Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 127

VITA
ASSOCIATIVA
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CIVILTÀ DEL LAVORO
VI • 2014
Come è nata l’occasione?
A giugno scorso ho partecipato alla consueta premiazio-
ne degli allievi neolaureati del Collegio. A pranzo ero se-
duta allo stesso tavolo del Cavaliere con il quale, date le
comuni origini venete, ho scambiato qualche parola. Mi
ha lasciato i suoi riferimenti e qualche tempo dopo l’ho
ricontattato.
La cosa curiosa è che presso la sua azienda, a gennaio,
avevo già sostenuto un colloquio con l’area Risorse uma-
ne, che però non aveva avuto esito perché in quel perio-
do non c’erano posizioni aperte per il mio profilo.
Di cosa si occupa esattamente?
Lavoro come assistente di direzione, a supporto del re-
sponsabile, che sovrintende agli affari generali e si occupa
dell’agenda del Cavaliere. Oltre alla organizzazione prati-
ca degli incontri, c’è un grande lavoro di rielaborazione,
preparazione e presentazione di documenti e analisi, de-
stinati alla presidenza e al Managing director e focalizzati
soprattutto su dati di vendita e di fatturato. Per quelli re-
lativi alla produzione, invece, è ancora presto.
In che modo sta mettendo a frutto gli studi universitari?
Il corso di laurea in Scienze politiche consente di matura-
re una grande apertura mentale e, non essendo troppo
specialistico, dà gli strumenti per costruirsi una compe-
tenza in linea con i propri interessi a mano a mano che si
prosegue con l’esperienza.
Quando mi sono iscritta, l’idea era quella di lavorare per
qualche organizzazione internazionale, poi il mio percor-
so si è evoluto grazie all’ammissione al Collegio Lamaro
Pozzani e al progetto “Borse di sviluppo e merito” realiz-
zato dalla Federazione dei Cavalieri del Lavoro in collabo-
razione con The European House – Ambrosetti. L’interes-
se verso i temi internazionali è rimasto, ma ha preso un
indirizzo più aziendale.
Qual è il valore aggiunto dell’esperienza in Collegio?
Potrebbe sembrare banale, ma l’interdisciplinarietà che
il Lamaro Pozzani consente di sperimentare attraverso le
attività parauniversitarie – come ad esempio il corso di
Cultura per l’impresa – e grazie alla convivenza con col-
leghi delle più diverse facoltà, rappresenta a mio avviso
un plus impagabile, che non si trova in nessuna altra isti-
tuzione. In sintesi, direi che il Collegio agisce da “incuba-
tore di incontri”.
Nel mio caso specifico, poi, ha dimostrato anche un’otti-
ma sinergia con il mondo del lavoro.
un carico emotivo al quale non vorrei rinunciare, nono-
stante medici più grandi mi dicano che talvolta è neces-
sario lasciarsi dietro il dolore altrui.
Se non avesse superato i test di medicina?
Avrei scelto di insegnare. Mi interessa essere utile al pros-
simo ed è una cosa che ha sempre fatto parte di me, fin
da quando davo ripetizioni di latino ai ragazzi delle me-
die a quando facevo l’istruttore di basket.
Nel suo percorso essere allievo del Lamaro Pozzani
come l’ha aiutata?
Il Collegio per me ha rappresentato un’occasione per ap-
profondire temi e stare a contatto con personalità di rilie-
vo (politici, imprenditori, economisti) che nel mio corso
di studi difficilmente avrei incontrato. Inoltre è stato mol-
to utile per migliorare l’inglese e mi ha dato la possibilità
di viaggiare tantissimo. Un modo per ampliare la propria
cultura in senso lato che non sempre lo studente universi-
tario medio può permettersi. Infine, non le nascondo che
sia stato anche un grande supporto economico. La Catto-
lica è un’università non statale e la retta costituiva già un
carico notevole.
Elena Martini
IL PLUS DEL COLLEGIO?
L’INTERDISCIPLINARIETÀ
Laurea magistrale in Rela-
zioni internazionali alla Lu-
iss di Roma ed ex allieva
del Collegio Lamaro Pozza-
ni. Cosa fa adesso?
Ho discusso la tesi di laurea il
15 novembre del 2013, dopo
di che mi sono subito messa
a cercare lavoro. Fino ai primi
di settembre ero in stage presso la filiale di Verona della
Adecco, in affiancamento al responsabile di selezione e
servizio. Un’esperienza molto istruttiva, cominciata in pri-
mavera, e che probabilmente sarebbe proseguita anche
dopo la scadenza contrattuale.
Da un paio di mesi, però, ho cambiato e lavoro alla Pe-
drollo, azienda metalmeccanica specializzata nella produ-
zione di elettropompe, di proprietà del Cavaliere del Lavo-
ro Silvano Pedrollo. Un’azienda strutturata, con una forte
impronta etica – peraltro ben riconosciuta dal territorio – e
con un percorso di internazionalizzazione in forte ascesa.
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