Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 73

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2014
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INCHIESTA
sistema, rischiano – se non
rinnovate nei servizi e nella
passione per l’accoglienza –
di trasformarsi in un’arma a
doppio taglio, quando non
in un alibi, per non cambia-
re a fronte di un mercato or-
mai già evoluto e che non
ha posto per tutti.
Scarsa conoscenza delle
lingue, bassa propensione
all’innovazione tecnologi-
ca, limitata propensione a
lavorare per target, estra-
neità ai temi della forma-
zione continua: queste le
criticità del ricettivo. Poche,
infine, sono anche le aree
del Paese che hanno un’e-
sperienza positiva da vantare
in termini di “distretto”, vale a dire che hanno interioriz-
zato diffusamente le dinamiche competitive di mercato
e una relazione proficua tra soggetti pubblici e tra pub-
blico e privato, superando una mera logica campanilisti-
ca e competitiva per una più lungimirante e cooperativa.
Che cosa si può fare per invertire questa tendenza?
Quali azioni suggerite alle istituzioni e alle imprese?
Pensiamo che la soluzione sia intraprendere una via italia-
na al turismo, sintetizzabile in dieci punti di seguito citati.
Accessibilità.
Non è pensabile, nell’epoca della globalizzazione e dell’an-
nullamento delle distanze, avere un Paese spaccato a metà:
quello accessibile e quello inaccessibile e chiuso al turismo.
La questione Sud.
Non è più accettabile che il Mezzogiorno non possa espri-
mere – avendone i requisiti in termini di risorse – la pro-
pria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed
efficiente: questo significa affrontare i problemi del buon
uso del territorio, della criminalità e della sicurezza.
Innovazione tecnologica.
L’Italia sconta un ritardo nei confronti di quasi tutti i prin-
cipali competitor. Nel settore dei viaggi, in particolare, il
cambiamento delle abitudini e dei consumi sta determi-
nando una crescente indipendenza del turista dall’inter-
mediazione. Si creano così nuovi segmenti di clientela,
che è possibile intercettare
solo dotandosi di strumenti
tecnologicamente avanzati.
Famiglie, anziani e disabili.
L’esperienza quotidiana ci
conferma che l’Italia non è
particolarmente attenta a
offrire servizi adatti a chi ha
esigenze di viaggio specifi-
che e che potrebbero esse-
re segmenti interessanti di
mercato.
Priorità ai servizi.
Il turismo dipende sempre
più dalla componente ser-
vizi, attraverso cui è possi-
bile far vivere un’esperienza
unica e irripetibile al turista.
Sviluppo durevole e sostenibile.
Si tratta di costruire un’industria turistica capace di creare
posti di lavoro sempre più qualificati e posizionare il Pa-
ese tra gli esempi di sviluppo virtuoso a livello mondia-
le dell’economia, ma considerando che modelli di cresci-
ta che antepongono la quantità alla qualità sono ormai
non più perseguibili.
Puntare sui giovani.
La ricchezza e la varietà delle risorse di cui siamo dotati
dovrebbe attirare nel turismo le migliori giovani intelli-
genze di casa nostra eppure al momento non è così. Oc-
corre per questo puntare a una più qualificata e qualifi-
cante formazione tecnico-professionale.
Qualità.
Manca una visione Paese per far crescere qualitativamen-
te l’offerta e, dunque, per rendere l’Italia più competitiva
sul mercato internazionale. Qualità, inoltre, non significa
soltanto lusso, ma anche personalizzazione, esperienziali-
tà, approfondimento delle motivazioni di visita e scoperta.
Il turista al centro.
L’Italia è sicuramente tra le destinazioni più amate al mon-
do, ma questo non può giustificare lo sfruttamento incon-
dizionato della “risorsa-turista”. Il visitatore va ricollocato
giustamente al centro dell’attenzione garantendo i suoi
diritti di consumatore.
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