Oggi si tiene a Napoli il seminario su «La strada della convergenza. investimenti, Competenze e nuovi modelli di Govemance», organizzato da Srm di Intesa Sanpaolo, Fondazione Matching Energies e Fondazione Merita. Ne parliamo con il presidente della Fondazione ‘Matching Energies, Marco Zigon .
II Pnrr ha come obiettivo fondante la convergenza NordSud ma non c’è il timore che il Mezzogiorno non riesca a spendere le risorse?
«La convergenza è il primo obiettivo del Piano. Spendere questi soldi per la modernizzazione del Paese vuol dire utilizzarne la parte rilevante per le aree meridionali. Il seminario di oggi mette a confronto esperienze e competenze di primo livello proprio per cercare di capire come passare dalle parole ai fatti. Qui ci vuole un percorso da costruire dentro una strategia condivisa. n dimentichiamo che una te del Pnrr riguarda e fondamentali per l’attivazione degli investimenti».
Il governo rimodula il Pnrr, perché troppi sindaci, soprattutto meridionali, non sono in grado dl spendere le risorse nel tempi previsti.
«Questi soldi non vanno spesi tanto per utilizzarli, bisogna decidere bene come investirli. Perciò non basta dare ai sindaci gli strumenti, serve una progettualità per centrare obiettivi efficaci in termini infrastrutturali e di competitività del Sistema Paese, in particolare al Sud».
Molte Pubbliche amministrazioni non hanno il capitale umano.
«La centralità delle competenze è strategica. Di qui il ruolo di una moderna formazione, per trattenere le nuove professionalità sul territorio meridionale e non disperderle, offrendo loro le giuste opportunità». Al Sud c’è carenza di governance. «E indispensabile una governance adeguata del territorio, che dimostri di essere rapace di mettere a terra progetti. Siano essi parti di un più ampio piano di sviluppo o in grado di accrescere il Pil dell’area che si sta gestendo».
Le autonomie locali del Nord dicono, se non ce la fate date i soldi a noi.
«Bisogna lavorare per non creare fratture tra cittadini di serie A e B, ma premiando chi spende meglio, pur garantendo una gestione equilibrata delle risorse».
Si dimentica che parte dei soldi del Pnrr è a prestito e crea debito.
«La finanza costa. Ecco perché gli investimenti con i soldi del Pnrr debbono garantire un ritorno per ripagare il debito pubblico».
Cosa non avvenuta col Superbonus 110%.
«In quel caso c’era la finalità di zero emissioni nette e l’Europa impone l’efficientamento energetico degli edifici. Ma se il Superbonus persegue un pezzo di quest’obiettivo strategico, è stato tarato in modo non adeguato e ha creato un debito insostem`bile».
Se serve una regia idonea, allora solo il governo può assicurarla.
«II filo conduttore lo deve avere il Governo. Altrimenti si rischia di perdere l’occasione per il Sud. Anche la partita delle autonomie differenziate dev’essere giocata sullo stesso campo: l’obiettivo è unire il Paese, non dividerlo. Mai perdere di vista l’obiettivo della convergenza».
Quali scelte fare in campo energetico con questi fondi?
«Proseguire nell’installazione delle rinnovabili. Garantire una transizione col gas anche attraverso rigassificatori. Sviluppare tecnologie per accumulo, senza le quali la discontinuità delle rinnovabili si farebbe sentire. Grossi investimenti sulle reti elettriche, e anche sui sistemi per il gas e i biocombustibili».
Il Sud potrebbe recuperare un ruolo nella transizione energetica?
«In un periodo nel quale si fanno passi avanti nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, alleggerendo il rapporto finora sperequato tra domanda e offerta, e si guarda con rinnovato interesse all’area del Mediterraneo, il molo del Mezzogiorno diventa decisivo».
ln che modo il Piano Mattei può sviluppare il Pil meridionale?
«Nei fatti il Mezzogiorno acquista centralità rispetto a prima nella sfida energetica. E ciò aiuta la crescita del Prodotto e l’obiettivo della convergenza. Non sottovalutando che l’Italia ha scarsità di materie prime che ci sono in abbondanza in Africa».
Articolo pubblicato il 14 aprile da Il Corriere del Mezzogiorno