Pietro Salini, Cavaliere del Lavoro, amministratore delegato di Webuild, il colosso delle costruzioni italiano, ha appena sottoscritto 225 milioni di euro di azioni Astaldi arrivando al 65% del capitale — e altri 98,7 milioni sono arrivati nella società in concordato dalla conversione dei crediti chirografari — ed è più che soddisfatto della conclusione del «Progetto Italia». Ora guarda a nuove acquisizioni per crescere ancora. Ma sprona anche il governo: non aspettiamo il Recovery Fund, spendiamo subito i soldi che abbiamo dall’Unione Europea, facciamo partire al più presto possibile i cantieri per stimolare la ripresa. «Finalmente si realizza un sogno partito da lontano, nel febbraio 2019. È una bellissima notizia», dichiara Salini. «Oggi abbiamo 70 mila addetti nel mondo tra diretti e indiretti e l’arrivo di Astaldi nel gruppo significa una grande crescita di competenze, capacità ed esperienza. Riuscire a chiudere sotto 11 Covid-19 non è stato banale, ma ci siamo riusciti grazie al supporto dei soci finanziari Cassa Depositi e Prestiti, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm e di imprenditori come Leonardo Del Vecchio, che ha voluto investire nell’aumento di capitale».
Ci sarà la fusione tra Webuild e Astaldi?
«Lavoriamo già in maniera integrata in molti progetti anche in Italia, stiamo prevedendo di fare tutto ciò che renda possibile cogliere ogni sinergia, per avere una catena corta».
Pensate dl crescere ancora attraverso altre acquisizioni?
«Oggi siamo un gruppo globale che lavora in 5o Paesi con circa 100 progetti in corso nei cinque continenti e che è leader mondiale nelle infrastrutture complesse. Nel 2001 Salini fatturava 146 milioni, nel 2021 arriverà a 7 miliardi di euro. Continueremo a crescere perché la dimensione è importante in questo settore, aiuta ad attutire i colpi e a sviluppare processi eccellenti. Noi oggi in soli cinque progetti in Italia lavoriamo con cinquemila medie, piccole e piccolissime aziende italiane, che ci seguono nel mondo. In Italia occupiamo 11.000 persone tra diretti ed indiretti e pensiamo di assumere nei prossimi due anni altre 5.000 unità».