Questo settantacinquesimo anniversario della Liberazione non è stato un 25 aprile come tanti altri, ma ha assunto valori morali e ideali ancor maggiori, in una fase di forzata privazione di tante libertà per contrastare il coronavirus. Infatti, quando manca la libertà, la si apprezza ancor di più, anche se questa volta ciò avviene nella legalità costituzionale, per contrastare l’epidemia, venendo applicato l’articolo i6 della Costituzione che dispone che «ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità odi sicurezza». Per resistere alla pandemia e prepararsi alla ricostruzione occorrono innanzitutto valori etici e forte determinazione: le banche, ora, come 75 anni fa, debbono essere fortemente consapevoli del ruolo straordinario che l’emergenza le ha chiamate a svolgere. Sono d’esempio i banchieri che furono fra i protagonisti della Resistenza e i tanti bancari che operarono con coraggio e determinazione. Proprio un dirigente di banca, Alfredo Pizzoni, del Credito Italiano, fu presidente del Comitato di liberazione nazionale alta Italia e artefice di finanziamenti alla Resistenza e nei rapporti con gli Alleati. L’Italia fu divisa in due e le banche maggiori furono anch’esse divise in due e realizzarono coraggiose operazioni finanziarie per sostenere la Resistenza. La stessa Banca d’Italia, con alla guida il Governatore Luigi Einaudi, fu artefice di importanti e coraggiosi sforzi per la libertà.