Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 75

VITA
ASSOCIATIVA
CIVILTÀ DEL LAVORO
III - 2014
75
SIAMO FELICI
e orgogliosi come Cavalieri del Lavoro
e come persone che hanno ben in mente cosa è successo
a L’Aquila cinque anni fa di aver dato il nostro contribu-
to a restituire alla vostra comunità un gioiello che torna
a far parte della vita della città, della vita di questo quar-
tiere, della speranza dei cittadini aquilani.
Siamo felici e orgogliosi di farlo nel ricordo vivido della
disperazione di fronte alle forze della natura che distrug-
gono in pochi attimi vita e opere dell’uomo e anche nel
ricordo della rabbia di fronte alle negligenze degli uomi-
ni che, talvolta, amplificano gli effetti dei disastri naturali.
E niente più di questa antica e bellissima chiesa può sim-
boleggiare, e non solo per chi crede, la necessità della
speranza, della fiducia, della serenità con cui guardare al
futuro dopo la immensa tragedia di cinque anni fa.
Venendo qui stamattina ho fatto un rapido giro e mi so-
no reso conto oggi più di allora delle dimensioni della ca-
tastrofe che colpì in pochi secondi la vostra meravigliosa
città. Privo della reazione emotiva immediata al terremo-
to e alle sue vittime, ho visto quello che era uno dei cen-
tri storici più strutturati e meglio conservati d’Italia come
un organismo ferito profondamente che cerca con tutte
le sue forze di rialzarsi per ritrovare se stesso, la sua vi-
ta, le sue tradizioni e la sua bellezza.
Quel che conta di più oggi a L’Aquila per i suoi abitanti,
che hanno sofferto della perdita dei propri cari, è di riaf-
fermare con la ricostruzione l’anima che la città, più di tan-
te altre nel nostro Paese, grazie alla sua storia secolare di
punto di incontro, avuto nel corso dei secoli, al confine tra
il Regno di Napoli, lo Stato Pontificio, la dorsale appenni-
nica sino a Bologna e la costiera adriatica.
Sono certo che questa chiesa dalle origine antichissime,
Santa Maria di Farfa, così bella e rinnovata, possa tornare
ad essere il punto di riferimento popolare che era sem-
pre stata, fortemente legata ad un quartiere dalle radici
anch’esse antiche a ridosso del centro storico.
Quando l’abbiamo scelta per indirizzarvi il nostro contri-
buto volevamo che, attraverso un simbolo amato anche
da chi non è praticante ma sa riconoscere i valori costitu-
tivi di una comunità, la vita tornasse a scorrere, con il ri-
cordo che non si cancella, ma con la serenità e la forza di
chi deve guardare avanti.
Ringrazio i Colleghi Cavalieri del Lavoro per averlo reso di-
sponibile e in particolare ringrazio il Cavaliere del Lavoro
Vittorio Di Paola che mi ha sostenuto ed aiutato moltissi-
mo nella realizzazione di questo progetto.
Ponemmo a noi stessi, un anno fa, una sola condizione:
che i lavori dovessero concludersi entro un periodo e una
data certa. Periodo che indicammo appunto in un anno.
Un periodo magari lungo per chi avrebbe voluto riave-
re subito la disponibilità di questo luogo sacro, ma noi
sappiamo che per far bene le cose quel tempo serviva.
Lo abbiamo rispettato nella convinzione che se ciascuno
nell’ambito delle cose che dipendono dalle proprie pos-
sibilità fa tutto il suo dovere, l’efficacia dell’azione com-
plessiva della società migliora.
Ovviamente, responsabilità infinitamente maggiori delle
nostre nella ricostruzione della città hanno le istituzioni e
gli organismi di governo locali e nazionali.
Mi auguro che anch’esse siano consapevoli del proprio
ruolo di fronte non solo ai cittadini de L’Aquila ma anche
rispetto all’opinione pubblica nazionale e internazionale
che si mobilitò per la tragedia del terremoto e che, co-
me noi, vorrebbe che questa meravigliosa città potesse
ritrovare tutta la sua anima e tutta la sua forza vitale nel
rispetto profondo di chi non c’è più e di una ferita non ri-
marginabile per chi l’ha vissuta.
orgogliosi
di esserci
Da sinistra i Cavalieri del Lavoro Antonini, Benedini, Di Paola e Lombardi con il
Cardinale Angelo Sodano
L'intervento di Benito Benedini, past president della Federazione dei Cavalieri del Lavoro
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