Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 14

CIVILTÀ DEL LAVORO
III • 2014
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presidente dell’Antitrust. È stato un dibattito intenso e ric-
co di proposte, mentre si avvia la nuova legislatura eu-
ropea nata dalle elezioni del 25 maggio, mentre i capi di
Stato e di Governo discutono sui programmi e le nomine
delle istituzioni, dal Parlamento al Consiglio europeo alla
Commissione europea, mentre l’Italia si propone di svol-
gere un ruolo propositivo forte del dinamismo riformista
del Governo Renzi.
“L’Europa – ha esordito Alessandro Scelfo introducendo
il convegno – deve rispondere allo spostamento dell’as-
se dello sviluppo mondiale da Occidente a Oriente, pun-
tando sui propri punti di forza a cominciare dall’industria
manifatturiera e dallo sviluppo della ricerca e dell’innova-
zione. Anche l’Italia deve valorizzare i propri punti di for-
za, dal risparmio alla manifattura all’export, per sanare le
proprie debolezza tradizionali, a cominciare dall’elevatissi-
mo debito pubblico. E so-
prattutto “Non dobbia-
mo commettere l’errore
fatale di attribuire all’Eu-
ropa colpe che sono sol-
tanto nostre e che solo
noi possiamo e dobbia-
mo sanare”.
“Non c’è stata rivolu-
zione politica maggio-
re dell’Unione europea
– ha ricordato il sindaco
di Palermo Leoluca Or-
lando nel suo saluto –
ma oggi, accanto ai con-
ti in regole, dobbiamo
promuovere progetti di
crescita perché lo svi-
luppo è più importante
della ricchezza. La Sici-
lia, per esempio, è ric-
chissima, ma usa male le
risorse che ha a cominciare da quelle umane e non riesce
a trasformare la ricchezza in forte sviluppo”.
“Dobbiamo abituarci a ‘pensare globale’ e ‘agire locale’ –
ha detto il rettore dell’Università di Palermo Roberto La-
galla – se vogliamo vincere la sfida del mercato globale e
salvare le nuove generazioni dall’assistenzialismo che ha
rovinato il Sud. Per questo occorre puntare su program-
mi di scambio studentesco come Erasmus per creare una
cittadinanza europea più libera e responsabile”.
Tra le due tesi che si fronteggiano nel dibattito europeo –
la prima, secondo cui è stato un errore fare l’euro senza
una più forte unione politica, e la seconda, in base alla
quale non c’è bisogno di un’unione politica perché basta
che tutti rispettino le regole economiche – Andrè Sapir
ha individuato un percorso per rilanciare l’Europa, un per-
corso basato su due azioni. In primo luogo una strategia
europea di crescita per combattere la disoccupazione e il
debito pubblico, basata sul risanamento del sistema ban-
cario, su politiche espansive nei Paesi che possono spende-
re di più come la Germania, sul completamento del mer-
cato unico e sull’eliminazione di regolamentazioni inutili.
La seconda azione indicata da Sapir è quella delle rifor-
me istituzionali europee: creare una vera Unione banca-
ria, rivedere le competenze tra l’Unione e gli Stati mem-
bri, avviare una politica fiscale comune. Infine, Sapir ha
esortato l’Italia a fare le riforme.
“L’Italia – ha detto – è in una situazione unica. Nel 1998
aveva un reddito superio-
re alla media dell’Europa
a 15; oggi è al di sotto
dell’Europa a 28. Que-
sto declino non dipende
dall’euro, ma dalla man-
canza delle riforme”.
“L’Italia – ha detto il pro-
fessor Quadrio Curzio – è
molto forte e molto de-
bole: è forte, perché è ri-
uscita a reggere alla crisi
contando sulle sue sole
forze, ha il deficit in re-
gola e un debito altissi-
mo, ma che è cresciuto
meno di quello di altri
Paesi. Però non riesce a
crescere e ha una disoc-
cupazione giovanile al-
tissima. Le riforme strut-
turali richiedono tempo,
ma bisogna avviarle subito. Così come dobbiamo accele-
rare sulla semplificazione e sul pagamento dei debiti della
Pubblica amministrazione, anche per evitare nuove infra-
zioni europee. Non è vero che in Europa non è stato fatto
nulla: per esempio, il Parlamento e anche la Commissio-
ne hanno lavorato molto sugli euro-bond per finanziare
le infrastrutture europee. Poi, però, i governi hanno bloc-
cato tutto e non si sa perché. Da qui bisogna ripartire per
varare una strategia di crescita europea. E io sono fidu-
cioso perché i candidati alla presidenza della Commissio-
ne, Juncker per i popolari e Schulz per i socialisti, si sono
Alessandro Scelfo
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