CIVILTÀ DEL LAVORO
III • 2014
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facciamo leva
sui punti di forza
La Germania è il modello, è il paese che detta ritmo e di-
rezione in Europa, se l’Italia vuole avere una chance deve
avere il coraggio di “spaccare”, riconoscendo le differenze
esistenti fra i suoi territori e sincronizzando quelli più pro-
duttivi sulla locomotiva tedesca. È questo, in sintesi, l’ap-
pello lanciato da Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo
Techint, multinazionale specializzata nei settori siderurgi-
co, energetico e delle infrastrutture, durante il primo pa-
nel del convegno di Palermo.
L’imprenditore milanese giudica con severità le modalità
con cui è nata l’Unione europea e soprattutto l’euro (“Kohl
procedeva verso l’unificazione delle due Germanie, Mit-
terand preoccupato gli propose la creazione della mone-
ta unica, chiedendo che entrasse anche l’Italia per evi-
tare la concorrenza delle sue svalutazioni competitive”),
ma invita al contempo a reagire presto e bene a una si-
tuazione che presenta costi elevati “sia in caso di uscita,
sia nello stare dentro” ma immobili. Come? Facendo leva
sui punti di forza dell’Europa che, nonostante tutto, resta
una delle aree a maggior tasso di innovazione incremen-
tale e con maggiore eguaglianza nella distribuzione del-
la ricchezza. Certo, l’Italia sta meno bene di altri paesi e
dall’introduzione dell’euro è l’unico a non aver visto cre-
scere il proprio Pil, ma la soluzione ai problemi va cercata
in un’analisi dettagliata dei pregi e delle criticità del suo
sistema economico. Ad esempio, pur avendo una produ-
zione scientifica di qualità, il paese non è capace di tra-
sferirla in una quantità equivalente di brevetti – cosa che
riesce invece alla Germania – e, non avendo incorpora-
to per tempo importanti dosi di information technology,
sconta un deficit di produttività nel settore dei servizi e
della Pubblica amministrazione.
Dall’altra parte, però, l’Italia è molto forte nell’export per-
ché, spiega Rocca, “siamo pieni di imprenditori dotati di
capacità di innovazione combinatoria” e, ancora, perché il
nostro capitale umano è di qualità; lo sanno bene i reclu-
tatori internazionali, che apprezzano in particolare i profili
dei nostri politecnici. Sul tema dell’education, a lui parti-
colarmente caro, l’imprenditore sofferma la propria anali-
si ricordando gli ottimi risultati dell’Italia nel settore dell’i-
struzione primaria, auspicando un approccio alle discipline
scientifiche sempre più precoce e moderno e invitando i
giovani ad apprendere il tedesco, l’inglese e l’informati-
ca, da lui definite “le lingue della libertà”.
Per questo come per altri settori, il monito resta sempre
uguale: “Non aspettare che i problemi ce li risolva l’Euro-
pa, ma prendere in mano il proprio destino”.
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(s.t.)
Gianfelice Rocca