CIVILTÀ DEL LAVORO
III • 2014
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imprese, europee e italiane in particolare, hanno dimen-
sioni modeste e tali da renderle “sub ottimali”.
Il presidente dei Cavalieri del Lavoro auspica, allora, “non
solo più Europa, ma un’Europa diversa”, “che apra spa-
zi di libertà e rafforzi i diritti, che non si nasconda dietro
la burocrazia negando opportunità ed equità, che sappia
competere e non mortifichi i giovani, che guardi al futuro
e non resti ancorata ai fasti del passato”.
Con una piccola precisazione: nel 1992 Jacques Delors, che
fu presidente della Commissione europea per tre man-
dati dall’85 al ‘95, aveva lasciato intravedere per il futu-
ro l’immagine di un’Europa benefattrice, “che avrebbe
dispensato vantaggi per tutti e per sempre”. Così non è
stato, sottolinea D’Amato, ma specifica che sarebbe un er-
rore altrettanto grave oggi parlare di un’Europa matrigna,
“che costringe i propri figli alla povertà e alle recessione”.
La crisi ha costretto a guardarsi dentro, tuttavia qualsiasi
processo di riforma dell’Europa non può che presupporre
percorsi equivalenti all’interno dei singoli stati.
Da qui il richiamo conclusivo del presidente al lavoro da
fare in Italia perché l’equità, la solidarietà e la giustizia –
valori fondanti del progetto europeo – possono essere ga-
rantiti soltanto dalla crescita e dallo sviluppo economico.
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QUALSIASI PROCESSO
DI RIFORMA DELL'EUROPA
PRESUPPONE PERCORSI
ANALOGHI ALL'INTERNO
DEI SINGOLI STATI