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SINTESI IN PRIMO PIANO – 9 aprile 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Draghi: per ripartire vaccinare gli anziani
– Tensioni tra Italia e Turchia
– La Spagna si offre per Autostrade
– Smartworking prorogato; sblocco dei licenziamenti a giugno

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: «Basta furbi, vaccini agli anziani» – «Voglio riaprire, ma in sicurezza Ad aprile vaccini a tutti gli 80enni»
Tema: Draghi: per ripartire vaccinare gli anziani

Un appello, e anche un rimprovero, a tutti, cittadini, Regioni, enti locali, categorie professionali: «Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani o ragazzi, gli psicologi di 35 anni. Smettetela di vaccinare chi non è fragile, mi chiedo con che coscienza la gente salta la lista, magari pensando vabbè, sapendo che si lasciano esposte a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili? La responsabilità di questa sfida è di tutti, non si possono allargare le platee a dismisura, ci sarà una direttiva del Commissario straordinario in questo senso». Poi la promessa, la rassicurazione. Le riaperture degli esercizi commerciali, quanto prima, nel breve periodo: «Parliamo di settimane, di un obiettivo che è a portata di mano, si riapre quando si riusciranno a vaccinare le categorie fragili, gli over 80 e gli over 75 e non ho dubbi che ci riusciremo. E’ venuto il momento di prendere decisioni sulle fasce di età per le vaccinazioni. «Qusto è al centro delle riaperture. Se riduciamo il rischio di morte nelle classi più esposte al rischio è chiaro che si riapre con più tranquillità». Mario Draghi convoca a sorpresa una conferenza stampa, ha voglia di rassicurare gli italiani, di rispondere ai tanti interrogativi di questi giorni. Continua a diffondere fiducia nonostante gli intoppi della campagna vaccinale: «Ho chiamato il generale Figliuolo, l’obiettivo di 500mila vaccini al giorno resta confermato, la disponibilità di vaccini non è calata, si lavora a spron battuto, i numeri sono come prima di Pasqua. si sta risalendo secondo il trend previsto. Non ho dubbio sul fatto che gli obiettivi che ci siamo posti vengano raggiunti».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: “Vaccini agli anziani, poi si riapre” – Draghi e la sfida vaccini “Priorità agli anziani ma basta saltare la fila”
Tema: Draghi: per ripartire vaccinare gli anziani

Vuole rassicurare il Paese, nonostante i ritardi nella campagna di vaccinazione e lo scetticismo su AstraZeneca. Mario Draghi incontra la stampa. Critica duramente chi salta la fila per una dose. Chiede di concentrarsi sulla copertura degli over 75. E parla anche di Recovery, Libia, riaperture. «Saranno più facili dove avremo immunizzato i più fragili». È il passaggio più duro. «Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che espone a rischio concreto di morte persone over 75 o fragili?». Ripete il concetto tre volte. «Forse pensano: “Tanto, vabbe.. “. E invece è un fatto pieno di responsabilità». Se la prende con chi non ha coscienza, ma evita di confliggere con chi consente le disparità. «Non esistono Regioni o Stato: esistiamo “noi”. C’è un clima di collaborazione». Draghi conferma che entro fine aprile saranno inoculate 500 mila dosi al giorno. «Sapevo che me l o avreste chiesto, ho chiamato Figliuolo: sì, confermo l’impegno».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Foschini Giuliano – Tonacci Fabio 
Titolo: Il premier telefona al capo di Moderna per forniture extra
Tema: Vaccini

L’Italia potrebbe a breve siglare un contratto con Moderna per avere dosi extra di vaccino rispetto a quelle già previste. Nel corso delle sue interlocuzioni telefoniche con i dirigenti delle case farmaceutiche produttrici, infatti, il premier Mario Draghi ha sondato la possibilità di una fornitura aggiuntiva per il nostro Paese con la casa farmaceutiche statunitense. Sinora l’azienda ci ha consegnato un milione e 320mila dosi nel primo trimestre, in base all’accordo stipulato nel novembre scorso con la Commissione Europea (160 milioni di antidoti per gli Stati membri) e rispettando il cronoprogramma previsto dal Piano Figliuolo. La scorsa settimana la struttura commissariale ha ricevuto circa 500 mila dosi, altrettante sono attese a metà aprile. La presidente Ursula von der Leyen ha approvato un secondo contratto, a febbraio, per opzionare l’acquisto di altri 300 milioni di dosi nel 2021 e 2022. Il vaccino di Moderna è del tipo rna-messaggero, come quello di Pflzer-BionTech. In Italia è somministrato agli over 80 e alla categoria delle persone fragilissime ma, dopo le limitazioni imposte ad AstraZeneca, sarebbe importantissimo per coprire la fascia di popolazione di età inferiore ai 60 anni. L’iniziativa di Draghi si muove fuori dal solco della contrattazione collettiva. La trattativa con Moderna viene mantenuta nel riserbo più totale, ma, stando a quanto risulta a Repubblica, l’azienda americana sta valutando di accettare la proposta italiana. Che, in caso di esito positivo, non infrangerebbe il fronte comune europeo dell’approvvigionamento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: L’Italia si muove verso l’arancione Ristoranti, le regole per ripartire
Tema: Italia verso l’arancione

L’Italia in arancione con qualche punta di rosso. Se i dati della vigilia saranno confermati nel monitoraggio che arriva oggi, solo Campania, Valle d’Aosta e Puglia rimangono nella fascia di rischio più alta. Tutte le altre Regioni scendono nella zona arancione dove riaprono negozi, parrucchieri, centri estetici e gli spostamenti sono liberi all’interno del Comune. In realtà molte aree hanno numeri da fascia gialla e questo consente di ipotizzare la riapertura, sia pur limitata, dei ristoranti dopo il 20, al massimo a fine mese. Rimane altissimo il numero delle vittime, 487, ma comincia a scendere quello dei nuovi contagiati 17.221 e il tasso di positività è a 4,7. Attualmente sono in zona rossa Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta. Ma le chiusure delle ultime settimane hanno evidentemente funzionato e per la maggior parte oggi potrebbe arrivare l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che entrerà in vigore lunedì 12 aprile. Tornano in arancione la Lombardia, ma anche l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia. Sperano Piemonte e Toscana, ma dipenderà dalla situazione delle strutture sanitarie.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Il commento – Il distacco dal Conte 2 – La fase due del premier: riaprire Ora la discontinuità con Conte
Tema: Discontinuità Draghi-Conte

Il cambio di rotta è tracciato. Dopo 55 giorni di attività si apre la “fase 2” del governo Draghi. Per la prima volta prende forma la discontinuità più concreta rispetto all’esecutivo precedente, al Conte2. La parola «riaperture» assume un peso specifico superiore al suo contrario: «chiusure». La primavera, del resto, sta diventando un vero e proprio stress test per la compagine dell’ex presidente della Bce. Che intende affrontare con tre mosse. Le «riaperture», appunto, un nuovo decreto sostegni mirato sulle piccole imprese e la definizione finale del Recovery Plan. L’obiettivo è arrivare a giugno in un contesto nazionale rinnovato e senza conflitti sociali. Del resto sulle misure anti-covid, la scelta è maturata nelle ultime due settimane. Già in occasione dell’approvazione del recente decreto anti-contagi, il presidente del consiglio è stato infatti accompagnato dal dubbio sull’opportunit&a grave; di cancellare fino al 30 aprile le cosidette “fasce gialle”. Ossia un regime di controllo del virus molto più blando: con i ristoranti – ad esempio – aperti al pubblico a pranzo. Adesso quei dubbi sono riemersi con decisione. E hanno spinto il premier a cambiare la prospettiva seguita in questo periodo iniziale di vita governativa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: Rousseau-M5S, rottura a un passo «Saldate il debito entro il 22 aprile»
Tema: M5S

A un passo dalla scissione. E con una deadline fissata: il 22 aprile. La guerra tra M5S e Rousseau si arricchisce di nuovi capitoli e spinge su posizioni sempre più distanti il partito e la piattaforma. A rompere gli indugi è l’associazione gestita da Davide Casaleggio, che con un post (pare dopo aver avvisato Beppe Grillo dell’uscita) riepiloga le ultime vicende e lancia un ultimatum, fissando una data limite per il saldo dei 450 mila euro che reclama. L’associazione attacca (senza citarlo) Vito Crimi: «Da quel giorno, di quasi 15 mesi fa, il percorso del Movimento è stato caratterizzato da decisioni continuamente rimandate (come il voto del capo politico previsto da Statuto), da decisioni prese e mai attuate (come quelle degli iscritti agli Stati Generali), da decisioni impedite (come quelle dei Probiviri di sanzionare i morosi), ma anche da decisioni negate (come il diniego di attivare un accordo con Rousseau)». La mossa inizialmente sembra destina ta a smuovere dall’immobilismo Giuseppe Conte. «Oggi personalità importanti stanno decidendo se iscriversi o meno al Movimento per dare il proprio contributo — si legge nel post — . Ci auguriamo che chiunque in futuro verrà scelto per guidare il Movimento saprà rappresentare a pieno il rispetto delle regole e degli impegni presi». Poi però arriva l’affondo di Enrica Sabatini, socia di Rousseau: «Conte ha dichiarato di non essere iscritto al Movimento e non riveste, ad oggi, un ruolo riconosciuto dallo Statuto per il quale possa avanzare o sottoscrivere proposte di accordo con Rousseau a nome del Movimento», dice all’Adnkronos. Parole che surriscaldano ancora di più gli animi. E anziché aiutare «a ricomporre la’ frattura» e a «spezzare i tentennamenti» — come dicono nel M5S – «gettano altra benzina sul fuoco».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: Nuova lite sul Copasir Salvini a Meloni: poltrone? Le lascio a chi le vuole
Tema: Copasir

Quando i cronisti gli domandano della lettera che dalle colonne del Corriere della Sera gli ha indirizzato Giorgia Meloni sull’affaire Copasir, Matteo Salvini dissimula: «Io mi occupo di riaperture». Eppure Meloni gli ha fatto notare che non è il caso di dividersi. Di più: la presidenza del Comitato di controllo sui servizi è una questione che «riguarda le istituzioni e il rispetto della dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione». Spetterebbe dunque all’unica forca di opposizione, ovvero a FdI. E allora Salvini prova a recitare la parte di chi vola alto ed è concentrato più sulla ripartenza del Paese che sulle beghe di coalizione: «Se c’è qualcuno interessato a qualche poltrona o a qualche nomina, le lasciamo con estrema tranquillità» allarga le braccia. Salvo poi aggiungere: «Apprezzo le parole del presidente Volpi, che pur di uscire dallo stallo dice di azzerare tutto e visto che tutto mi interessa tranne che le poltrone piuttosto che bloccare tutto, per litigi e appetiti, meglio che si dimettano tutti». A sera dagli studi di Porta a Porta la leader di Fratelli d’Italia replica all’alleato: «Ho letto positivamente le parole di Matteo. Ci ho visto, nonostante una vena “micropolemica” un passo in avanti, perché Salvini dice “stasera siamo pronti a fare un passo indietro”, “se qualcuno ritiene che quello spazio debba essere occupato dall’opposizione noi siamo pronti a dimetterci” ed è quello che mi aspetto. A questo punto, o la maggioranza è in grado di risolvere il problema, o l’unico che lo può risolvere è Matteo Salvini, e io confido che alla fine lo risolva lui». In sostanza Meloni rimanda la palla dall’altra parte del campo, a quella maggioranza eterogenea che nel pomeriggio si è ritrovata a Palazzo San Macuto per la riunione dell’organismo di bicamerale di Controllo sui servizi segreti, convocato dopo lunghi settanta giorni dal presidente leghista Raffaele Volpi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  La Mattina Amedeo 
Titolo: Copasir, la Lega tenta la mossa del cavallo Volpi: azzeriamo tutto
Tema: Copasir

La battaglia sulla presidenza del Copasir continua a infiammare il centrodestra. Il Pd e i 5 Stelle chiedono di trasformare un luogo così sensibile e delicato in «una palestra di esercizi muscolari interni ad una coalizione politica». Ma lo stallo rimane. Il presidente leghista Raffaele Volpi non si dimette per fare posto ad Adolfo Urso, il vicepresidente e unico rappresentante dell’opposizione. Lo scontro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è sempre più duro. Il capo leghista avalla la mossa del cavallo di Volpi che ha proposto le dimissioni di tutti i componenti e la nomina di 5 nuovi esponenti della maggioranza e 5 dell’opposizione (come prescrive la legge) per eleggere il nuovo presidente. Una mossa per neutralizzare FdI: Dem e grillini infatti non intendono dimettersi ed è impossibile che l’attuale opposizione possa esprimere 5 nuovi componenti del Copasir (FdI è l’unico gruppo parlamentare che non ha votato la fiducia a Draghi). &l aquo;Pur di uscire dallo stallo – dice Salvini – si azzeri tutto. Non mi interessano le poltrone: piuttosto che bloccare tutto per litigi e appetiti, meglio che si dimettano tutti». Meloni non ci sta a passare per quella che cerca poltrone. «Se Salvini riconosce che il governo Draghi è un fallimento – afferma la leader di FdI – può tornare all’opposizione con noi e allora Volpi può rimanere al suo posto». Non ha gradito la «micropolemica» sulle poltrone: «Se le avessivolute sarei entrato nel governo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tonacci Fabio – Ziniti Alessandro 
Titolo: Ong, l’indagine è un caso le carte che imbarazzano la Polizia e il Viminale
Tema: Ong

Le anomalie dell’inchiesta di Trapani che accusa Medici Senza Frontiere, Save The Children e Jugend Rettet non si esauriscono con la trascrizione delle intercettazioni dei giornalisti. Né con l’insolita durata dell’indagine (4 anni), passata tra le mani di tre procuratori diversi e che ha attraversato quattro governi. C’è qualcosa di più, e di altro. Lo si deduce dalle 653 pagine dell’informativa finale consegnata alle pm Sardoni e Mucaria il 10 giugno scorso, che ipotizza reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso, omessa denuncia. Un documento corredato di atti, foto, email, telefonate, ma anche di valutazioni sugli attivisti della solidarietà che, al di là degli specifici addebiti, appaiono capziose, improprie e intrise di ideologia. Come il passaggio in cui si dà per assodata l’esistenza del pull factor, il fattore di attrazione su trafficanti e migranti costituito dalla mera presenza in acqua delle navi umanitarie, sme ntito dalle statistiche sui flussi. Come l’equiparare i volontari ai trafficanti libici, perché «entrambi considerano i migranti una merce preziosa e non naufraghi da salvare». Come, ancora, chiedere a quattro annidi distanza misure cautelare e interdittive nei confronti delle Ong. Se fossero state prese in considerazione dai pm (e non lo sono state), avrebbero costretto Save The Children e Msf a interrompere la loro attività.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Smart working verso la proroga A giugno sblocco dei licenziamenti – Smart working in deroga, il Governo lavora alla proroga
Tema: Smartworking prorogato

«In tre settimane dovrò convocare una settantina di lavoratori in smart working, far sottoscrivere altrettanti accordi individuali, e poi procedere con le comunicazioni al ministero del Lavoro, perché da maggio rischia di cambiare la normativa, con il ritorno alle regole ordinarie sul lavoro agile. Siamo in una fase di incertezza ed emergenza; un ulteriore appesantimento burocratico, in questo momento, vorremmo proprio evitarlo». Siamo in una Pmi del Nord-Est, settore meccanico, e si respira forte la preoccupazione per la fine del regime emergenziale, attualmente fissato al 30 aprile, il cui effetto, sullo smart working, è l’esaurirsi delle regole semplificate (oggi per attivare il lavoro agile è sufficiente un atto unilaterale dell’impresa) che lasceranno il posto alla legge 81 del 2017 (che prevede, come noto, l’ accordo individuale). Il tema è delicato, soprattutto per i numeri in gioco. Secondo le stime dell’Osservatorio del Politecn ico di Milano e di Randstad Research, nei prossimi mesi il lavoro agile interesserà una platea tra i 3 e 5 milioni di lavoratori, confermandosi uno strumento, che piace alle persone, e che ha saputo, durante la fase acuta della pandemia, coniugare produttività, sicurezza e conciliazione vita-lavoro.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Stringa Giovanni 
Titolo: Giorgetti: un fondo per le aziende in crisi Aiuti di Stato, troppi vincoli Ue
Tema: Fondi Ue e aiuti di stato

Per ripartire l’Italia ha bisogno di «un cambio di approccio» che rimetta al centro la cultura dell’impresa: negli ultimi anni è stata oggetto di «un approccio denigratorio e critico» e invece ha un «ruolo imprescindibile» per assicurare «solide prospettive di crescita dell’economia»: sono le parole del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in audizione alle commissioni Attività produttive di Camera e Senato. Per le crisi aziendali, ha spiegato il ministro, «abbiamo disposto lo stanziamento di un fondo che potrà essere attivato per traghettare imprese in temporanea difficoltà verso condizioni migliori, quando vi siano prospettive di ripresa». Un altro fronte d’azione è la normativa Ue sugli aiuti di Stato, i cui vincoli appaiono oggi «anacronistici se non autolesionistici» e vanno a frenare possibili «interventi, anche a carattere temporaneo, per sostener e imprese in difficoltà», ha spiegato Giorgetti. In ogni caso, nella trattativa con l’Ue su Alitalia «non sono emersi elementi per poter ravvisare un atteggiamento discriminatorio nei confronti dello Stato italiano». Comunque, «le strumentazioni o esistenti» per risolvere le crisi aziendali «contemplano sempre l’intervento di un investitore privato, a fianco di Invitalia ad esempio. Il problema è la ricerca di queste figure, perché laddove non vi fossero soggetti privati che in qualche modo si assumono parte del rischio non si possono dare soluzioni alle crisi aziendali». Al Mise si sta poi valutando la possibilità di «estendere l’ambito di applicazione della golden power», ha annunciato il ministro, a filiere come l’automotive e la siderurgia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Il capo del governo e i fondi Ue: forte discontinuità sul piano
Tema: Fondi Ue e aiuti di stato

Un sistema di gestione delle risorse del Recovery fund a più livelli, col coinvolgimento diretto delle autonomie locali. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontrando Regioni, Anci (comuni) e Upi (province) ha scoperto le carte sul meccanismo di governance dei circa 200 miliardi destinati dal Next generation Eu all’Italia. «Un piano in forte discontinuità in molte aree rispetto al piano precedente e in continuità in altre aree dove non aveva nessun motivi di essere in discontinuità», ha spiegato il premier. II modello prevede due livelli. Il primo, centrale, supervisiona l’attuazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla commissione europea man mano che gli investimenti vengono realizzati. Sempre a livello di governo ci saranno una struttura di valutazione e una di controllo dell’attuazione del Piano. Palazzo Chigi si riserva la supervisione politica del Pnrr attraverso un comitato cui partecipano i ministri interessati. ll secondo livello è invece quello delle amministrazioni responsabili dei singoli investimenti. Regioni ed enti locali dovranno inviare i rendiconti alla struttura di coordinamento centrale. Le Regioni dovranno supervisionare i progetti gestiti da comuni e province. Verranno inoltre costituite delle task force locali per aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare le capacità di spesa. Positivi i primi commenti del presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini (che oggi dovrebbe essere sostituito dal leghista Massimiliano Fedriga): «Credo che siano state poste le basi di un’alleanza istituzionale del sistema Paese per l’attuazione sinergica del Pnrr».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: La Bce resta in prima linea “Sostegni ancora a lungo”
Tema: Bce

«È cruciale evitare di ritirare le politiche di sostegno prematuramente, sia sul fronte monetario che su quello fiscale». Christine Lagarde tenta di smorzare ogni sospetto che i falchi della Bce possano aver rialzato la testa spingendo per un allentamento delle misure anti-pandemia. Al contrario, dalle minute della riunione di marzo è emerso che la proposta del capoeconomista Philip Lane di aumentare in questo trimestre «considerevolmente» l’acquisto dei bond governativi del programma Pepp ha raccolto «un ampio sostegno» nel Consiglio direttivo. Una notizia che ha allentato le pressioni sui titoli di Stato: i rendimenti sono scesi ovunque. E i mercati americani hanno festeggiato in serata le parole di Jerome Powell, impegnato a mandare un messaggio analogo a Lagarde: anche le politiche monetarie della Fed resteranno generose. Sia il presidente della Banca centrale americana sia la sua omologa europea hanno anche spazzato via i timori su una fiammata dell’inflazione. Sarà temporanea, hanno ribadito entrambi. Nel rapporto della Bce è emerso tuttavia uno scenario più pessimistico riguardo alle prospettive economiche dell’eurozona. Un dettaglio che ha attutito, in parte, la corsa dei listini: «la debolezza» attuale «potrebbe continuare nel secondo trimestre e oltre», si legge delle minute. Finché i contagi obbligheranno l’eurozona a mantenere i letarghi da lockdown e le campagne vaccinali non aumenteranno di ritmo, l’orizzonte della ripresa continuerà a spostarsi in avanti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Boeri Tito – Perotti Roberto 
Titolo: L’analisi – Concorsi pubblici occasione persa per i giovani – Una porta in faccia ai giovani L’occasione sprecata dei nuovi concorsi pubblici
Tema: Concorsi pubblici

Mercoledì il ministro Brunetta ha annunciato un piano per mezzo milioni di assunzioni nella Pa nei prossimi cinque anni. Rispondendo a una sua lettera due settimane fa ci eravamo impegnati a congratularci con lui se avesse «sbloccato i concorsi pubblici già a bando e non completati insediando competenti commissioni esterne». Il decreto legge 44 (decreto Covid) ha in effetti sbloccato concorsi per circa 110.000 posti, adeguando le procedure alle condizioni imposte dalla pandemia. Purtroppo ha fatto molto di più: ha creato le premesse per l’ennesima stabilizzazione dei precari della scuola che però, come sempre, non sarà in grado di evitare le cattedre vuote al Nord, e ha di fatto chiuso le porte in faccia ai giovani qualificati che aspirano a entrare nel pubblico impiego, a partire da quel mezzo milione di persone (tra cui molti neolaureati) che hanno già fatto domanda.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Offerta spagnola: dieci miliardi per Autostrade – Autostrade, la mossa spagnola Acs: compriamo, 10 miliardi
Tema: Autostrade

Ipotesi ribaltone sul riassetto di Autostrade. Nella mattinata di ieri il gruppo di costruzioni spagnolo Acs ha manifestato l’interesse ad acquisire la totalità del capitale di Autostrade valutando il gestore circa io miliardi, secondo quanto rivelato dall’edizione online del Financial Times. A supporto c’è una lettera con cul il gruppo guidato da Florentino Pérez, presidente del Real Madrid, ha esplicitato l’intenzione di acquisire la società concessionaria da Atlantia, che ne detiene l’88% del capitale, di cui è già socia in joint-venture paritetica (con i tedeschi di Hochtief) in Abertis, il principale gestore autostradale spagnola. La missiva è stata oggetto di valutazione ieri da parte del board di Atlantia, riunitosi a titolo Informativo per vagliare l’offerta da 9,1 miliardi di euro al netto del debito del consorzio guidato da Cassa depositi con i fondi esteri Blackstone e Macquarie. E ovviamente imporra un’attenta valutazione d a parte del soci di Atlantia, ma anche di Autostrade, tra cui il fondo cinese governativo Silk Road ed Allianz-Edf che potrebbero esercitare i diritti di co-vendita dall’offerta guidata da Cassa depositi incorporando però un’inevitabile minusvalenza a bilancio essendo entrati nel capitale del gestore prima del crollo del ponte Morandi con una valutazione che all’epoca toccava 113,5 miliardi D’altronde Acs promette di diventare molto liquida perché ha appena venduto le attività energetiche per 4,9 miliardi ai francesi di Vinci e quindi ha un gruzzoletto che può dirottare altrove.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Deaglio Mario 
Titolo: Perez e 10 miliardi per Autostrade
Tema: Autostrade

Il tempo corre e le scadenze si avvicinano. Intenta a misurare le cifre giornaliere della battaglia contro il virus, che possono avere conseguenze non piccole sulle nostre vicende personali, l’opinione pubblica sembra essersi dimenticata che tra tre settimane ci aspetta un’altra scadenza che può incidere in maniera decisiva su ciò che attende noi, i nostri figli e i nostri nipoti nei prossimi anni e decenni. A fine mese, infatti, l’Italia, come tutti gli altri paesi dell’Unione Europea, dovrà presentare a Bruxelles un documento in cui spiega come intende spendere all’incirca 200 miliardi nei prossimi cinque-sei anni, investendoli in settori e con cifre complessive decise a livello europeo. Va sottolineato fino alla noia che questa è un’occasione unica perché il nostro paese – massimo beneficiario di questi finanziamenti -riesca a invenire il declino economico che lo ha bloccato negli ultimi 20-25 anni. […]CDP dovrebbe rilevare la quota di controll o di Autostrade per l’Italia del gruppo Benetton, e inoltre essere presente nel rilancio dell’ILVA, nella creazione di un’unica rete informatica nazionale (è azionista di Telecom Italia) e, perché no, rappresentare un punto di riferimento del salvataggio di Alitalia e del rilancio di Montepaschi, della trasformazione di SACE in un nuovo, efficace strumento per il rilancio delle esportazioni italiane. “Dovrebbe” non è scritto a caso, il condizionale è d’obbligo. A cambiare la situazione, sono infatti bastate ieri due colonnine del “Financial Times” che hanno informato di un’offerta di Florentino Perez, finanziere spagnolo, presidente di una grande società di costruzioni – nonché del Real Madrid – intento a costruire una grande rete europea di autostrade. Il quotidiano britannico, grande punto di riferimento della finanza globale, ha informato di un’offerta di Perez ai Benetton di dieci miliardi di euro per acquistare la loro quota di Aspi (Autostrade per l’Italia), superiore a quella a cui da vari mesi stava lavorando CDP.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dragoni Gianni 
Titolo: Draghi: «L’Unione europea non discrimini Alitalia» – Draghi: la Ue non discrimini Alitalia
Tema: Alitalia

Alitalia «la si considera come una cosa di famiglia anche se un po’ costosa». Mario Draghi si concede una battuta mentre affronta il dramma della compagnia, che rischia di mettere gli aerei a terra a fine mese, e afferma che il Governo non accetterà «asimmetrie ingiustificate» nella trattativa con la Ue. Il tema caldo è la richiesta di dimezzamento degli slot a Linate, ma il premier è consapevole che la nuova compagnia pubblica, Ita, dovrà avere una «forte discontinuità» rispetto ad Alitalia Si fa strada l’ipotesi dell’affitto del ramo d’azienda volo a Ita e lo spezzatino delle altre attività. Su Alitalia «non possiamo accettare delle asimmetrie ingiustificate» e «se ci sono delle ragioni per trattare male Alitalia rispetto ad Air France, beh le vedremo perché non è arbitrario e non accetteremo quindi discriminazioni arbitrarie», ha detto Draghi rispondendo a una domand a «Il punto centrale della trattativa – ha sottolineato – è creare la compagnia Ita che avrà necessariamente una forte discontinuità rispetto alla precedente Alitalia e che parta immediatamente, perché se perdiamo la stagione estiva non siamo messi bene e che parta e si regga sulle sue ali questa volta, senza sussidi». Draghi si è detto dispiaciuto per la perdita del nome e forse del logo. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, al Senato aveva spiegato che «nell’ambito delle trattative si stanno vagliando le più adeguate modalità realizzative della complessiva operazione e la possibilità di affittare uno o più rami di azienda di Alitalia rappresenta una delle possibili opzioni sul tavolo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Fondo perduto: 1,91 miliardi a 605mila partite Iva in un giorno – Fondo perduto, pagati in un giorno 1,91 miliardi a 605mila partite Iva
Tema: Partite Iva

Nel primo giorno di pagamento parte verso i conti correnti delle partite Iva il 17,3% degli oltre 11 miliardi di aiuti a fondo perduto messi a disposizione dal decreto sui «sostegni». Era stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi a indicare l’8 aprile come data di avvio dei nuovi contributi ai tre milioni di partite Iva colpite dalla crisi. In 10 giorni l’agenzia delle Entrate ha messo in lavorazione oltre un milione di domande inviate dal 30 marzo quando è stata aperta la piattaforma telematica. Di queste, sono 604mila quelle pervenute alla mezzanotte del 5 aprile e ora tradotte in un bonifico o in un credito di imposta da spendere in compensazione. Gli aiuti liquidati valgono 1,91 miliardi, spiega il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini nella nota diramata ieri con il Mef. Di questi il 18% è destinato in Lombardia (357,3 milioni), mentre nel Lazio sono stati messi in pagamento 239,3 milioni. Tra le attività destinatarie la quota più alta è andata ai servizi di alloggio e ristorazione, che ricevono 421,1 milioni; segue con 397,2 milioni il commercio all’ingrosso e al dettaglio di riparazione di autoveicoli e motocicli. I professionisti, che sono stati ammessi per la prima volta al fondo perduto e rientrano tra le 6o4mila domande messe in pagamento, sono poco più di 105mila. E riceveranno nelle prossime ore oltre 169 milioni.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R. Es. 
Titolo: Panorama – Violenze a Belfast, invito alla calma dei leader
Tema: Scontri a Belfast

Appelli unanimi alla calma dai leader politici nordirlandesi e britannici dopo che mercoledì notte si sono registrati nuovi disordini. Alcuni giovani hanno incendiato un autobus dirottato e lanciato molotov contro la polizia di Belfast nella quarta notte in una settimana di gravi violenze avvenute nella nazione, íl cui equilibrio politico è stato sconvolto dalla Brexit. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha condannato i disordini e il governo dell’Irlanda del Nord con sede a Belfast ha tenuto una riunione di emergenza sulle violenze. Johnson ha fatto appello alla calma, dicendo che «la via per risolvere le differenze è attraverso il dialogo, non la violenza o la criminalità». La premier dell’Irlanda del Nord Arlene Foster, del partito unionista democratico filo-britannico, protestante, e la vice premier Michelle O’Neill, del partito nazionalista irlandese Sinn Fein, cattolico, hanno entrambe condannato i disordini e gli attacchi alla polizia. Dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, all’inizio dell’anno sono stati introdotti controlli e barriere tariffarie su alcune merci dirette dalla Gran Bretagna alla provincia nordirlandese. È stato questo l’unico compromesso possibile per evitare di ripristinare un confine fisico tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, essendo quest’ultima la porta d’ingresso nel mercato unico.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Soffici Caterina 
Titolo: Belfast brucia, riesplode la rivolta contro Londra – Avvelenati dalla Brexit – La Brexit riaccende la violenza a Belfast Bus in fiamme e molotov contro la polizia
Tema: Scontri a Belfast

A Belfast tornano le molotov. Scontri, un bus in fiamme, una cinquantina di agenti feriti, decine di arresti, tra cui due che la Bbc chiama bambini: 13 e 14 anni. C’erano una volta i Troubles e ci sono di nuovo. Prima o poi doveva succedere. Troppo sangue ha bagnato questa terra. Troppo odio dis-unisce le famiglie di questa città dove hanno costruito i muri della pace, ma sono invece muri della guerra. Da una parte i protestanti, gli unionisti che guardano a Londra. Dall’altra i cattolici, i repubblicani che guardano alla Repubblica d’Irlanda. L’accordo di pace domani compie 23 anni, fu siglato il 10 aprile del 1998, il Venerdì Santo da cui ha preso il nome. L’accordo c’è, ma è sempre stato di carta: da allora i muri di Belfast invece di essere abbattuti si sono moltiplicati, dividono i quartieri e separano vite destinate a non incontrarsi mai. Soprattutto per i giovani, che non hanno vissuto i primi Troubles, non hanno visto le bombe dell’Ira, non ha nno visto i padri uscire di casa la mattina per non tornare a cena, ma sono cresciuti in quel clima di odio. La pace sulla carta significa che i quartieri unionisti e quelli nazionalisti hanno scuole diverse, palestre, campetti di calcio, fidanzatini: ognuno sta con la propria fazione. Si è detto che in Irlanda del Nord non c’era più la guerra. Anche il cinema e gli scrittori avevano smesso di occuparsene. Ma gli analisti avevano avvertito: non tirate la corda con la Brexit, perché gli equilibri sono instabili. Si temeva che rimettere una dogana tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda avrebbe rinfocolato le rivalità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sargentini Ricci Monica 
Titolo: Il premier duro su Erdogan Protesta turca con Roma – «Erdogan dittatore». Tensione Italia-Turchia
Tema: Tensioni Italia- Turchia

È tensione tra Italia e Turchia. Il premier italiano Mario Draghi, ieri sera, ha condannato in modo netto il trattamento riservato alla presidente della Commissione europea che, martedì scorso, nel sontuoso palazzo presidenziale di Ankara era stata lasciata senza sedia durante il colloquio, cui partecipava anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, per far ripartire il dialogo tra la Ue e la Turchia:«Non condivido assolutamente Erdogan — ha detto durante una conferenza stampa —, credo che non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dovuto subire». E ha aggiunto: «Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gl i interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». Affermazioni che hanno mandato la Turchia su tutte le furie. L’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gasani, è stato immediatamente convocato al ministero degli Esteri dove il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusogli, ha alzato il tono dello scontro:«Il premier italiano, nominato, Mario Draghi, ha rilasciato una dichiarazione populista e inaccettabile nei confronti del nostro presidente della Repubblica, che è stato scelto attraverso elezioni». «Condanniamo con forza le parole riprovevoli e fuori dal limiti e le rispediamo al mittente», ha aggiunto. In una nota il ministero degli Esteri di Ankara ha chiesto anche «l’immediato ritiro» delle «brutte e sfacciate affermazioni» del premier italiano Mario Draghi sul presidente turco Recep Tayyip Erdogan, «che non sono conformi allo spirito di amicizia e di alleanza tra Italia e Turchia». Il ministero degli Esteri italiano, Luigi di Maio, in collegamento da Bamako, in Mali, con la trasmissione «Dritto e Rovescio» su Rete4, non si è sbilanciato: «Sto per sentire Draghi e concorderemo tutte le iniziative».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Colarusso Gabriella 
Titolo: Il premier: Erdogan un dittatore. Ira di Ankara, che convoca l’ambasciatore – Draghi: “Erdogan è un dittatore” Lite Ankara-Roma su Von der Leyen
Tema: Tensioni Italia- Turchia

«Con i dittatori bisogna essere franchi, ma cooperare». Le parole di Mario Draghi sul presidente Erdogan aprono uno scontro diplomatico con la Turchia. Nel tardo pomeriggio di ieri, il premier ha preso parte a una conferenza stampa per parlare dei problemi e degli obiettivi del piano vaccinale, ma una domanda sulla politica internazionale l’ha spinto ad assumere una posizione inedita sul leader turco: «Non condivido il comportamento di Erdogan nei confronti della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, credo che sia stato un comportamento inappropriato, mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione Europea ha dovuto subire», ha detto Draghi, aggiungendo subito dopo: «Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». Poche ora dopo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu ha risposto condannando «fermamente l’inaccettabile retorica populista del presidente del Consiglio italiano Draghi nominato e le sue brutte e inesorabili dichiarazioni sul nostro Condanniamo con forza le parole populiste riprovevoli efuori dai limiti e le rispediamo al mittente presidente eletto». Ankara ha convocato l’ambasciatore italiano, Massimo Gaiani, per chiarimenti. Draghi si riferiva alla scena piuttosto imbarazzante di due giorni fa, quando alla presidente della Commissione europea è stato lasciato un posto a sedere sul divano distante e defilato rispetto al collega, Charles Michel, e al presidente turco durante una visita istituzionale ad Ankara. L’episodio ha sollevato un’ondata di indignazione in Europa per un trattamento che è stato considerato offensivo e discriminatorio nei confronti di un’alta istituzione europea e delle donne. I socialdemocratici, i popolari e i verdi hanno annunciato che chiederanno un dibattito all’Europarlamento. La visita di Von Der Leyen e Michel con il caso del sofà arriva in un momento delicato delle relazioni tr a l’Europa e la Turchia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: La stretta di Biden contro le armi facili “Sono un’epidemia”
Tema: Biden contro le armi

Un pacchetto di decreti per fermare l’epidemia stragista causata dal far west delle armi da fuoco. Joe Biden vuole intervenire subito per combattere la piaga della circolazione selvaggia di pistole e fucili dinanzi alle sabbie mobili di cui è prigioniero il Congresso. Il presidente degli Stati Uniti mantiene fede così a un’altra promessa elettorale nel giorno in cui il Paese deve fare i conti con una nuova mattanza con cinque morti, l’ennesima dall’inizio dell’anno. «La violenza delle armi da fuoco in America è un’epidemia e una fonte incredibile di imbarazzo per il nostro Paese nel mondo», dice Biden parlando dal Rose Garden della Casa Bianca. Le preghiere non bastano, afferma, «è il tempo dell’azione per mettervi fine una volta per tutte». Il presidente decide di agire d’imperio varando un blocco di decreti esecutivi e garantire una stretta sulle «ghost guns», le pistole fantasma, quelle fatte in casa con i kit fai da te e le istruzioni su Internet. Tra le altre limitazioni c’è quella che riguarda l’acquisto di bretelle utilizzate per fissare le pistole sul braccio e così stabilizzare l’arma: d’ora in poi saranno classificate come fucili a canna corta, dunque soggette a controlli più severi. Il pacchetto prevede poi maggiori aiuti alle agenzie che si occupano della lotta alla violenza delle armi e la richiesta di rapporto complessivo sul traffico di armi negli Usa dal 2000 in poi. Infine sarà nominato a capo dell’agenzia federale che ha un ruolo di supervisione sulle armi (il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives), David Chipman, noto attivista del movimento «no-gun».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Panorama – Stop alla casta, Macron pronto a chiudere l’Ena
Tema: Francia

Memore delle rivolte dei gilets jaunes, preoccupato dalle perduranti tensioni sociali e con un occhio alle prossime presidenziali, il presidente Emmanuel Macron sta mettendo a punto la soppressione dell’Ecole nationale d’Administration (ENA), la scuola che negli ultimi settant’anni ha formato l’élite amministrativa del Paese e che da più parti viene accusata di avere creato in Francia una casta di funzionari e politici, autoreferenziale e onnipotente. Secondo le prime informazioni, l’attesa riforma prevede la nascita di una nuova istituzione postuniversitaria che raggrupperà sia l vecchi enarchi che gli ingegneri dei corpi tecnici. All’uscita dalla scuola, i diplomati entrerebbero a far parte del settore pubblico in quanto “amministratori dello Stato”, a differenza di quanto avviene oggi quando gli enarchi in base alla graduatoria assumono servizio direttamente in corpi più o meno prestigiosi (dalla Corte dei Conti al Consiglio di Stato). Ai più, la riforma potrebbe ricordare la frase del Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Il presidente crede troppo nell’aristocrazia del merito per eliminare del tutto la filosofia di una scuola di cui egli stesso è diplomato. Ciò detto, il desiderio è di aprire la funzione pubblica alle classi più modeste, e scalfire l’aura negativa di cui soffre l’istituzione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Truppe russe al confine, Usa preoccupati
Tema: Russia

La Russia potrebbe intervenire in «difesa» dei cittadini russi nell’est dell’Ucraina, ha avvertito un alto funzionario di Mosca, Dmitry Kozak, che in una conferenza stampa, citato dalla Bbc, ha aggiunto che l’opzione dipende «dalla scala del conflitto». Nelle ultime settimane nella regione del Donbass, sono aumentati gli scontri tra i ribelli separatisti appoggiati da Mosca e le truppe ucraine. «La Russia non ha mal avuto così tante truppe sul confine con l’ucraina dal 2014», ha detto ieri la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. «Siamo preoccupati dalla recente escalation di aggressioni russe in Ucraina Orientale». Secondo la Cnn, Biden starebbe considerando l’invio di navi da guerra nel Mar Nero.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Minniti Marco 
Titolo: Così l’Africa aiuterà l’Europa
Tema: Africa
Con la sua visita in Libia, la prima missione internazionale del suo mandato, Draghi ha dato insieme un messaggio di saggezza e coraggio. Saggezza: perché in Libia si gioca un pezzo grande del nostro «interesse nazionale». Sul terreno energetico, del governo dei flussi migratori, della lotta al terrorismo internazionale. Non si tratta di fare “nuovi affari” ma di avere sempre più chiaro che un pezzo importante del nostro futuro si gioca fuori dai confini dell’Italia. Sembra quasi un controsenso: un interesse nazionale fuori dai confmi. Ma è solo un effetto della nuova, imponente “connessione geografica” che, da qualche tempo, sta attraversando il mondo. Parag Khanna l’ha, icasticamente, chiamata «connectography». Oltre la geografia tradizionale. Oltre la semplice connessione. Coraggio perché l’Italia comincia dalla parte più difficile, insidiosa. Da una delle aree più complesse del pianeta.
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