Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 16

CIVILTÀ DEL LAVORO
III • 2014
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SUPERARE GLI EGOISMI
NAZIONALI
Per la multinazionale americana General Electric, l’Euro-
pa resta un’area strategica e lo dimostrano sia l’interes-
se manifestato recentemente verso alcune acquisizioni in
Francia, sia la politica di investimenti sul lungo periodo e
diversificazione delle attività che il gruppo ha perseguito.
Prova ne è l’incremento occupazionale, con un numero di
dipendenti che è passato dagli ottomila del 1987 ai 94mi-
la attuali. Una descrizione nel complesso positiva, dunque,
quella offerta da Ferdinando Beccalli Falco, presidente e
un
dialogo
migliore
tra
economia
e
politica
I Cavalieri del Lavoro Ferdinando Beccalli Falco, Giorgio Squinzi, Franco Bernabè
e Gianfelice Rocca spiegano la loro ricetta per rilanciare il progetto comunitario.
amministratore delegato di General Electric Europa, che in-
tervenendo nel primo Panel “L’Europa da costruire?” spie-
ga anche le motivazioni che hanno spinto a trasferire il
quartiere generale da Bruxelles a Francoforte. Fra queste,
ad esempio, un trend di crescita imboccato dalla Germa-
nia già all’inizio della crisi e in controtendenza rispetto ad
altre aree europee. “Personalmente non comprendo chi
attribuisce la responsabilità delle mancanze nelle nostre
performance al governo tedesco – afferma Beccalli Falco
– credo, anzi, che Angela Merkel sia uno dei pochi poli-
tici in Europa ad avere leadership e capacità di visione”.
Per il manager che dallo scorso anno fa parte anche del
“Science and Technology Advisory Council” del presiden-
te uscente della Commissione europea Barroso, il princi-
pale scoglio da superare è la resistenza da parte di mol-
ti stati membri a trasferire sovranità e responsabilità a
livello centrale, quindi a livello europeo; una resistenza
che, come racconta, ha potuto constatare da vicino pro-
prio grazie all’esperienza in questo gruppo indipendente
di esperti nel settore scientifico e tecnologico. Sono tan-
ti infatti gli ostacoli che i cosiddetti “euro-burocrati” in-
contrano nella messa a punto dei progetti, che proprio a
causa delle resistenze sopra citate non devono “offende-
re” gli stati membri.
Leadership e visione di lungo periodo sono, dunque, le doti
richieste alla prossima classe politica che siederà sui ban-
chi di Strasburgo. Un Parlamento dove l’onda euroscettica
si consolida, mentre al contrario, afferma il manager, “bi-
sognerebbe raccontare alle persone quali e quanto gravi
sarebbero le conseguenze dell’uscita dall’euro”. “Diven-
teremo più europei – conclude – il giorno in cui diremo
‘sono un europeo con radici italiane’”.
Ferdinando Beccalli Falco
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