Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 120

ARCHIVIO
STORICO
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
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GRANDE FORZA MORALE
, duro lavoro, la ca-
pacità di elevarsi dal nulla, erano qualità comuni a molti
imprenditori italiani. Nel caso di Giovanni Raineri c’era an-
che un’altra caratteristica rara: quella di saper fare gruppo,
di coinvolgere e mo-
tivare per costruire
un’azione collettiva.
Questo si coglie sia
nell’organizzazione
della Federazione
dei Consorzi agrari,
sia nella Federazio-
ne dei Cavalieri del
Lavoro. E poi l’idea
della formazione
tecnica dei giovani
capaci e meritevo-
li, ma non dotati dei
mezzi economici per
studiare.
La Federazione nac-
que, come ente morale, nel febbraio 1925 quando già Rai-
neri se ne occupava da qualche anno. L’articolo 3 ne sta-
biliva gli scopi: “Tenere alto il culto e la fede nel lavoro”;
coordinare l’azione dei Gruppi regionali; aiutare i Cavalie-
ri in difficoltà finanziarie; assegnare borse di studio ai figli
dei contadini e operai morti sul lavoro. Veniva anche sta-
bilito un contributo annuale per ogni singolo socio, allora
di 100 lire, mentre gli organi deliberativi e direttivi era-
no così definiti: Assemblea generale, Consiglio direttivo,
Giunta esecutiva. Tutti i soci facevano parte dell’Assem-
blea, il Consiglio era composto dai presidenti dei Gruppi
e da dieci rappresentanti eletti dall’Assemblea, la Giunta
dal Presidente e dai quattro Vice-presidenti. Il Presidente
e i Vice-presidenti erano eletti dal Consiglio.
Nel complesso un sodalizio molto democratico, proprio
quando il fascismo stava sistematicamente eliminando
tutti i baluardi della democrazia italiana per sostituirli con
un sistema di designazioni e di nomine dall’alto.
All’inizio della storia dell’ordine era nata un’Associazione
poi trasformata in Federazione, perché in qualche modo
l’Associazione era
sembrata troppo
accademica, men-
tre una Federazio-
ne era – a parere di
Raineri nella relazio-
ne introduttiva del
22 maggio 1924 –
“un organismo più
saldo e ben costitu-
ito per coordinare la
grande forza econo-
mica che i Cavalieri
del Lavoro rappre-
sentano”. Una Fe-
derazione era anche
espressione non di
singole entità priva-
te, ma di un complesso di mondi produttivi, quali erano
quelli dei vari Cavalieri del Lavoro: imprenditori che non
rappresentavano solo se stessi, ma tutta la loro azienda.
Non meno importante la fondazione dell’Archivio Storico
per raccogliere le istruttorie di nomina dei Cavalieri stes-
si. Approvato nell’Assemblea del 21 novembre 1926 con
un’appendice all’articolo 3 dello Statuto era spiegato dallo
stesso Raineri: alcuni imprenditori più organizzati scrivo-
no e raccolgono notizie sulla loro attività, altri invece non
scrivono nulla e non conservano nulla. “Vi sono Cavalie-
ri del Lavoro che, senza intendere di fare atto di vanità e
senza false modestie pongono in luce l’opera loro. Vi so-
no alcuni altri invece che, e ciò fanno al semplice scopo di
accreditare le loro aziende, ovvero sembrano dimostrare
col loro assenteismo di non tenere nel dovuto pregio l’o-
una
grande capacità
di fare gruppo
Cecilia Dau Novelli, professore di storia contemporanea università di Cagliari
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