Argentina, ventuno anni, studia Filosofia nella sua Buenos Aires. Ma la vera passione di Valeria Marìa Viani, ospite del Collegio Universitario “Lamaro Pozzani” grazie al Progetto Ponte, è l’Italia, il Paese che suo nonno paterno lasciò nel dopoguerra per cercare fortuna. “Sì, Pablo Viani partì da Genova il 13 di settembre del 1948 a bordo della Motonave Italia ed arrivò in Argentina dopo circa un mese di navigazione per realizzare il suo sogno di prosperità. Ma il mio legame con il Belpaese non si ferma qui: io stessa a tre anni ho iniziato a frequentare la scuola italiana ‘Cristoforo Colombo’ di Buenos Aires, arrivando poi a sostenere l’esame di Stato”.
Come è venuta a conoscenza del Progetto Ponte, una delle attività di punta del programma di internazionalizzazione del Collegio “Lamaro Pozzani”?
Me ne parlò un collega dell’Università, ex-vincitore della stessa borsa di studio. Ho raccolto altre informazioni e non mi sono lasciata sfuggire l’occasione.
Con chi ha condiviso questa esperienza?
La squadra del Programma Ponte di quest’anno – prevalentemente femminile – è composta da quattro studentesse statunitensi, quattro brasiliani, da me e un’altra ragazza argentina. Quello che ci unisce non è solo la provenienza d’oltreoceano, ma soprattutto la volontà di approfondire i rapporti con l’Italia, di cui tutti noi vantiamo origini più o meno dirette.
Come ha arricchito il suo patrimonio di conoscenze questo viaggio di studio ormai agli sgoccioli?
Ero già stata in Italia, ma il Programma Ponte mi ha dato l’opportunità di conoscere in profondità la sua situazione politica, le sue principali istituzioni, il suo assetto economico. Ho trovato di particolare interesse la visita a Palazzo Montecitorio, dove abbiamo avuto modo di intrattenerci con due deputati e anche di assistere a una seduta dell’Aula. Abbiamo conosciuto i vertici “Italiadecide”, una Associazione molto stimolante per la capacità di scandagliare i problemi del Paese e suggerire soluzioni. Un altro incontro significativo è stato quello organizzato con la rappresentanza della Commissione europea in Italia, ma penso anche alle lezioni seguite al Collegio, quella con Roberto Piergentili sulla prima guerra mondiale o quella tenuta dal direttore scientifico della struttura, il professore Stefano Semplici, sulla Costituzione italiana, che ha aperto una riflessione profonda sul tema dei diritti sociali in Italia e nel mondo. Non posso, poi, non citare la visita in alcuni uffici della Santa Sede, tra cui la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli nel Palazzo Propaganda Fide, il Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani e l’Organizzazione internazionale cristiana per l’agricoltura.
Negli stessi giorni in cui lei arrivava dall’Argentina, il Papa argentino andava in Sud America. Come sta cambiando, a suo giudizio, il rapporto tra l’Italia e l’Argentina con il pontificato di Papa Bergoglio?
Papa Francesco sta riportato al centro della scena la questione del debito sociale nei confronti dei meno abbienti, probabilmente grazie all’esperienza maturata nel suo Paese d’origine dove il problema è più evidente. Ma sono convinta che questa sua devozione rappresenti una grande speranza tanto per i credenti quanto per i non credenti di tutto il mondo. In questo senso, la nuova politica del pontificato di Papa Bergoglio sta avviando un rinnovamento della Chiesa, riavvicinando la gente alla cristianità. Anche grazie a lui, i rapporti tra l’Italia e l’Argentina diverranno più stretti, ne sono certa.
Tra poco rientrerà in Argentina, cosa mette in valigia?
Innanzitutto l’entusiasmo per aver conosciuto in profondità la Città eterna. Poi il rapporto il direttore del corso, Luigi Troiani, la tutor, tutti i docenti e gli studenti che risiedono al Collegio e chiaramente i miei compagni di viaggio, tra cui Judy Greco, la mia compagna di stanza, che andrò sicuramente a trovare a New York City.