Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2013 - page 19

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2013
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Il baratro che l’Italia ha davanti a sé, che molti si ostina-
no a non voler vedere, pretende risposte cogenti, all’al-
tezza della delicatezza della situazione e delle aspettati-
ve di chi soffre.
Anche la ritrovata sintonia sui passi da compiere che Con-
findustria e sindacati hanno espresso attraverso il loro
documento congiunto di inizio settembre, “Una legge di
stabilità per l’occupazione e la crescita”, è un segnale po-
sitivo, un contributo che merita di essere colto.
Prima di tutto, perché rappresenta uno sforzo di sintesi
degli interessi reciproci delle imprese e dei lavoratori. In
secondo luogo, perché poggia su una convinzione – l’i-
dea che la centralità dell’industria e del lavoro debba es-
sere il fulcro della politica economica e lo snodo attorno
al quale costruire il rilancio – che sarebbe davvero miope
e irragionevole non condividere. Infine, perché insieme
all’indicazione delle priorità da affrontare, mette in cam-
po proposte concrete, ben ponderate, praticabili.
La stabilità è una precondizione, come la credibilità nei
confronti dei mercati, degli investimenti, dei cittadini e
delle imprese. Ma la stabilità serve se è costruttiva.
C’è ancora molto da fare e non possiamo permetterci il
caos e l’instabilità. Non si gioca sulla pelle delle imprese
e delle famiglie. Non si gioca sull’avvenire dei nostri figli,
sul futuro del nostro Paese.
La legge di stabilità, lo sappiamo, è uno dei primi appun-
tamenti in agenda, uno dei più cruciali. È un appuntamen-
to con noi stessi ed è un appuntamento con l’Europa, che
tiene lo sguardo puntato su di noi e ci chiede di dimostra-
re di essere all’altezza del nostro ruolo, del nostro com-
pito e degli impegni che abbiamo assunto.
Quell’Europa che noi Cavalieri del Lavoro, al pari della
grande maggioranza dei cittadini italiani, consideriamo
una scelta irreversibile e strutturale, se davvero s’intende
perseguire un disegno di sviluppo per l’economia e l’oc-
cupazione. Quell’Europa alla quale Lei stesso, Signor Presi-
dente, ha dedicato molte volte parole accorate, non ultimo
nel suo messaggio in occasione del Forum di Cernobbio.
Quell’Europa per la quale tra pochi mesi saremo chiamati
alle urne e che poco più in là saremo chiamati a guidare,
nel semestre di presidenza italiana, per dare un contributo
concreto al suo consolidamento e alla sua integrazione.
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gli italiani sono desiderosi
di un’azione che possa contare sulla continuità
necessaria a risolvere, una volta per tutte,
i nostri problemi
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