Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro
È fondatore di Mabi International, attiva nella pelletteria di alta gamma. Per l’Italia la moda è la seconda voce nella bilancia dei pagamenti e dà lavoro a quasi due milioni di persone. Che momento vive il settore?
Da oltre quarant’anni sono nel mondo della pelletteria e ho sempre vissuto intensamente gli sviluppi di questo settore. Nell’ultimo ventennio ritengo ci sia stato un grosso cambiamento nel mercato degli accessori. Questo perché abbiamo assistito ad un’importante crescita dei prodotti griffati di alta moda a discapito dei marchi meno noti. Noi come azienda siamo riusciti a trarre profitto da questo momento favorevole, mettendo a disposizione le nostre competenze e capacità produttive al servizio delle firme internazionali. Ad oggi, il settore della pelletteria, dopo un momento particolarmente felice, credo stia attraversando un periodo di stagnazione, pur rimanendo un settore in salute.
Qual è l’aspetto che più contraddistingue lo stile italiano?
Lo stile italiano sicuramente è unico e inimitabile in tutto il mondo. Basti pensare che in ogni luogo, o ogni regione, si possono trovare esempi di alta artigianalità. A mio parere, noi viviamo in un Paese dove il “Bello” contraddistingue tutto il territorio. L’arte, la cultura e la manualità sono i principali fattori che hanno creato le eccellenze produttive italiane. L’Italia ha quindi saputo sfruttare al meglio queste tradizioni.
L’azienda produce ogni anno 150.000 borse e 300.000 articoli di piccola pelletteria. Cura l’intero processo produttivo: dalla progettazione dei modelli, alla prototipazione, fino al taglio e all’assemblaggio. Come si applicano le nuove tecnologie ad un settore a trazione artigianale?
Il settore della pelletteria in Italia mantiene una componente produttiva manuale molto rilevante. Ciò nonostante, negli anni, la Mabi International è riuscita a sviluppare un sistema organizzativo efficiente, introducendo, in diverse fasi di lavorazione, delle tecnologie industriali innovative. Ad esempio, per il taglio dei pellami, una procedura che richiede la massima attenzione, si utilizzano macchine da taglio automatiche che ottimizzano non solo la qualità del taglio, ma soprattutto riducono lo scarto del materiale. Si tratta comunque di tecnologie che non rischiano mai di compromettere l’aspetto artigianale del prodotto.
È noto il suo legame con il territorio friulano, sfociato anche in iniziative benefiche. Ci racconta di quali attività va più fiero?
Sicuramente posso ricordare che, durante il primo periodo del Covid nel 2020, mi sono sentito in dovere, sia dal punto di vista personale, sia da parte dell’azienda, di sostenere iniziative che riguardavano la nostra struttura sanitaria locale, i bisogni delle persone del mio Paese e dei dipendenti della mia azienda.
Quando ha saputo di essere stato nominato Cavaliere del Lavoro, cosa ha provato e cosa rappresenta per lei questa onorificenza?
Ho provato una grande emozione e soddisfazione poiché questa onorificenza rappresenta un punto di arrivo per una vita di lavoro dedicata, con grande passione, alla mia azienda. Quando ho ricevuto questa notizia, mi sono sentito onorato di entrare a far parte della grande famiglia dei Cavalieri del Lavoro.