La spinta è arrivata dal governo del premier Mario Draghi e dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. «Il mercato del riciclo di Pet da bottiglie e contenitori per il food è letteralmente esploso in questi mesi. Ogni anno togliamo dall’ambiente 20 mila tonnellate di plastica, molte di più di quante ne usiamo per produrre bottiglie perle nostre acque minerali. Sono convinto che nel 2025 potremo arrivare a riciclare 100 mila tonnellate». Il Cavaliere del Lavoro Carlo Pontecorvo è l’imprenditore della Ferrarelle, il gruppo con la scuderia di marchi Vitasnella, Fonte Essenziale, Boario, Natía, Santagata, Rocchetta e la distribuzione del brand Evian che fa capo alla Danone. Proprio quella multinazionale francese dell’alimentare dalla quale nel 2°05 aveva comprato il polo delle acque minerali riportando nel Paese la proprietà dei marchi storici del made in Italy. Una realtà che ha chiuso il 2020 con ricavi pari a 204 milioni con una crescita dei 3,3%s dei litri d’acqua venduti, un margine operativo di 16,1 milioni in aumento di 5,5 milioni e un utile netto di 8,5 milioni. Tradotto, sono 940 milioni di litri e 700 mila bottiglie. Sono numeri che ne fanno il quarto produttore dopo San Benedetto, San Pellegrino (della multinazionale Nestle) e Sant’Anna.
È l’unico produttore italiano di acque minerali («450 dipendenti di cui sono orgoglioso») a possedere uno stabilimento dedicato al riciclo che produce R-Pet, il Pet riciclato: il 5o%6 delle bottiglie viene riusato. Il cuore di questa attività è a Presenzano, nella provincia di Caserta. E da qui vede il futuro della sua azienda: «Non ci sono grandi barriere sul mercato per vendere acqua minerale. E allora noi abbiamo deciso di mettere nei nostri prodotti un contributo scientifico». Sul suo tavolo c’è allo studio una combinazione di questo polo con altri industriali interessati «per investire, diventare più grandi — dice — e percorrere a passo più spedito la strada della sostenibilità ambientale, per l’azienda e per il Paese».
La passione di Pontecorvo è l’innovazione: «Senza si muore. Se non pensassi di poter fare di più, di interpretare i cambiamenti sul mercato e capire le necessità dell’azienda cambierei mestiere». Lui, medico chirurgo, laurea alla Federico II di Napoli che a 39 anni ha «appeso il camice» per occuparsi dell’impresa della famiglia di sua moglie: la Avir, Azienda vetrerie industriali Ricciardi, produttore di contenitori in vetro. L’ha rilanciata e poi ceduta all’americana Owens Illinois. Ha scoperto una passione nel gestire aziende e ha voluto andare avanti investendo, questa volta, nel business delle navi per il trasporto del gas liquefatto e ha fondato la Lgr. «Ci sono arrivato per caso. Era appena successo il disastro ambientale della nave Erika della Total — racconta — e io ho puntato sulle navi a doppio scafo per il trasporto in sicurezza». Poi è arrivata Ferrarelle.
Ora l’imprenditore ha un nuovo progetto che parte da Presenzano. Di che cosa si tratta?
«Stiamo valutando se fare una sorta di spin off dell’attività R-pet a Presenzano. C’è molto interesse attorno a questo polo del riciclo e, appunto, la domanda sta esplodendo perché al cammino verso la sostenibilità ambientale non si può più rinunciare. Abbiamo una domanda di materiale riciclato pari a 3o-4o mila tonnellate, il doppio di quello che produciamo in questo momento, per soddisfarla dovremmo raddoppiare l’impianto. C’è attenzione da parte di industriali italiani e stranieri che vorrebbero unire le forze per creare un grande polo.Possiamo farcela anche da soli. Ma l’idea di unire le forze con altri industriali potrebbe rappresentare anche una spinta per il Paese. Nulla è deciso ma ci lavoriamo».
Avete un nuovo piano di investimenti?
«Pensiamo di investire circa 4o milioni per aumentare la produzione negli impianti di Riardo, dove si trova il Parco delle Sorgenti patrocinato dal Fai, qui ci sono le fonti di Ferrarelle, Santagata, Natta. Altri investimenti li faremo a Boario. Abbiamo siglato due contratti di finanziamento per lo sviluppo di linee interne con il supporto di Invitalia. È uno schema che abbiamo già seguito nel 2018 quando abbiamo investito altri 4o milioni, un quarto li ha messi Ferrarelle e per il resto le risorse sono arrivate con una combinazione di mezzi a fondo perduto e il supporto di Invitalia. Siamo un’azienda solida con una posizione finanziaria netta negativa di soli 6 milioni».
Come interpreta questa ripartenza?
«Noi abbiamo continuato a vendere acqua minerale e siamo cresciuti anche nel 2020, malgrado la chiusura di bare ristoranti. Ma i cali sono stati compensati dai maggiori consumi a casa. Adesso piuttosto guardiamo alla crescita internazionale. La novità importante è che Ferrarelle ha firmato con Danone un accordo importante con Evian per la commercializzazione di Ferrarelle in 6o Paesi del mondo che può generare volumi e accrescere il valore del nostro marchio. Evian è un’acqua naturale come la nostra Ferrarelle, che nasce effervescente. Anche questo è parte integrante del nostro cammino verso la sostenibilità imboccato 15 anni fa. Oggi siamo al terzo posto in Italia dopo Winni’s e Barilla, secondo l’indagine di marzo di Gfk».