Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 20

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
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INCHIESTA
Antonio Patuelli
Se per le imprese non c’è crescita senza credito, è
anche vero che non c’è credito senza crescita. Come
si esce da questo circolo vizioso? E, soprattutto, a chi
spetta il compito di fare la prima mossa?
Istituzioni, società civile, banche e imprese: sono tutti coin-
volti nella sfida per favorire una ripresa produttiva nel-
la nostra Italia. Se debbo concentrarmi su un settore che,
da sempre, è il volano dello sviluppo economico in Italia
cito innanzitutto l’edilizia, comparto tra quelli che hanno
maggiormente sofferto negli ultimi anni e che potrebbe,
se sostenuto da provvedimenti a favore, gettare le basi
di un rilancio in grado di riportare in bonis migliaia di im-
prese edili. Senza ulterio-
ri penalizzazioni di natu-
ra fiscale nei confronti di
chi detiene o intende ac-
quistare immobili, tali da
ostacolare un riattivarsi del
mercato delle case, oggi
al palo.
Allo stesso tempo anche
i singoli cittadini debbo-
no fare la propria parte,
ad esempio canalizzare il
risparmio (con orizzonti di
investimento non troppo
limitati) verso chi lo inter-
media, le banche appun-
to, perché si trasformi in
credito. Quanto alle ban-
che, che continuano a fa-
re il proprio lavoro, è utile
siano supportate nell’atti-
Il credito è uno dei principali problemi delle imprese
italiane, specialmente le piccole e medie. Quale situa-
zione si profila per i prossimi mesi?
Viviamo in una situazione coerente e conseguente con l’at-
tuale scenario economico, che vede l’Italia alle prese con
una crisi che dura da oltre cinque anni e che ha di mol-
to ridotto la propensione all’investimento delle imprese.
Come ha ben sottolineato di recente il Presidente di Con-
findustria Giorgio Squinzi, le banche ricevono sì doman-
da di credito, ma finalizzata alla ristrutturazione dei debi-
ti o alla chiusura del circuito incassi/pagamenti. Segna,
invece, il passo la domanda di credito legata ai progetti
di sviluppo degli impren-
ditori. Se non ripartiran-
no, dunque, i consumi e
le attività economiche, la
domanda di capitali non
potrà che continuare a es-
sere limitata.
Va comunque ricordato
che negli ultimi sei an-
ni i prestiti erogati a im-
prese e famiglie hanno
toccato nel 2011, ossia al
terzo anno di una profon-
da crisi globale, la punta
massima. Da allora gli im-
pieghi complessivi sono
lievemente scesi dal tet-
to record, ma dopo altri
due anni si mantengono
comunque su valori supe-
riori a quelli di inizio crisi.
SFORZO
COMUNE
PER LA
RIPRESA
Oggi la domanda di credito risponde alla necessità di ristrutturare il debito piuttosto
che a finanziare progetti di sviluppo. Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli spiega che,
se non ripartiranno i consumi e le attività economiche, la domanda di capitali rimarrà limitata.
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