In questo periodo abbiamo capito come superare la burocrazia Era impossibile usare il “pezzo di carta” e ci siamo affidati ai nuovi strumenti e abbiamo assistito a un rapidissimo cambio di rotta: «Nella prima settimana dl marzo abbiamo deciso di mettere in smart working circa quindicimila dipendenti del gruppo che lavoravano in ufficio. Abbiamo cominciato in Italia e Spagna, Romania, Russia e Usa e poi la settimana dopo lo abbiamo fatto in tutta l’America Latina, dal Messico al Cile. Molti, specie nei Paesi non ancora colpiti in pieno dal virus, ritenevano le misure eccessive. Ma il nostro obiettivo era prima di tutto mettere le persone al riparo dal rischio di contagio.
Adesso abbiamo 37 mila persone, la metà dei nostri dipendenti, in smart working e la maggior parte potranno restarci fino a fine anno», spiega a Repubblica Starace, ovviamente collegato in videoconferenza. La vostra esperienza pub essere di esempio anche a un governo che con un decreto semplificazioni
vorrebbe rendere I’Italia e la macchina della pubblica amministrazione più agile?
«Una premessa: traslare semplicemente l’esperienza delle aziende nei Paesi è sempre una semplificazione pericolosa, perché tra le prime e i secondi ci sono diversi gradi di complessità. Ma detto questo è vero che se qui in azienda abbiamo scoperto che ci sono cose superflue di cui si può fare a meno. snellendo i processi, lo si pub fare anche a livello di Italia.