Civiltà del Lavoro, n. 2/2015 - page 11

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
Luigi Roth
LA
RICCHEZZA
CHE NASCE
DALLE IDEE
LA DOMANDA È:
in un mondo che
vede la popo-
lazione crescere e diminuire le risorse, perché non svilup-
pare un modello d’impresa che porti un impatto positivo
sulla società e sull’ambiente, piuttosto che prendere da
essi? Perché non utilizzare l’innovazione per invertire la
tendenza dal consumo fine a se stesso al bisogno reale,
per migliorare la vita dell’uomo, e non per renderla più
complessa? Perché non ammettere la fragilità dei vecchi
schemi - e sistemi - che governano la nostra quotidianità
e iniziare a pensare in modo diverso?
Non è una domanda, in effetti, sono molte questioni e dif-
ficili da scindere l’una dall’altra. Ma sono il frutto di pen-
sieri che ciascuno di noi, sia per esperienza, sia per le di-
verse attività svolte, si pone o dovrebbe porsi.
Normalmente non ne parliamo, ma è bastato accendere
una scintilla, e tante sollecitazioni sono emerse sponta-
neamente, tutte molto interessanti.
L’occasione ci è stata data dalle diverse tappe di road
show organizzate presso alcuni Gruppi regionali dei Ca-
valieri del Lavoro.
Un road show organizzato per far conoscere e diffonde-
re la call for ideas “Competitività e semplificazione” pro-
mossa dal Gruppo lombardo, ma soprattutto per lanciare
e raccogliere dei messaggi nella grande e importante re-
te dei Cavalieri del Lavoro. E non soltanto in quanto “rete
economica” ma anche come insieme di persone che han-
no saputo innovare, in passato e ancora oggi, costruendo
le proprie imprese. E che spesso sono riuscite a trasferire
da una generazione all’altra lo spirito di ricerca, di inno-
vazione e di futuro.
Tra le tante osservazioni, una si è ripetuta quasi sempre
durante gli appuntamenti del road show di Milano, Torino,
Roma, Napoli e Vicenza, sia nelle domande sia nei con-
tatti successivi, e ci ha fatto capire quanto ci sia bisogno
di continuare questa riflessione. La necessità di ritornare
a innovare, perché spesso le imprese consolidate si tro-
vano a gestire il presente e a guardare al futuro in modo
tradizionale, come hanno sempre fatto.
Oggi, lo sappiamo, i canali da cui passa l’innovazione so-
no sempre più numerosi e parcellizzati, sempre più glo-
bali e più difficili da intercettare.
Soprattutto, l’innovazione rende i cambiamenti veloci
quanto mai prima: talvolta sono distruttivi, ovvero si trat-
ta di cambiamenti che “sostituiscono” completamente un
prodotto o un servizio consolidato.
Talvolta invece si tratta di implementazioni, ma tanto ra-
pide da accelerare di molto il processo di obsolescen-
za, anche solo rispetto a qualche anno fa, cosa che può
mettere in difficoltà aziende forti ma lente nel recepire
i cambiamenti.
Quello che ci sembra utile, che abbiamo anche in un cer-
to senso voluto “provocare”, è una riflessione sulla cultu-
ra d’impresa. Una riflessione che abbiamo visto nelle im-
prese che con noi si sono confrontate su questi temi, e di
cui parleremo anche nel convegno che si terrà a Milano
il prossimo 27 giugno, a cui è dedicato il focus di questo
numero. L’innovazione è un cambiamento culturale, e le
imprese dei Cavalieri possono contribuire a provocare que-
sto cambiamento, da punti di riferimento quali sono per
l’intero mondo economico del Paese.
EDITORIALE
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