Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 16

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI • 2014
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europei: una riduzione di costi straordinaria a fronte di un
sistema di pronto intervento più rapido ed efficace. Per
questo motivo, a mio avviso, lo Stato dovrebbe avere già
una task force di esperti impegnati a capire le possibili ap-
plicazioni di questi che, a guardarli con occhio superficia-
le, appaiono dei gadget ma potrebbero aiutare uno Stato
come quello italiano che ogni anno destina 250 miliardi
di euro al capitolo sanità.
Infine, il terzo “megatrend” è “l’infotainment”. Al Ces è
stata presentata l’Audi A7 Piloted driving, ovvero il pro-
totipo a guida autonoma, che dalla Silicon Valley – come
mostravano i video – ha raggiunto il quartiere espositivo
di Las Vegas senza l’ausilio dell’uomo.
Perché in questo caso si parla di “infotainment”?
Il fatto di non dovere essere impegnati alla guida lascerà
più tempo libero alle persone. La domanda che gli esper-
ti si pongono in questo momento è: come lo passeranno?
Da qui il sicuro aumento dell’offerta di servizi e prodotti
che saranno fruibili mediante display connessi alla rete
dentro l’abitacolo delle vetture.
Senza dimenticare l’aspetto più importante che sarà ga-
rantito da automobili a così alto tasso di elettronica: la si-
curezza. A salvaguardia di vite umane e con notevoli ri-
sparmi sul fronte della spesa assicurativa.
Qualche altra tendenza?
Le biotecnologie. C’erano aziende che illustravano come si
creano batteri artificiali in laboratorio, “smontando e rimon-
tando” il dna con l’ausilio di software. Una di queste mi ha
in particolare impressionato, l’Autodesk. Questa azienda,
che è leader mondiale nella produzione di software per
la progettazione di infrastrutture e costruzioni, ma anche
di contenuti multimediali, ha sintetizzato un batterio ca-
pace di produrre una plastica trasparente e flessibile. Ab-
biamo potuto vedere il pezzo presso il loro headquarter
e, anche se siamo a uno stadio ancora primordiale, si in-
tuisce già che le applicazioni potranno essere tantissime.
Più in generale, visitando la fiera ci si rende conto del-
la grande velocità che, in questa parte del mondo, ogni
processo creativo acquista. Da noi non è facile replicare
quel modello.
Cosa accade che in Italia o in Europa non succede?
C’è un formidabile incrocio tra investitori con capitali ele-
vati e aziende capaci di generare un’offerta incredibile.
Quasi non si capisce se il processo parta prima dagli uni
o dalle altre. In ogni caso questo connubio consente alle
imprese di crescere molto e in tempi rapidi.
Sbaglio o tornando in Italia si capisce che siamo in-
dietro?
Non sbaglia. Se l’Italia si misura su se stessa si accontenta
di uno sviluppo da zero virgola. Se invece guardasse cosa
è accaduto in altre parti del mondo da quando abbiamo
cominciato a parlare di crisi, scoprirebbe che la velocità
è tutto. Nel tempo noi abbiamo perso obiettività e oggi
pensiamo che, tutto sommato, possiamo andare avanti
anche senza crescere, senza investire.
Un tempo il provincialismo italiano era forse un male che
poteva avere conseguenze inferiori, se venisse praticato
dalle nuove generazioni potrebbe diventare un problema
grave. Concludo tornando all’esempio dell’healthcare. L’e-
voluzione tecnologica raggiunta in questo settore mostra
che il progresso, una parola in voga negli anni Settanta
ma oggi molto discussa, può avere conseguenze positive
per tutti. Cosa c’è di più “sociale” di questo?
Silvia Tartamella
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