Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 77

VITA
ASSOCIATIVA
CIVILTÀ DEL LAVORO
III - 2014
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bella vetrina. Un’altra iniziativa riguarda l’utilizzo del no-
stro campo di atletica, che è stato per lungo tempo adi-
bito a centro sfollati e ora è stato riabilitato alla sua fun-
zione originaria diventando una struttura all’avanguardia.
Quest’anno abbiamo ospitato i campionati italiani dei Gio-
chi studenteschi e ci candidiamo a farlo anche per i pros-
simi anni, un’occasione per cercare di contrastare anche
la sfiducia che dilaga tra i giovani aquilani.
Stiamo ricostruendo anche un grande teatro che ospiterà
un moderno centro congressi, la posizione centrale dell’A-
quila la rende un punto di incontro privilegiato per l’attivi-
tà congressuale, consentendo di risparmiare la metà del
tempo e dei costi a tutti gli italiani.
Quale importanza hanno avuto le donazioni venute
dal privato, come quella della Federazione Italiana dei
Cavalieri del Lavoro?
Sono state fondamentali, perché sono soldi che sono arri-
vati subito e che ci hanno permesso di restituire in fretta i
primi presidi. Abbiamo cercato di indirizzare le donazioni
verso edifici simbolici per la città. Quella che noi chiamia-
mo la “chiesetta” di Farfa, ad esempio, è stata una ope-
razione importante perché è il punto di riferimento di un
quartiere che è stato il primo ad essere restaurato dentro
le mura. Ha costituito un aspetto identitario per gli aquilani.
Qualche tempo fa c’è chi ha paragonato le attività di
ricostruzione di L’Aquila con quelle dell’Emilia.
Facciamo parlare i numeri: l’Emilia ha ricevuto 12 miliardi
di euro per la ricostruzione, ma ha, fortunatamente, avuto
danni entità di gran lunga inferiore. Inoltre in Emilia c’è
stato un Presidente della Regione che si è dato molto da
fare, qui a L’Aquila la Regione è stata assente.
Inoltre, per l’Emilia sono state applicate leggi diverse da
quelle che erano state fatte per L’Aquila, che a loro volta
erano diverse da quelle utilizzate in occasione del terre-
moto di Umbria e Marche o della Basilicata. L’Italia è un
paese folle da questo punto di vista. Non ci sono regole
certe e questo è un grave danno anche per gli imprendi-
tori. Io per trovare i soldi devo inventarmi ogni volta qual-
cosa, faccio lo sciopero della fame, tolgo la bandiera dal
Comune, restituisco la fascia a Napolitano, invece di po-
termi appellare a leggi certe e uguali per tutti.
È necessario che il nostro paese cominci seriamente a
pensare ad una assicurazione contro i grandi rischi. I centri
storici devono essere portati in sicurezza sismica. Ci sono
molte zone in Italia a grande rischio sismico e nessuno fa
niente. C’è una grande pigrizia intellettuale e deontolo-
gica della classe politica e dei vertici dei ministeri rispet-
to queste questioni.
(c.s.)
Palazzo Ardinghelli
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