CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
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azione politica in Europa. Il Piano Juncker, inoltre, fa parte
di una strategia più ampia, che comprende anche la “Co-
municazione sulla flessibilità nell’applicazione del Patto di
Stabilità” adottata all’inizio di quest’anno.
Ciò detto, l’effetto leva annunciato è sostenuto da anali-
si della Commissione europea e non solo. Diversi studi,
condotti in particolare dalla Banca degli investimenti eu-
ropea, hanno dimostrato come, negli anni scorsi, progetti
ben elaborati e interessanti per gli investitori privati ab-
biano determinato un effetto leva di uno a 15, se non ad-
dirittura di uno a 21. Noi ne prendiamo atto e ci auguria-
mo che l’effetto leva si esplichi appieno e, quand’anche
la proporzione fosse inferiore, mi riterrei comunque mol-
to soddisfatto. Sappiamo anche che il piano va accompa-
gnato e rafforzato con altre azioni – penso ad esempio a
un uso più mirato dei fondi europei, 42 miliardi solo per
l’Italia – ma insisto sull’importanza politica del messaggio
che il Piano Juncker dà agli investitori e ai mercati finan-
ziari e sul fatto che il primo atto della nuova Commissio-
ne sia stato quello di avviare un piano di investimenti. Se
pensiamo che fino a qualche anno fa a Bruxelles la parola
“investimenti” non si poteva quasi nemmeno pronuncia-
re, è un cambiamento di grande rilevanza. Certo, avrem-
mo voluto più risorse pubbliche, tuttavia la mediazione
operata sia in Consiglio dei ministri che in Parlamento ha
già migliorato il piano in vari aspetti.
Quando parla di un maggior investimento di risorse
pubbliche, chi avrebbe dovuto trovare fondi?
La Commissione europea. Si poteva lavorare di più sul bi-
lancio europeo, ma non è compito dei governi nazionali
sostituirsi ad essa.
Con il Piano Juncker dai 21 miliardi di euro di capitale
iniziale in dotazione al Feis, il Fondo europeo per gli
investimenti strategici, dovrebbe generarsi, un volu-
me di investimenti pari a 315 miliardi di euro. Quali
elementi confermano che l’effetto moltiplicatore scat-
terà veramente?
Il Piano Juncker rappresenta una prima risposta alla nuova
scelta dell’Europa di intraprendere una politica di investi-
menti. Oggi a Bruxelles la priorità non è più soltanto ga-
rantire la stabilità finanziaria, ma attuare una politica per
favorire la crescita e l’occupazione e questa scelta è stata
compiuta anche sotto la spinta del governo italiano, che
della crescita ha fatto un punto prioritario nella propria
SI CAMBIA
ROTTA
Dopo anni in cui l’unica strada possibile per affrontare la crisi sembrava il rigore finanziario,
adesso l’Europa torna a investire. Lo fa attraverso il Piano Juncker. Il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei, Sandro Gozi,
spiega perché avere fiducia, sottolineando che l’Italia potrà beneficiarne davvero solo
se migliorerà le proprie capacità progettuali e di gestione.
Sandro Gozi