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Tradizione e rispetto per la terra. Valentini: il successo? Merito di generazioni. | Civiltà del Lavoro 6/2023

19.02.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro

 

Una storia aziendale che ha origini antichissime, da una dimora del 1600 nel centro storico di Loreto Aprutino, dove l’artigianalità si coniuga al made in Italy. Qual è il segreto del successo dei vini Valentini?

La nostra azienda, presente sul territorio dal 1650, è stata riconosciuta da Unioncamere come una tra le 150 aziende più vecchie d’Italia e una tra le 7 più vecchie nel settore agricolo. Ciò che ha contraddistinto l’Azienda Agricola Valentini nel corso dei secoli, è stata senza dubbio l’esasperata ricerca della qualità nei propri prodotti, a discapito della quantità. Tale ricerca deve necessariamente partire in vigna, con la cura della materia prima, ma sempre nel rispetto della tradizione e dell’artigianalità. Nella nostra azienda, ogni generazione ha affinato le proprie tecniche, per poi tramandarle alla seguente generazione. Quindi, il “successo” non è conseguenza di un “segreto”, ma della costanza e dell’impegno di diverse generazioni.

La sua azienda rappresenta il cuore verde dell’area Vestina. Quanto è importante il legame con il territorio?

Fondamentale. La genetica della pianta è imprescindibile da quella del territorio. Pertanto, solo scegliendo di coltivare cultivar autoctone si può puntare a ottenere la massima qualità. Pensiamo agli Sherpa, che da secoli abitano le vette più alte del mondo. La loro capacità polmonare è unica ed è il risultato di una selezione genetica lunghissima. Nemmeno se mi fossi allenato duramente sin da bambino, sarei riuscito a eguagliare la loro efficienza nel respirare quell’aria così rarefatta. Allo stesso modo, una cultivar di olivo che “abita” un territorio da millenni, produrrà oli qualitativamente superiori a ogni varietà di olivo “aliena”.

Puntate su un prodotto di nicchia piuttosto che a mercati di largo consumo. I trattamenti in vigna sono effettuati con prodotti tradizionali a base di rame e zolfo e la fermentazione in cantina è spontanea, senza lieviti selezionati e senza temperatura controllata. Da dove nasce questa scelta?

Tutte queste scelte, e molte altre, sono conseguenze di un’unica esigenza: ottenere la miglior qualità possibile. Per ottenere tale risultato non esistono scorciatoie e bisogna necessariamente mettere in atto tecniche artigianali sia in vigna che in cantina. Ciò implica la predilezione verso fitofarmaci naturali, ma anche la rinuncia a interventi di correzione con la chimica, che interferirebbero sulla perfetta complessità generata dai lieviti autoctoni. Infine, anche il rispetto della tradizione ha il suo peso in queste scelte.

Chi opera nel suo settore, risente più di altri di un fenomeno di grande attualità: il cambiamento climatico. Cosa ha da dire a riguardo?

L’agricoltura è il settore più esposto al cambiamento climatico, a causa dell’ovvia esposizione ai fenomeni atmosferici, ogni anno sempre più “estremi”. Non posso che essere preoccupato per il futuro, perché è in grave pericolo la preziosa varietà dei prodotti agricoli. Si prediligono sempre più varietà selezionate in grado di resistere a climi, patologie o insetti sconosciuti fino a pochi anni fa. Andiamo verso la standardizzazione del cibo, rischiando di perdere il patrimonio alimentare di cui abbiamo goduto per milioni di anni. È nostra responsabilità mantenere e tramandare questo patrimonio. Un passo iniziale importante potrebbe essere quello di promuovere opere di gestione efficiente della risorsa acqua.

Cosa ha significato per lei la nomina a Cavaliere del Lavoro e a chi dedica questa onorificenza?

La nomina a Cavaliere del Lavoro rappresenta per me un’importante conferma del lavoro svolto in una vita intera. Voglio dedicarla alla mia famiglia, ai miei collaboratori e a mio padre, che ha gettato le basi affinché potessi raggiungere questo prestigioso traguardo.

 

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