Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 75

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2014
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INCHIESTA
Nuovo impulso alla promo-commercializzazione del
prodotto.
Da troppo tempo nel nostro Paese il tema della commer-
cializzazione è sottovalutato e quello della promozione
non è adeguatamente presidiato sia in termini di conte-
nuti sia in termini di governance.
Uno dei problemi riguarda l’intreccio di competenze
sul turismo tra Stato centrale e Regioni. Cosa suggerite
per migliorare questo rapporto spesso paralizzante?
Se è condivisibile, anche nel turismo, concepire un’Italia
unita e diversa, occorre interiorizzare che la diversità non
costituisce un asset vincente, se disgiunta dal collante rap-
presentato dalla collaborazione e da uno sforzo congiunto
(di centro e periferia) a cooperare.
Guardando a quanto successo negli ultimi decenni (leg-
ge quadro n. 135/2001 e modifica del Titolo V Cost.), è
prevalsa una chiara interpretazione del turismo in chiave
territoriale – rappresentata dai Sistemi turistici locali, la
vera innovazione degli ultimi decenni dal punto di vista
dei modelli di gestione – che spesso ha mostrato i propri
limiti, non tanto perché l’approccio fosse concettualmente
scorretto quanto, invece, per una diffusa e negativa deri-
va localistica che non ha aiutato il turismo. È nel delicato
equilibrio tra centro e periferia, oltre che tra pubblico e
privato, che si è giocata la sfida lanciata nel 2001 e pur-
troppo non ancora vinta.
Sfida che vede, da una parte, la necessità di ripensare il
turismo a partire dal suo elemento costitutivo (il territorio)
per dare giustamente voce e potere ai soggetti che rie-
scono a cogliere le esigenze e i bisogni di chi opera local-
mente e, dall’altra, l’altrettanto necessario coordinamento
delle politiche turistiche per garantire la competitività del
prodotto e la sua capacità di proporsi, in particolar modo
all’estero, con un’identità di marca certamente complessa
ma facilmente riconoscibile. Se, dunque, legittimamente
le Regioni hanno la possibilità di interpretare e governare
il turismo secondo le diverse necessità dei rispettivi terri-
tori, resta il fatto che per recuperare competitività occorre
un più diffusa condivisione delle politiche che, per essere
vincenti, devono far leva sul locale superando, però, i lo-
calismi. Si tratta di un passaggio di estrema importanza,
soprattutto in un momento come questo, in cui il Titolo
V della Costituzione sarà prossimamente oggetto di revi-
sione. Non credo che le risposte ai problemi del turismo
italiano possano arrivare solo da una riforma costituzio-
nale. Deve cambiare – nel rispetto delle reciproche com-
petenze, quali esse siano – l’approccio: più cooperazione
e meno competizione.
Uno dei segmenti turistici più dinamici è quello cul-
turale, eppure il nostro Paese ha ancora difficoltà a
varare schemi efficaci di valorizzazione del nostro
immenso patrimonio culturale associando risorse
pubbliche e private e del privato sociale. Cosa si po-
trebbe fare di più?
L’approccio Touring è sintetizzabile così: più terzo settore”e
più responsabilità degli enti locali nella gestione dei be-
ni culturali. Il patrimonio storico-culturale è troppo vasto
e diffuso per poter essere conservato e gestito solo dal
centro e la crisi attuale ne è la riprova.
Di 405 siti culturali statali (musei, monumenti e aree ar-
cheologiche aperte al pubblico), solo 7 nel 2012 aveva-
no oltre il milione di visitatori annui, mentre erano ben
108 quelle che registravano meno di 5.000 visitatori, cir-
ca 14 al giorno.
Sulla scorta del progetto Touring “Aperti per Voi” (52 si-
ti aperti grazie ai Volontari per il Patrimonio Culturale, 18
città coinvolte in tutta Italia, più di 1.600 volontari e oltre
2 milioni di visitatori in tutti i siti, dal 2005 a oggi), l’asso-
ciazionismo è un’alternativa per aprire luoghi e restituirli ai
territori, che devono essere sempre più responsabilizzati
nella loro funzione di custodi. Occorre, poi, operare scelte
chiare e nette sui beni di proprietà statale, distinguendo
tra quelli fondamentali e di rilevanza assoluta (che do-
vrebbero essere mantenuti nella sfera ministeriale e va-
lorizzati adeguatamente mettendo al centro il visitatore)
e quelli minori che, a fronte di progetti specifici, potreb-
bero essere ceduti agli enti locali interessati per essere
integrati con l’offerta turistica del territorio utilizzando,
per la loro gestione, anche la risorsa del volontariato.
Paolo Mazzanti
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