Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2013 - page 29

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2013
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il Novecento, mentre al terzo anno lo studio prosegue per
almeno 8 mesi in un paese arabo. E i periodi di vacanza
sono distribuiti in modo tale da dare la possibilità di sfruttarli
per ulteriori soggiorni all’estero.
Oltre l’arabo studio anche il tedesco, che ho scelto di
proseguire perché il piano di studi, in particolare al primo
anno, cura la formazione anche da un punto di vista storico
e letterario.
Come si svolge la sua vita quotidiana adesso?
È cambiata abbastanza. Tra lezioni mattutine e pomeridiane
– e anche qualche seminario serale – trascorro molto
tempo in facoltà, dove mi fermo a studiare in biblioteca.
L’ambiente è internazionale, oltre a studenti europei – di
Amsterdam, Bruxelles oppure spagnoli – ho incontrato
ragazzi statunitensi e anche cinesi.
Questo aspetto mi piace moltissimo perché relazionarmi
con gli altri è una sfida che arricchisce il mio punto di
vista sulle cose.
Ho conosciuto, ad esempio, una ragazza che ha vissuto
nove anni in Israele. Pensavo che il tipo di vita che si
conduce laggiù fosse sensibilmente condizionato dalle
vicende politico-militari del Paese, ma dalle sue parole
ho capito che la quotidianità, a parte alcuni momenti, è
abbastanza simile alle nostra.
Quali progetti ha per il futuro?
Penso innanzi tutto di proseguire gli studi frequentando
un master, non per forza in Inghilterra.
E poi mi piacerebbe lavorare nella diplomazia internazionale
o presso istituzioni come l’Onu o l’Unione europea.
Mi affascina molto l’aspetto della cooperazione tra i popoli
e nel mondo arabo intravedo tante possibilità di dialogo
ancora inesplorate.
In generale, escludo il percorso dell’interpretariato, amo
uno stile di vita dinamico e mi piace viaggiare.
Qual è invece il suo giudizio sugli studi conclusi? È
soddisfatta?
Molto. Ho frequentato il Liceo europeo paritario “Orsoline
San Carlo” di Como, dove ho ricevuto una formazione
accurata non solo per quanto riguarda le materie linguistiche
e umanistiche, ma anche scientifiche.
Ho constatato su di me molti progressi, specie all’ultimo
anno, e sono molto grata alle docenti di inglese e filosofia
che mi hanno aiutata nella preparazione ai colloqui di
ingresso all’università.
Federico Rossari
FRA 10 ANNI? RICERCATORE
DI GENETICA IN UN CENTRO
ALL’AVANGUARDIA
Medicina e chirurgia
all’Università di Pisa.
Quali i motivi di questa
scelta?
Le scienze mi sono sempre
piaciute e sapevo che era
quello a cui mi sarei volu-
to dedicare.
Al liceo ho avuto la fortuna
di frequentare un corso sperimentale che prevedeva, al
posto del latino, materie come biochimica, microbiologia
e morfofisiologia. La scelta di medicina, nello specifico, è
avvenuta grazie a uno stage che ho fatto tra il quarto e
il quinto anno di scuola: ho frequentato, infatti, per due
mesi l’Istituto auxologico italiano, presso la sede di Pian-
cavallo, in Piemonte, nel quale vengono curate patologie
metaboliche come l’obesità o neurologiche legate all’in-
vecchiamento. Abbiamo visitato anche la sede di Milano,
che dispone di strumentazioni d’avanguardia, e in questa
occasione sono rimasto profondamente colpito dal mon-
do della ricerca.
E l’ammissione al Collegio S. Anna di Pisa?
Proprio per il fatto che vorrei dedicarmi alla ricerca piutto-
sto che alla parte clinica, ho provato i test d’ingresso alla
Scuola Superiore S. Anna, che ai corsi tradizionali dell’U-
niversità di Pisa ne affianca altri aggiuntivi, prevede prove
pratiche in laboratorio e offre da subito un contatto mag-
giore con il mondo della ricerca. Lasciare la propria città
non è mai facilissimo, ma questa è un’esperienza di vita
che va vissuta appieno.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Mi piacerebbe lavorare in qualche laboratorio d’avanguar-
dia per la genetica. Dato il settore vedo molto probabili
dei periodi di studio o lavoro all’estero.
La Scuola stessa ad esempio, attraverso delle convenzio-
ni, organizza esperienze di 2 o 3 mesi in Canada, presso
l’ospedale di Winnipeg.
In ogni caso il fatto che un giorno potrei stabilirmi fuo-
ri dall’Italia non è un pensiero recente. È come se avessi
sempre avuto questa consapevolezza
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