Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 118

ARCHIVIO
STORICO
118
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
Ritratto
di un
uomo
del
fare
UNA PERSONALITÀ VIVACE,
attenta ai pro-
blemi del suo tempo, desiderosa di contribuire allo svi-
luppo della comunità e dotata di una naturale capacità di
coinvolgere e saper fare gruppo. Sono queste le caratte-
ristiche comuni emerse in ciascuno dei ritratti con i qua-
li il 29 novembre scorso a Piacenza, presso la Sala Pani-
ni di Palazzo Galli (sede della Banca di Piacenza, ndr), si
è reso omaggio a Giovanni Raineri, politico di spicco del
panorama italiano di inizio Novecento.
A settant’anni dalla sua morte si è voluto ricordare soprat-
tutto la complessità della figura, al tempo stesso “uomo
delle istituzioni, uomo di Stato, tecnico prestato alla poli-
tica”, per citare il professore Aldo Giovanni Ricci, soprin-
tendente emerito dell’Archivio Centrale dello Stato, che
ha tenuto la prolusione. O ancora, un uomo dalla volontà
e dall’impegno eccezionali, come ha sottolineato in aper-
tura del convegno il presidente onorario della Banca di
Piacenza, il Cavaliere del Lavoro Corrado Sforza Fogliani.
Nella storia della Federazione dei Cavalieri del Lavoro Rai-
neri occupa un posto speciale, essendo stato l’artefice del-
la sua nascita, nel 1923, nonché il primo presidente. L’o-
norificenza di Cavaliere del Lavoro gli era stata assegnata
molto tempo prima, nel 1902, un anno dopo l’istituzione
dell’Ordine, e rappresentava il riconoscimento per l’attivi-
tà svolta nell’organizzazione del movimento cooperativo
agrario in Italia. A quel mondo Raineri si era appassiona-
to abbastanza presto, il suo cursus honorum parla chia-
ro: perito agrimensore, laureato in agraria, docente e poi
segretario del Comizio agrario di Piacenza nel 1883. Me-
no di dieci anni dopo, nel 1892, sotto la sua guida nasce-
va la Federazione italiana dei Consorzi agrari attraverso
la quale Raineri si impegnò fortemente per traghettare
l’agricoltura del nostro Paese oltre la condizione di arre-
tratezza nella quale versava. È stato dunque soprattutto
quest’aspetto ad emergere dalle relazioni degli ospiti, ac-
compagnato da una riflessione sul ruolo giocato dall’uo-
mo, nella sua veste di ministro delle terre liberate duran-
te i governi Nitti, Giolitti e Bonomi.
Primo a intervenire Giuseppe Cattanei, storico e docente
all’Università Cattolica di Milano, che ha ripercorso con do-
vizia di particolari lo sviluppo dell’associazionismo agrario
nel piacentino, ispirato a una nuova concezione della terra
“intesa come area di sfruttamento produttivo realizzato
secondo tecniche moderne e fonte di consistenti redditi”.
A Severina Fontana, storica piacentina, il merito di aver il-
lustrato la complessità del dibattito politico di allora circa
le forme associative praticabili. Mentre la Francia, a segui-
to di una legge del 1884, si pose a favore dell’adozione
dell’istituto del sindacato anche nel settore agrario, l’Ita-
lia sperimentava formule diverse, più moderate rispetto
a quelle francesi. Brescia, Piacenza, Modena e Udine as-
sistettero così alla nascita dei Comizi agrari e in genera-
le, ricorda la studiosa, si cominciò a guardare al modello
delle cooperative tedesche. “Nella cooperazione – si leg-
ge nella relazione – si vide lo strumento più adatto a tra-
sferire la mobilitazione padronale collettiva dal terreno
della contrattazione a quello della realizzazione e a per-
seguire l’obiettivo di sviluppo agricolo, (…) una sorta di
applicazione delle dottrine liberali idonea a difendere il
paese dalle utopie socialiste e comuniste”.
L’attivismo di Raineri, sia nella sua Piacenza che in pro-
vincia, era ben noto. Come ha ricordato Ricci, egli “pro-
muove l’acquisto in forme collettive tra gli agricoltori del-
Corrado Sforza Fogliani, Presidente onorario Banca di Piacenza,
Cavaliere del Lavoro
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