Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 9

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
EUROPA
E
ITALIA
ALLA PROVA
G20
IN NOVEMBRE
due grandi vertici mondiali, quel-
lo dei Paesi del Pacifico (Apec) a Pechino e soprattutto
quello del G20 a Brisbane, hanno indicato anche geogra-
ficamente la posizione di relativa marginalità dell’Euro-
pa e dell’Italia. A Pechino si è capito che i futuri equili-
bri mondiali, quelli geopolitici, quelli economici e quelli
ambientali, si giocheranno tra Stati Uniti, Cina e Russia.
Il dialogo tripolare è proseguito al G20 di Brisbane, con
l’aggiunta di altri protagonisti importanti come l’India e il
Brasile. L’Europa è stata presente in forze in Australia con
le delegazioni nazionali di Germania, Francia, Gran Bre-
tagna, Spagna e Italia e con la nuova “troika” europea:
il neo presidente della Commissione Junker, il neo com-
missario agli Affari economici e fiscali Moscovici e il pre-
sidente uscente del Consiglio europeo Van Rompuy, che
a fine anno sarà sostituito dal polacco Tusk. Ma il nume-
ro dei partecipanti è stato inversamente proporzionale al-
la loro incisività, per la semplice ragione che l’Europa si
è presentata ancora una volta sostanzialmente divisa sul
tema del vertice, che la presidenza australiana ha dedi-
cato al rilancio della crescita e del lavoro, da raggiungere
con piani di azione nazionali, ma in base a obiettivi con-
divisi da tutto il G20. Le conclusioni del vertice impegna-
no i Paesi ad aumentare la crescita dell’area del G20 del
2,1% al 2018. “La sfida per i leader del G20 è chiara - ha
affermato il premier australiano Tony Abbott – rafforzare
crescita e occupazione assieme alla resistenza finanzia-
ria. Dobbiamo accrescere la domanda”.
L’Europa è stata una protagonista in negativo. Per due
ragioni: in primo luogo, perché l’Europa resta la regione
del mondo che cresce di meno; in secondo luogo, per-
ché i governi europei non sono ancora riusciti a concor-
dare tra loro una politica economica comune, per evitare
una nuova recessione o addirittura lo scivolamento nel-
la deflazione, al punto che il premier Abbott ha esplici-
tamente esortato a “invertire la deflazione che minaccia
le maggiori economie d’Europa”. Speriamo che l’esorta-
zione venuta dal consesso che rappresenta l’85% del Pil
mondiale contribuisca a mettere la politica economica e
monetaria europea su un serio binario di crescita. Il che
comporta una doppia responsabilità. Quella della Germa-
nia e dei Paesi del Nord Europa, che debbono accettare
politiche più espansive, a cominciare dalla definizione
concreta dei programmi di spesa dei 300 miliardi di eu-
ro che Juncker ha promesso di investire in infrastrutture
dal prossimo anno. Su questo punto c’è stato un riavvici-
namento, dopo le polemiche delle settimane scorse, tra
Renzi e Juncker che ha chiesto al nostro premier di colla-
borare alla definizione del Piano europeo. C’è poi la re-
sponsabilità dei Paesi ad alto deficit e debito del Sud Eu-
ropa, che debbono tranquillizzare i tedeschi sul fatto che
politiche economiche espansive non faranno venir meno
l’impegno al risanamento delle finanze pubbliche e alle
riforme strutturali. In questo quadro, come è stato ricor-
dato il 23 ottobre scorso alla cerimonia di consegna delle
insegne ai 25 nuovi Cavalieri del Lavoro al Quirinale dal
Presidente Napolitano, dal ministro Guidi e dal Presidente
D’Amato, il nostro Paese ha una speciale responsabilità,
che deriva dal fatto che cresciamo meno di tutti in Euro-
pa e che il nostro debito pubblico è il secondo dell’Unio-
ne (dopo quello greco) e se fosse giudicato insostenibile
dai mercati finanziari, come rischiò di accadere nell’au-
tunno 2011, potrebbe mettere a repentaglio l’intera area
dell’Euro e la stessa moneta unica.
Per questo, come ha ammonito Napolitano, noi italiani
dobbiamo realizzare rapidamente le riforme strutturali
che il Governo Renzi ha messo in cantiere, senza restare
prigionieri “di conservatorismi, corporativismi e ingiuste
pretese di conservazione di posizioni di rendita e di ingiu-
ste posizioni acquisite”. D’Amato ha ricordato le cinque
riforme fondamentali per tornare a investire e crescere:
mercato del lavoro, fisco, giustizia, pubblica amministra-
zione ed education. Se non riusciremo nei prossimi mesi
ad invertire la tendenza, se non riusciremo a riprendere
un sentiero di crescita in un quadro di sostenibilità della
finanza pubblica, al G20 del prossimo anno l’Europa nel
suo complesso e ogni singolo Paese europeo conteranno
ancora di meno.
EDITORIALE
9
copertina 1...,copertina 2,1,2,3,4,5,6,7,8 10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,...copertina 4
Powered by FlippingBook