CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
GRECIA,
BAZOOKA
E TURBO
RIFORME
DOPO LA VITTORIA
della sinistra antirigorista di
Tsipras in Grecia, tutti si chiedono se il bazooka di Draghi
da oltre mille miliardi, favorirà il risanamento, la ripresa e
la coesione europea, oppure porrà le premesse per nuo-
ve divisioni e speculazioni. La Bce ha varato il suo “quati-
tative easing” (60 miliardi di acquisti di titoli di Stato e di
imprese private al mese per 18 mesi, dal prossimo mar-
zo a ottobre 2016, e comunque fino a che non sarà rag-
giunto l’obbiettivo di riportare l’inflazione poco al di sotto
del 2%) per contrastare i rischi di deflazione. La Germa-
nia e gli altri paesi rigoristi hanno storto la bocca: il pre-
sidente della Bundesbank Weidmann ha detto che ora la
“disciplina di bilancio verrà trascurata” e il quotidiano te-
desco Frankfurter Allgemeine ha titolato “Distrutta la fi-
ducia nell’euro”. Ma alla fine i rigoristi hanno dovuto ac-
cettare, anche se hanno ottenuto che solo il 20% dei titoli
saranno acquistati direttamente dalla Bce e dunque “mu-
tualizzati”, mentre l’80% graverà sui bilanci delle banche
centrali nazionali. Adesso bisognerà vedere se la massic-
cia iniezione di liquidità sosterrà comunque tutti i 19 pa-
esi dell’Eurozona o se la segmentazione dei rischi sulle
singole banche centrali farà rientrare dalla finestra la spe-
culazione selettiva contro i paesi più deboli. Il nostro go-
vernatore Visco, replicando a Weidmann, ha detto che ora
le riforme saranno più facili, perché grazie alla manovra
espansiva della Bce costeranno di meno in termini politi-
ci: il centro studi di Confindustria ha per esempio calcola-
to che il bazooka di Draghi, unito alla correlata riduzione
del valore dell’euro, potrà far aumentare il nostro Pil del
2,1% e addirittura del 2,5% nel 2016.
Qui sarà decisivo l’atteggiamento del nuovo Governo greco
e la disponibilità dell’Ue e del Fmi, che detengono l’80%
del debito di Atene, a ridiscuterne i termini e le scaden-
ze. Se la trattativa avrà successo non ci saranno strappi,
se invece la Grecia dovesse annunciare unilateralmente
il ripudio del debito e delle riforme chieste dalla Troika,
allora le cose si complicherebbero maledettamente, an-
che per noi. Pochi minuti prima della conferenza stampa
di Draghi a Francoforte, la Cancelliera Merkel ammoniva
da Davos che non si deve allentare la tensione sul risana-
mento. E lo stesso Draghi ha detto che ora gli Stati deb-
bono accelerare le riforme per rilanciare la produttività.
Durante il vertice italo-tedesco a Firenze, Renzi ha detto
la stessa cosa e ha rivelato che aggiorna costantemente
la Merkel sui progressi delle nostre riforme, alle quali oc-
corre ora “mettere il turbo”. Per questo il premier ha ri-
fiutato di sospendere il dibattito sulla riforma elettorale in
attesa dell’elezione del nuovo Capo dello Stato rischiando
di spaccare il Pd; ha accelerato sul Jobs Act nonostante la
contrarietà dei sindacati, sulla trasformazione delle grandi
banche popolari in spa nonostante le resistenze della po-
litica locale e sul pacchetto Padoan-Guidi su investimenti
e innovazione delle imprese, a cominciare dalle startup
innovative alle quali dedichiamo un focus in questo nu-
mero di “Civiltà del Lavoro”. E se il mercato si rianimerà,
le imprese non si tireranno certo indietro, come ha dimo-
strato la Fca di Marchionne che ha annunciato 1.500 as-
sunzioni nella fabbrica di Melfi. La svolta potrebbe dunque
essere vicina. Ma non bisogna illudersi: il riaggiustamento
sarà lungo e faticoso, perché per ridurre pressione fiscale
e debito dobbiamo ridurre energicamente la spesa pub-
blica: il che ha inevitabilmente un immediato effetto re-
cessivo. Non esistono scorciatoie a un impegno di lunga
lena per riparare i danni degli ultimi vent’anni, nei quali
l’Italia ha sostanzialmente smesso si crescere. Per questo
non bastano le convenienze economiche.
Bisogna fare appello alle risorse morali che nonostante il
degrado e la corruzione ancora albergano nel nostro po-
polo. È stato questo il messaggio con cui Napolitano si è
accomiatato dagli italiani nel discorso di fine anno. “Oc-
corre – ha detto il Capo dello Stato – ritrovare le fonti della
coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno
permesso di superare le prove più dure in vista della for-
mazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del su-
peramento delle sue crisi più acute e drammatiche”. Da
questa consapevolezza etica Napolitano ha tratto l’ener-
gia per accettare il secondo mandato alle soglie dei no-
vant’anni e per spingere instancabilmente il Parlamento e
i partiti a varare le riforme, con uno spirito assai più gio-
vanile di quello di tanti giovani conservatori di destra e di
sinistra. Siamo certi che il nuovo Capo dello Stato prose-
guirà su questa strada.
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EDITORIALE
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