Non c’è solo il vaccino di ReiThera a catapultare l’Italia in prima linea nella lotta al Covid-19. A San Pietroburgo, negli stabilimenti della Biocad che produce l’ormai famoso Sputnik V, girano a pieno regime le linee di confezionamento del gruppo Marchesini di Pianoro (Bologna), guidato dal Cavaliere del Lavoro Maurizio Marchesini, tra i leader mondiali del packaging di farmaci e cosmetici. Sono fabbricate in Italia, alla Corima di Monteriggioni, ovvero la divisione dell’azienda che si occupa di macchinari per preparare prodotti iniettabili garantendo la totale asetticità del processo, un aspetto fondamentale per farmaci come gli antitumorali e, appunto, i vaccini. «Quello in Russia è l’ultimo viaggio che ho fatto, lo scorso marzo, pochi giorni dal lockdown — ricorda ora Pietro Cassani, amministratore delegato di Marchesini —. Il titolare della Biocad mi ammonì di non sottovalutare quel virus: tornato in Italia fui costretto a dargli ragione». L’alta tecnologia e l’estrema flessibilità delle macchine Marchesini, frutto di continui investimenti in innovazione, che valgono circa l’896 di un fatturato pari a 45o milioni di euro, hanno permesso ai russi di convertire rapidamente la linea per il vaccino.
«Altre nostre macchine sono installate in aziende che in Italia producono il vaccino per AstraZeneca e per JohnsoneJohnson — continua Cassani —. E sempre per i vaccini anti-Covid abbiamo dei progetti in America Latina». L’azienda della packaging valley emiliana, nata nel 1974 da un’idea di Massimo Marchesini e tutt’ora di proprietà della famiglia, con 2.400 dipendenti, un export pari al gox dei ricavi e una presenza in 116 Paesi, anche attraverso 14 società estere controllate, è tra le big globali per dimensione della produzione, ma è leader nel settore del confezionamento dei vaccini, a cominciare dagli antiinfluenzali. «Oggi realizziamo flaconi multidose per il vaccino anti-Covid ma abbiamo già sviluppato una linea che va verso il confezionamento monodose, che potrebbe essere utilizzato anche in questa fase».
Anticipare i bisogni ed essere sempre pronti per le richieste del mercato è una filosofia del gruppo. «Nel 2020 hanno contribuito al buon risultato dell’azienda anche la produzione e il confezionamento di integratori — ricorda Cassani —, il cui consumo è aumentato, soprattutto nel rinforzo delle difese immunitarie. L’altro tema che monitoriamo è la terapia monoclonale (con cui è stato trattato l’ex presidente Usa Trump, in Italia in via di sperimentazione). Alcune nostre linee sono presenti a Latina, nello stabilimento della Bsp, che realizza questa cura. Credo sia una strada da tenere in considerazione, per cercare di sconfiggere il virus il più in fretta possibile: la rapidità è tutto per far ripartire l’economia. Anche se il farmaceutico in questo momento va bene, i fornitori possono andare in difficoltà. Nessun settore può considerarsi un’isola felice. Occorrono apertura mentale e incisività, ma tutto quello che è in campo contro il Covid va provato, non basta affidarsi a una sola tecnologia». Apertura e incisività sono anche le caratteristiche della crescita di Marchesini: 20 acquisizioni negli ultimi quattro anni e ricavi raddoppiati nello stesso periodo. Un’azienda familiare (presidente è Maurizio Marchesini, figlio del fondatore) che diventa una grande multinazionale, ma tiene, saldamente, la produzione in Italia.
«Produrre qui è una scelta vincente — dice Cassani —: non solo perché siamo tecnicamente competenti, ma siamo anche più produttivi di quanto crediamo, e poi naturalmente siamo innovatori. L’importante è dotarsi di un’infrastruttura e investire, non stare mai fermi. Per esempio, noi abbiamo acquisito una società milanese di intelligenza artificiale e investito nei software, in aziende che fanno raccolta dati e tracciabilità, e puntiamo molto sulla formazione continua dei dipendenti. Tutte le aziende che abbiamo acquisito sono italiane, fanno macchine sia per il pharma, come Cmp, azienda vicentina specializzata in sistemi di ispezione per il pharma, oggi determinanti anche per i vaccini anti-Covid, che perla cosmetica». L’altra anima di Marchesini vale il lo% dei ricavi, in crescita.
«Abbiamo acquisito Cosmatic, specializzata in tecnologie per la produzione di rossetti e nel riempimento polveri cosmetiche, nata nel distretto lombardo della cosmetica», dice il ceo. Il 2021 per il gruppo bolognese sarà nel segno del consolidamento, con un occhio particolare alla divisione beauty, 5.000 metri quadri di nuovi stabilimenti nel quartier generale di Pianoro. «È vero, le mascherine hanno per alcuni versi ridotto l’acquisto di rossetti e di make-up, ma il beauty è un comparto resiliente e per noi Cosmatic è un partner molto interessante, una delle poche aziende italiane con un know-how tanto particolare — spiega ancora Cassani —. L’obiettivo è creare intere linee di produzione per eseguire tutte le operazioni, dal processo del prodotto fino al confezionamento. Abbiamo in mente altre acquisizioni». In programma anche assunzioni. «Cerchiamo tecnici, ingegneri e periti, progettisti meccanici ed elettronici, dinamici e intraprendenti, figure complete», spiega Cassani.
Arrivano molti curricula? «Non quanti ne vorremmo: siamo sempre alla ricerca di talenti da far crescere. E vorremmo più donne, fondamentali per la loro determinazione, sensibilità, creatività». Un’ultima battuta per immaginare il domani del gruppo. Cassani ricorda che «anni fa valutammo la quotazione. Ma ci siamo convinti che la crescita per forza non ci interessa, c’è il rischio di snaturare la bontà del meccanismo imprenditoriale della Marchesini. Serve una crescita armonica: robustezza e armonia, come in un essere umano».