Servirà a produrre «scarpe dalle suole dalle suole» il nuovo materiale che Catia Bastioli con la sua Novamont ha inventato. Dopo il Mater-B per i sacchetti della spesa compostabili l’amministratrice delegata dell’azienda italiana della chimica verde nota in tutta Europa landa la versione per calzature dell’Origo-B. È un polimero per le suole delle scarpe, appunto, essenzialmente le sneaker, le scarpe da ginnastica. Serve a renderle riciclabili e circolari. Può essere riutilizzato nei cicli produttivi, ma è anche compostabile quindi può essere «restituito in natura attraverso composter industriali selezionati», dice una nota..Significa collaborare per il compostaggio con chi le scarpe le produce.
Prodotto negli impianti di Patrica e Terni, verrà usato sul macchinari nel nuovo stabilimento di Ho Chi Minh City da Ortholite, azienda americana che produce solette e materiali per oltre 47o marchi nel tra i quali Reebok e Lacoste, North Face e Timberland, Clark e Bata, New Balance e Fendi. L’annuncio dell’accordo tra Bastioli per Novamont e Glenn Barrett, amministratore delegato e fondatore di Ortholite, è previsto per oggi, 13 marzo. Insieme le due aziende lanciano Ortholite Cirgle, «la prima soluzione al mondo di materiale espanso per calzature In bioplastica riciclabile», dice una nota.
È una schiuma brevettata basata sul polimero Origo-B di Novamont, appunto. «Un connubio — commenta Bastion —. Noi mettiamo l’Origo-B, derivato dall’azoto, e loro la tecnologia di espansione con l’azoto senza additivi chimici. Lavoriamo a questo progetto da quattro anni ed è un primo passo per nuove applicazioni. Questo materiale che oggi viene usato per l’intersuola (quella fra l’interno e l’esterno della calzatura) potrà éssere usato anche per altre parti della scarpa. Il mercato delle calzature vale 40o miliardi nel mondo per circa 25 miliardi di scarpe prodotte all’anno» . Il nuovo materiale Ortholite Cirgle è in fase di presentazione alle aziende produttrici che potranno firmare gli accordi anche per il processo di smaltimento. Sarà prodotto quest’anno e secondo Bastioli è rivoluzionario per due motivi: uno, usa l’azoto, che si trova nell’aria, invece di sostanze chimiche; due nasce da un processo di lavorazione brevissimo, di stampaggio a iniezione, e senza scarti. «Non rilascia mlcroplastiche, persistenti nell’ambiente», dice Bastioli. Che racconta di essere stata contattata dagli americani per questo progetto.
«Mi hanno trovato loro — dice —. Glenn Barrett era venuto in contatto con le nostre persone negli Usa e voleva fare qualcosa con noi Inizialmente ero scettica, poi ho capito che era un visionario e con una squadra tecnica invidiabile. Lavoriamo fianco a flano per sviluppare materiali e tecnologie Insieme, c’è la base per collaborazioni future». Conferma Barrett: «Abbiamo scelto Novamont, azienda di biopolimeri hi tech, per il suo impegno su qualità, Innovazione e sostenibilità. Siamo felici di collaborare per un cambiamento positivo nel settore calzaturiero». Bastioli cita una ricerca del Mit secondo la quale un paio di scarpe da ginnastica genera 14 chili di emissioni di anidride carbonica, «come tenere accesa una lampadina da roo kilowatt per una settimana». Novamont prevede di chiudere il bilancio 2022 con un fatturato in crescita Intorno ai 450 milioni dai 289 del 2020 (414 milioni nel 2021 con un ebitda di 5o milioni) ma un margine operativo lordo più basso del 2021 («Contiamo sul pareggio di bilancio»), perché colpita come altri dai rincari dell’energia e delle materie prime. Che In questo caso si chiamano glucosio, necessario peri processi fermentativi, olii, amidi.
L’intesa con Ortholite allarga lo spettro d’azione fuori dal perimetro consueto dl Novamont, dall’aumentare di breve vita, al prodotto di largo consumo di lunga vita. Un passaggio importante, che s’innesta però in un momento reso complicato dalla minore attenzione alla chimica verde da un lato, denuncia Bastioli, e dall’espansione della Cina sul mercato europeo con bioplastiche dalle caratteristiche meno stringenti dall’altro. «Nelle bioplastiche l’Italia è pioniera, va supportata, non fermate la corsa — è t’appello dell’imprenditrice al governo e all’Unione europea —. Attenzione ai prodotti fake dalla Cina». Perché «ci sono molti falsi sul mercato. A partire dai sacchetti per la spesa» L’attenzione di Bastion va da un lato alla «completa scomparsa dai radar di questo settore», le bioplastiche, dice, benché «impieghi già 3 mila persone direttamente, più l’indotto».
Dall’altro lato all’accelerata di Pechino che sta configurando una concorrenza sleale, a dire della ceo. «Nel 2020 la Cina ha sposato il modello euro- peo e ha spinto moderatamente le bioplastiche con regole interne ancora non affinate — dice la manager —. Ma le bioplastiche dalla Cina hanno in genere un impatto sull’ambiente del 60-70% superiore al nostro, perdipiù la Cina non paga perla CO2 che emette, a differenza nostra, che Inoltre abbiamo reinvestito in Italia sul biomateriali. Importiamo dalla Cina-piodotti non puri, che vengono mescolatga terzisti europei, italiani compresi,, che spesso vi aggiungono il polietilene. Ci so- no più di loo tipi di bioplastiche contraffatti che girano in Europa». Perciò Bastion chiede uno scudo.
«Gli Stati Uniti — dice — hanno messo un dazio dei 30% sulle importazioni dalla Cina, noi solo i16%. Gli Usa stanno finanziando g,11, investimenti per i nuovi impianti. lnvece*iropa, dopo avere finanziato molto la ‘cerca in questo settore, non riconosce i materiali bio based, i prodotti a basso impatto ecologico, nelle nuove leggi». L’auspicio è che i biomateriali vengano incentivati anche «con costi minori, per la CO2 prodotta, per esempio per chi produce a minore impatto ambientale, o riducendo lira sui prodotti della chimica verde». In sostanza, si chiede di eliminare le condizioni che determinano il dumping cinese.
Articolo pubblicato il 13 marzo da L’Economia