L’anniversario dell’Ipo a stelle e strisce è appena passato, ma a Piombino Dese, trenta chilometri da Padova, si corre già verso i prossimi obiettivi e si chiudono nuovi accordi e collaborazioni. Il gruppo veneto Stevanato, fornitore globale di soluzioni per il contenimento e la somministrazione di farmaci (flaconi, siringhe e dispositivi medici) e per la diagnostica, per il mondo pharma, del biotech e life science, 843 milioni di euro i ricavi nel 2021, in crescita del 27,5% ha giocato un ruolo fondamentale durante la pandemia, supportando il go% dei programmi vaccinali anti Covid. E ora annuncia la partnership con una grossa azienda tedesca del packaging, Gerresheimer AG, con la quale è stata messa a punto una soluzione di imballaggio avanzata e ready to use per flaconi in vetro, basata sulla tecnologia EZ-fill® del gruppo padovano. Tecnologia che, brevettata nel 2007, è stata il volano per la robusta crescita della multinazionale, che proprio in ottica di continua espansione e alla ricerca di nuovi capitali nel luglio del 2021è sbarcata al Nyse, il listino Usa principale, completando così la trasformazione da impresa famigliare fondata dal nonno Giovanni Stevanato a colosso globale di un settore in velocissimo sviluppo. Spiega Franco Stevanato, terza generazione e presidente esecutivo alla guida con il ceo Franco Moro: «il mercato dei flaconi in vetro a livello globale vale oggi dieci miliardi dl pezzi l’anno, i prodotti ready to fill stanno esplodendo: con questo accordo andiamo a settare uno standard nuovo e di alto livello per le case farmaceutiche, per le quali siamo oramai diventati partner strategici, non semplici fornitori, e che ci permetterà di fare fronte alla crescita delle richieste».
Con la nuova tecnologia le big pharma e le biotech potranno valorizzare la lo- ro produzione, riempiendo velocemente e in modo asettico le soluzioni pre-sterilizzate in vetro come i flaconi per i farmaci. Già altri accordi strategici erano stati firmati dal gruppo nel corso del 2022, come quello con la multinazionale inglese che sviluppa e produce dispositivi medici Owen Mumford, per la produzione esclusiva di un autoiniettore monouso. «L’autoinjection è un grande aiuto per i pazienti cronici — riflette Stevanato —. I trend di crescita di queste malattie, dal diabete all’obesità, così come l’invecchiamento della popolazione, fanno prevedere un’ulteriore rafforzamento della domanda in questa direzione. Per questo siamo andati in Borsa: per accelerare e mettere le basi per una crescita double digit». A doppia cifra è anche la crescita del secondo trimestre 2022, con ricavi a 234 milioni di euro che valgono un più 15% sullo stesso periodo del 2021. Le azioni Stevanato oggi valgono qualche dollaro in meno rispetto all’Ipo. «Nonostante la volatilità dei mercati, abbiamo consegnato una trimestrale migliore del consensus e abbiamo ordini per oltre un miliardo di valore confermati peri primi mesi del 2023, per questo abbiamo alzato la guidance 2022 di circa dieci milioni per quanto riguarda il fatturato e puntiamo a un Ebitda rettificato compreso tra i 253 e i 258 milioni in aumento rispetto a 248 e 253 previsti a inizio anno», stima Stevanato. La crescita trainata dai vaccini anti Covid è scesa quest’anno dal 15 al 10% del totale dei ricavi, «mentre con i prodotti ad alto valore aggiunto, i nostri sistemi complessi e avanzatl, abbiamo una crescita del t5 die ci permette di restare nel trend del Cagr degli ultimi anni».
II bilancio
L’azienda intanto sta continuando a investire «dove c’è più richiesta, dove fioriscono le biotech: in Cina, Usa, America Latina», elenca il presidente. E naturalmente anche in Italia, dove verri rafforzata l’unità produttiva di Piombino Dese, e a Latina, dove sorgerà un nuovo stabilimento operativo dal 2023, che si affianca ai nuovi poli in Indiana e a Zhangjiagang in Cina. Alla domanda, lo rifarebbe, naturalmente la quotazione, Stevanato è sicuro: «È la strada giusta per fare sempre meglio, ci ha dato una grande flessibilità e allo stesso tempo disciplina, ti confronti con i migliori del mercato e lavori con una bella adrenalina addosso. Non solo, aumenta anche la retention dei talenti, che per un’azienda con orizzonti globali come la nostra è fondamentale». La ricerca prosegue infatti serratissima nei «tech center» in Italia e a Boston, «know how e attaccamento al lavoro restano i pilastri per le nostre persone — conclude il presidente —. Stiamo anche lavorando per creare un academy interna di talenti per valorizzare le competenze e favorire le carriere». Anche nonno Giovanni sarebbe d’accordo. «Lavorava fino al sabato pomeriggio inoltrato e ripeteva che l’azienda viene prima di tutto: quella passione e quell’orgoglio sono rimasti immutati».
Articolo pubblicato il 12 Settembre da L’economia