Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 15

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
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l’interesse a costruire un’alleanza per il rilancio della com-
petitività della manifattura europea. Altrimenti anche la
Germania della signora Merkel e della nuova Grosse Ko-
alition, che appare ed è ancora molto più solida di noi, è
destinata a indebolirsi.
Nell’intervista al Sole 24 Ore dell’8 dicembre scorso lo stesso
presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha detto che
anche la Germania deve affrontare almeno quattro sfide nel
prossimo futuro: un andamento demografico sfavorevole,
una crescente concorrenza estera anche nei prodotti ad alta
tecnologia, la riduzione del debito che è cresciuto anche da
loro e la politica energetica che secondo Weidmann va
ripensata. E poi dobbiamo liberarci da alcune illusioni.
A quali illusioni si riferisce?
La prima illusione è che sia possibile tenere da noi la ri-
cerca e le attività pregiate del design, della progettazio-
ne, dell’innovazione e delegare alla Cina e agli altri Paesi
dell’Est e del Sud del mondo le attività produttive “hard”.
Non è così: l’evoluzione del sistema produttivo cinese di-
mostra che chi fa produzione, poi fa anche innovazione e
ricerca. E d’altro canto, solo l’attività produttiva che gene-
ra valore aggiunto consente di avere le risorse necessa-
rie per finanziare la ricerca e l’innovazione.
Dunque se perdiamo la produzione prima o poi perdere-
mo anche la ricerca e l’innovazione.
Gli Stati Uniti lo hanno capito e si stanno reindustrializzan-
do a tappe forzate. Un’altra illusione è che si possa conti-
nuare a tirare avanti grazie a un’industria esportatrice ef-
ficiente che mantiene un’industria protetta e un terziario
pubblico e privato inefficiente.
È vero che le nostre imprese esportatrici sono state capa-
ci di compensare gli svantaggi competitivi interni e hanno
continuato a tenere in piedi il paese in questi anni di crisi.
Ma i margini di recupero si stanno esaurendo, anche per-
ché le inefficienze del terziario sono sempre più difficili
da compensare, mentre le imprese protette che operano
prevalentemente sul mercato interno stanno collassando
con gravissimi problemi occupazionali.
Che cosa dovrebbe fare l’Italia che presiederà l’Euro-
pa nel semestre successivo alle elezioni del 25 mag-
gio che daranno l’imprinting alla prossima legislatu-
ra europea?
Dovrebbe proporre ai Paesi partner un’Agenda che affronti
tutti questi temi per rilanciare in Italia e in Europa strate-
gie di crescita basate non solo e non tanto su una politi-
ca economica e monetaria più tollerante, ma soprattutto
sulle riforme strutturali che ci mettano in grado di recu-
perare competitività.
Del resto questa è una strada obbligata. Potremmo rin-
chiuderci nelle nostre roccheforti autarchiche, ma quanto
durerebbe? Non c’è alternativa: proprio perché dobbia-
mo proteggere i livelli di benessere e di welfare raggiun-
ti negli ultimi decenni dobbiamo riprendere a crescere e
creare occupazione.
Come possono i Cavalieri del Lavoro partecipare a que-
sto sforzo di ricentraggio sulla competitività?
Il nostro ruolo dovrà essere sempre più quello di rende-
re i nostri ceti dirigenti, in Italia e in Europa, consapevo-
li della partita in corso e della posta in gioco. La partita
in corso è la ridefinizione degli equilibri economici e
»
dobbiamo rimettere
al centro della politica
economica europea lo
sviluppo del sistema
industriale, che resta ai
primi posti nel mondo, ma
rischia di perdere colpi
copertina 1...,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14 16,17,18,19,20,21,22,23,24,25,...copertina 4
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