che continua a dilagare. Un provvedimento di emergenza sanitaria che, dice il ministro della Salute Roberto Speranza, «chiede il contributo dei cittadini e serve a mutare i nostri comportamenti per provare a vincere questa sfida». Nelle prossime ore sarà firmato un secondo decreto che chiude in tutta Italia discoteche, sale giochi, pub, sale scommesse e «raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora». I governatori però si dividono tanto che il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini chiede al premier Giuseppe Conte «soluzioni più coerenti e condivise».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio – M.D.B. 
Titolo: I medici in trincea «Gli ospedali vicini al limite» – Gli ospedali – L’appello dei medici in trincea «In Lombardia vicini al limite»
Tema: Emergenza Coronavirus, le misure

Prima del nuovo decreto del governo, che ieri sera ha chiuso la Lombardia e altre 11 province, il coordinamento dei medici delle terapie intensive della Regione aveva diffuso questo drammatico appello: «L’epidemia di Covid-19 comparsa il 20 febbraio nell’area di Codogno è ormai estesa all’intera Lombardia con possibilità di diffondersi su tutto il territorio nazionale». E ancora: «Nonostante l’enorme impegno del personale sanitario e il dispiegamento di tutti gli strumenti disponibili – si legge nel documento – una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile». Ed ecco la conclusione: «In assenza di tempestive ed adeguate disposizioni da parte delle autorità saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità». Da Roma era subito intervenuto il commissario per l’emergenza, Angelo Borrelli: «Le risposte saranno adeguate e proporzionate. Attiveremo tutte le risorse nazionali e potenzieremo il meccanismo delle Asl locali». Poi Palazzo Chigi ha emanato il nuovo decreto. Ma la Lombardia è in difficoltà anche nella ricettività dei reparti non dedicati al Covid. Le strutture di altre regioni, non ancora al limite, saranno chiamate a correre in aiuto. La saturazione dei letti di rianimazione, in effetti, era una delle minacce dell’epidemia. Il ministero della Salute in previsione di un’evenienza così grave aveva già chiesto a tutte le regioni di aumentare del 50% i posti di terapia intensiva. Così, ora stanno per aprire due strutture dedicate ai malati con Covid a Piacenza e nel Reggiano.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Retroscena – I timori di Conte per il resto del Paese “Rimanete a casa”
Tema: Emergenza Coronavirus, le misure

Il governo italiano non può fino in fondo dire quello che vorrebbe dire: l’unica speranza di contenere il coronavirus è il coprifuoco in tutta Italia, o quasi. Tenere le persone dentro casa il più possibile, restringere ogni possibilità di contatto fisico, neutralizzare o quasi la vita sociale. Guerra è la parola che ha usato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli. «Vinciamo questa guerra se i nostri concittadini adottano comportamenti responsabili. Cambiamo modo di vivere». Se non si può fare ovviamente come in Cina, dove c’è un regime ed è più semplice limitare temporaneamente la libertà di circolazione individuale, l’invito che arriva dal governo è quello di compiere una sorta di autocoscienza collettiva. Ed è contenuto nel punto C dell’articolo 2 («Misure di informazione e prevenzione sull’intero territorio nazionale») del secondo decreto, quello che riguarda l’intero territorio nazionale esclusa la parte finita nella zona rossa: «Si raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari». Questo passaggio nelle bozze del decreto che circolavano in serata era evidenziato in giallo. Non riguarda solo gli anziani, o persone con patologie pregresse e più a rischio. Riguarda tutti gli italiani. «Restate a casa» è il senso del messaggio che il governo vuole far arrivare, anche con una nuova campagna informativa che è allo studio e verrà pubblicata a breve, in modo da entrare nel dettaglio delle nostre vite stravolte, vincere la guerra cambiando la nostra quotidianità.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: Le misure. Nelle aree di contagio lezione sospese tre settimane in più Ecco i due decreti
Tema: Emergenza Coronavirus, le misure

Vietati gli spostamenti in entrata e uscita dalle zone rosse ma anche all’interno della regione Lombardia e delle undici province dell’Emilia Romagna e del Veneto interessate dal provvedimento. Ci si potrà muovere solo per indifferibili esigenze lavorative che dovranno essere autorizzate dal prefetto o per emergenza. Gli aeroporti di Linate e Malpensa restano aperti in attesa di istruzioni ministeriali Divieto assoluto di uscire dalla propria abitazione per chi è risultato positivo al virus o per chi è stato messo in quarantena. Chi non osserverà i divieti sarà punibile penalmente. A casa dovrà rimanere anche chi accusa i sintomi da infezione respiratoria con febbre oltre 37,5 che dovrà contattare il proprio medico curante. Centri commerciali serrati nei giorni festivi e prefestivi. Ristoranti e bar potranno rimanere aperti soltanto se il gestore sarà in grado di far rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro. Chi non rispetterà l’obbligo rischia la sospensione amministrativa dell’attività. Lo stesso vale per qualsiasi altra attività commerciale. Si fermano anche tutte le attività culturali e di svago: dalle manifestazioni agli eventi privati di qualsiasi tipo, ludico, sportivo o religioso. Chiusi cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo e naturalmente le discoteche. Chiusi i musei e gli istituti di cultura. Grosse limitazioni anche alle celebrazioni religiose: sospesi i matrimoni, civili e religiosi, sospesi i funerali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Il bilancio. I contagi superano quota 5 mila L’Angelus del Papa va in streaming
Tema: Emergenza Coronavirus, il bilancio

S’impenna il numero dei contagiati. In un giorno sono 1.145 in più. In totale 5.061, 567 in terapia intensiva. Sale anche il numero dei decessi, ieri sono arrivati a 233, venerdì erano 197. I numeri, se letti in percentuale (29,24 per cento di malati in più, 18,27 per cento di morti in più), sono importanti. Ma non devono spaventare. «Vinciamo questa guerra se i nostri concittadini adottano comportamenti responsabili», ha detto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli e ha spiegato che «l’aumento significativo dei nuovi contagi è dovuto anche al fatto che 300 si riferiscono alla Lombardia, non erano stati conteggiati prima nel laboratorio di Brescia». I guariti sono 589, cioè 36 in più rispetto a venerdì. Quanto alla mortalità, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro ribadisce: «Riguarda persone molto anziane, con un’età media che supera gli 81 anni. Sono prevalentemente maschi, per l’80 per cento portatori di due o più patologie, solo il 2 per cento di nessuna patologia». Niente panico, ma senso di responsabilità. La parola d’ordine adesso è: adottare comportamenti individuali corretti. I timori riguardano la tenuta del sistema sanitario (la Lombardia è già al limite dello «stress» e i pazienti in terapia intensiva non affetti da coronavirus saranno trasferiti in altre regioni), la diffusione del virus oltre le zone rosse e gialle, la salute di anziani e persone più fragili. Non si fanno sconti: tutti, giovani e adulti, ammonisce Brusaferro, dobbiamo adottare comportamenti responsabili.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: «Positivo al virus Lotterò da casa» Anche Zingaretti è in quarantena
Tema: Zingaretti positivo al test

Ieri mattina presto Nicola Zingaretti non si sentiva bene. Si è misurato la febbre e aveva qualche linea in più del dovuto. Gli occhi arrossati, mal di testa. Ha informato subito i medici. E per scrupolo, visto il ruolo che ricopre che lo porta ad avere numerosi contatti, gli è stato fatto subito il test per il coronavirus. Alle dieci ha avuto il risultato: positivo. A quel punto il governatore del Lazio, nonche segretario del Pd, non ha avuto dubbi. Doveva dare la notizia, e doveva farlo in modo rassicurante. Al telefono con i collaboratori ha deciso di optare per un video su Facebook: «E diamolo subito perché è giusto che la gente sappia». Quindi ha chiamato il suo numero due alla Regione Daniele Leodori, Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando e il capo della delegazione del partito al governo Dario Franceschini. Nel chiuso della stanza dove si è autorecluso per non avere contatti nemmeno con la moglie Cristina e le due figlie di 14 e 18 anni, che stanno seguendo anche loro «i protocolli previsti», Zingaretti poco prima dell’ora di pranzo è dunque apparso su Facebook. Maglione grigio, sorriso tranquillizzante ha fatto il suo annuncio: «Dunque è arrivato, anche io ho il coronavirus. Ovviamente mi attengo, e sarò seguito, in base ai protocolli previsti per tutti. Sto bene e quindi è stato scelto l’isolamento domiciliare. Continuerò da casa a seguire quello che potrò seguire tranquillamente e anche la mia famiglia sta seguendo i protocolli».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Di Matteo Alessandro 
Titolo: Zingaretti positivo: “Ora si combatte” Anche la politica va in quarantena
Tema: Zingaretti positivo al test

L’allarme è scattato all’improvviso, ieri mattina. Nicola Zingaretti aveva un po’ di febbre, gli occhi che bruciavano, come capita con una congiuntivite. Sintomi trascurabili, in altri tempi, ma non per un segretario di partito che incontra centinaia di persone ogni giorno e che il 27 febbraio era stato a Milano per un aperitivo ai Navigli che doveva, in teoria, mandare un segnale rassicurante. I sintomi sommati a viaggi nelle zone più colpite dall’epidemia sono il campanello che fa scattare la macchina dei controlli. E il tampone, subito effettuato, ha dato il risultato più temuto: Coronavirus. Zingaretti, appena avuto il risultato, ha diffuso un video su Facebook per comunicare di persona la notizia e mandare, al tempo stesso, un messaggio che fosse più rassicurante possibile. Appare in buone condizioni, tranquillo: «Allora, è arrivato. Anche io ho il Coronavirus», dice nel video. Parla senza enfasi, con tono rilassato: «Sto bene, quindi è stato scelto l’isolamento domiciliare. Continuerb da casa a seguire quello che potrb seguire. Ho sempre detto: niente panico, combattiamo. Darti il buonesempio». Il protocollo è quello ormai fin troppo noto: famiglia e collaboratori più stretti sottoposti a controlli dell’Asl. Il problema è, appunto, che un segretario politico di contatti ravvicinati ne ha davvero tanti. I tamponi sono stati già fatti a tutto lo staff di Zingaretti, che oltre a essere il leader Pd è anche il presidente del Lazio
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Rossi Gianpiero 
Titolo: Intervista ad Attilio Fontana – «Sono misure a tutela dei cittadini Ma a Roma si sono mossi in ritardo»
Tema: Virus, l’intervista al governatore Fontana

“La bozza del Decreto del presidente del Consiglio sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, con misure più incisive che invitano i cittadini alla prudenza. Ma non posso non evidenziare che il testo è, a dir poco, pasticciato e necessita chiarimenti da parte del governo stesso per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno”. Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha atteso il testo del Decreto con le nuove misure di cautela contro il coronavirus nel suo ufficio a Palazzo Lombardia, dove di fatto vive da una decina di giorni in regime di autoisolamento. Per tutta la giornata si sono rincorse voci su pressioni lombarde per provvedimenti più energici – perché la velocità di diffusione dei contagi e la capacità di risposta del sistema sanitario impongono una prevenzione basata sulla riduzione dei contatti tra le persone – e un atteggiamento del governo più incline ad ammorbidire. «A Roma qualcuno non ha capito bene la situazione o quantomeno l’ha capita con un certo ritardo – commenta Fontana quando ancora non è arrivato il documento -. Noi abbiamo sempre cercato di rendere chiaro il quadro, con numeri, dati scientifici e proiezioni, ma non ci hanno creduto». Si riferisce al primi giorni dell’allarme? «Non soltanto. Nelle due domeniche in cui ci si è confrontati sulle misure da prendere, sono sempre stati necessari tanto tempo e tanta pazienza per far capire le ragioni di certe scelte». Però c’è un contatto costante, avete ricevuto visite di ministri… «Infatti, devo dire che ho trovato un interlocutore attento nel ministro della Salute Roberto Speranza, sempre disponibile all’ascolto, così come il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. E poi mi lasci ringraziare anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci ha sempre fatto sentire la sua vicinanza».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Ue, via ai fondi extra Ipoteca da 35 miliardi sulla manovra 2021 – Dalla Ue ok al deficit: margini ampi sul patto
Tema: Manovra 2021

«Qualsiasi spesa una tantum per fronteggiare l’epidemia sarebbe esclusa per definizione dal calcolo del saldo strutturale e non sarebbe presa in considerazione nella valutazione sul rispetto dello sforzo fiscale richiesto dalle regole in vigore». Nella sua risposta arrivata ieri mattina alla notifica italiana della decisione di aumentare il deficit di quest’anno per finanziare le misure anticrisi, la commissione europea sceglie un linguaggio particolarmente chiaro. E nel testo firmato dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario per l’Economia Paolo Gentiloni in risposta alla lettera del ministro dell’Economia Gualtieri va oltre il tema specifico dei 6,35 miliardi di disavanzo in più prospettati da Roma, per offrire un’indicazione generale. Il Governo ribadisce per ora che il Def di aprile manterrà l’obiettivo di disavanzo all’1,8% l’anno prossimo, per arrivare all’1,4% nel 2022. Ambizione che determina un’ipoteca da almeno 35 miliardi sui conti dell’anno prossimo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Via libera dell’Europa alle spese anti-virus: deficit al 2,5% nel 2020
Tema: Manovra 2021

È l’inevitabile conseguenza dell’emergenza. La Commissione europea dice sì senza obiezioni allo sforamento dei conti italiani per fermare il coronavirus. La risposta alla lettera del Tesoro italiano del vicepresidente Dombrovskis e del commissario all’Economia Gentiloni è chiarissima: le spese varate dal governo verranno conteggiate come una tantum ed «escluse dal calcolo del bilancio strutturale». Sembra passata un’eternità: un anno fa il governo Conte primo ingaggiò una durissima battaglia con Bruxelles per raggiungere il 2,4 per cento nel rapporto deficit-Pil e fu costretto alla marcia indietro, a 2,04. Ora, cambiati la maggioranza a Roma e i vertici della Commissione, le istituzioni europee prendono atto della decisione di raggiungere almeno il 2,5 per cento nel 2020. Dietro però non c’è nessuna ragione politica, solo la consapevolezza della gravità della situazione. Dombrovskis e Gentiloni fanno «sincere condoglianze alle vittime dell’epidemia» e prendono atto della decisione del governo «di rivedere i propri obiettivi fiscali» con 6,3 miliardi di euro che faranno salire il deficit dal 2,2 per cento al 2,5. Di fatto Bruxelles si prepara a misure ulteriori: «L’obiettivo potrebbe ancora cambiare, in particolare in merito all’impatto macroeconomico».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Sui conti del 2021 una ipoteca da almeno 35 miliardi
Tema: Manovra 2021

Nella risposta arrivata ieri al Mef la Commissione prefigura margini molto ampi per una eccezionalità fiscale nel 2020 dovuta all’emergenza coronavirus. Ma con la relazione sul deficit aggiuntivo che le Camere voteranno mercoledì il governo ribadisce almeno per ora che il Def di aprile manterrà l’obiettivo di riportare il disavanzo all’1,8% l’anno prossimo, per arrivare all’1,4 nel 2022. Tanta ambizione, forse inevitabile in questa fase per non mettere troppe variabili su un tavolo già affollato di incognite, determina però un’ipoteca da almeno 35 miliardi sui conti dell’anno prossimo. Al netto di una possibile recessione da coronavirus. E di eventuali nuove misure espansive per provare a ridare fiato all’economia. La cifra, prudenziale, è figlia delle cifre ufficiali della finanza pubblica tracciate proprio aVia XX Settembre. Con i 6,35 miliardi di disavanzo per finanziare le prossime misure anti-crisi, che Gualtieri dettaglierà martedì nel suo primo intervento parlamentare da quando è iniziata la crisi sanitaria, il saldo di quest’anno viene ritoccato fino ad arrivare al -2,5 per cento. Ipotizzando di chiudere l’anno davvero a questo livello, mettendo da parte il rischio di un peggioramento ulteriore dei conti pubblici per l’effetto recessione, centrare l’obiettivo 2021 impone una correzione da 5,6 miliardi in più rispetto a quella prevista fin qui.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Spini Francesco 
Titolo: La Lombardia soffre ma non crolla L’80% del Pil è generato dai servizi
Tema: Coronavirus, l’impatto sull’economia

Ora che la Lombardia è isolata, che il motore dell’economia italiano sarà in «zona rossa» per decreto, che cosa succederà? «In questo momento è estremamente difficile fare delle stime – ragiona a caldo Andrea Giuricin, economista dell’Università di Milano Bicocca-. Fino a qualche giorno fa ragionavo di un possibile calo del 5%, ma ora l’impatto potrebbe essere anche maggiore». Altri esperti sono più ottimisti anche se non sarà certo lo zerovirgola di cui si parlava fino a qualche giorno fa: se andrà bene si perderà l’1-1,5%, dice un altro economista. Molto dipenderà da come verrà applicato questo decreto che farà della Lombardia, di zone importanti del Veneto, dell’Emilia Romagna e di due province del Piemonte una zona rossa «anche se a leggerlo sembra più una zona arancione», nota Giuricin. Il problema è che «non parliamo di Wuhan, che pur popolosa rappresenta il 5% dell’economia cinese». Il dato chiave è proprio questo: la Lombardia, da sola, vale qualcosa come il 22%del Pil italiano. Se aggiungiamo le altre zone interessate dal decreto un terzo dell’economia italiana è oggi sotto scacco. Ma tornando alla regione motore d’Italia, sarebbe sbagliato pensare che il suo contributo venga a mancare tutto d’un tratto. L’80% del Pil lombardo, per dire, è composto da servizi e, pur con una contrazione nel commercio e ancor più spiccata nei trasporti, nei viaggi e nel turismo, rallenterà ma non si fermerà.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: L’Abi estende la moratoria sui prestiti – Abi e imprese, moratoria di un anno alle Pmi
Tema: Emergenza coronavirus, le misure per le imprese

L’economia italiana minaccia di essere un paziente gravemente ammalato molto più pericoloso del coronavirus. Le misure di contenimento del Covid19 tolgono ossigeno alle imprese così come il virus ingenera insuffidenza respiratoria nei malati più indifesi. Consapevoli dei rischi Abi, Alleanza delle Cooperative, Cia Agricoltori Italiani, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedílizia, Confetra, ConfimiIndustria, Confindustria e Rete Imprese Italia hanno deciso di ampliare la portata delle misure già previste dall’accordo del novembre 2018 sulla possibilità di sospendere le rate dei finanziamenti. Il risultato è l’intesa raggiunta ieri mattina e contenuta in un Addendum all’accordo per il credito 2019. Con essa viene estesa ai prestiti al 31 gennaio 2020 la possibilità di chiedere la sospensione o l’allungamento. La moratoria è riferita ai finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese danneggiate dall’emergenza coronavirus. La sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti può essere chiesta fino a un anno. Essa è applicabile ai finanziamenti a medio lungo termine, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie e alle operazioni di leasing. In questo secondo caso, la sospensione riguarda la quota capitale implicita dei canoni di leasing. Per le operazioni di allungamento, è invece previsto che l’estensione della durata del finanziamento può arrivare fino allo 100% della durata residua dell’ammortamento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: Abi-imprese, estese le moratorie sui prestiti
Tema: Emergenza coronavirus, le misure per le imprese

Il mondo bancario si schiera con le imprese per evitare una crisi di liquidità per le aziende bloccate per l’emergenza coronavirus. Ieri l’Abi ha esteso l’ambito della moratoria sui prestiti: la possibilità di chiedere la sospensione di interessi e restituzione del capitale, fino a un anno, o l’allungamento del prestito stesso fino al 100% della durata residua è estesa anche a quelli accesi fino al 31 gennaio 2020. La moratoria è riferita al finanziamenti alle imprese danneggiate per il Covid-19, specifica l’associazione presieduta da Antonio Patuelli, che ha raggiunto l’accordo con Alleanza cooperative italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop) Cia, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confimi, Confindustria e Rete imprese Italia. Unicredit ha alzato a 530 milioni il plafond per gli anticipi ai fornitori di Esselunga. Ma banche e imprese chiedono al governo anche il potenziamento dei fondi di garanzia per le Pmi e «misure aggiuntive per agevolare l’accesso al credito». E’ un tema che il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha sollevato ieri: oltre a donare 100 milioni per ospedali e cure, Intesa Sanpaolo avvia un plafond di 5 miliardi per le imprese in difficoltà, ma per quelle non finanziabili serve una garanzia dello Stato.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Franceschi Andrea – Longo Morya 
Titolo: Borse alla prova del crush test – Quanto può durare? Le Borse testano il punto di rottura
Tema: Borse

Dall’inizio della crisi del Coronavirus, in dieci sedute, i listini mondiali hanno perso circa diecimila miliardi di capitalizzazione. La sola Piazza Affari ha bruciato 95 miliardi di valore nelle due settimane di tempesta sui mercati. Se da un lato fa ben sperare il fatto che la Borsa di Shanghai abbia già recuperato tutto il terreno perso a causa del coronavirus (perché significa che basta la stabilizzazione dell’epidemia per far calmare i mercati), dall’altro bisogna domandarsi quanto possa durare l’emergenza su tutti gli altri listini del mondo prima che superino il “punto di non ritorno”. Per capirci: quanto tempo può durare a Wall Street o sulle Borse europee la super-volatilità, prima che scattino tutti quei meccanismi in grado di far davvero crollare il castello di carte della finanza? Il problema più urgente è più sui fondi, dato ormai sono loro i grandi finanziatori (attraverso il mercato obbligazionario o dei “leveraged loans”) delle imprese. Soprattutto negli Usa. Il rischio, che potrebbe rivelarsi letale, per fondi ed Etf non è tanto dato dai possibili default dei bond che hanno comprato. ll rischio maggiore, perché può colpire in maniera fulminante, deriva dallo “sfasamento” della liquidità: da un lato fondi ed Etf garantiscono ai clienti di poter disinvestire in qualunque momento, ma dall’altro investono i soldi in mercati illiquidi (dove è difficile monetizzare). Il paradosso è che nell’era dell’abbondante liquidità, molti mercati per vari motivi sono illiquidi. Questo significa che è difficile vendere titoli, perché – per vari motivi regolamentari – non c’è più nessuno che garantisca la liquidabilità. Questo è un problema soprattutto per chi investe in mercati di “nicchia”
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzè Rita 
Titolo: Confindustria, Pasini si ritira Corsa a due Bonomi-Mattioli
Tema: Presidenza di Confindustria, voti e allenze

Cambio di passo nella corsa per la presidenza di Confindustria. Esce dalla partita Giuseppe Pasini, presidente degli industriali di Brescia. I nomi in campo per la prima poltrona di viale dell’Astronomia restano due: Carlo Bonomi, numero uno di Assolombarda, e Licia Mattioli, nella squadra del presidente in uscita Vincenzo Boccia con il ruolo di vice per l’internazionalizzazione. I saggi di Confindustria hanno già ammesso Bonomi al voto del consiglio generale del 26 marzo. Ma anche Mattioli dovrebbe avere già dalla sua il 20% dei voti assembleari necessari al via libera. Confindustria sta facendo di tutto perché la variabile Coronavirus non ritardi il voto. Il 26 marzo il consiglio generale (180 aventi diritto) dovrebbe riunirsi nell’auditorium da 600 posti proprio per garantire il metro minimo di distanza imposto dalle nuove ordinanze. Altre soluzioni sarebbero considerate in caso di allargamento delle zone rosse. Certo è che il nuovo presidente di Confindustria sarà un piccolo imprenditore del Nord Ovest. Mattioli guida l’impresa di famiglia nella gioielleria, 70 milioni di fatturato, mentre Bonomi opera nel biomedicale con una realtà da 15 milioni di euro di giro d’affari. Sull’esito del voto peserà ora l’orientamento di Pasini. Che però ieri non ha dichiarato a chi andrà il suo supporto.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: Il super tuesday e l’interesse europeo
Tema: Elezioni USA

Martedì scorso è stato un giorno decisivo per la politica americana. Le primarie del Partito democratico hanno portato alla luce due strategie politiche alternative (con i loro candidati, Bernie Sanders e Joe Biden) per competere con il partito repubblicano di Donald Trump. Quale delle strategie in campo è più congeniale con gli interessi europei? Il partito repubblicano di Trump rappresenta il primo organico tentativo di perseguire una strategia nazionalista con un forte carattere populista. Questa strategia si è sostanziata nella de-regolamentazione dei mercati finanziari e nella de-tassazione dei redditi. Ciò ha creato un clima favorevole al business, con la crescita dei corsi azionari e con l’incremento dell’occupazione. Tuttavia, questo approccio economico ha generato conseguenze negative di non poco conto, in particolare una crescita notevole della diseguaglianza economica. L’approccio de-regolativo è stato perseguito anche sul piano internazionale, con la messa in discussione delle regole del sistema multilaterale (a cominciare da quelle del commercio mondiale) e la spinta a negoziazioni commerciali bilaterali. Tale nazionalismo economico e politico ha inevitabilmente indebolito il rapporto transatlantico. Solamente la superficialità culturale potrebbe far gioire qualche leader sovranista europeo, se Trump venisse eletto per un secondo mandato. In quel caso, l’Europa sarebbe ancora più sola nell’affrontare le sfide che ha di fronte. Bernie Sanders propone l’opposto di Donald Trump in termini di politiche pubbliche, dando una risposta radicale alla diseguaglianza economica accentuata dalle politiche del presidente. Le proposte che avanza non sono radicali in sé, ma lo sono in relazione al contesto in cui vengono avanzate. È nello spazio tra i due populismi che si è inserito Joe Biden, nel tentativo di aggregare un’area di elettorato moderato ed internazionalista. Comunque sia, una presidenza Biden sarebbe congeniale con gli interessi economici e strategici dell’Europa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gaggi Massimo 
Titolo: Ritardi e bugie (di Trump) Così gli americani si scoprono impreparati
Tema: Coronavirus – Usa

Trump continua a sostenere che, grazie ai tempestivi interventi della sua Amministrazione, dei 100 mila casi di coronavirus scoperti al mondo solo poco più di trecento sono negli Usa. La sua tendenza a minimizzare, travisare i fatti o a fornire addirittura dati non veri non è una novità, ma stavolta il presidente si è superato: è provato, al di là di ogni possibile dubbio, che i bassi numeri registrati sono figli di incredibili ritardi e di totale impreparazione davanti alla crisi, non di una reazione tempestiva. Non solo la Casa Bianca ha sottovalutato la crisi, trattando con sarcasmo chi lanciava allarmi, ma le strutture sanitarie del Paese più avanzato del mondo fino a due giorni fa avevano fatto un numero ridicolo di test: meno di duemila su 331 milioni di abitanti. Nulla rispetto ai 160 mila tamponi della Corea del Sud e alle decine di migliaia di controlli dell’Italia. In alcuni Stati importanti come Ohio e Texas fino all’altro ieri non era stato fatto nemmeno un test. A Seattle, nello Stato di Washington, l’epicentro del contagio negli Usa, il personale sanitario racconta su Facebook della furia di malati che, respinti per mancanza di tamponi, protestano e arrivano a sputare per terra le loro secrezioni. A New York, dove è arrivato qualche kit in più, i casi sono schizzati in due giorni da 11 a 76 e ieri il governatore Andrew Cuomo ha dichiarato lo stato d’emergenza: si aspetta una moltiplicazione dei casi quando arriveranno i nuovi tamponi, invocati da giorni invano anche dal sindaco Bill de Blasio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Crolla l’albergo della quarantena Settanta in trappola, decine di morti
Tema: Coronavirus – Cina

Le sette di sera a Quanzhou, nella provincia sudorientale del Fujian. Il silenzio è rotto da un boato, provocato dal crollo di un palazzo di cinque piani. Un albergo si è accartocciato travolgendo e intrappolando circa 70 persone. Era un hotel che i residenti di Quanzhou evitavano: perché il Xinjia Express era stato convertito in posto di osservazione medica per persone entrate in stretto contatto con pazienti di coronavirus. Di fronte all’emergenza in Cina sono state requisite strutture pubbliche e private, per adibirle a ospedali e centri di quarantena. Lo Xinjia Express era uno dei due alberghi di Quanzhou usati per tenere in isolamento sotto sorveglianza potenziali infetti. E per alcuni di loro si è trasformato in una tomba di cemento. Verso le dieci di sera le squadre di soccorso hanno comunicato di aver estratto quarantatré sopravvissuti, ma «ci sono decine di persone intrappolate», ha riferito la tv nel notiziario della notte. I dati ufficiali confermano intanto l’efficacia delle misure di prevenzione: entro aprile il ritorno alla «vita normale». In tutta la Cina sono stati comunicati 143 nuovi infetti, 126 dei quali a Wuhan.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ribaudo Alessio – Serafini Marta 
Titolo: Dal Salvador alla Micronesia frontiere chiuse per gli italiani
Tema: Emergenza coronavirus

Ormai è più veloce contare quail sono gli Stati che fanno entrare gli italiani senza alcun tipo di restrizioni che il contrario. II colpo d’occhio è chiaro: i Paesi dove potremmo ancora – teoricamente – viaggiare sono rimasti davvero pochi. Tra questi, a esempio, il Belgio, l’Olanda, la Francia. Ma anche il Guatemala, il Pakistan o il Ruanda. Per il resto, l’elenco dei governi che hanno deciso di vietarci l’ingresso si allunga di ora in ora, in parallelo al crescere del numero dei contagi. Alcune compagnie aeree hanno sospeso i voli in arrivo e in partenza dall’Italia. Tra queste, American Airlines che dal primo marzo ha cancellato tutti i voli di collegamento con Milano fino al 24 aprile. E bloccati sono anche i collegamenti charter per Capo Verde o quelli diretti su Mombasa da Verona e Milano. Di volta in volta le misure cambiano. Per esempio, ultime in ordine di tempo, le Maldive che bloccano del tutto gli italiani andandosi ad aggiungere a Giordania, Libano, Arabia Saudita, Bahrain, Oman, El Salvador, Mauritius, Turkmenistan, Mongolia, Iraq, Giamaica, Trinidad, Antigua, Kuwait, Madagascar, Angola, Nauru, Isole Salomone, Isole Marshall, Isole Figi e Seychelles. In particolare, l’Arabia Saudita ha chiuso anche al fedeli musulmani provenienti dal nostro Paese che vogliono compiere il pellegrinaggio alla Mecca. Cè chi poi impone quarantene preventive all’arrivo per chi proviene dagli Stati più a rischio (tra cul l’Italia) come Taiwan, Sri Lanka, Eritrea, Ciad, Tagikistan, Kazakistan, Kirghizistan, Zambia, Vietnam, Panama, Grenada e Saint Lucia. O chi – come la Gran Bretagna – chiede a al viaggiatori provenienti dalle zone rosse di isolarsi in casa e contattare il servizio sanitario anche in mancanza di sintomi.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Alberoni Francesco 
Titolo: L’articolo della domenica – La pandemia è l’ultimo atto della globalizzazione
Tema: Emergenza coronavirus

La diffusione del virus ha dato a tutti la percezione che apparteniamo ad unica specie, la specie umana e che il virus ha preso di mira proprio noi. Ci ha preso le misure e ci può colpire in Cina, come in Europa, in Russia come su Marte. Abbiamo capito di essere un’unica tribù impiantata sulla terra e che può farsi del bene come del male. La pandemia è l’ultimo atto del processo di globalizzazione quando, con la caduta de muro di Berlino e l’ingresso della Cina, si è formato un mercato mondiale in cui tutti sono in concorrenza con tutti. Internet ha poi unificato il mondo sul piano della comunicazione. I primi tempi coloro che si sono trovati fra le mani questo strumento erano felici ed entusiasti: potevi parlare con tutti, vedere tutti, stabilire relazioni con tutti, fare affari con tutti, non c’erano più nemici ma solo amici, soci, potenziali amanti. Poi si è capito che comandavano delle grandi potenze politiche come gli Usa, la Russia, la Cina e l’India, economiche come Amazon, Facebook e Google. Nel frattempo si capiva anche che il sistema diventava sempre più disordinato. Ma oltre un certo grado di disordine succede sempre una crisi che distrugge e costringe a ricostruire. E la crisi è avvenuta dove nessuno la aspettava, come pandemia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Il premier si arrende “Il Paese è in bancarotta”
Tema: Libano

Il Libano è in bancarotta e non potrà ripagare l’enorme debito pubblico accumulato. La notizia era nell’aria da settimane ed è stata confermata ieri dal nuovo primo ministro Hassan Diab, in un discorso televisivo alla nazione. È la crisi più grave dal 1990, quando dopo 15 anni di guerra civile e 100 mila morti, il Paese dei Cedri era in macerie. Questa volta a crollare è stata l’economia basata sulla finanza, che pure aveva permesso il boom negli Anni Sessanta, e di nuovo nei Novanta, quando la ricostruzione, l’afflusso di capitali attirati dal segreto bancario, una flat tax al 19 per cento, e una rete di istituti di livello mondiale, avevano permesso la rinascita. Il modello ha funzionato bene per anni, anche grazie al tasso fisso con il dollaro, a 1507 per un biglietto verde, ma ha cominciato a scricchiolare con la crisi mondiale e la guerra in Siria, che hanno avuto un impatto pesante. Alla fine il Libano è rimasto impiccato a un cambio non più sostenibile, tanto al mercato nero il dollaro è arrivato 2600 lire, e un deficit pubblico cronico, oltre il 10 per cento, che ha creato un debito pubblico valutato ormai nel 170 per cento del Pil.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Erdogan ora blocca i migranti in mare (in vista del vertice con gli europei)
Tema: Turchia

Non sono soltanto il freddo intenso, il vento teso e le onde alte nell’Egeo orientale la causa della mancanza di gommoni di migranti dalla Turchia verso le isole greche nelle ultime ore. Da ieri infatti Ankara cambia politica. Stop alle partenze. Nonostante continui il braccio di ferro sul confine di terra greco-turco, sul mare è un’altra storia. «Considerate le direttive del nostro presidente, Recep Tayyip Erdogan, ai migranti verrà proibito di attraversare l’Egeo», comunica la Guardia costiera turca. Solo due giorni fa le sue navi veloci avevano sfidato quelle greche in pericolose gimcane per facilitare l’arrivo dei gommoni. La mossa sembra voler oliare i preparativi della visita di Erdogan prevista a Bruxelles per domani; preparata dalla lunga telefonata con Angela Merkel venerdì sera. Non è ancora chiaro il calendario. Ma si tratta del primo dialogo diretto tra Erdogan e i leader europei dallo scoppio della nuova crisi in tema migranti il 28 febbraio. Allora infatti Erdogan proclamava in modo unilaterale non più valido l’accordo dei 2016, per cui l’Europa s’impegnava a pagare sei miliardi di euro in cambio dell’impegno turco a trattenere I migranti all’interno dei confini. Da tempo Bruxelles rilancia offrendo un altro miliardo. Ma Erdogan rifiuta. La situazione è comunque migliorata dopo l’intesa raggiunta tre giorni fa da Erdogan e Putin per il cessate il fuoco nella regione siriana di Idlib, che dovrebbe frenare l’arrivo di un altro milione di profughi dalla Siria alla Turchia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mensurati Marco 
Titolo: Anche i neo-nazi d’Europa per respingere i profughi
Tema: Turchia

E dopo Alba Dorata, a sostenere lo «scudo d’Europa» (citazione di Ursula von der Leyen), arrivano i gruppi dell’estrema destra di Germania, Austria, Ungheria e Italia. La mobilitazione è partita due giorni fa, non appena il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato di aver inviato alla frontiera con Atene, sul fiume Evros, mille uomini delle forze speciali. Nel giro di poche ore dalla Germania e dall’Austria decine di militanti di Movimento identitario (Identitäre Bewegung) si sono messi in marcia alla volta di Kastanies, dove da giorni sono in corso schermaglie tra i due eserciti, per dare una mano ai greci. Ieri la tv di stato di Ankara ha annunciato che «lunedì il presidente sarà a Bruxelles», pur senza chiarire quali incontri abbia in programma. Più o meno nelle stesse ore, Erdogan ha ordinato alla marina turca di non lasciare più partire i barconi verso il Mare Egeo. La motivazione ufficiale, «è troppo pericoloso», ha fatto sorridere quasi tutti gli analisti, i quali, invece, nella mossa di Erdogan hanno potuto leggere senza troppa fatica l’inizio della seconda fase della strategia turca: quella dell’allentamento della pressione creata nella prima fase. Poi, scommettono, a fine marzo arriverà la terza fase: la riscossione
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  M.Fa. 
Titolo: Zaki prigioniero, altri 15 giorni nel penitenziario dello Scorpione
Tema: Egitto

Altri quindici giorni rinchiuso: Patrick George Zaki, l’attivista e studente egiziano dell’università di Bologna arrestato lo scorso 7 febbraio mentre tornava in patria per una breve vacanza in famiglia, deve restare in carcere. La decisione è stata comunicata ieri dall’Alta corte del Cairo per la sicurezza dello Stato: udienza a porte chiuse a cui hanno partecipato il giovane prigioniero, i suoi legali e anche i rappresentanti delle ambasciate d’Italia, Usa, Svizzera e della Delegazione della Ue. I giudici hanno respinto la richiesta di rilascio avanzata dalla difesa. Si allunga così a 45 giorni complessivi la custodia preventiva co,minata al ventisettenne egiziano che nei giorni scorsi è stato trasferito dal carcere di Mansoura alla prigione di Tora al Calm. Zaki era stato fermato all’aeroporto della capitale, interrogato illegalmente e percosso per ore, sulla base di un mandato d’arresto spiccato per cinque capi d’accusa, tra cui «diffusione di notizie false», «incitamento alla protesta» e «istigazione alla violenza e ai crimini terroristici» durante le proteste del 20 settembre scorso contro il presidente Abdel Fatah al Sisi che hanno visto centinaia di arresti.
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