La crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina può innescare un cambiamento verso un modello energetico «economicamente più conveniente». Qualcosa che ricorda lo sviluppo dell’auto a diesel dopo la crisi petrolifera degli anni ‘7o. «Se si imbocca seriamente questa strada un paese come l’Italia, che dipende per metà dai combustibili fossili perla generazione di energia elettrica, in 4 anni» può uscire dalla fase emergenziale determinata dalla dipendenza dal gas, non soltanto quello importato dalla Russia. Lo ha spiegato nel corso dell’intervista a Paolo Mieli l’ad di Enel, Francesco Starace, secondo il quale «ci sono due misure da prendere». La prima: «cominciare a ridurre la dipendenza gas ». In particolare l’impiego del gas nella generazione di energia elettrica per gil usi domestici. Per il manager è poco logico usare «il gas per cucinare la pasta o scaldare la casa, quando invece ci sono tecnologie che rendono queste cose più economiche senza gas». Tecnologie più convenienti, come i pannelli solari e le pompe di calore.
«Sono tecnologie che per ora ancora crescono in modo inerziale», ha detto. Ci sono settore industriali, invece, come «la chimica, la ceramica, la carta, il vetro, che hanno bisogno del gas per funzionare». La seconda cosa da fare «è diversificare le fonti di approvvigionamento del gas per essere nelle condizioni di non dipendere da un solo paese e avere un numero di rigassificatori tali da acquisire maggiore potere negoziale» rispetto alle controparti dalle quali si importa il gas via tubo. «Quello che è veramente nuovo in questa crisi è che molta gente ha capito che uscire dal gas» per gli usi domestici «è economicamente una buona idea – continua il manager -. C’è una bella differenza tra il fatto che lo abbiano capito alcuni operatori e il fatto che lo abbia capito la società. Quando ci si rende conto che se si mette un pannello sopra it tetto di casa poi si paga la metà» della bolletta elettrica «la vicenda è diversa» e chi lo fa «non torna più indietro».
Secondo Starace nei prossimi 4 anni «ci sarà un’accelerazione nell’investimento in tecnologie che spiazzeranno l’uso del gas nella generazione di energia elettrica» per i consumi domestici e per il riscaldamento e «ci sarà un investimento massiccio in rinnovabili, in pompe di calore, in reti elettriche che devono sopportare questa rivoluzione e una progressiva elettrificazione di alcuni settori del consumo».
In Italia tutto questo potrebbe «avere il risultato di fard passare da una dipendenza per circa il 75 miliardi di metri cubi di gas all’anno a circa la metà. Pensi all’effetto che un simile risultato può avere sulla bilancia dei pagamenti». Il numero uno di Enel ritiene che questa rivoluzione debba camminare di pari passo in tutti i paesi della Ue. «Non solo è fattibile» affrontare questo processo tutti assieme, dice, «ma è necessario perché si è visto, dopo questa crisi, che in realtà l’impatto della crisi si ripercuote sull’intera economia europea, perché attraverso l’energia le economie europee sono strettamente interconnesse». Secondo Starace è possibile agire in tanti modi, tra cui« fare una politica di infrastrutture che permettano di usare il gas che viene da altre fonti, fare una politica di negoziato comune nei confronti dei fornitori, fare quello che il premier Draghi sta cercando di fare, e che è fondamentale nel breve periodo». E cioè «cercare di porre un limite alla volatilità del gas nella borsa Ttf di Amsterdam. Li ci sono dinamiche di prezzo tra domanda e forniture che non hanno alcuna giustificazione».
E ancora per Starace «nella Ue c’è molta gente che vede con chiarezza questa strategia, e cioè usciamo dall’uso del gas che non ha più senso economico. Nel piano RePowerEu infatti è posta molta enfasi su tutte misure che vanno in questa direzione, per spingere gli investimenti» e per assumere «decisioni e anche realizzare modifiche di politiche amministrative per favorire questo sforzo». La convinzione del manager è che «la crisi in Ucraina abbia accelerato questa traiettoria». Quanto all’attuale accelerazione sui rigassificatori per il gas liquefatto, secondo il manager «dieci anni fa avremmo potuto fare qualche rigassificatore in più . Anche se è vero che allora non c’era una convenienza economica a realizzarli. Un rigassificatore o due in più si sarebbero comunque potuti fare anche fare dal punto di vista del costo da sostenere. Oggi è ovvio che servono perché la situazione che viviamo non è destinata a tornare alla normalità nel breve termine».
Articolo pubblicato il 4 giugno da Il Sole 24 Ore Festival dell’Economia