Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 17

CIVILTÀ DEL LAVORO
III • 2014
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porre al centro
l‘economia reale
Una comunità di 28 paesi e poco più di 500 milioni di cit-
tadini che vivono in un orizzonte di pace e, nonostante
le difficoltà, anche di benessere relativo. Un “miracolo”
che si tende a sottovalutare e al quale “non riusciamo
più a dare corpo e anima”. Nel suo intervento al Con-
vegno nazionale dei Cavalieri del Lavoro il presidente di
Confindustria, Giorgio Squinzi, conferma la propria ade-
sione al progetto europeo, ma non tralascia di esamina-
Giorgio Squinzi
re le cause che hanno indebolito la fiducia dei cittadini,
italiani ma non solo, verso l’istituzione. Parla dunque di
crisi economica, che ha evidenziato “i limiti di una Euro-
pa unificata sul piano economico e monetario, ma lonta-
na dall’essere una unione politica”. E parla anche di sfide
complesse, quale ad esempio quella dell’accoglienza dei
migranti, lasciata spesso sulle spalle di pochi stati; o an-
cora di “deficit di leadership politica” e di egoismi nazio-
nali che attribuiscono all’Europa un volto esclusivamente
burocratico e autoritario. Per Squinzi uno spiraglio si apre
con l’Industrial Compact europeo, un ambizioso progetto
di rilancio del manifatturiero dal quale potrebbe scaturi-
re una forte riduzione della disoccupazione – vera piaga
dell’intera area – una riqualificazione del capitale umano,
nonché una ripresa dei consumi interni. Per questo moti-
vo invita a cogliere appieno l’occasione del semestre ita-
liano alla presidenza del Consiglio europeo come un’op-
portunità per rimettere l’economia reale al centro delle
politiche europee. L’Italia, a livello interno, ha ancora mol-
to da recuperare. La crisi, come ricorda Squinzi, ha bru-
ciato oltre 9 punti di Pil fra il 2007 e il 2013 e “la produ-
zione industriale è ancora inferiore di un quarto rispetto
ai picchi pre-crisi”. Stando così le cose, urge consolidare
l’inversione di tendenza nelle scelte di politica economi-
ca che il presidente di Confindustria riconosce si stia deli-
neando all’interno del Paese. Da qui il giudizio positivo
sulla decisione del governo di procedere a “una revisione
profonda della nostra architettura istituzionale”, così co-
me sul lavoro svolto per i ritardi di pagamento dei debiti
della Pubblica amministrazione”; mentre qualche perples-
sità raccoglie “la scelta di destinare solo una parte limi-
tata di risorse alla riduzione dell’Irap”. Nonostante ciò, la
fiducia resta e, conclude Squinzi, “siamo solo agli inizi di
un grande lavoro, necessario”.
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