CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
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geopolitici mondiali e la posta in gioco è difendere oppu-
re vedere seriamente compromesso l’attuale livello di be-
nessere e di qualità della vita della nostra area europea.
È una sfida epocale. Siamo difronte a profondi cambia-
menti strutturali. Altre volte, nella storia del mondo, si so-
no verificate transizioni così profonde, ma mai con que-
sta velocità.
Dopo la scoperta dell’America occorsero oltre 100 anni
prima che l’asse del potere politico e militare del mon-
do occidentale si spostasse dal Mediterraneo all’Atlantico.
Oggi, nel nostro mondo globalizzato, in pochi anni l’Occiden-
te sta perdendo posizioni e primati a vantaggio dell’Oriente.
I nostri ceti dirigenti, e non solo l’establishment politico, in
Italia e in Europa sembrano non accorgersene.
Sembra quasi che il problema non sia di loro competenza
o, al più, che questo declino sia ineluttabile. È su questo
piano che i Cavalieri del Lavoro hanno un ruolo da svolge-
re. Avendo ciascuno di noi contribuito in maniera signifi-
cativa alla crescita non solo economica ma anche sociale
e civile del nostro paese, esprimendo noi tutti collettiva-
mente una parte assai rilevante del Pil nazionale, abbia-
mo l’opportunità e la responsabilità di contribuire con pro-
poste e progetti ad una più consapevole e incisiva politica
di riforme e di rilancio competitivo. Certo, la Federazione
Nazionale dei Cavalieri del Lavoro non è portatrice di in-
teressi specifici, questa funzione è svolta dalle associazio-
ni di categoria. Noi siamo innanzitutto portatori di valori.
Noi crediamo nello sviluppo economico come motore di
crescita sociale e civile.
Noi crediamo che competitività e merito non siano incon-
ciliabili con equità sociale e solidarietà, anzi senza gli uni
non possono crearsi le risorse per gli altri.
All'inizio diceva che insieme alle preoccupazioni per
il declino dell'Italia e dell'Europa, in lei c'è anche un
atteggiamento di fiducia. In che senso?
Nel senso che non sono affatto convinto che il declino sia
inarrestabile. Crediamo sia nostro dovere costruire per i
nostri giovani opportunità non inferiori a quelle che ci han-
no offerto le generazioni precedenti.
Crediamo sia giunto il momento che il paese si rimbocchi
le maniche e riprenda a competere per tornare a cresce-
re, perché senza crescita non c’è occupazione, nè benes-
sere, nè equità. In una parola non c’è futuro. La crisi che
stiamo vivendo oggi è una crisi di valori e di prospettive.
Noi, come Cavalieri del Lavoro, dobbiamo offrire, con il
portato della nostra esperienza imprenditoriale, una pro-
spettiva positiva per il futuro del nostro paese.
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Paolo Mazzanti