Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 6

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2015
LA
SFIDA
DELLO
SVILUPPO
DUE IMPRESE
su tre prevedono di aumentare il fat-
turato nel 2015 e una su due prevede di assumere: sono
i risultati di un sondaggio realizzato tra le aziende italia-
ne per il Seminario Ambrosetti di metà marzo a Cernob-
bio. Pare ci siano dunque tutte le condizioni per utilizzare
al meglio la straordinaria finestra di opportunità che si è
aperta nell’economia interna e internazionale con la ma-
novra espansiva della Bce di Draghi, con il rapido calo del
valore dell’euro che sta dando nuovo ossigeno alle espor-
tazioni e con il basso prezzo del petrolio. Adesso tocca a
noi. Per uscire da sette anni di recessione, dal calo del Pil
del 9% e dal crollo della produzione industriale del 25%
rispetto ai picchi della primavera 2008, occorre in primo
luogo una forte spinta agli investimenti pubblici e priva-
ti, alle infrastrutture e all’innovazione, alla banda larga e
ai macchinari industriali per ricostruire la base produttiva
dissoltasi negli anni della crisi. Le interviste e gli articoli
che pubblichiamo in questo numero testimoniano che il
governo e gli imprenditori sono pronti a partire, come in-
dicano i buoni risultati delle agevolazioni della cosiddet-
ta Nuova Sabatini per gli investimenti industriali e i pro-
grammi del ministero delle infrastrutture e trasporti. Ma
non sarà una passeggiata, anche perché i margini di ma-
novra, nonostante la flessibilità concessaci dall’Unione eu-
ropea, non sono ampi. In condizioni normali, per fornire il
necessario carburante alla ripresa, bisognerebbe stanzia-
re qualche decina di miliardi pubblici per ridurre drastica-
mente le tasse sulla produzione e il lavoro, proseguen-
do sulla via imboccata con gli 80 euro e con la riduzione
dell’Irap, per mettere il turbo alle opere pubbliche, per
incentivare massicciamente gli investimenti privati in ve-
ra innovazione. Ma questi soldi non ci sono. O meglio, ci
sarebbero, visto che lo Stato spende 800 miliardi l’anno.
Ma bisogna estrarli da un bilancio pubblico estremamen-
te rigido a cui il calo dei tassi d’interesse, con lo spread
tornato sotto “quota 90”, darà quest’anno un sollievo pre-
zioso, ma limitato a 5-6 miliardi. Per trovare gli altri, oc-
corre rimettere in moto le privatizzazioni mobiliari e im-
mobiliari e ridurre la spesa corrente, dando finalmente
il via a quella “spending review” di cui si parla quasi in-
vano da anni perché le resistenze all’interno dell’appara-
to pubblico e delle mille lobby che prosperano sulla spe-
sa nazionale e territoriale frenano ogni serio progresso.
Battere queste resistenze è oggi la priorità nazionale, at-
traverso un’alleanza tra i politici innovativi e la pubblica
opinione che capisce che non dobbiamo perdere questa
grande occasione. Un altro tema fondamentale è quello
di rafforzare il posizionamento dell’Italia all’interno della
nuova fase di globalizzazione che si sta aprendo dopo la
grande crisi. E dunque: promozione del Made in Italy nel
mondo, a cui finalmente il governo ha fornito risorse ade-
guate, analoghe a quelle degli altri grandi Paesi europei,
attrazione degli investimenti dall’estero, riorganizzazione
dell’industria turistico-culturale. Alla promozione dell’Ita-
lia darà una grande mano l’Expo 2015 di Milano dedicato
alla nutrizione che aprirà i battenti il primo maggio e per
184 giorni presenterà al mondo le eccellenze dell’agroa-
limentare italiano e più in generale del made in Italy. Se
l’Expo funzionerà, potrà dare una spinta importante anche
al turismo e alla valorizzazione dei beni culturali, come
testimoniano le interviste e gli articoli che pubblichiamo
in questo numero di Civiltà del Lavoro. Grazie a Draghi,
grazie al petrolio, grazie alle riforme che finalmente ab-
biamo avviato, il 2015 si apre dunque sotto auspici mi-
gliori degli anni passati. Ma questo non è un traguardo. È
il punto di partenza.
EDITORIALE
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