CIVILTÀ DEL LAVORO
I • 2015
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L’Italian Sounding e la contraffazione sono alcuni dei
problemi con i quali l’industria agroalimentare si mi-
sura ogni giorno. Ci saranno iniziative per sensibiliz-
zare i consumatori rispetto a questi problemi?
La contraffazione propriamente detta riguarda prevalen-
temente illeciti relativi alla violazione del marchio regi-
strato, delle denominazioni di origine (Dop, Igp, ecc.), del
logo, del design, del copyright, fino ad arrivare alla con-
traffazione del prodotto stesso, con implicazioni di carat-
tere produttivo e igienico sanitario talvolta molto gravi.
Se la contraffazione può essere legalmente impugnabile
e sanzionabile, la stessa cosa non vale per i prodotti co-
siddetti Italian Sounding, espressione che fa riferimento
all’imitazione di un prodotto, denominazione o marchio
attraverso un richiamo alla presunta italianità del prodot-
to, che non trova fondamento nel prodotto stesso. È un
fenomeno che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro (di
cui solo sei riguardano la contraffazione vera e propria)
ed è diffuso maggiormente negli Stati Uniti, in Canada, in
Australia, in America latina e in diversi altri mercati eu-
ropei e costituisce una delle principali cause della ridot-
ta incidenza dell’export italiano sul fatturato (poco meno
del 20% per l’Italia, contro una media europea del 22%
e contro il 26% di Francia e il 28% di Germania) perché
consente ad alcune aziende locali di avere un vantaggio
competitivo che non meritano. Secondo noi la lunga sto-
ria delle aziende alimentari dei produttori, delle loro tra-
dizioni, della loro capacità di scegliere le materie prime
e di lavorarle è il miglior manifesto per i visitatori che ar-
rivano da ogni continente. Attraverso il padiglione “Cibus
è Italia” spiegheremo loro come il cibo italiano sia sino-
nimo non solo di gusto, ma anche di capacità nutrizionali
e di sicurezza alimentare, soprattutto per poterlo distin-
guere dai prodotti contraffatti e Italian Sounding.
Filiera corta o modello industriale tradizionale, l’Ex-
po di Milano sarà anche l’occasione per fare chiarez-
za. Si tratta davvero di due modelli contrapposti e in-
conciliabili?
Non sono affatto inconciliabili, anche se qualcuno alimen-
ta steccati. Il mercato alimentare si è sviluppato sul fronte
tradizionale, su quello del cosiddetto tradizionale evoluto,
su quello dei prodotti a denominazione di origine protetta,
su quello dei nuovi prodotti a più alto valore aggiunto ed
elevato contenuto di servizio, su quello del bio.
C’è spazio per tutti. Ogni comparto è complementare e ar-
ricchisce l’offerta per un consumatore sempre più esigente.
L’industria, ad esempio, ha contribuito molto spesso, e in
modo determinate, a valorizzare prodotti che senza il suo
aiuto sarebbero rimasti confinati alla dimensione di nicchia.
Expo aiuterà certamente ad apprezzare in modo organico
e armonioso l’offerta ricchissima e incomparabile del “fo-
od and beverage” italiano.
L’agroalimentare ha attraversato questi anni di crisi at-
tutendo il colpo meglio di altri settori. Quali sono le vo-
stre previsioni per il 2015?
La produzione alimentare 2014 ha chiuso con un +0,6%
sul 2013 a parità di giornate lavorative. Non è un aumen-
to esaltante, ma è venuto dopo tre anni consecutivi di va-
riazioni negative. A fianco, il totale industria ha chiuso il
2014 con un -0,8% a parità di giornate, evidenziando per
l’alimentare una forbice premiante di 1,4 punti.
Ricordo anche il vantaggio evidenziato dall’alimentare sul
passo lungo. Rispetto al livello di picco pre-crisi del 2007,
la produzione alimentare 2014 ha ceduto “solo” 2,8 pun-
ti. Mentre, a fianco, il livello di produzione 2014 dell’indu-
stria italiana nel suo complesso ha perso 24,2 punti. Fra i
due aggregati emerge perciò, nel periodo critico della cri-
si, una forbice di oltre 21 punti, che sottolinea vistosamen-
te le doti anticicliche del settore. Il 2015 dovrebbe segnare
un’accelerazione della produzione alimentare che dovrebbe
portarla su un tasso espansivo attorno al +1%.
Anche l’export, dopo il +3% del 2014, dovrebbe risalire
quest’anno in prossimità del +6%. Infine i consumi inter-
ni, dopo la micidiale “cura dimagrante“ degli ultimi anni,
sono in fase di assestamento con segnali di lenta, discon-
tinua ripresa. Insomma, il procedere dell’anno dovrebbe
consentirci di vedere sempre meglio la crisi nello spec-
chietto retrovisore.
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Luigi Scordamaglia