Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 124

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VITA
ASSOCIATIVA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI • 2014
COME SARÀ IL MONDO
nei prossimi dieci an-
ni? Quali saranno i lavori del futuro, quali le competen-
ze richieste? All’inaugurazione dell’anno accademico del
Lamaro Pozzani, il 18 novembre scorso, di fronte a una
platea di laureandi e studenti provenienti da tutta Italia e
ospiti per l’appunto del Collegio della Federazione, il pre-
sidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha affrontato il te-
ma del cambiamento del mercato del lavoro.
Lo ha fatto partendo da un’analisi dello scenario interna-
zionale, nel quale tanti paesi – un tempo definiti emer-
genti – oggi hanno raggiunto livelli di sviluppo economi-
co di tutto rispetto. Oltre ai cosiddetti Bric (acronimo per
Brasile, Russia, India e Cina, ndr), a correre sono anche
Sudafrica, Turchia, Indonesia e Malesia. Per tutti ha fun-
zionato la stessa regola: sono paesi che hanno investito in
qualità e sapere. E se gli esperti sostengono che saranno
l’Information Technology, “l’Internet degli oggetti” e l’e-
conomia verde i settori a farla da padrone, è chiaro che le
competenze più richieste saranno quelle ingegneristiche
e scientifiche in generale. Questa è la raccomandazione
che il presidente di Confindustria ha voluto fare ai giova-
ni, avvertendoli inoltre circa la crescente polarizzazione
del lavoro: nel prossimo futuro, infatti, questo sarà sem-
pre più diviso tra professioni che richiedono competenze
elevate e mestieri generici e meno qualificati.
Di fronte a uno scenario nel quale “le soluzioni saranno
basate sempre più sull’integrazione di ricerca, servizi e
industria”, afferma ancora Squinzi, sembra esserci poco
spazio per l’Italia, la cui industria è “malata”, “soffre di
un modello di specializzazione tradizionale, una produtti-
vità cresciuta troppo poco, scarso livello di digitalizzazio-
ne, scarsa integrazione con i servizi, livelli di conoscenza
della manodopera insufficienti”. Il presidente di Confindu-
stria prosegue snocciolando un po’ di dati relativi alla crisi
– 80mila imprese di trasformazione scomparse, un milio-
ne di posti di lavori persi – ma aggiunge anche che pro-
prio grazie alla crisi “molti imprenditori hanno cambiato
cultura, atteggiamento e marcia” e che “chi di noi ha in-
vestito sui giovani e sul loro sapere è stato ampiamente
ripagato”. Il sapere, conclude, la ricerca e l’investimento
sui giovani rendono.
Un pensiero, quello di Squinzi, che presenta numerosi pun-
ti di incontro con quello del presidente della Federazione
dei Cavalieri del Lavoro (nonché ex numero uno di Viale
AFFRONTARE
IL FUTURO
INVESTENDO SUL
SAPERE
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